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Autore: TheGhostOfYou0    28/05/2016    4 recensioni
Vincitrice del premio speciale del contest : "Giochi o non giochi?" indetto da rhys89 sul forum di efp
Storia partecipante al contest “Feste+Alcol = guai!” Indetto da Hermit_ sul Forum di EFP.
NewtmasAU
"Così la bottiglia gira di nuovo ed è lenta, molto più di prima.
Poi accade.
Si ferma lì, poco prima di Brenda, quel poco che basta per far innervosire lei e far provare ad Isaac Newton un profondo, immenso, desiderio di sparire."
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Newt/Thomas, Teresa, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 AN// Salve a tutti carissimi lettori, che dire? Questa piccola shot nasce per partecipare al contest "Giochi o non giochi" ha quindi, come fulcro, il gioco sette minuti in paradiso. La mia idea non era tanto soffermarmi sul momento in se (capirete poi quale) quanto dare una scrematura del tipo di rapporto che immagino avrebbero Thomas e Newt nella realtà e raccontare attraverso un evento tutta la loro storia. Spero di essere più o meno riuscita nell'itento. E' stato abbastanza difficile mantenere l'IC dei personaggi ma spero/credo di esserci riuscita. Nella storia sono presenti chiari riferimenti alla saga, non odiatemi U.U

                     
So why, when you're with him, you look gay at one hundred and ten percent?

Col cuore in gola e la musica che gli rimbomba nelle orecchie Thomas cammina tra la folla spintonando chiunque si trovi davanti.
In un altro contesto probabilmente si scuserebbe una per una con tutte le persone che ha fatto  malamente cadere a terra, ma in questo momento l’educazione è l’ultimo dei suoi problemi.
Si passa una mano tra i capelli bagnati di sudore e prende un respiro profondo non appena è fuori dal salone della grande villa di Frypan.
Le orecchie fischiano, la testa sembra stia per esplodere per l’alcool e la musica alta e si sente vagamente disorientato. Si domanda come faccia a reggersi in piedi da solo.
Quando il vento fresco lo colpisce in pieno volto si sente come rinascere, nell’aria c’è l’odore dell’ estate  -che è fresco e sa tanto di libertà –e della colonia di Newt.
Muove un passo, con gli occhi chiusi ed il battito accelerato per la corsa e l’emozione, poi si morde il labbro inferiore. Lentamente si guarda attorno.
Non ci vuole molto prima che i suoi occhi si posino su di lui, non si è nascosto come credeva.
E’ lì, immobile, lontano pochi metri.
E’ lì, immobile, lontano pochi metri, Isaac Newton  con la sigaretta tra le labbra fini e l’accendino ancora stretto nella mano destra.
Thomas non può fare a meno di pensare che è bello, con i capelli spettinati e la camicia abbottonata male nella fretta della fuga. E’ bello, con la pelle rossa e martoriata dei suoi graffi e dei suoi baci, con il volto contratto in un espressione indecifrabile.
E’ bello, bello e disperato, con l’anima in fiamme e l’assurda presunzione di poter sostituire il sapore delle sue labbra con quello del fumo.
E’ bello ed è il suo migliore amico.
 Quando Isaac si volta sa che Thomas Edison è proprio dietro di lui, a scrutarlo con quegli occhi scuri così grandi da non sembrare veri, a studiarlo      come sempre, come fa con tutti.
A Thomas piace osservare le persone, capirle, poter prevedere ogni loro mossa. Deve avere tutto sotto controllo. Prende sempre in considerazione ogni possibilità, ogni variabile, prepara un piano per ogni situazione e alla fine agisce d’istinto, finendo per combinare qualche guaio.
“Newt” Sussurra il suo nome con un filo di voce, deglutendo rumorosamente e muovendo convulsamente il piede come fa quando è nervoso.
Nei suoi momenti no, tipo prima dell’ultima verifica di matematica dell’anno o quando Minho lo coinvolge nei suoi folli piani, Isaac gli posa una mano sul ginocchio e lo stringe un po’, Thomas allora alza lo sguardo preoccupato e l’amico gli sorride incoraggiante.
  Quando Isaac toglie la mano Thomas smette di tremare, sempre.
“Tommy” Risponde lui con lo stesso tono, appena udibile tra gli schiamazzi della festa ed il tremendo suono emesso da Winston che, pochi metri più in là, sta vomitando l’anima.
E poi di nuovo silenzio e Thomas che guarda negli occhi l’amico non riuscendo a dire nemmeno una parola del discorso che si era preparato. Lui sostiene il suo sguardo, quasi non gli faccia alcun effetto. Anni e anni passati a fingere sono serviti a qualche cosa, dopotutto.
Passa un tempo che pare infinito, poi Newt muove un passo verso Thomas e, senza mai staccare gli occhi da lui, si avvicina sempre più.
Getta a terra la cicca, proprio vicino ai suoi piedi, sputa e rientra in casa.
Thomas non saprebbe dire quale forza lo spinga, forse la disperazione, forse la voce di Teresa che gli rimbomba nelle orecchie e quelle parole che gli sembrano così vere, semplicemente si volta di scatto e afferra con decisione il polso esile di Newt.
“Non vai da nessuna parte” Dice.
 
 
Quando Minho, preso dalla noia di una festa fin troppo grande e monotona,  ha proposto di giocare a sette minuti in paradiso, Isaac Newton, dall’alto della sua razionalità, ha obbiettato subito.
“Non mi sembra una buona idea”
 Ha fatto vagare lo sguardo tra Teresa e Thomas, puntandolo poi su Brenda..
“ A me sembra una buonissima idea” Ha commentato Sonya, lanciando un bacio a Newt.
Lui ha alzato gli occhi al cielo con teatralità ma, quando anche Teresa e Thomas si sono mostrati favorevoli, non ha potuto far altro che accettare.
 Quindi ora è sostanzialmente schiacciato tra un bracciolo durissimo e il suo migliore amico, che tiene in braccio una tipa insopportabile, e rischia di dover baciare una qualunque di quelle ragazze e fingere di apprezzare tutto ciò. Minho si allunga per prendere una bottiglia vuota di vodka liscia, poco lontano dal divanetto che il trio di amici – e Brenda – ha monopolizzato.
 Teresa è seduta a terra con le gambe incrociate e, nonostante Minho abbia fatto un apprezzamento più che ironico sulla sua biancheria intima, lei non ha accennato a cambiare posizione.
 Gally è accanto a Teresa, mezzo addormentato, e vicino a lui, sparsi in quello che dovrebbe essere un semicerchio, ci sono Ben, Sonya , Harriet, Aris e altre ragazze che Newt non ricorda d’aver mai visto.
“Giro io” Grida Brenda, alzando la mano ed agitandosi tutta in un modo che non si avvicina nemmeno lontanamente al concetto di femminile o delicato.
Teresa sorride con aria complice a Newt, ma lui non ricambia. Brenda non gli va a genio, certo, ma nemmeno Teresa gli è particolarmente simpatica.
 Semplicemente non sopporta qualsiasi ragazza si avvicini a Thomas, è sempre stato così.
 Sono sensazioni, l’odio e la gelosia, con cui sta imparando a convivere.
“Non ci pensare nemmeno donna, questo è compito mio” Replica Minho, stringendo a se la bottiglia di vetro come un tesoro da custodire.
 Brenda mette il broncio e schiaccia il volto sulla spalla di Thomas che, da parte sua, è crollato in uno stato semi-comatoso, a mala pena cosciente di ciò che gli accade attorno.
Newt, che ha il braccio disteso lungo lo schienale del divano, si permette di fargli una veloce carezza tra i capelli scuri.
 E’ un gesto che a Teresa non passa inosservato.
Minho posa la bottiglia a terra e la fa girare, i volti delle ragazze sono concentrati e speranzosi, e quando la bottiglia di ferma su Thomas qualcuna scuote il capo, qualcun’altra prende a fissarla con maggiore intensità, quasi la forza del pensiero possa condizionare il gioco.
C’ è un brusio generale.
La bottiglia è ferma su Teresa.
Lei tiene gli occhi chiari fissi sul parquet e gioca con le proprie unghie, mentre Brenda da dei colpetti leggeri al ragazzo  per svegliarlo.
“Che succede?”Chiede  lui confuso. “Tocca a noi Tom” Risponde Teresa guardandolo in una maniera che spaventa leggermente Newt. Sembra gli stia dicendo qualcosa con gli occhi, col pensiero.
La nausea arriva, arriva come sempre, come una vecchia amica, alla sola idea delle mani di quella sul corpo del suo Tommy e della sua bocca che posa baci umidi sul suo collo, sporcando la sua pelle candida con il suo rossetto.
Non dovrebbe reagire così, non quando  il suo amico gli ha raccontato nei dettagli della loro prima volta con occhi languidi di emozione, non quando sa tutto quello che hanno condiviso.
Non quando sa quanto lui l’abbia amata e, forse, l’ami ancora.
Non dovrebbe reagire così.
Se lo ripete un paio di volte, ma la nausea c’è ancora.
Thomas scuote il capo e ridacchia, voltandosi verso Minho. “Non mi pare proprio il caso”
Così la bottiglia gira di nuovo ed è lenta, molto più di prima.
Poi accade.
Si ferma lì, poco prima di Brenda, quel poco che basta per far innervosire lei e far provare ad Isaac Newton un profondo, immenso, desiderio di sparire.
 

Thomas è confuso quando Newt ruzzola a terra, davanti ai suoi piedi.
Lui impreca. “Cazzo fai Thomas?”
E lui non lo sa che stia facendo,  ha preso il polso del suo amico e l’ha attirato a se, non ha usato tanta forza, anzi. Poi ci arriva. E’ Newt ad essere troppo leggero.
Lo guarda e lo vede davvero per la prima volta: così piccolo, così esile, con gli occhi grandi di un bambino e l’espressione dura di chi ha sofferto troppo.
Lo guarda, lo vede davvero per la prima volta e Thomas si odia per essere stato sempre così maledettamente cieco.
Lo guarda, lo vede per la prima volta.
 Newt è fragile e prezioso ed è lì, a terra, così Thomas gli si avvicina e gli tende una mano per aiutarlo, lui la osserva per un po’, poi la stringe e si tira su con fatica.
“Scusa, non volevo farti male” Dice Thomas, abbassando lo sguardo a terra con aria colpevole.
“Lo so, lo so” Risponde l’altro con un sospiro, pulendosi i pantaloni con le mani scorticate.
Cerca di nascondere le smorfie di dolore sul suo volto ma Dio, Dio se bruciano.
“Non te ne ho mai voluto fare, mai. Io ci tengo a te Isaac, ci tengo tanto”
Ed entrambi lo sanno, non si parla più della caduta, si parla d’altro, di qualcosa di molto più serio, molto più devastante.
Si parla di qualcosa per cui entrambi non si sentiranno mai pronti, di un argomento che non si è mai toccato in tanti anni di amicizia perché è sempre stato più facile così.
Newt si lascia sfuggire una risata amara, leggermente nevrotica “E’ la cosa che ti è sempre riuscita meglio Tommy. Non fai altro, ogni giorno da quando ci conosciamo”
Allora Thomas sbianca, vorrebbe vomitare e gridare, perché lui non è il tipo di persona in grado di sopportare una colpa a cuor leggero. Se fa del male a qualcuno continua a rimuginare sui suoi errori per così tanto tempo che poi, questi, diventano una specie di ossessione.
Allora Thomas sbianca, vorrebbe vomitare e gridare, perché lui e Isaac si conoscono da così tanto che nemmeno ricorda come sia stato il loro primo incontro, cosa abbia pensato, cosa abbia provato.
Allora Thomas sbianca, vorrebbe vomitare e gridare, ma non fa nulla di tutto ciò. Rimane immobile, muto, con gli occhi lucidi ed il cuore che sembra voler spaccare la cassa toracica.
Forse è la punizione che merita per tutto il dolore che ha provocato a Newt negli anni, per quel dolore che legge ora che  ha lasciato cadere la maschera.
Lo legge nel suo sguardo, nei suoi lineamenti e lo sente emergere prepotente nella sua voce, in ogni parola.
Thomas resta muto aspettando che il biondo continui anche se non è convinto di voler sentire.
E’ come se, in tutti questi anni, abbia tenuto una pistola puntata sulla fronte del suo migliore amico e, questa sera, si sia deciso a sparare.
Newt non c’è più.
 
Quando Minho li chiude nello stanzino Isaac tiene gli occhi puntati sulle proprie scarpe rovinate, le converse nere che ha comprato il primo anno di liceo, mentre Thomas scruta l’amico con attenzione. Tossicchia, si schiarisce la voce che gli esce tremula e un po’ roca.
E’ agitato e quel ripostiglio sembra improvvisamente troppo stretto, il perché è difficile da ammettere. In circostanze come questa Thomas pensa che Teresa lo conosca meglio di chiunque altro, nonostante tutto. Lei sa. Lei ha capito e Thomas le avrebbe dovuto dare ragione sin dall’inizio, quando per la prima volta gli aveva fatto notare con il tatto di un mammut:
“Sei sicuro che non ti piace Newt?”
E lui si era quasi strozzato solo respirando, poi aveva riso perché si, era un’idea assurda e malsana.
“Come ti vengono certe cose Tess. Io sto con te, sono etero al centodieci per cento”Aveva risposto scostandole una ciocca dei lunghi capelli dietro l’orecchio. Lei gli aveva carezzato il viso.
“Allora come mai, quando sei con lui, sembri gay al centodieci per cento?”
E li Thomas davvero non aveva saputo rispondere.
Il cuore ora gli batte forte, ma neppure se ne rende conto. Le emozioni sono così tante che lì per lì non riesce a distinguerle, a godersele. C’è solo tanta ansia, tanto caos e una voglia assurda che accada qualcosa, qualsiasi cosa, purché questa maledetta attesa finisca.
“Che facciamo?” Chiede.
Il biondo non lo degna di uno sguardo, si morde il labbro inferiore  e “Non lo so”Sussurra.
“Suppongo che qualche cosa dovremo fare però” Aggiunge poi Thomas.
“Si” Conviene Newt. E quando finalmente, con le guance leggermente rosse, si decide a puntare gli occhi lucidi in quelli dell’amico, allora, qualcosa scatta.
E’ tutto rapido e animalesco, quasi violento.
Un secondo prima se ne stanno quanto più lontani possibile, persi nei loro pensieri e nelle loro riflessioni, quello dopo sembrano una cosa sola.
Cervello spento e bocche spalancate per accogliere l’uno la lingua dall’altro.
Le mani di Thomas toccano quanta più pelle possibile, sfregano il collo, la nuca, si insinuano sotto la camicia, ma non basta, gliela apre così da poter carezzare il suo torace nudo e si domanda come abbia fatto a sopravvivere per diciassette anni senza tutto questo.
E’ tutto frenetico, così veloce che Newt non riesce a realizzare cosa stia succedendo e forse non vuole.
Ha paura, di sogni di questo tipo ne ha fatti troppi.
 Non vuole credere, perché quello è Thomas e Newt lo ama, lo ama da sempre, da prima di sapere cosa fosse l’amore.
Non vuole credere, perché l’erezione che spinge contro la sua è quella di Thomas e Thomas è il suo migliore amico, quello con cui faceva la doccia nudo dopo gli allenamenti, quando poteva ancora giocare a lacrosse, prima dell’incidente,
Quello che, poi, durante la convalescenza lo ha spronato e sostenuto e che, quando è rimasto tre giorni in coma, non si è mai allontanato dal suo capezzale, neppure per pisciare.
E Newt lo ama e lo sta baciando in uno sgabuzzino così piccolo che sembra una bara, in una casa così grande che sembra un labirinto, per uno stupido gioco.
E presi in quel loro toccarsi e volersi né il biondo né tanto meno il suo amico si accorgono del tempo che passa, di un bussare appena accennato e del cigolio di una porta che si apre, dell’espressione sconvolta di Brenda, di quella soddisfatta di Teresa e dello sguardo d’intesa tra lei e Minho.
Tutto ciò che Thomas percepisce è l’assenza di Newt.
 
Newt è  immobile di fronte a lui, il volto ancora rosso dopo il suo sfogo.
“Non mi ha lasciato per colpa di Brenda” Confessa Thomas in un sussurro. Newt lo osserva, il capo inclinato ed un’espressione confusa. Thomas trattiene un sorriso, sembra un bambino che deve risolvere per la prima volta una divisione, è perso e tremendamente innocente.
“Mi ha lasciato per te. Teresa mi ha lasciato perché lei mi conosce, lei sa, ha sempre saputo che qualsiasi cosa ci sia tra me e te non è la stessa cosa che c’è tra me e Minho. Non è amicizia, non è fratellanza” La voce gli trema.
Newt si avvicina lentamente.
“Cos’è, allora?” Soffia, così vicino che Thomas sente il suo fiato caldo sul volto. E vorrebbe finalmente ammetterlo ad alta voce ma non ha più fiato e non riesce a parlare. Ogni suono sembra incastrato tra il suo cuore e la sua gola, graffia le pareti dell’anima cercando una via di uscita. Preme sul petto e sullo stomaco e gli da quella tremenda sensazione che non sa descrivere, come se fosse ad un bivio tra il morire ed il nascere.
Newt gli afferra la mano.
Thomas lo dice.
“Io ti amo, Newt
   
 
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