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Autore: Lolly9333    12/04/2009    4 recensioni
Una famiglia, rovinata dall'alcool. Riusciranno a venirne fuori?
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Troy Bolton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Voglio uscire da qui. Voglio andarmene. Non avete nessun diritto per rinchiudermi in questo posto di merda.”
“Lo sai benissimo che non puoi uscire”
“E invece si. Sono stufa di stare qua dentro. Non sono malata. Non sono pazza. Ho soltanto voglia di andarmene da qua.
“E per far cosa? Per bere? Per andare in qualche bar ha ridurti come uno schifo? Non puoi uscire da qui”
“Ti ho detto che non ho bisogno di stare qua. So badare a me stessa. Non ho bisogno di questi stupidi medici che mi trattano come se fossi una malata di mente”
“Ma tu sei malata”
“Io NON sono malata”
“Basta. Ti ho già detto che devi restare qua.”
La ragazza allora perse completamente il controlla di se stessa. Prese un bicchiere pieno di acqua che era posto sopra un piccolo comodino, e lo lancio verso il ragazzo. Quest'ultimo, vedendo che incominciava ad agitarsi, andò verso di lei per cercare di calmarla.
“Calmati adesso”
La ragazza indietreggiò, e a mano a mano le pupille dei suoi occhi castani cominciavano a ingrandirsi sempre di più,.
“Stammi lontano. Non toccarmi. Vattene immediatamente. Sei uno stronzo. VATTENE”
“Piccola non sai neanche quello che stai dicendo. Per favore calmati”
“Non chiamarmi cosi. VATTENE”
Il ragazzo tentò ancora di riavvicinarsi, ma in pochi secondi la vide essere bloccata da tre medici che cercavano di tenerla ferma.
“Mrs Bolton, stia ferma.”
“Lasciatemi andare”
“Si calmi adesso.”
“NO, lasciatemi”
La ragazza continuò ad urlare fino a quando un'infermiera non le somministrò del sonnifero e dopo circa quindici minuti fortunatamente si addormentò.

§§§§

Troy era in camera sua disteso sul letto, con gli occhi azzurri fissi sul soffitto. Non potevano continuare cosi. Questa storia andava avanti da troppo tempo . Ogni giorno sua moglie, Gabriella aveva una crisi isterica di astinenza. Quando non beveva per più di due giorni andava fuori di se e l'unica cosa che poteva calmarla, oltre al sonnifero era l'alcool.
Erano sposati da circa tre anni. Era sempre andato tutto alla perfezione. Avevano avuto un matrimonio perfetto, una bellissima casa a due piani nel cuore di Beverly Hills e nello stesso anno in cui si sono sposati anche un bambino, Nate. Questa piccola creatura ormai era diventata la gioia sia di Troy, ma soprattutto di Gabriella. Essa lo amava immensamente. Gli dava sempre tutte le attenzioni di cui aveva bisogno e ogni giorno gli ripeteva quanto era stata fortunata ad averlo. Ma mentre tutto sembrava andare per il meglio, Gabriella cominciò ad ammalarsi. E più il tempo andava avanti, più peggiorava. In sole tre settimane fu come risucchiata dentro un tunnel. Un tunnel dal quale non sono mai riusciti a trovare una via di fuga: l'Alcolismo.
Era come se fosse irriconoscibile. Chi la conosceva da tempo, vedendola non avrebbe mai creduto che quella fosse la dolce Gabriella Montez. Lei, che aveva sempre odiato l'alcool, che non toccava mai una goccia di vino o di qualsiasi altro alcolico, se non un po' di spumante durante le feste, ormai era come se fosse diventato la sua unica ragione di vita.
Faceva avanti e indietro per le cliniche, ma niente. Neanche l'amore di di suo marito, ma soprattutto del suo bambino era riuscito a tirarla fuori. Era diventata cattiva, presuntuosa, insomma tutto l'opposto di come era prima. Se non peggio.
Troy, anche se non per sua volontà, cominciava a perdere ogni speranza. Non ne poteva più. Era due anni e mezzo che sua moglie andava avanti cosi. E ogni volta che andava a trovarla e la vedeva ridotta in quello stato, non poteva fargli altro che male e inoltre si malediceva perché più di tanto, oltre a starle vicino, non poteva fare niente.
Un lieve bussare alla porta lo fece risvegliare dai suoi pensieri.
Alzò di poco lo sguardo e vide una piccola figura dai biondi capelli ricci e gli occhi azzurri come i suoi. In una mano aveva il suo solito orso di peluche, mentre l'altra era impegnata ad asciugare delle piccola lacrime che erano fuoriuscite dai suoi occhioni blu.
“Papà”
Sussurrò debolmente il piccolo mentre si avvicinava al lettone su cui Troy era steso
“Ehi campione. Cosa è successo?”
Si alzò, prendendolo tra le sue braccia e accarezzandogli dolcemente i riccioli biondi.
“Voglio la mia mamma. Mi manca.”
Lo sguardo di Troy a quelle parole si fece più cupo. Gli diede un piccolo bacio sulla nuca mentre altre lacrime continuavano a scendere sul visino del piccolino.
In effeti Nate, aveva visto la madre solamente poche volte nell'arco di questi due anni e mezzo. Ma d'altronde, con le crisi che Gabriella aveva, non gli sembrava opportuno portarlo li. Anche i vari medici e lo psicologo glielo avevano detto. Naturalmente non gli faceva di certo piacere che suo figlio non potesse vedere la propia madre, ma che cosa poteva fare lui?
“Lo so che ti manca campione. Ma vedi, in questo momento la mamma non sta tanto bene”
“Ha la bua?”
“I-in un certo senso.?”
“Che cosa ha?”
“E' una cosa un po' difficile da spiegare. Non so se riusciresti a capire”
“Ma pelchè non poto vedela?
“Perché le..”
Improvvisamente la suoneria del suo cellulare cominciò ad espandersi per l'intera stanza. Lo prese distrattamente tra le sue mani, e con ancora Nate tra le sue braccia rispose
“Pronto?”
Silenzio...
“Pronto?”
Ancora silenzio, guardò l'orologio appeso al muro e vide che erano le tre di notte. Stava per riattaccare quando un voce debole richiamò la sua attenzione. Una voce che avrebbe saputo riconoscere anche a trenta chilometri di distanza.
“T-troy...”
“Gabriella”
Disse sorpreso mentre si alzava delicatamente dal letto per non svegliare Nate che era quasi rientrato nel mondo dei sogni. Andò in cucina per poi sedersi su una sedia.
“T.troy, vienimi a prendere. Per favore”
“Dove sei Gabriella?”
“V-vienimi a prendere”
“Non posso venirti a prendere se non so dove sei”
“Vicino all'autostrada, d-dove c'è il negozio di giocattoli”
La sua voce era rotta dal pianto, tanto che il ragazzo faceva a capire quello che gli diceva
“Non muoverti da li”
“V-vieni a prendermi Troy”
“Sto arrivando, non muoverti da li.”
Chiuse la chiamata e andò in camera da letto per poi ritornare giù con in braccio il bambino che oramai stava beatamente dormendo. Prese le chiavi della macchina e usci di casa. Posizionò Nate sul sedile posteriore e si avviò verso l'autostrada.
Con fatica la trovò. Era seduta su una panchina con lo sguardo basso e una fiaschetta in mano. Parcheggiò li vicino, e appena senti il rumore dello sbattere della portiera, Gabriella alzò subito lo sguardo e lo vide.
Inizialmente rimase li ferma, aveva lo sguardo fisso su quello di Troy, che la guardava triste, dispiaciuto. Era come se avesse un nodo in gola, non riusciva a parlare. L'unica cosa che voleva fare era rifugiarsi tra le braccia possenti di lui e piangere. La fiaschetta che aveva in mano cadde a terra e in meno di cinque secondi era li a farsi stringere da quell'uomo che nonostante tutto non l'aveva mai abbandonata.
Quella sera, le lacrime, le carezze, parlavano da sole.
Rimasero li abbracciati per un po', finché Troy non si decise a parlare.
“Sei una stupida lo sai? Sei la persona più stupida che io abbia mai conosciuto”
Gabriella alzò il viso per poterlo guardare negli occhi e dopo tanto tempo, un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra, seguito poi da una leggera risata.
“M-mi dispiace tanto Troy.”
Riusci soltanto a dire questo, ma a lui bastava. Finalmente dopo quasi tre anni si era quasi resa conto di quello che l'alcool gli aveva combinato. L'aveva portata via dal mondo, dalla sua famiglia e da tutti i suoi amici. E lei, nonostante tutto non se ne rendeva conto. Si era fatta trascinare da quella bestia che gli stava rovinando completamente la vita.
Sorrise, per poi passare delicatamente una mano sulla guancia di lei che, a quel contatto chiuse gli occhi come per godersi quel momento fino in fondo.
“Se ti vedesse Nate ti salterebbe addosso”
A sentir quel nome, Gabriella apri immediatamente gli occhi che ancora una volta vennero invasi dalle lacrime. Si guardò in giro come per cercarlo finché Troy non le diede in mano le chiavi dell'auto.
“Quando mi hai chiamato si era appena addormentato. E' li in macchina che aspetta solo te”
La ragazza sorrise per poi recarsi verso il veicolo. Si soffermò a guardarlo dal finestrino, poi delicatamente apri la portiera e si sedette vicino a lui. Era tutto rannicchiato e avvolto in una piccola copertina. Dio solo sapeva quanto gli era mancato. Lo prese tra le sue braccia facendo attenzione a non svegliarlo e cominciò a fissarlo. Era cresciuto dall'ultima volta che l'aveva visto.. Lo strinse dandogli un piccolo bacio sulla fronte delicata.
“Ciao amore”
Sussurrò debolmente al suo orecchio, e ad un certo punto il bambino cominciò ad aprire gli occhietti. Inizialmente non riconobbe subito la figura davanti a se, ma poi un grandissimo sorriso comparve sul suo visino angelico e con ancora la voce impastata dal sonno cominciò ad urlare dalla gioia. La sua mamma era di nuovo li con lui.
“Mamma, mamma”
Gabriella a quella semplicissima parola non pote che piangere. Lo strinse forte al suo petto accarezzandogli piano piano i capelli biondi. Poco dopo vennero raggiunti anche da Troy che li racchiuse tra le sue braccia dando ad entrambi un bacio sulla nuca.
“Mamma non hai più la bua?”
I due genitori risero, con la consapevolezza che forse questo brutto incubo era finito.
“Sto guarendo tesoro”
“E sono sicuro che ritornerà in forma più di prima”
Gabriella alzò lo sguardo verso il marito che la guardava dolcemente. Avvicinò le sue labbra a quelle di lui per poi baciarlo dolcemente. Quando si staccarono sorrisero raggianti.
In quel momento si rese conto che stava per perdere le due persone più importanti della sua vita. Si dimenticò dell'alcool, delle cliniche. Gli unici suoi pensieri erano rivolti solamente a suo marito e al suo bambino.
Forse ce l'avrebbe fatta una volte per tutte ad uscire da questo maledetto tunnel che si era impossessata di lei. Anzi ne era sicura. Perché sapeva che con Troy e Nate al suo fianco avrebbe potuto fare di tutto, anche abbattere l' Alcolismo.
  
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