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Autore: didi_95    27/05/2016    3 recensioni
"Aveva perso Pepper.
Aveva scelto Iron Man al posto della donna che amava.
E cosa gli era rimasto adesso?
Solo il ferro."
[Pepperony, post Civil War]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ogni fine è un nuovo inizio


                                                                                                                                                                              Siberia.

Tony aprì gli occhi, un vento congelato e pungente gli sferzò il viso.
Per un attimo restò interdetto, ricordandosi di un altro momento della sua vita in cui si era svegliato in un paese molto più freddo del suo...
Ma quell'episodio non era nulla in confronto a questo.
L'accaduto gli tornò in mente tutto insieme e fu come ricevere un pugno allo stomaco, solo che quel tipo di pugno faceva molto più male.
Respirò forte, emettendo un gemito quando le sue costole risposero con un dolore paralizzante; il fiato uscì fuori in una nuvoletta bianca, non aveva più l'elmetto.
< Siberia... giusto. > mormorò a sé stesso.
Cercò di mettersi seduto, ma nonostante tutti i suoi sforzi, non fece altro che spostarsi di qualche centimetro.
Si guardò il petto, cercando di ignorare le urla dei propri muscoli.
Il reattore arc, che permetteva alla sua armatura di funzionare, era diviso a metà da una profonda fenditura.
La luce dell'alimentazione andava e veniva, non sarebbe andato molto lontano con quell'armatura, tanto meno sarebbe tornato a casa.
< Grazie Cap... > mormorò sospirando e lasciando andare nuovamente la testa all'indietro.
Ma cosa c'era ad aspettarlo ormai in quel luogo che chiamava casa?
La Stark Tower, diventata da qualche tempo la base degli Avengers, era vuota e silenziosa; soltanto Visione vi si aggirava, provando uno dei sentimenti umani peggiori secondo l'opinione di Tony: il senso di colpa.
Ricordò le parole che aveva rivolto al vecchio Jarvis poco prima di partire per la Siberia:  "Vado a rimettere le cose a posto" aveva detto, e ne era davvero convinto.
Adesso gli Avengers non esistevano più, quelli che un tempo aveva chiamato amici erano rinchiusi in un carcere di massima sicurezza in mezzo al fottutissimo oceano, Rodhey non avrebbe più potuto camminare e... Pepper.
Neanche lei sarebbe stata più lì ad aspettarlo, a rimproverare il suo egocentrismo, a guardarlo con quello sguardo speciale, critico ma nello stesso tempo pieno di affetto; non sarebbe più stata lì a porgergli cose... solo lei aveva questo privilegio.
Basta.
Non poteva permettersi di pensare a lei, non in quel momento.

< Priorità numero uno: far funzionare questo ammasso di ferraglia. > disse, sobbalzando subito dopo per il suono diverso che aveva la propria voce.
Cercò di accantonare anche questo dettaglio, concentrandosi sull'armatura.
< Friday? Ci sei? >
Come risposta sentì solo il suono del vento.
La luce del reattore era spenta.
< Dannazione... > imprecò a denti stretti.
< Se ti trovo Capitano... anzi, quando ti trovo, sarà la volta che rimpiangerai di essere stato scongelato. >
Sorrise.
La battuta gli aveva ricordato i tempi andati, quando il progetto Avengers era solo un'ipotesi e l'unica idea che aveva della personalità di Steve erano gli ossessivi racconti di suo padre...
Deglutì a vuoto.
La propria voce incrinata dalla rabbia gli risuonò nella testa, insieme a quella di Steve piena di... era forse dolore?


< Lo sapevi? >

< Io non sapevo nulla. >

< Non dirmi cazzate, Capitano. Lo sapevi? >

< Io... sì, ne ero a conoscenza. >

Sì, poteva essere dolore.
Stronzate.
Lui sapeva... e non aveva parlato.

Una lacrima gelida gli scese sulla guancia, gelida come la rabbia che lo aveva invaso.
La rabbia c'era stata è vero, ma ora cosa gli era rimasto?
Solo dolore e un profondo senso di vuoto.
Ci aveva messo anni per mettersi il cuore in pace, dopo l'incidente dei suoi genitori.
Anni.
Quando aveva visto il video, quando aveva capito ciò che era successo... allora sì, aveva provato un desiderio di vendetta; tuttavia, neanche quella era servita a nascondere il dolore per ciò che aveva fatto Steve.
< Pensavo fossimo amici... > sussurrò con voce rotta.
Urlò di frustrazione, colpendo violentemente il terreno ghiacciato sotto di lui, il pugno destro stretto in una morsa.
Di nuovo, a rispondergli, c'era solo il vento.
Sentendosi come sull'orlo di uno degli antichi attacchi di panico, respirò lentamente.
L'aria gelida gli riempì i polmoni, facendolo sentire notevolmente meglio.
Detestava quei momenti.
Detestava sentirsi debole.
Iron Man non può mai mostrarsi debole.
Era il suo motto quello.
< Mai debole. > Disse ad alta voce; dopo essere stata pronunciata, la frase acquisì forza e lo fece sentire meglio.
Peccato fossero state anche le parole di Pepper quando lo aveva lasciato; certo erano inserite in un discorso più ampio, dettagliato, forse anche sensato, ma a Tony era rimasto impresso l'essenziale.
"Una pausa di riflessione, non è colpa di nessuno".
Stronzate, anche queste.
Le aveva rifilate a Steve per chiudere l'argomento in fretta, nient'altro.
Non c'era nessuna fottutissima pausa, Pepper lo aveva lasciato.
E la colpa era solo e unicamente sua.
Non amava ammettere le proprie colpe, come non amava farsi porgere le cose, tuttavia stava cominciando a capire che questa volta non sarebbe stato così semplice chiedere scusa... questa volta non sarebbero bastate quattro parole, o una cassetta di fragole...
Forse non esisteva nulla che avrebbe potuto fare per rimettere le cose a posto.
A parte una cosa.
Venire a patti, acconsentire a ciò che gli aveva chiesto Pepper.
Cambiare la lista delle priorità, mettendo lei al primo posto.
Eliminare Iron Man.
In fondo, aveva già perso tutto... se il prezzo per riavere Pepper era rinunciare alle armature ed alla tecnologia all'avanguardia, lo avrebbe pagato.
< Sono un uomo finito senza di lei... >
Lo disse ad alta voce, era la verità.

< La verità può far male, Tony... tuttavia è necessaria... >
Parole di Pepper, quell'infernale pomeriggio in cui lo aveva lasciato.
Il dialogo continuò nella sua mente senza che potesse fermarlo; cazzo quante volte lo aveva richiamato alla memoria... decisamente troppe.
Ogni volta gli veniva in mente qualcosa di sensato che avrebbe potuto dire o fare per trattenerla, ma in quel momento era rimasto a corto di parlantina... cosa molto rara per lui.
Era stata una bella giornata, piena di impegni certo, ma positiva.
Gli impegni alla Stark Tower erano molteplici; Tony doveva coordinare il reparto di ricerca scientifica, nel quale ogni tanto faceva capolino anche Banner, a giorni alterni venivano convocati tutti insieme per risolvere qualche grana del governo, in più c'era l'addestramento e l'upgrade delle armature al quale Tony dedicava un po' di tempo ogni giorno... ok, molto tempo.
Aveva comprato delle rose quel pomeriggio...
Stava migliorando decisamente in fatto di regali, in casa non erano più comparsi peluches giganti né alimenti sbagliati; a Pepper piacevano le rose.
Si sentiva... bene.

Si era reso conto che qualcosa non andava non appena l'aveva vista, in piedi vicino alla finestra con lo sguardo assorto e pensieroso.
Le si era avvicinato da dietro, prendendola tra le braccia... era tesa.
< Tutto bene...? > 
Prima domanda assurda, era chiaro che non andasse tutto bene.
Infatti Pepper non aveva risposto, continuando a guardare l'orizzonte, fredda alle sue carezze.
La cosa diventava preoccupante.
L'aveva presa delicatamente per le spalle, inducendola a voltarsi.
Gli occhi, quegli occhi bellissimi, erano pieni di lacrime.
Il cuore di Tony aveva cominciato a battere più forte, irrequieto.
Dopo alcuni lunghissimi istanti, lei aveva parlato... e la voce non era meglio degli occhi.
< Sono stanca, Tony... >
< Stanca... beh, perché non vai a rilassarti? Io ti preparo la mia famosa omelette così poi... >
La sua voce si era affievolita da sola, altro pessimo approccio.
Complimenti Tony.
Aveva tentato di nuovo: < Se è perché oggi sono tornato tardi io... >
< Torni sempre tardi... se lo fai. >
Tony aveva abbassato le braccia in segno di resa.
< Pep... senti, lo so che per te è difficile ma... >
< Difficile? - questa volta nella voce c'era rabbia - Tu non hai idea di cosa sia aspettarti ogni giorno, ogni santo giorno! Non sapendo mai se tornerai tutto intero o se non tornerai affatto! >
Così dicendo Pepper si era allontanata da lui, prendendo in mano le rose appoggiate sul tavolo di vetro.
< Tu mi ami Tony, so che mi ami... - voltandosi verso di lui lo aveva guardato negli occhi - E anche io ti amo... amo te, Tony Stark, l'uomo in carne ed ossa dentro quel trabiccolo di ferro a cui dedichi il novanta percento della tua giornata... Amo Te, non la tua armatura. E detesto quello che fai quando la indossi... >
A quel punto la sua voce si era incrinata.
< Ho salvato il mondo con quel "Trabiccolo di ferro"... >
< E dimmi... Iron Man, cosa farò io quando l'uomo che amo morirà mentre sta salvando il mondo? >
Non aveva saputo cosa dire.
Pepper lo aveva guardato con occhi accesi, il mazzo di rose ancora in mano.
< Voglio che tu non sia più Iron Man... >
Tony era inorridito.
< Sai che non posso farlo. >

Era stato duro... troppo.
Era rimasto a fissare il mazzo di rose sul pavimento per molto tempo dopo che l'aveva guardata andarsene; il respiro corto e lo stomaco in subbuglio.

Aveva perso Pepper.
Aveva scelto Iron Man al posto della donna che amava.
E cosa gli era rimasto adesso?
Solo il ferro.

< Mettiamo fine al momento riflessivo. >
Disse, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
L'armatura, senza il reattore ad alimentarla, era diventata un immobile pezzo di metallo... espressione che Pepper avrebbe senza dubbio approvato.
Stringendo i denti, azionò il comando manuale relativo all'espulsione, sperando che almeno quello fosse ancora integro.
Con un piccolo scoppio, l'armatura si aprì di scatto, lasciandolo libero e al freddo.
< Friday, per quale motivo l'armatura smette di funzionare solo quando sono al polo? > Disse rabbrividendo, senza aspettarsi risposta.
< Signore...zzzzzcchhfff, ma zttccccch Siberia. >
Tony si spostò di scatto, sorpreso; il reattore arc era di nuovo animato da una flebile luce fredda.
< Friday, ci sono interferenze, che diamine hai blaterato? >
Rispose, stringendosi il braccio destro al petto con una smorfia.
Cap ci era andato pesante, oltre ai lividi c'erano parecchie cose rotte o incrinate dentro di lui... lasciando perdere il cuore.
< Perfetto, sono diventato melodrammatico. >
< cccchhhhzzz, Signore? >
Articolò di nuovo Friday.
Tony scosse la testa: < Lascia perdere, perché invece non trasferisci l'energia residua al sistema di comunicazione? >
< Il processchhhhh è in corso... Completato. >
< Bene. Adesso dimmi cosa hai blaterato prima. >
< Le dicevo che non ci troviamo al polo, ma in Siberia, Signore. >
Tony non poté fare a meno di sorridere.
< Manderei al diavolo chi ti ha programmato se solo non fossi io... >
Ignorando il suo ultimo intervento, Friday continuò: < Prima che uscisse dall'armatura ho rilevato contusioni e fratture. E' necessario che lei raggiunga al più presto una struttura ospedaliera. >
< Sto bene, devo solo trovare un modo per andarmene di qui... >
Mormorò assorto.
Andarsene a piedi non aveva senso, sarebbe morto di freddo dopo qualche ora.
In realtà non avrebbe fatto differenza se fosse rimasto lì fermo ad aspettare...
< Friday, possiamo inoltrare chiamate? >
< Negativo, Signore. Non c'è energia sufficiente. Il reattore è stato gravemente danneggiato. >
< Già... me n'ero accorto. >
< Signore, le temperature rilevate non sono adatte per.... >
< Muto. > La zittì Tony.
C'era un rumore nell'aria, un rombo sordo...
Un elicottero! Ma era troppo lontano, chiunque si trovasse a bordo non l'avrebbe avvistato a meno che non si fosse avvicinato.
< Cazzo! >  Imprecò.
In un accesso di ilarità mescolato alla più nera disperazione, si immaginò la voce di Steve, così chiara che poteva essere reale, esclamare indignata: "Linguaggio!"
Era ancora a metà tra il riso ed il pianto, quando una voce spezzò il silenzio innevato.
Una voce conosciuta.
E talmente improbabile da fargli credere che fosse immaginazione anche quella.
< Tony!! Tony mi senti? >
No, non poteva essere...
Ci mise un bel po' prima di capire che proveniva dall'armatura.
In un secondo si lanciò su di essa, incurante delle sue contusioni.
Era troppo felice.

< PEPPER? >
Silenzio.
< Friday, era Pepper a chiamare? >
Ancora silenzio.
Il reattore era definitivamente andato.
Merda.
< Ma che bellissima giornata. > riuscì a mormorare Tony prima di sedersi pesantemente a terra, troppo stanco per pensare ancora.

Un rumore assordante lo investì all'improvviso, cercò di coprirsi le orecchie scoprendo che muoversi era diventato parecchio difficile, il suo corpo era come intorpidito.
Doveva essersi addormentato.
Altra mossa sbagliata.
Tuttavia non riuscì più a pensare ad altro, perché qualcosa di urlante e di maledettamente caldo gli arrivò addosso.
O forse qualcuno.
La voce era la stessa.
< Tony! Oh misericordia, Tony! Stai bene? >
Era Pepper.
La sua meravigliosa Virginia "Pepper" Potts.
Per la prima volta da molti mesi, Tony sentì il cuore farsi meno pesante.
Si obbligò a parlare.
< Non mi sembra un ot-tima d-domanda la tua, eh Pep? Fa freddino qui fuori. >
La vide stringere le labbra, come faceva ogni volta che doveva ascoltare il suo sarcasmo.Tuttavia era l'espressione degli occhi ad essere importante.
In quelli vide solo un enorme sollievo.
< Vieni dentro, forza. > Gli disse, aiutandolo a tirarsi in piedi.
< Mi s-sono sempre chiesto come fai a tirare fuori i muscoli da un corpo c-così esile... prendi steroidi per caso? >
< Tappati la bocca se non vuoi che cambi idea e ti lasci qui a congelare. >
Tony ridacchiò.
< E' bello vederti, Pepper... Sul serio. >
Lei sorrise.

L'elicottero era caldo e, appena furono dentro, Tony si sentì meglio.
< Come hai saputo che ero qui? >
< Ti porto in ospedale. > Disse lei, mentre dava istruzioni al pilota automatico.
< E' l'elicottero che mi ci porta. Intanto tu parla con me. >
< Devi riposare. >
< Sono seduto vedi? Sto riposando. Adesso puoi rispondermi? >
Pepper sospirò e si sedette vicino a lui.
< Ho visto quello che è successo... ho saputo di Rodhey. >
La mascella di Tony si contrasse.
< Insomma ero preoccupata per te... Quando ho saputo che Occhio di Falco e gli altri erano stati messi in prigione, mi sono fatta dare un lasciapassare per poterci parlare. Mi hanno detto che eri venuto qui, perciò ho ripreso l'elicottero e sono venuta a cercarti. >
< Perché avresti dovuto fare tutto questo? Perché? Dopo che noi... >
Non seppe più come andare avanti, così cambiò discorso.
< Come hai fatto a sapere dove mi trovavo? >
Pepper si morse il labbro, come ricordando qualcosa di spiacevole.
< Io... bhe... ho incontrato Rogers. Era insieme a quel suo amico soldato... >
Tony saltò su dal sedile, afferandola per il bavero della camicia con una violenza della quale non si sarebbe mai creduto capace.
< Dove stavano andando? Te l'ha detto? >
Pepper non rispose, guardandolo con una tristezza infinita.
Poi accadde qualcosa che Tony non si sarebbe mai aspettato; Pepper si sporse in avanti, coprendo quei pochi centimetri che li separavano e lo baciò.
Fu come rompere un argine.
Tutta la rabbia, la sete di vendetta, il dolore e la disperazione lo abbandonarono.
Dopo solo qualche secondo la stava baciando anche lui, cercando di recuperare ogni attimo del tempo passato senza di lei.
La strinse tra le braccia per sentirla sua, come non aveva mai fatto prima.
< Non voglio più, mai più... perderti. > le sussurrò all'orecchio.
Lei ricambiò la stretta, passandogli le mani tra i capelli corti e scompigliati.

< Il Capitano mi ha dato questa per te... >
Tony si vide porgere una piccola busta bianca.
La prese e poi alzò lo sguardo su Pepper.
Lei annuì, le lacrime agli occhi; < L'ho letta. >

< Beh... di certo da lui non mi sarei aspettato un email. E' ancora così antico... > disse Tony con voce lamentosa ed un lievissimo accenno di sorriso celato dietro le labbra.
Tuttavia, nonostante l'umorismo, a Pepper non sfuggì la piccola lacrima che gli era scesa lentamente dall'occhio destro e Tony lo sapeva.
< Diamine, mi lacrima l'occhio. Cap mi ha pestato per bene. >
< Mai debole eh? > sorrise lei, passandogli un fazzoletto.
< A proposito di questo... Ti devo parlare. > Sospirò Tony.
Ma Pepper gli appoggiò l'indice sulle labbra, intimandogli dolcemente il silenzio.
< Sono io a doverti parlare, Tony Stark. Quando abbiamo discusso l'ultima volta, ti ho chiesto qualcosa che non avresti mai potuto darmi. Ho messo me stessa davanti a tutto quanto ed ho sbagliato... Iron Man è una parte di te, a volte può essere un personaggio molesto e fastidioso, ma sei pur sempre tu. Non ti posso chiedere di fare una scelta tra me e una parte di te stesso... Mi sono resa conto che, anche se tu fossi solo Tony Stark, avrei comunque paura di qualunque cosa possa capitarti, perché semplicemente ti amo... e non potrò mai smettere di farlo. E adesso passami quel fazzoletto prima che mi commuova pure io. >
< Sei veramente tremenda lo sai? > sorrise Tony.
< La prima ed unica volta nella nostra vita insieme che stavo per darti ragione... e tu cosa fai? Dai ragione a me. Pazzesco. >
< Non ti ci abituare però... > rispose Pepper, attirandolo in un nuovo bacio.
< Ti amo Pep... e non cambierà mai. >
< Cosa farai con la lettera? >
Tony guardò il pezzo di carta che aveva in mano.
Come avrebbe potuto cambiare ciò che era accaduto?
C'erano cose che le parole non avrebbero mai potuto cancellare.
Tuttavia l'avrebbe letta, per tutto quello che gli Avengers avevano passato insieme, per la speranza, sebbene flebile, che un giorno le cose avrebbero potuto assomigliare a quelle di un tempo.
< La leggerò. >

Ci sarebbe stato ancora dolore... e molto.
Ma avrebbe avuto Pepper e non sarebbe più stato solo.
Avrebbe risolto ogni cosa.
In fondo era ancora Iron Man.




Nda:
Un ringraziamento a chiuque sia passato di qui :)
E' la prima volta che mi cimento in una Pepperony, ma dovevo assolutamente farlo dopo la straziante visione di Civil War.
Spero davvero che vi sia piaciuta!
Didi






 
   
 
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