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Autore: tyurru_chan    30/05/2016    0 recensioni
[Magna Carta]
[Magna Carta: Tears of Blood]
“È il potere dell’amore!”-si era pronunciato un Chris gioioso al pensiero, nel preciso istante in cui era apparsa Reith al loro cospetto a Lester.
Calintz parve rifletterci per un istante.
“… io l’avrei definita più una mera persecuzione di sfortuna nera.”
Ed eccola li, "Lei" la causa di tutte le sue sventure. Un'ignara fanciulla agghindata al pari di un grazioso fiorellino giallo di campo.
[Spezzoni Calintz/Reith centric varie]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[Gelosia; non rispecchia necessariamente l’esser dei burberi maniaci del possesso]
 
“Quel Raul non mi piace per niente.”
Aveva esordito con schiettezza disarmante un burbero Haren, senza neanche pensarci due volte.
Anche se, a tal proposito, nessuno andava a genio a quell’uomo.
“…Nemmeno a me.”
Più disarmante era l’antipatia, per nulla nascosta, da parte del capitano delle Lacrime di Sangue.
Nel suo caso, aveva del surreale tale affermazione.
Era pur vero che, era tremendamente seccante, veder tornare Reith al quartier generale ogni stramaledetta volta con un nuovo compagno di ventura, raccattato chissà come e dove.
Passi per la sacerdotessa di Amabat Justina, accolta e approvata da lui stesso, tramite consenso della Gran Sacerdotesa.
Così come poteva essere sopportabile anche l’impicciona mercenaria Rianna, ma comunque valente nei pugni in battaglia.
Ma Raul… perché mettere così a tale prova la sua già ormai minata pazienza?
 
“Ah! Il famoso Calintz di cui tanto si parla. La piccola Reith mi ha accolto con sé, non ti dispiace vero?”
 
… Ucciderlo. Affettarlo in tanti minuziosi pezzettini a colpa di Katana, ecco cosa avrebbe voluto fare.
Eonis che lo squadrava divertita, esclamò con un sorrisetto beffardo un alquanto saccente - “Non sarai geloso, Calintz?”
“Perché mai dovrei esserlo?”
“Puah! La gelosia è per le donnicciole e per quelli come Chris!” Rimbrottò Haren, particolarmente loquace quel giorno negli insulti.
“Ehi! Io sono qui, sai?”
Un sospiro.
Lui, geloso. Che teoria pateticamente ridicola e infondata.
Era semplicemente preoccupazione la sua, null’altro.
O almeno, era l’unica spiegazione plausibile che riusciva ad enunciare, per giustificare a se stesso quello snervante nodo alla gola a seccarlo, ogni qualvolta che quell’ingenua ragazza si allontanava da lui per andare a ficcarsi in chissà quale guaio, in compagnia di quel tale cascamorto.
Che nervi.
“Calintz!”
Eccola, per l’appunto. Radiosa e leggiadra come suo solito correre a perdifiato il corridoio del quartier generale, per andargli incontro e gettarglisi praticamente addosso.
Era una tale bambina, a volte.
“Uuuuhh, momento d’amore in corso, ragazzi!”
Calintz di suo, liquidò la faccenda con uno sguardo raggelante al diretto interessato, convincendo i presenti a lasciare un giusto momento d’intimità ai due, che di rado riuscivano di passare del tempo insieme.
“Abbiamo portato a termine la missione con successo!” Esclamò entusiasta la moretta dalle lunghe trecce, dondolando al punto da far smuovere i buffi fiori gialli posti all’attaccatura finale dei capelli.
“…abbiamo.”
Quella nota specificazione al plurale lo alterava come non mai.
E guarda caso, il soggetto incriminante faceva il suo ingresso trionfante poco dopo, con tanto di cibarie varie a mordicchiare, prese da chissà quale saccheggio alla loro dispensa.
“Ofi, Calinff! Ho Pfefo Giufto Quafche Spuntfino pef il vfiaggio!”
-Strozzatici.- avrebbe voluto dire
“Nessun problema” disse, invece.
Una calma stoica, persino invidiabile.
Mandato giù l’ennesimo boccone, l’uomo inspirò profondamente, lisciandosi l’accenno di barbetta posto sul mento; lo sguardo a vagare dapprima sul giovane e poi sulla damigella ancora stretta fra le sue braccia.
“Sai, Reith? Mi sa che non piaccio molto al tuo ragazzo.” Ammise ridacchiando, senza nemmeno constatare fino a che punto Calintz avesse davvero potuto tollerare la sua presenza.
Era il capitano. Poteva sbatterlo via a calci quando più gli aggradava. Ma farlo, avrebbe sicuramente fatto infuriare Reith, che lo aveva raccolto per strada mezzo morto per la fame.
Solo quello lo portava pazientemente a desistere.
“Davvero, Calintz?”
 
…. Non davanti a lei. Doveva mantenere calma e perfetto autocontrollo.
 
“Raul, vai a fare rapporto, prima che davvero trovi un motivo per arrabbiarmi con te.”
“Ricevuto, mon capitain!”
Un congedo da presa per i fondelli, a tempo debito lo avrebbe sminuzzato per davvero, probabilmente.
“Siete così divertenti quando vi punzecchiate a vicenda.” E lei la prendeva a ridere, come era candidamente giusto che fosse data la sua indole amabile da crocerossina.
 
“Sono certa che Raul sia un uomo di cui fidarsi.” Aveva rimproverato Reith al loro primo incontro.
“Finché lo sfamiamo, posso crederci” confessò una più scettica Rianna, che mai aveva visto qualcuno mandar giù tanto cibo in così poco tempo.
“Che onore essere difeso così apertamente, Milady. Potrei anche prenderla come una dichiarazione, queste son cose che dovresti dire solo all’uomo della tua vita!” Ammiccò senza pudore, un sorriso a trentadue denti da ebete stampato sul volto.
“Che grazie al cielo non sei tu.” Rimbeccò Rianna, trascinando il malcapitato per un orecchio, lontano dall’ ingenuo fiorellino inconsapevole.

 
  
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