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Autore: fun_aticale_02    30/05/2016    0 recensioni
Testimonianza di una vera storia, questo testo narra le impressioni avute da me in una serata nata da sé come per dimostrare che anche le nostre più certe aspettative non sono poi così sicure.
Le vicende si svolgono nel salotto di un albergo a Firenze durante una gita scolastica di quarto ginnasio. Le professoresse avevano proposto di riunirci tutti in questa stanza di sera per cantare accompagnati da alcuni ragazzi che avevano la chitarra, ma non si presentò nessuno, tutti rimasero su nelle stanze fatta eccezione di me, della mia armonica in Sol, di una mia amica, delle professoresse e di una coppia se neo-fidanzati.
In fin dei conti ognuno di questi gruppi (le professoresse, me e la mia amica e i due fidanzati) era indipendente, inconsapevole di star comunque condividendo con gli alti gruppi un momento importante.
Non si capirà molto, ma credo di aver seguito bene l'idea di "introspettivo".
P.s. Si tratta di uno scritto molto ermetico, nonostante la lunghezza, e la scelta di non utilizzare frequentemente la punteggiatura non è casuale: consideriamolo uno sfogo dell'anima.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fondamentalmente 
non era difficile:
Quattro rampe,
Tante porte,
Una giusta,
O forse no. 
La materializzazione della promessa 
Mai avvenuta 
Per completare 
Il generale materialismo
Vuoto a cui protende
Il genere umano
Aveva portato me
E qualche anima,
Una in particolare,
In un posto inesistente 
Che pure c'era.
La rimembranza
Più rimembranze 
Fuse in più tempi 
Nelle sfumature indefinite
Di una sola cosa.
Una stanza,
Quella stanza.
Due persone.
Quattro.
Otto.
Divise come numeri
Da un limite diverso
Che in gruppo però 
Costituiscono un complesso 
Divani a fiori in stile asiatico 
Pareti anni Cinquanta 
Lampadari di un'eleganza 
vissuta
E andata via
Ma rimasta
Assieme ad ogni presenza
Passata in quello spazio.
Forse non ricorderò il giorno 
O la circostanza 
Perchè legami soldi alla realtà
Questo fatto in effetti non ha.
Sul mio retro 
Due correnti:
Non era un fiume a sfociare
Ma la natura in esso
E poi di una metropoli 
Presenziavano le auto 
E le facce stanche 
delle persone 
Dirette a Nessundove
Verso una casa 
Che per noi resta inesistente
Ora che ci penso 
Perchè mai pensata
Ma forse ora c'è.
Era strano che a dividerci 
Ci fossero solo qualche metro
Ed una lastra di vetro
Apparentemente pulito 
In cui forse si era specchiata 
La faccia stanca di chi
Con la mano e un misero panno 
Per vivere 
Si era affidato a quel vetro.
Ma quella del vetro 
È una storia diversa.
Il tempo si era contratto
Creando una bolla
Ricca 
E vuota 
Di otto presenze 
O forse piena.
Più presenze
Avrebbero negato
Probabilmente 
L'assenza dei legami
Che la scena riportava
Con il tempo
Eppure aspettammo tanto
Forse non smettemmo 
Mai.
Prima di cadere
Nello spazio materiale
Forse
Fino all'ultimo momento
Se mai ce ne fosse stato uno 
Era vivo quel pensiero
Tra i tanti che c'è ne furono 
Rivolto ad una condizione 
Immaginata 
e mai concretizzata 
Data l'assenza
Delle presenze reputate
certe.
Quel vuoto di presenze 
Non fu mai poi così vuoto
Si percepiva 

Tra le nebbiose rovine 
del tempo
Il flusso interminabile
Di comunicazioni 
inibite
Che passavano 
tra tempi
Ed amori diversi
E false figure 
Immerse tra fiori 
Generate 
Dalla sovrapposizione della luce
Che colpiva
Calda
O fredda
Il luogo dell'amore recente
E timido
Nascosto da una colonna di legno
Forse finto
Forse vero
Che impediva a quest'ultimo
Di guardare in faccia l'amore maturo che si esprimeva in piroette
Che prima erano state represse
 ma che ora sono osservate.
Suoni.
Rumori.
Le note del tempo
Nella solitudine
Direttamente proporzionali 
Alla densità della vita.
Aspettiamo ancora.
Il suono rimane timido
Ma un lieve desiderio 
Di quella melodia
Incitata ma mai pronunciata
Se non di rado
Rimane fisso e nascosto 
Come chi ascolta 
Tra passato e futuro
Attratto dal presente 
ma sempre lontano da esso
Seduto
Accanto a me.
Aspettiamo ancora.
Echeggiano le nostre risate
Con un eco impercettibile 
Non del suono 
Ma del tempo
E sempre lì 
Rimarranno
Nel ricordo
Fuori luogo
Di una vacanza
Lì dietro un vetro 
Che sempre 
Ci aveva permesso di osservare
Ma mai di vivere.
Quella volta 
Però
Il vetro era dietro
E noi eravamo lì
A viaggiare nel tempo
E nello spazio 
Ferme
Mentre tutto altrove scorre.
Non arriva ancora nessuno.
È finito il tempo
Senza mai iniziare
È giunto tutto
Ma non era mai arrivato nessuno
Andiamo via
Rimaniamo lì
Per sempre
Ad ascoltare.


  
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