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Autore: Marti Lestrange    29/05/2016    7 recensioni
— STORIA REVISIONATA IN DATA O1/1O/2O2O —
[Bucky/Wanda; NO SPOILER da Civil War; post Age of Ultron]
Dal testo:
❝Rischio di venirne risucchiata, ma una mano si tende davanti a me e io l'afferro senza esitare. Un altro paio di occhi azzurri – azzurri come il cielo – emerge dalla foschia e un ragazzo dai capelli scuri mi sorride ed è come il sole. Indossa un'uniforme e siamo di nuovo a New York negli anni '40 e questa volta sento il rumore delle automobili e della gente e della vita. Lui tiene la mia mano e mi osserva. Non sorride più ma sta in silenzio – non può parlare. E neanche io.❞
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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[storia revisionata in data O1/1O/2O2O]



Titolo: Wide Awake.
Tipo di storia: oneshot.
Rating: giallo.
Contesto: post Age of Ultron; pre Civil War (no spoiler).
Personaggi: James “Bucky” Barnes, Steve Rogers, Wanda Maximoff.
Coppia: Bucky/Wanda; accenni allo Steve/Wanda.

 


 

Wide Awake.

 

 

“Well, the streets are empty where we used to run,
and the cars are all on fire
Yeah, 

we fall like leaves in the garden of Eden, 
Eden”.

 

 

Mi addentro nel sogno che fuori piove. Acqua nera scivola sui vetri e io sparisco.

Lentamente perdo la consapevolezza di me, del mio corpo, del letto con le lenzuola a fiori, della stanza immersa nella penombra, delle menti poco lontane da me, barricate dietro un muro gracile di sussurri e pensieri.

Tutto è illuminato. Fuochi tutt’intorno ardono lontani e si sente una musica, come una ninnananna, e sa di infanzia, tempi dimenticati e profumo di erba; coltri rimboccate mentre fuori spuntano le stelle, mani calde di bambini che si cercano, capelli setosi di donna che ti carezzano le guance; canti di grilli nelle sere estive e tè nero versato in tazze sbeccate e occhi azzurri ridenti su un viso amato.

Pietro.

È qui con me, mi tiene la mano, mi sorride dolcemente e io gli sorrido di rimando, ché sa come proteggermi anche ora – ora che non c'è più.

Non piango. Non posso. Gli stringo solo la mano senza parlare. E insieme attraversiamo i fuochi, così come abbiamo sempre affrontato la vita e i pericoli – per mano e con il coraggio negli occhi.

 

 

🥀

 

 

Non sento caldo, anche se dovrei. Nel sogno è tutto differente. Riapro gli occhi e sono ancora qui, solo che i fuochi sono spariti. E anche Pietro. Mi manca la sua presenza rassicurante, ma so che non tornerà più a farmi visita. Mi ha dato il suo addio senza parole e ancora non posso piangere.

E c'è qualcun altro, rannicchiato ai margini della mia mente, una presenza latente e timida e flebile, una coscienza non ancora dormiente ma semplicemente assopita ai confini del sonno – e del sogno.

Mi stupisco di poterla percepire, mi è capitato poche volte nella vita di incrociare qualcuno, nei miei lunghi viaggi onirici, e quando capita si tratta di un'àncora, una mente forte che mi aiuta a tornare indietro, qualcosa che mi ricorda di riaprire gli occhi. Sapevo che non sarebbe stato un sogno comune, ma ora ne ho la certezza.

E so di conoscerla, questa mente. E vedo la sua proiezione: un ragazzino magro nascosto in un corpo troppo grande per lui, occhi smarriti e una strada sporca di Brooklyn e una mano tesa. Lui l'afferra e si rialza, per poi cadere nuovamente a terra, in un rigagnolo sudicio di pioggia stantia e urina fetida. E di nuovo quella mano tesa, per poi cadere giù ancora una volta, e ancora e ancora.

Chiudo gli occhi e quando li riapro il ragazzino è sparito. Mi guardo intorno e so chi è: il suo corpo è diverso da com'è ora, ma gli occhi sono gli stessi, azzurri e coraggiosi anche se persi. Penso agli occhi di Pietro: lui non era mai stato perso. Lui aveva me.

 

 

🥀

 

 

Mi ritrovo nello stesso vicolo di prima, ma sono sola. Il cielo sopra di me non ha colore e i muri tutt’intorno sono rossi di sangue che cola dai tetti sparendo poi nella terra zuppa di morte. Percorro il passaggio senza toccarli, mentre i miei piedi affondano lentamente nel fango misto a sangue che ricopre l'asfalto. Mi guardo intorno, cerco la mia àncora, la sento ancora premere agli angoli, vorrebbe fuggire ma non glielo permetto, la tengo lì sotto con me – lo tengo. È forte e lotta ma so di poter vincere. Stringo i pugni ed esco dal vicolo. Steve è steso in mezzo ad una strada deserta di New York, palazzi di settant'anni fa svettano intorno a noi e il cielo ora è rosso e lui lo sta fissando. Mi avvicino - esitante, silenziosa, guardinga. Lui non volta la testa e io chiudo gli occhi, pregando di svegliarmi.

 

 

🥀

 


Li riapro e mi ritrovo stesa accanto a Steve – ancora nel sogno. Le nostre dita si sfiorano e io mi volto a guardarne il profilo. Adesso tiene gli occhi chiusi e le sue guance sono rigate di lacrime.

So cosa devo fare, anche se ho paura.

So cosa devo fare, anche se gli farà male.

So cosa devo fare, anche se mi farà male.

Allungo due dita e le avvicino alla sua tempia destra. All'ultimo minuto esito, deglutendo a fatica. Se Steve è la mia àncora e io mi aggrappo ai suoi ricordi e alle sue paure e ai suoi demoni, cosa mi assicura che non andrò a fondo con lui? Cosa mi dice che tornerò alla realtà?

Eppure so che devo farlo.

Mi chiedo se lo Steve Rogers che conosco ricorderà qualcosa di tutto ciò.

Le mie dita incontrano la sua pelle calda, attirate come un magnete, e io chiudo gli occhi, mentre un turbine di immagini e volti e voci mi invade la mente. Rischio di venirne risucchiata, ma una mano si tende davanti a me e io l'afferro senza esitare.

Un altro paio di occhi azzurri – azzurri come il cielo – emerge dalla foschia e un ragazzo dai capelli scuri mi sorride ed è come il sole. Indossa un'uniforme e siamo di nuovo a New York negli anni '40 e questa volta sento il rumore delle automobili e della gente e della vita. Lui tiene la mia mano e mi osserva. Non sorride più ma sta in silenzio – non può parlare. E neanche io.

 

 

🥀

 

 

Riapro gli occhi e sono di nuovo con lui, con il ragazzo in uniforme, ma questa volta è vestito da civile e siamo seduti su un tetto e da qui si vede tutta New York illuminata a sera nella notte senza stelle. Dondoliamo le gambe nel vuoto, ma non abbiamo paura. Sento che mi sfiora una mano, come a volermi chiamare e i suoi occhi brillano come meteore. Tende un dito verso il cielo e una luna di latte sbuca da dietro un banco di nuvole e il suo sorriso è come argento liquido. È bello senza sapere di esserlo – non ancora.

 

 

🥀

 

 

Riapro gli occhi e intorno a noi esplode una musica nuova. Sassofoni, violini e un allegro pianoforte e gente che balla, gonne che volteggiano e champagne nei bicchieri di cristallo. Il ragazzo dagli occhi azzurri mi tende nuovamente una mano e questa volta può parlare.

«Balla con me», dice solo.

E so di non poter rifiutare – e forse nemmeno voglio. È una mia proiezione e fa male perché so che non è reale. Fa male e ho paura di scoprirne il motivo.

E balliamo – io ballo per la prima volta con qualcuno che non sia Pietro e il cuore mi martella nel petto e sento i piedi sollevarsi da terra quando lui mi afferra per la vita con una presa decisa e mi alza al cielo e quando scendo gli sfioro il petto con le mani e lui mi stringe ancora di più a sé e mi sorride.

 

 

🥀

 

 

Riapro gli occhi e sono sola.

Intorno a me nevica, fiocchi spessi e freddi. Mi piace la neve, l'inverno è casa mia.

Il ragazzo è steso a qualche passo da me, le braccia aperte nelle neve, il rosso che imbratta il bianco. Gli occhi di cielo sono chiusi e io mi avvicino a lui a carponi, lasciando una scia nella neve.

Allungo una mano a carezzargli una guancia ed è gelida. Scendo sulle labbra e indugio, sono leggermente dischiuse ma fredde come la morte.

E improvvisamente ho paura. Mi scivola addosso come un manto scuro, impenetrabile corazza e memento di tutto ciò che è caduco.

Sento voci in lontananza che si avvicinano veloci, incalzate dal vento che spira in mulinelli di nevischio. Un brivido mi corre lungo la schiena e mi accovaccio accanto al ragazzo e gli stringo forte una mano. Chiudo gli occhi.

 

 

🥀

 

 

Riapro gli occhi e tutt’intorno a me c'è il caos – spari, esplosioni, urti. Fuochi.

E il tempo si ferma nel momento in cui capisco.

Steve è a pochi passi da me e guarda di fronte a sé. Non indossa la divisa e ha il viso stanco. Seguo il suo sguardo e lo vedo. Il ragazzo.

Il ragazzo è sparito. Ora al suo posto c'è un altro lui – più forte. Anche lui guarda Steve e l'unica cosa che cerco sono i suoi occhi, quello sprazzo di cielo in cui annegare. Sono ancora lì, ma sono spenti, implacabili, marziali. Ha un braccio di metallo e i capelli lunghi e imbraccia un fucile, portatore di morte e annientamento. Mi chiedo cos'abbia vissuto per arrivare fin lì. Mi chiedo come abbia fatto ad arrivare fin lì. Come Steve, è rimasto lo stesso – anche se è diverso. Una luce si è spenta e il suo cuore martella un ritmo spezzato.

«Bucky...» la voce di Steve è un rantolo spezzato: incredulità, stupore, dolore.

L'altro lo guarda per un solo istante, senza indugiare. «Chi diavolo è Bucky?»

E tutto si spezza. Guardo negli occhi colui che era Bucky e mi accovaccio su me stessa sul duro asfalto, mentre i fuochi divampano e immagini turbinano dietro le mie palpebre: corpi che lottano, voci che gridano nomi, Steve che cade nel vuoto, fuoco che brilla, menti che esplodono, acqua che inghiotte ogni cosa e bagliori metallici e una stella rossa dietro gli occhi.

E Steve mi lascia andare, e io cado nel sogno, cado in un oceano di dolore, mentre mani sconosciute mi toccano, mi smembrano, mi cuciono; mi legano ad un lettino e io grido per liberarmi, lotto per vedere di nuovo il cielo; mi aggrappo ad una sedia scomoda e punte di dolore lancinante mi percuotono il corpo e grido e grido e grido.

Mi sollevo di colpo e sono nella mia stanza, avvolta in lenzuola bagnate, mentre fuori la notte preme contro le finestre. Ha smesso di piovere.

Sento la porta aprirsi e uno spiraglio di luce si dipinge sul pavimento.

«Wanda?»

Steve entra nella stanza lentamente, il viso una maschera di paura.

«Ti ho sentita gridare...»

Ci guardiamo e rimaniamo in silenzio e capisco che sa – ricorda.

Allungo una mano e lui fa un passo avanti, sedendosi sul letto accanto a me. È calda e rassicurante e so di non potermelo permettere, ma devo. Devo chiederglielo.

«Steve?»

Silenzio.

«Chi è Bucky?»

 

 

“Now we're too young to recognize
Nothing stays the same.
Oh, time to take me home”.

 



N.d.A.

  • Il titolo è tratto dall'omonima canzone di Katy Perry.
  • Le lyrics all'inizio e alla fine della shot arrivano da "Time" di Mikky Ekko.

 

Questa shot nasce dalla mia mente deviata e paranoica e si svolge quasi interamente nel sogno di Wanda. Ammetto di non avere delle reali nozioni sul mondo onirico, conto sulla vostra clemenza in merito - e mi appello alla famosa licenza poetica. 

Nel momento in cui Wanda entra nella mente di Steve, vede i suoi ricordi e le sue paure e i suoi demoni. Lascio a voi l'analisi degli sprazzi visti da Wanda, sono tutti parecchio intuibili.

Faccio solo una piccola precisazione sulla scena in cui l'Hydra trova Bucky, negli anni '40: ovviamente Steve non era presente, ho solo descritto la scena così come lui la immagina dopo aver scoperto la verità, e Wanda assiste proprio alla “ricostruzione” di Steve. Per il resto, non ho altre specifiche note da scrivere.

Questi due mi hanno travolta come un tir e credo - so - che questa non sarà né la prima né l'ultima volta in cui scriverò di loro. Quindi stay tuned.

 

   
 
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