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Autore: winterlover97    24/05/2016    2 recensioni
Catarsi, dal greco, purificazione.
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Negli anni Sessanta siamo in piena guerra Fredda, in cui Urss e Usa combattono una guerra psicologica.
Il mondo però non è ancora a conoscenza dei mutanti e nemmeno delle loro infinite capacità.
Chi ne ha visto uno, lo considera come un mostro, oppure lo venera e lo manipola.
Cate Night, a dispetto del cognome, può controllare la luce elettrica e non, ma lei conosce solo il primo di aspetto.
Erik Lehnsherr, invece, è ebreo, scampato all'olocausto, ma con una profonda frattura all'interno del suo cuore.
Charles Francis Xavier invece ha una mutazione che gli permette di fare certi giochetti mentali non piacevoli a tutti.
Shaw invece può controllare e assorbile l'energia vitale degli individui, è il bersaglio numero uno di Erik e vuole scatenare una terza guerra mondiale e ha al suo fianco alcuni collaboratori.
Tutti quanti hanno in comune una cosa: il gene x
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Sebastian Shaw
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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One
È difficile vivere in un mondo che non ti accetta per ciò che si è, lo stesso mondo che, in piena guerra fredda, cerca lo sviluppo economico e nucleare, nonostante abbia provocato delle catastrofi inimmaginabili.
Faceva caldo quel giorno, il sole, sorto da poco, illuminava la stanza e faceva brillare i granelli di polvere. Una folata di vento, che fece muovere le tende in seta, mi fece svegliare dallo stato di torpore in cui ero crollata. 
La sera prima ero stata sveglia fino a tardi per finire la relazione da portare a lezione oggi. Lavoro cominciato due settimane prima e rifatto completamente da zero in sei ore. Sbadigliai ed, evitando di cadere a causa delle coperte che erano a terra, camminai fino al bagno. Come immaginavo i capelli, che erano di in colore quasi bianco, erano in completo disordine, gli occhi erano contornati dalle occhiaie e il livido che avevo sulla spalla di un paio di sere prima era ormai viola. Lo sfiorai gemendo. Quel gran bastardo del mio vecchio padrone di casa, scoperto che ero un 'mostro', un'abominio della natura, mi aveva letteralmente preso a randellate e mancava poco che usasse la pistola. Onestamente non volevo fargli del male, volevo solo scappare, anche se mi aveva dato della puttana, del mostro e dell'abominio, solo che, l'istinto di sopravvivenza era più forte sotto i colpi del bastone e tutto era sprofondato nel caos, la lampadina era esplosa, dopo qualche baluginino, così come anche le luci dei lampioni della strada, la televisione, invece, era letteralmente divelta e rimanevano solo dei cavi bruciacchiati.
Mi lavai con l'acqua gelida, un po' di sangue, che incrostava le ferite sugli avambracci, si era sciolto e ora, ai miei piedi, tingeva il piatto doccia. 
Uscendo dalla doccia, mi avvolsi in un asciugamano e aprii la finestra in modo da far circolare l'aria e mi sedetti sul bordo del letto.
Rovesciai un sacchetto e contai le monete e le banconote al suo interno: non mi mancavano i soldi, potevo starmene tranquilla dal punto di vista economico. Ciò di cui però mancavo era di un appoggio, un sostegno. I soldi non fanno tutto, queste erano le parole che spesso i miei genitori dicevano. Da modesto operaio lui e impiegata lei, sapevano bene come si viveva con poco e bene...
Presi una camicia leggera dalla valigia, i pantaloni scuri, le scarpe, i libri e uscii di casa. 
Faceva caldo, non pioveva da giorni e la siccità si faceva notare, sia dalla polvere che si sollevava a causa del vento dalla strada, sia dalle aiuole che, rinsecchite, erano sul punto di appassire. 
Passai per la strada principale, in modo da evitare strade secondarie poco raccomandabili, così come non passai nel mio vecchio quartiere, il rischio di incombere di nuovo in Sal, ovvero il bastardo ex padrone di casa, era alto. Tuttavia, sian da quando avevo lasciato l'appartamento sentivo una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse seguendo. Sollevai lo specchietto dalla tracolla in modo da guardare dietro di me ed evitare di essere beccata: a primo attito non notai nulla di strano. 
Mi fermai successivamente davanti ad un fioraio, contemplai le rose che esponeva su di un carretto e mi voltai nuovamente con discrezione, stavolta accorgendomi di due ragazzi, poco più grandi di me che camminavano facendo finta di non guardarmi e tenendosi a debita distanza.
Lasciai loro il tempo di avvicinarsi di un metro o due, poi ripresi a camminare, cambiando repentinamente direzione, prendendo un vicolo angusto e sporco. Issai la tracolla in modo migliore e sposai il cappello a tesa larga sul capo in modo migliore, poi uscii dal vicolo e mi immessi nella strada principale, e mi diressi al parco. 
Quando ci arrivai mi sedetti su una delle panche, stanca e con il fiatone, presi la bottiglietta d'acqua dalla tracolla e bevvi, togliendo gli occhiali da sole. 
Qualcuno vicino a me si sedette e con la cosa dell'occhio notai che era uno dei ragazzi di prima. 
"Certo che certa gente è difficile da avvicinare..."
"È già, sfuggente come pochi, persino più di me..."
Chiusi la bottiglietta e mi voltai ad osservarli: avranno avuto un paio di anni in più di me come minimo, europei entrambi, con qualcosa di strano addosso.
Improvvisamente la catena della borsa si mosse da terra, tendendosi e facendo sollevare il tutto. Mi morsi il labbro e poi sospirai.
"Con chi avrei il piacere di parlare?"
"Vediamo, forse con qualcuno che può aiutarti a controllare la tua mutazione, mutazione che peraltro, io, Charles Xavier, ed il mio amico, Erik Lehnsherr, non abbiamo ancora avuto il piacere di vedere, signorina..." Disse il più vicino a me. 
"Cate Night"
Ero titubante.
Troppo.
Come non lo ero mai stata in vita mia.
"Cosa volete da me?"
"Come ti a dire che noi vogliamo qualcosa?"
"Nessuno aiuta per nulla..."
"Solo il tuo aiuto, diciamo che un mutante, molto potente, Sebastian Shaw, ha intenzione di scatenare una guerra nucleare tra Russia e Stati Uniti..."
Non riflettei e nemmeno pensai, agii solamente. 
"Accetto"
Un sorriso illuminò i loro volti, persino gli occhi di quello più lontano da me, che mi pare si chiamasse Erik, si illuminarono trasparendo determinazione e soddisfazione, posandomi in grembo la sacca a tracolla e facendo un cenno del capo.










Angolo autrice
Okk, avevo cancellato Particles dato che ero insoddisfatta della mia Oc, troppo simile ad una Mary Sue. Detto questo, spero vi piaccia il capitolo, se vi va, anche se è breve, lasciate un commentino....

   
 
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