Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Florestan    24/05/2016    1 recensioni
La storia vuole essere una possibile prosecuzione della serie classica del ’78 e vi sono precisi riferimenti e citazioni da specifici episodi di quest'ultima:
Miime calò lentamente l’ultima carta sul bel tavolo di mogano che faceva parte dell’arredamento della stanza del capitano: asso di picche!
-Brutto segno, commentò a bassa voce, ma senza scomporsi minimamente finì il calice ricolmo di vino e rapidamente se ne versò dell’altro.
Harlock se ne stava sdraiato sul grande letto che dominava all’interno della sua cabina, le mani incrociate dietro la nuca, lo sguardo perso, immerso nei pensieri che si rincorrevano e si smarrivano lontano nel tempo e nei ricordi...
Erano ormai trascorsi tre anni da quando lui e Miime a bordo dell’Arcadia avevano intrapreso il loro viaggio senza meta per le vie dell’universo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime, Nuovo personaggio, Raflesia
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                         L’inverno della regina
Premessa:
 Devo innanzitutto ringraziare colei che è stata una vera e propria musa ispiratrice e che mi ha spinto a cimentarmi per la prima volta in assoluto con questo genere letterario, ovvero Jose.
 Grazie ancora, anche e soprattutto per i suoi preziosi consigli ed aiuti che mi hanno supportato e continuano a farlo in questa mia nuova esperienza… grazie anche al grande Maestro Matsumoto da cui indegnamente ho preso in prestito alcuni dei suoi immortali personaggi…
La storia vuole essere una possibile prosecuzione della serie classica del ’78 e vi sono precisi riferimenti e citazioni da specifici episodi che segnalerò nelle note.
Buona lettura (spero)!
Florestan 
                                                         1. Ricordi
Miime calò lentamente l’ultima carta sul bel tavolo di mogano che faceva parte dell’arredamento della stanza del capitano: asso di picche!
-Brutto segno, commentò a bassa voce, ma senza scomporsi minimamente finì il calice ricolmo di vino e rapidamente se ne versò dell’altro.
Harlock se ne stava sdraiato sul grande letto che dominava all’interno della sua cabina, le mani incrociate dietro la nuca, lo sguardo perso, immerso nei pensieri che si rincorrevano e si smarrivano lontano nel tempo e nei ricordi...
Erano ormai trascorsi tre anni da quando lui e Miime a bordo dell’Arcadia avevano intrapreso il loro viaggio senza meta per le vie dell’universo. 
Avevano lasciato un pianeta Terra che si stava avviando ad una lenta rinascita dopo la sofferta vittoria contro Raflesia e l’impero di Mazone. Avevano lasciato i loro amici e compagni di mille avventure, e Harlock aveva salutato il suo bene più caro, la piccola Mayu, figlia dell’amico Tochiro.
Il capitano ripensava a tutti gli eventi che avevano costellato quella lunga lotta senza quartiere, a tutti i momenti in cui aveva realmente disperato e di come solo grazie alla forza, alla caparbietà di chi unisce la disperazione alla certezza di fare la cosa più giusta per la salvezza di chi si ama, della terra che si ama, all’ultimo si era risollevato ed era infine riuscito a vincere...
Ripensava alle Mazoniane e a quel popolo in esilio che in fondo aveva lottato anch’esso mosso da una disperazione: quella di sopravvivere all’estinzione, alla ricerca una nuova casa e una nuova patria. Pensava a cosa sarebbe successo se i due popoli, terrestri e mazoniani, invece di combattersi, avessero accettato di convivere pacificamente insieme, in fondo gli stessi terrestri a quanto pare avevano una matrice originale in comune con il popolo “vegetale”. Purtroppo tale ipotesi si era dimostrata evidentemente impossibile...
Tutto ciò si agitava spesso come un turbine impazzito nella testa del capitano…ma alla fine, al centro dei suoi pensieri tornava sempre “lei”, quella che per due anni era diventata il suo incubo, la sua ossessione, la sua nemesi: Raflesia.
Ancora non riusciva a capire quale perversa nostalgia, attrazione o altra diavoleria da psicanalisi lo portasse così spesso a pensare a quella donna. Alla fine il risultato a cui perveniva era sempre lo stesso: quel demonio gli mancava!
Dal canto suo Miime si guardava bene dal fare la psicologa della situazione, pur avendone gli strumenti. Non riteneva infatti corretto intervenire su Harlock con le sue capacità psichiche ed empatiche per aiutare il nostro a far luce su quei suoi tumultuosi moti dell’animo. Era qualcosa di troppo intimo, qualcosa che lui solo avrebbe potuto affrontare e risolvere, e forse alla sua garbata discrezione si aggiungeva anche una punta di gelosia nei confronti di quella temibile regina...
Nel loro pigro viaggio, vegliato da Tochiro, ormai procedevano ai margini della galassia in prossimità dell’ammasso di nebulose di Gamma 12, un ammasso stellare di cui si avevano poche notizie ma che si diceva avesse degli interessanti sistemi planetari. In fondo Tochiro ed Harlock erano tornati al loro vecchio amore, cercare nuovi mondi alla ricerca di un pianeta perfetto, il tutto condito da una pioneristica passione per l’esplorazione di frontiera ed una incorreggibile inclinazione a cacciarsi nei guai. 
Le silenziose meditazioni di Harlock furono d’un tratto interrotte da un segnale d’allarme della nave:
-E’ un allarme giallo, disse a Miime, -Evidentemente non deve essere cosa particolarmente grave ma sarà meglio andare a controllare lo stesso, disse, imboccando rapidamente la porta della cabina in direzione del ponte di comando. Mime al solito si apprestò a seguirlo come un ombra ripensando preoccupata a quell’asso di picche.
Il grande ponte era come sempre dominato dallo scranno ornato dai teschi e dal grande timone che ormai veniva mosso quasi esclusivamente dal computer-Tochiro.
Harlock, senza più il suo equipaggio doveva affidarsi per buona parte a comandi vocali impartiti alla nave attraverso il sistema computerizzato: -Sullo schermo centrale! esclamò.
Sul grande schermo che si apriva al di sopra delle loro teste apparve una piccola navicella che si muoveva rapidamente.  –Identificazione, posizione e velocità! comandò a Miime che nel frattempo si era seduta al posto che un tempo era di Yuki.
-Incrociatore da ricognizione di piccolo cabotaggio, coordinate spaziali 114.76.4490, distanza 12 km spaziali, velocità curvatura 0.7 in diminuzione, si sta rapidamente avvicinando alla nostra nave.
-Harlock, esclamò Miime, è mazoniano!

  

                                                   L’inverno della regina




Premessa:

 Devo innanzitutto ringraziare colei che è stata una vera e propria musa ispiratrice e che mi ha spinto a cimentarmi per la prima volta in assoluto con questo genere letterario, ovvero Jose.

 Grazie ancora, anche e soprattutto per i suoi preziosi consigli ed aiuti che mi hanno supportato e continuano a farlo in questa mia nuova esperienza… grazie anche al grande Maestro Matsumoto da cui indegnamente ho preso in prestito alcuni dei suoi immortali personaggi…

La storia vuole essere una possibile prosecuzione della serie classica del ’78 e vi sono precisi riferimenti e citazioni da specifici episodi che segnalerò nelle note.

Buona lettura (spero)!


Florestan 






                                                                         1. Ricordi




Miime calò lentamente l’ultima carta sul bel tavolo di mogano che faceva parte dell’arredamento della stanza del capitano: asso di picche!

-Brutto segno, commentò a bassa voce, ma senza scomporsi minimamente finì il calice ricolmo di vino e rapidamente se ne versò dell’altro.

Harlock se ne stava sdraiato sul grande letto che dominava all’interno della sua cabina, le mani incrociate dietro la nuca, lo sguardo perso, immerso nei pensieri che si rincorrevano e si smarrivano lontano nel tempo e nei ricordi...

Erano ormai trascorsi tre anni da quando lui e Miime a bordo dell’Arcadia avevano intrapreso il loro viaggio senza meta per le vie dell’universo. 

Avevano lasciato un pianeta Terra che si stava avviando ad una lenta rinascita dopo la sofferta vittoria contro Raflesia e l’impero di Mazone. Avevano lasciato i loro amici e compagni di mille avventure, e Harlock aveva salutato il suo bene più caro, la piccola Mayu, figlia dell’amico Tochiro.

Il capitano ripensava a tutti gli eventi che avevano costellato quella lunga lotta senza quartiere, a tutti i momenti in cui aveva realmente disperato e di come solo grazie alla forza, alla caparbietà di chi unisce la disperazione alla certezza di fare la cosa più giusta per la salvezza di chi si ama, della terra che si ama, all’ultimo si era risollevato ed era infine riuscito a vincere...

Ripensava alle Mazoniane e a quel popolo in esilio che in fondo aveva lottato anch’esso mosso da una disperazione: quella di sopravvivere all’estinzione, alla ricerca una nuova casa e una nuova patria. Pensava a cosa sarebbe successo se i due popoli, terrestri e mazoniani, invece di combattersi, avessero accettato di convivere pacificamente insieme, in fondo gli stessi terrestri a quanto pare avevano una matrice originale in comune con il popolo “vegetale”. Purtroppo tale ipotesi si era dimostrata evidentemente impossibile...

Tutto ciò si agitava spesso come un turbine impazzito nella testa del capitano…ma alla fine, al centro dei suoi pensieri tornava sempre “lei”, quella che per due anni era diventata il suo incubo, la sua ossessione, la sua nemesi: Raflesia.

Ancora non riusciva a capire quale perversa nostalgia, attrazione o altra diavoleria da psicanalisi lo portasse così spesso a pensare a quella donna. Alla fine il risultato a cui perveniva era sempre lo stesso: quel demonio gli mancava!

Dal canto suo Miime si guardava bene dal fare la psicologa della situazione, pur avendone gli strumenti. Non riteneva infatti corretto intervenire su Harlock con le sue capacità psichiche ed empatiche per aiutare il nostro a far luce su quei suoi tumultuosi moti dell’animo. Era qualcosa di troppo intimo, qualcosa che lui solo avrebbe potuto affrontare e risolvere, e forse alla sua garbata discrezione si aggiungeva anche una punta di gelosia nei confronti di quella temibile regina...

Nel loro pigro viaggio, vegliato da Tochiro, ormai procedevano ai margini della galassia in prossimità dell’ammasso di nebulose di Gamma 12, un ammasso stellare di cui si avevano poche notizie ma che si diceva avesse degli interessanti sistemi planetari. In fondo Tochiro ed Harlock erano tornati al loro vecchio amore, cercare nuovi mondi alla ricerca di un pianeta perfetto, il tutto condito da una pioneristica passione per l’esplorazione di frontiera ed una incorreggibile inclinazione a cacciarsi nei guai. 

Le silenziose meditazioni di Harlock furono d’un tratto interrotte da un segnale d’allarme della nave:

-E’ un allarme giallo, disse a Miime, -Evidentemente non deve essere cosa particolarmente grave ma sarà meglio andare a controllare lo stesso, disse, imboccando rapidamente la porta della cabina in direzione del ponte di comando. Mime al solito si apprestò a seguirlo come un ombra ripensando preoccupata a quell’asso di picche.

Il grande ponte era come sempre dominato dallo scranno ornato dai teschi e dal grande timone che ormai veniva mosso quasi esclusivamente dal computer-Tochiro.

Harlock, senza più il suo equipaggio doveva affidarsi per buona parte a comandi vocali impartiti alla nave attraverso il sistema computerizzato: -Sullo schermo centrale! esclamò.

Sul grande schermo che si apriva al di sopra delle loro teste apparve una piccola navicella che si muoveva rapidamente.  –Identificazione, posizione e velocità! comandò a Miime che nel frattempo si era seduta al posto che un tempo era di Yuki.

-Incrociatore da ricognizione di piccolo cabotaggio, coordinate spaziali 114.76.4490, distanza 12 km spaziali, velocità curvatura 0.7 in diminuzione, si sta rapidamente avvicinando alla nostra nave.

-Harlock, esclamò Miime, è mazoniano!

 

 

 

   
 
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