28/05/2016
2 recensioniNonostante nessuno se ne fosse accorto, o forse avevano semplicemente ignorato l'evidenza, l'esperienza con il Nogitsune l'aveva segnato profondamente. Non gli erano rimasti solo gli incubi e i sensi di colpa, come gli altri credevano.
Il Nogitsune gli aveva lasciato una cicatrice profonda, ma non solo. Sentiva qualcosa crescere in lui, qualcosa di oscuro e malvagio. Non aveva niente a che vedere con l'oscurita che gli avvolgeva il cuore, da quando si era sostituito al padre, durante il sacrificio al Nemeton. Era qualcosa di antico, di oscuro, qualcosa colmo di rabbia ed odio. Temeva che il Nogitsune gli avesse fatto qualcosa, prima di essere cacciato.
Più passava il tempo, più si accorgeva che qualcosa in lui stava cambiando in modo definitivo. Qualcosa di oscuro lo stava possedendo, ma questa volta non era qualcosa di esterno. Una parte oscura del suo essere, sopita da troppo tempo, stava venendo a galla. Stava tornando alla luce, portando con se incubi raccapriccianti, colmi di urla strazianti e corpi smembrati.
Ed insieme a ciò stava nascendo anche un'incolmabile ed inarrestabile sete di sangue, a lui sconosciuta. Aveva tentato di sopprimerla, di tenerla a bada, ma era troppo forte, cresceva di giorno in giorno, urlando a gran voce, chiedendo di essere soddisfatta.
Aveva fatto l'impossibile, aveva provato in tutti i modi a tenere a bada quella bestia. Quella follia che lo stava corrodendo, divorandolo lentamente dall'interno, rendendolo irriconoscibile persino ai suoi stessi occhi.
Aveva sperato a lungo che qualcuno si accorgesse di qualcosa, che finalmente qualcuno andasse a soccorrerlo, aiutandolo ad uscire da quel mare di melma, che odorava di putrefazione, in cui era finito. Ma nessuno era andato in aiuto del giovane, debole, piccolo umano, che non aveva la forza di salvarsi da solo. Finí, con l'essere completamente sommerso, da quel misto di melma e oscurità, che tanto temeva. Fù cosí, che durante una fredda notte d'inverno, degli agenti di pattuglia, lo trovarono in un vicolo buio, coperto di sangue, mentre estraeva, a mani nude, le interiora dal corpo ormai senza vita, di una giovane donna.
Il Nogitsune gli aveva lasciato una cicatrice profonda, ma non solo. Sentiva qualcosa crescere in lui, qualcosa di oscuro e malvagio. Non aveva niente a che vedere con l'oscurita che gli avvolgeva il cuore, da quando si era sostituito al padre, durante il sacrificio al Nemeton. Era qualcosa di antico, di oscuro, qualcosa colmo di rabbia ed odio. Temeva che il Nogitsune gli avesse fatto qualcosa, prima di essere cacciato.
Più passava il tempo, più si accorgeva che qualcosa in lui stava cambiando in modo definitivo. Qualcosa di oscuro lo stava possedendo, ma questa volta non era qualcosa di esterno. Una parte oscura del suo essere, sopita da troppo tempo, stava venendo a galla. Stava tornando alla luce, portando con se incubi raccapriccianti, colmi di urla strazianti e corpi smembrati.
Ed insieme a ciò stava nascendo anche un'incolmabile ed inarrestabile sete di sangue, a lui sconosciuta. Aveva tentato di sopprimerla, di tenerla a bada, ma era troppo forte, cresceva di giorno in giorno, urlando a gran voce, chiedendo di essere soddisfatta.
Aveva fatto l'impossibile, aveva provato in tutti i modi a tenere a bada quella bestia. Quella follia che lo stava corrodendo, divorandolo lentamente dall'interno, rendendolo irriconoscibile persino ai suoi stessi occhi.
Aveva sperato a lungo che qualcuno si accorgesse di qualcosa, che finalmente qualcuno andasse a soccorrerlo, aiutandolo ad uscire da quel mare di melma, che odorava di putrefazione, in cui era finito. Ma nessuno era andato in aiuto del giovane, debole, piccolo umano, che non aveva la forza di salvarsi da solo. Finí, con l'essere completamente sommerso, da quel misto di melma e oscurità, che tanto temeva. Fù cosí, che durante una fredda notte d'inverno, degli agenti di pattuglia, lo trovarono in un vicolo buio, coperto di sangue, mentre estraeva, a mani nude, le interiora dal corpo ormai senza vita, di una giovane donna.
Quello però, non fù ne il primo, ne l'ultimo dei suoi atti di follia.