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Autore: tixit    28/05/2016    5 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: la proprietà del mondo narrato non è mia e non vi è scopo di lucro.
Note: prima viene Teoricamente Theoric. Cose da sapere: Sigyn non è sposata, né fidanzata con Loki, è arrivata a Palazzo da bambina con un gruppo di prigioneri di scambio da un campo degli Elfi Neri e, come altre orfane, è stata accolta a Palazzo per diventare una ancella di Frigga. E' cresciuta ma trotterellava intorno a Loki da piccola e ancora non ha smesso.


1. L'invito

La guardò aggirarsi per la stanza, il seidhr che le danzava intorno, poteva vederlo, tutto un fremito; si stupiva quando gli altri non notavano il seidhr altrui sobbollire, a volte, intorno al corpo, minaccioso come la gobba di un gatto, pelo dritto, prologo al soffio, coda che sferza l’aria, primo segnale dell'attacco. Altre volte benigno - Frigga, di solito, splendeva delicata quando guardava i suoi figli, orgogliosa nei gesti e nella scia di seidhr che la seguiva -  il seidhr non mente mai. Frigga era orgogliosa di ognuno di loro a modo suo, per quello che erano e non per quello che si era immaginata su di loro, prima che averli.

Lui non lo notava sempre, ma a volte, si, a volte, lo vedeva - impossibile il contrario - e non capiva come facessero gli altri a non vederlo proprio mai. Soprattutto non capiva perché non si impegnassero a celarlo.

Il suo, lo sapeva fin da piccolo, era verde brillante, bluastro e dorato, non un colore caldo, piuttosto una sfumatura gelida, che non aveva nulla a che vedere con quello di Frigga, sua madre. Quanto a Thor, suo fratello... non c'era un'oncia di seidhr sotto la sua pelle, a meno che, rifletté divertito, non venisse soffocato da tutti quei muscoli e non trovasse il modo di saltar fuori da dentro di lui.

 

La vide alzarsi sulla punta dei piedi per prendere un libro da uno scaffale, senza chiedere aiuto, la fronte corrugata per lo sforzo, le trecce appuntate sulla nuca, la osservò nel riflesso di una vetrata: ogni tanto gli lanciava uno sguardo di sguincio, sperando che lui non lo notasse.

Cosa vuoi Sigyn? Cos'hai? Vuoi andare ad un ballo? Vuoi chiedermi di essere invitata? Puoi chiedermi quello che vuoi, non lo sai? Io non ti giudico mai... Perché è così imbarazzante chiedere? Perché non vuoi solo ballare, vero? Non è questione di vestito carino, di buon cibo, belle canzoni e belle decorazioni, bei racconti… vuoi incontrare qualcuno, che ti dica... cosa? Che sei carina anche tu? Vuoi uno sguardo che si arrampichi su di te come un'edera, dalla punta di quegli stivali da cercatrice di Lingua di Cane e Tormentilla, fino a quelle trecce da brava ancella, che ama stare per conto suo?

E da chi lo vorresti uno sguardo così? Sentiamo...
Da Thor, il guerriero con la testa calda ed i capelli baciati dal sole? E' un po' rozzo, e oltre allo sguardo... forse le sue mani seguirebbero le stesso percorso, senza osservare se e quanto ti piace, dandoti per scontata - non pensa poi molto, lo sappiamo. 
Da Hogun, il malmostoso, occhi scuri e capelli scuri, cane fedele, che non sarà mai considerato un vero asgardiano?
O ti basterebbe un bravo ragazzo in visita?

La osservò portare il libro al suo tavolo e sfogliarlo, attenta, ma non completamente concentrata.

Ma non lo sai che quell’edera soffoca anche gli alberi più forti? E che, anche mentre soffocano, quegli alberi la sfiorerebbero con un tocco delicato e con gratitudine? Puoi immaginare un incantesimi più perverso? Io proprio no.

O vuoi solo sentirti carina? Non ti basta che te lo dica lo specchio? Ti serve che lo dica anche uno sciocco, con la luna, la brezza e tutto il resto? Desideri questo Sigyn? Questo?

 

Alzò un sopracciglio - Sigyn non aveva una madre ingombrante pronta a dirle tutte quelle cose carine che si dicono alle ragazzine davanti ad uno specchio, una che si specchiasse con lei, viso accanto al viso, per farle scoprire tutte le similitudini di cose amate nell’una che si ritrovavano nel viso dell’altra, fino a farle amare, per riflesso, quel riflesso.
Un pittore, un poeta, loro parlano di capelli d’oro, ma poi gli uomini  - e le donne - scelgono quello che gli pare.

Così glielo chiese, brusco "Vuoi andare al ballo?"

"Al ballo?" sgranò gli occhi sorpresa.

"E' un no?" le voltò le spalle, per nascondere un sorriso divertito - certo che non era un no, non subito, almeno. "Ci saranno guerrieri che non vivono nel Castello, a cui farebbe piacere chiacchierare con una ragazza tranquilla. Le Guerriere intimidiscono alcuni uomini. Ma se è un no..."

Io non le faccio queste cose... non le canto le canzoni d'amore... lo dovresti aver capito... cosa aspetti, piccola, per volare un po'? Il permesso di chi? Il mio? Dove sto io c’è sempre posto per te, puoi andare e tornare tutte le volte che vuoi. C'è bisogno che io te lo dica?

La ragazza sembrò soppesare la proposta, ma non gli fece domande inutili - lo apprezzò.

Non gli chiese con chi: da sola e libera di fare ciò che voleva. Le aveva detto "andare" non "venire"... era la possibilità di cavarsela per i fatti suoi, non di scivolare dietro di lui, immersa nella sua ombra, ad un banchetto.

L'ultima volta l'aveva osservata osservare gli invitati danzare, nascosta nell'ombra del porticato, curiosa e sognante - la risposta alla domanda se ci aveva mai pensato era scontata, l'unico ostacolo era la timidezza: un conto essere quella che osserva perché non è parte della festa, senza speranze particolari, un conto è attraversare una stanza ed attendere un invito stando alla luce.

Non gli chiese se lui avrebbe ballato con lei. Risposta scontata - no. Ballare non gli piaceva particolarmente.

Non gli chiese con chi sarebbe andato lui  - non erano fatti suoi. E comunque lui non si sentiva intimidito dalla Guerriere, amava quel loro essere pronte a prendere ciò che volevano senza porre troppe domande e senza porsele: non gli serviva una ragazza tranquilla con cui parlare. Non gli serviva affatto.
Però a lei sarebbe servito un ragazzo tranquillo.

“Mi piacerebbe moltissimo...” Lo so, Sigyn. Altrimenti non te lo avrei chiesto, non credi?

Apprezzò il tranquillizzarsi del suo seidhr nella stanza - era questo quindi che voleva, non si era sbagliato - e tornò a studiare il libro davanti a lui. Finalmente era tornata la pace.


 

“Sai fare una magia?” l’aveva agganciata alla festa, come Theoric, un sempliciotto, muscoli senza esagerare, viso carino, senza esagerare, uno che una donna avrebbe guardato con piacere, per poi dimenticarlo il mattino dopo. Gli era spiaciuto vederla lì, trepidante, che aspettava un invito per ballare.
Così l'aveva invitata a passeggiare.

E ora lei gli stava mostrando i giardini pensili, sotto una luna che sembrava una magia davvero ben riuscita.

Su Sigyn esibisciti per questo giovane di campagna che non ha mai visto una fanciulla usare il seidhr. Stupiscilo e stupiscimi… vuoi studiare con Freya… dimostrami che te lo meriti.

“Poco” disse lei scrollando le spalle. Sigyn, sciocchina, non è la risposta giusta, se ora arrivasse Sif metterebbe in vista i suoi capelli dorati, mostrerebbe la sua pelle di madreperla facendolo arrossire, lo stregherebbe coi suoi occhi, senza nemmeno un’oncia di seidhr, solo mostrando ciò che ha… ti lasceresti battere da Sif? Lei si porterebbe Theoric di nuovo nel Salone, e lui danzerebbe con lei, pure se non gli piace. A te resterebbe la luna... che non è poco, ma non è quello che vuoi.

“Chi sa fare una magia?”

“Il Principe Loki.” disse, abbassando gli occhi in segno di rispetto. Puoi dirlo forte, Sigyn.

“Non è una cosa da donne?”

“Alcuni dicono così... ma gli Elfi Neri, loro… per cui direi di no.” rispose netta, senza rabbia - un discorso che non le piaceva quello degli Elfi Neri - era venuta ad Asgard dritta da un campo di prigionia degli Elfi, affamata di cibo e gentilezza, aveva assaggiato abbastanza magia dokkalfar da non trovarci nulla di delicato nelle faccende di seidhr.

 

“Che tipo è?” ti sei mai pentita di aver diviso quel piatto con me? Quando hai capito che non ne avevo affatto bisogno? Che la vostra fame era solo uno spettacolo da guardare con curiosità? Quando lo hai capito, perché lo hai capito, ti sei pentita di quel gesto? Mi hai giudicato?

“Chi?”

“Il Principe Loki…”

Lei lo guardò stupita "In gamba, molto intelligente, molto curioso. Pensa in fretta e si spazientisce quando non gli si sta appresso nei suoi ragionamenti."

"Maligno?"


"A volte," la sentì ridere, "Non misura l’effetto… Ma buono, essenzialmente buono."


"Sei sicura?" Credi che non ti ingannerebbe mai? Non è ora di crescere, Sigyn?
 

"Ho visto delle persone davvero cattive." la risposta fu secca "So di cosa parlo e tu no."  Loki la guardò divertito e così era protettiva con quelli che considerava “suoi”… se fosse stato Loki forse le avrebbe detto qualcosa, ma era Theoric e si limitò ad annuire, un poco da sciocco. Del resto la sua parte era quella, l’adoratore di una sera, il suo regalo ambiguo alla timidezza di Sigyn.
 

Loki la guardò sotto la luce della luna, coi suoi colori sbagliati da ragazza di bosco, i capelli lucidi come le castagne di ottobre - chi lo aveva detto che era bello solo il colore dell’oro? tutte convenzioni, idee…  - sarebbe dovuta passare da lui per farsi aiutare a scegliere un vestito, pensò. Sapeva esattamente cosa sarebbe piaciuto a Theoric. Ma poi forse anche qualcun altro si sarebbe distratto. O si sarebbe sentito attratto, anche senza l'oro nei capelli.
Non le aveva mai chiesto da dove venisse la sua famiglia, con chi fosse partita o se era nata lì, tra gli Elfi, figlia di un grande amore o forse solo della voglia di sopravvivere. O della fregola di uomini e donne ridotti a poco più che bestie.

 

La seguì fino al colonnato mentre fuori splendeva la luna poi le si avvicinò, le labbra vicine alla sua fronte. Fu a quel punto che pensò che lei era troppo bassina e troppo alto lui.
Lui non aveva la struttura di suo fratello, che però sia allenava sempre, forse era quello, anche come Theoric la sua forma era allungata. E lei pagava la malnutrizione dell'infanzia.

La sollevò sul muretto e la guardò appoggiarsi alla colonna, non poteva sfuggire, il vuoto di sotto, da un lato. Delicatamente poggiò un braccio sul bordo esterno, ad ingabbiarla e a proteggerla e lei sorrise fiduciosa.

Poi piano le si avvicinò, lei corrugò la fronte incerta.

A cosa stai pensando? stai scegliendo razionalmente se lasciarti baciare da Theoric, il ragazzo venuto da fuori? Non sei curiosa? Io lo sarei, il mio primo bacio è stato tutta curiosità, pure la mia prima volta, la voglia di dimostrare che ero cresciuto, non era niente che avesse a che vedere con... altro e tu? non sei curiosa? Theoric non resterà domani, non lo vedrai più, puoi fare ciò che vuoi e non lo saprà nessuno e nessuno ti chiederà domani se ci sarai, e se sarai uguale a stasera. Se vorrai esattamente le stesse cose.

 

Riusciva a sentire il suo respiro, che dalle labbra di lei sfiorava le sue, caldo, con un ritmo che gli svelava il battito del cuore. Si ci stai pensando, Sigyn.

Sigyn sollevò la mano e lentamente la portò al volto lui, con delicatezza gli sfiorò lo zigomo, gli occhi grandi che guardavano i suoi. Lui le portò una mano sulla nuca, desiderando di scioglierle i capelli. Sarò gentile, è solo un bacio… per dirti che sei carina, anche se lo dovresti sapere da sola.

Sentì che la punta delle dita di lei tremava in modo quasi impercettibile, il seidhr all’erta sulla sua pelle.

 

Fu in quel momento che arrivò Thor, l'aria irritata, il passo pesante "Sigyn, mia madre ti sta cercando. Le serve qualcosa..." la voce inutilmente severa.


Tipico di Thor ridurla ad una ancella disubbidiente, proprio durante il preludio al suo primo bacio. Loki sollevò gli occhi al cielo. Un pentapalmo. Un pentapalmo cucciolo e anche un po’ stordito.

Presumeva fosse il primo, almeno… rifletté tra sé: lui e Sif si erano baciati di ragazzini e non lo sapeva nessuno, era il loro segreto, la bionda principessa perfetta e il principe moro e maligno che si esploravano senza metterci il cuore, per vedere che differenza c’era esattamente tra i loro corpi. E' più facile con quelli a cui non tieni mostrarsi ignoranti, chiedere e raccontare.

Loki avrebbe liquidato suo fratello con due parole, di ancelle era pieno il palazzo, e questa stava già servendo lui, non lo vedeva da sé? ma Theoric era un ospite non di riguardo… così tacque.  

 

I due si misurarono e Loki si stupì - suo fratello non l'aveva mai guardato così, con quella sfida negli occhi… Sigyn, scivolo a terra dal muretto e lui la sfiorò, come se fosse incidentale, dalla spalla al fianco, osservando divertito la piccola esplosione di seidhr a fior di pelle, che accompagnava i suoi passi, mentre si allontanava veloce.

 

“Credo che interessi già a qualcuno.” borbottò Thor, vagamente imbarazzato - un pentapalmo che però sapeva che non si interrompono i rituali di accoppiamento di un ospite, anche se di poco conto, senza una valida ragione.
 

Ah era questo... ma che carino suo fratello. A chi interessava Sigyn secondo lui? A Thor o a Loki? Probabilmente la considerava una proprietà minore di suo fratello... Una che magari un giorno avrebbero condiviso, come condividevano un cavallo o un libro. 

 

“Per essere cosa? scaldare un letto?”

Diciamo le cose come stanno, fratellino... non ho mai chiesto a Sigyn chi fosse suo padre o suo fratello e cosa porterebbe in dote, ma sono domande che il Vecchio porrebbe. Qualunque debito pensasse di avere con la sua famiglia, ritiene che sia stato pagato con una stanza, un letto e un lavoro. Non obietterebbe affatto se tu od io, o tutti e due, volessimo assaggiare il miele che ha tra le gambe, basta che ci limitiamo a questo. Non gli interesserebbe nemmeno se non fossimo gentili, e se lei non volesse. E lei non avrebbe comunque un altro posto dove andare… L'ho capito la prima volta che mi ha chiamato "Mio Signore" e non "Loki", che non saremmo mai più stati alla pari.

Solo ad un pentapalmo sarebbe venuto in mente di interrompere un bacio che una fanciulla era libera di accettare o rifiutare.

 

Thor non disse nulla, poi borbottò “E’ una ancella di mia madre…”

 

“E’ la prima cosa che mi ha detto.”


Quando tornò nel salone, tra l’ombra e poco prima della luce Loki riprese le sue solite sembianze - basta con Theoric! - senza interrompere la sua marcia a passo deciso.

Sentì una mano posarglisi sulla spalla, Hervor, alta e golosa, lo guardò impudente negli occhi.

“Guerriera, desideri qualcosa?” la prese in giro, sapendo che non se la sarebbe presa.

“Visitare la biblioteca.” Hervor maneggiava la spada, ma probabilmente conosceva solo le rune necessarie a scrivere il suo nome… pensò, senza fargliene una colpa… Hervor era più che libera di scegliere cosa considerare importante e cosa no.

“Seguimi” le disse ridendo, “credo di avere un libro che ti potrebbe interessare...”

“Credo anche io”, rise anche lei e si allontanarono insieme. Le mani di Hervor che gli scivolavano sulla schiena - il pudore non le apparteneva.

 

Non vide che Sigyn lo stava fissando e che arrossiva.

 
 
 


Note finali: il piatto che hanno condiviso non è una metafora per una notte di sesso - ellallero - ma proprio un piatto di cibo, ed è raccontato in Teoricamente Thoeric, che doveva chiudersi lì... molto semplicemente la piccola Sigyn, arrivata da bambina al Palazzo, mentre si accingeva a mangiare il suo primo piatto di cibo decente, decise di dividerlo con Loki, seduto al tavolo senza piatto, pensando che anche lui avesse fame come lei. Non sapeva che fosse un Principe, il figlio di Odino, e che era venuto a osservarle solo per curiosità.
   
 
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