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Autore: Verde Pistacchio    31/05/2016    3 recensioni
Una mano ruvida le stava accarezzando l’incavo del collo e quella pelle che una volta era rosea e delicata adesso era circondata da graffi, cicatrici. La mano continuò il suo percorso fermandosi alla spalla, sollevando parte del tessuto che la sua vittima indossava, per quello che ne era rimasto, così il pollice ruvido della mano destra descriveva piccoli cerchi che man mano si ingrandivano sulla spalla e lui sorrise fiero e contento di come era iniziata questa storia. Per il meglio, proprio per il meglio.
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Dedicato a Danya, Mewleemy e Glaucopide, senza le quali questo capitolo non ci sarebbe

 

 

La scrivania era tappezzata di fogli, appunti sparsi un po' ovunque, schizzi e disegni approssimativi. La lampada, relegata in un angolo del tavolo, era già spenta per lasciare spazio alla più potente luce del lampadario appeso al soffitto. l'aria chiusa della stanza cominciava ad essere opprimente e fastidiosa. Il sole era tramontato e l'unica luce naturale era quella della luna, se non fosse per i lampioni e le luci artificiali della città di Tokyo che si animava la notte lasciando campo libero alle stravaganti e ribelle creature notturne, così libere nei loro divertimenti da scordare che la paura e la morte li aspettavano dietro l'angolo.

Quella notte di gennaio era identica a molte altre che si susseguirono prima di questa ed anche a quelle future. Eppure c'era qualcosa di diverso: mancava una persona fra i sette miliardi di persone dell'intero pianeta Terra.
«Continua a sfuggirmi qualcosa, ma non capisco cosa sia.» il biondo si stirò sulla poltrona, aveva i muscoli intorpiditi. Keichiiro sospirò in risposta e Zakuro asserì con la testa.
«Non hai l'impressione che dietro a tutto questo ci sia qualcosa di… "oscuro"?»
«Allora non sono l'unico ad aver avuto questa sensazione.»
Zakuro ascoltava i due uomini mentre sorseggiava con calma una tazza di caffè, la quale si sarebbe aggiunta alle tante che già occupavano il piano cottura del cucinino. Il suo atteggiamento fermo e imperturbabile denotava, paradossalmente, una tensione nascente nel suo animo e di certo ciò non era dovuto a tutta la caffeina in circolo nel suo sangue.
«Piuttosto sarebbe meglio pensare agli alieni.» li interruppe.
«In fondo loro sono i nostri nemici e chi ci dice che non siano coinvolti nella scomparsa di Ichigo? Dubito che ci siano loro dietro, ma è un'ipotesi da tenere in considerazione.» Ryou la guardò, aveva perfettamente ragione come sempre. In fondo il loro compito era quello. Erano state scelte proprio per quel motivo. Le parole della ragazza erano per lui come scogli per un naufrago, a cui aggrapparsi con disperazione per salvare la propria vita. Aveva bisogno di mantenere la mente lucida perché stava per impazzire e chissà come ma Zakuro sapeva sempre cosa dire, perché in fondo “Io do solo voce ai tuoi pensieri” come gli disse una volta. Ecco perché il progetto aveva bisogno di ogni singolo membro, Zakuro diceva chiaro e tondo quello che era fondamentale e che magari qualcuno avrebbe taciuto. Quegli occhi dal colore blu, quasi indaco, sembravano penetrargli l'anima. Aveva notato l'affinità che c'era fra loro e in momenti come questo la sua presenza lo manteneva saldo alla ragione e non cadere vittima della pazzia. Perché in periodi simili lui rischiava di ammattire completamente. Keichiiro raccogliendo le tazze di caffè e i piatti li lasciò soli, con il rumore delle stoviglie come sottofondo.
«Credo tu abbia bisogno di una pausa.» gli suggerì la modella ma il biondo negò categoricamente con uno sguardo.
«Non posso proprio.»
«Si invece. Sei l’ideatore del µ-project, sei una delle nostre guide insieme a Kei. Hai il questo importante compito e non puoi svolgerlo se non mantieni intatta la tua mente.»
«In questo momento è tutto molto confuso. Siamo deboli senza Ichigo e bisogna rivedere le nostre priorità…»
Zakuro prese la giacca e la borsa, «Ci vediamo domani al bar di fronte la stazione Ryou. Se non ti farai vedere ti verrò a cercare.» quel tono duro non ammetteva replica.
Che carattere, pensò Ryou mentre sul suo volto nasceva un sorriso spontaneo.
 

***

 

Le sue dita si muovevano velocemente sulla tastiera. Inseriva dati, informazioni circa i chimeri usati di recente, statistiche e video informativi. Quelle cinque ragazze li avevano sconfitti per l’ennesima volta e questo proprio non gli andava giù. Deep Blue li aveva chiamati per sostituire Kisshu e porre fine ai suoi tentativi fallimentari, ma guardando il loro operato non sembrava che l’esito fosse diverso, non avevano fatto nessun passo avanti. Immaginava che il loro capo avrebbe preso dei provvedimenti al riguardo e l’idea non gli piaceva.

«Ehi Pai mi ascolti?» la voce insistente di Taruto lo attirò.
«Cosa c’è?» rispose in maniera più burbera del solito e il piccolo capì che era di pessimo umore. Non sapeva cosa dirgli. Forse si sbagliava e tutto ciò era solo frutta della sua fantasia. Erano solo impressioni. Ma il silenzio di Kisshu e le sempre più frequenti apparizioni di Deep Blue gli piantavano dei dubbi in testa. Come se non bastasse anche lui cominciava a sentire su di sé la frustrazione delle tante sconfitte accumulate fino ad ora.
Adesso riesco a capire come si sentiva Kisshu, rifletté con un pizzico di amarezza. Anche lui aveva provato la stessa sensazione di impotenza? Per quanto i chimeri fossero potenti, per quanto cercassero di dividere e indebolire il gruppo delle mew mew c’era sempre qualcosa che andava storto. Qualcosa che capovolgeva l’esito del piano a vantaggio delle nemiche. A volte si avvicinavano tanto così alla vittoria che Taruto si lasciava dominare dall’entusiasmo prima ancora della fine e cosa accadeva? La vittoria fuggiva via, come spaventata dalla loro presenza lasciandoli con un pugno di mosche.

Taruto poteva percepire la medesima frustrazione nei gesti del fratello, le sue dita si muovevano frenetiche.
«Forse dovremmo approfittare della sua assenza.» gli suggerì con voce esitante. Pai lo guardò, «A cosa ti riferisci?» anche se dava l’impressione di essere completamente indifferente alla sua presenza, il minore sapeva che lo avrebbe ascoltato.
«Mi riferisco all’assenza della vecchiaccia.»
«Si ho notato la sua recente assenza. Questo spiega il comportamento strano delle mew mew.»
Hanno vinto quelle battaglie solo per pura fortuna, rifletté Pai, ma presto cambieranno molte cose.
«Piuttosto ho l’impressione Deep Blue si farà sentire presto. Non mi sembra molto soddisfatto di noi…»
«Vacci piano con le lamentele, ti ricordo che stai parlando di Deep Blue. Noi siamo al suo servizio, è il nostro capo.»
E riporterà a casa il nostro popolo, avrebbe voluto continuare ma rinunciò.
«Ad ogni modo hai ragione. Dobbiamo elaborare alla svelta un piano efficace e sfruttare questo svantaggio. Noi non sappiamo cosa sia successo ad Ichigo, però possiamo farlo credere a quelle umane… » Taruto a quelle parole lo guardò incuriosito, «Cosa vorresti dire? Haid etto tu stesso che non sappiamo cosa le sia successo!»
Pai sospirò, a volte Taruto era proprio ingenuo e spesso anche tardo…
«Vero, questo però non significa che non possiamo bluffare. Le manipoleremo a nostro piacimento… e immagino tu sappia con chi dobbiamo parlare al riguardo.»
«Già, Kisshu sicuramente sa qualcosa. Hai idea di dove sia finito?»
«Si credo di sì.» e con queste parole riprese il suo lavoro voltando le spalle al fratello.
Come vorrei lasciar fuori da questa storia Kisshu…

 

***
 

 

«Allora tu cosa prendi?»

Il bar in questione era affollato. Forse scegliere quello vicino alla stazione non era stata un scelta saggia. Però, paradossalmente, erano più liberi di parlare in un ambiente caotico come quello che in un altro ben più silenzioso.
«Un caffè.» a quelle parole Zakuro lo guardò con un sopraciglio alzato, come per dire Sicuro di voler bere un caffè? Il rumore delle chiacchiere dei clienti, quello dei piattini, dei cucchiaini e delle tazze che venivano servite e pulite era quasi assordante. In un certo senso però aiutava la loro concentrazione.

«D’accordo. Prendo un cappuccino.» era l’unico compromesso a cui poteva arrivare tra la sua voglia di caffeina, che cominciava a scarseggiare nelle sue vene, ed ammansire un’eventuale Fujiwara di mal umore. Il cameriere finalmente si allontanò con le loro ordinazioni e Ryou disse: «Immagino tu ti stia chiedendo come ho intenzione di agire adesso…». La sua interlocutrice lo guardò dritto negli occhi senza un’espressione ben definita. Dio era un enigma quella ragazza, eppure sentiva una sorta di affinità tra di loro.
«Presumo che le priorità siano due: ritrovare Ichigo e sconfiggere la minaccia aliena.»
«Esattamente. In pratica lavorare su due fronti.» e che Dio ce la mando buona, avrebbe volto dire.
«È il caso di spiegare tutto alle ragazze.»
«Anche perché credo sia il momento di chiamare gli specialisti.»
C’era una cosa però che le tormentava la mente, un tarlo che non voleva abbandonarla. E se Ichigo fosse già morta? Pensò, non avendo però il coraggio di farlo presente a Ryou.

 

***

 

Si rigirava il ciuffo d’erba tra le dita. Non voleva guardare, non voleva più guardarli.
Da quando era giunta lì non aveva fatto altro che osservarli. Adesso era stufa. Stanca e delusa, ecco come si sentiva.
«Secondo me sbagli. Dovresti proprio dare un’occhiata. Non tutto è marcio come credi tu. Ogni tanto capita di assistere a qualche spettacolino divertente. Ah ah ah ah.»
Ah quella risata! Com’era fastidiosa. Sapeva benissimo che lui la stava solo prendendo in giro in modo innocente.
«So perfettamente cosa mi so perdendo. Ti ricordo che io sono qui da molto più tempo di te!» gli sorrise con quell’aria da prima donna. Da parte sua egli si difese con qualche smorfia e uno Tsè appena udibile. Le dava le spalle e non poteva vederlo. Meglio così. In momenti come questi non voleva dare inizio ad un litigio, anche se dall’aria scherzosa. Lei era una sua amica e sapeva che i momenti per divertirsi erano già trascorsi. Tornò serio «Davvero, dovresti guardare…» lasciò la frase in sospeso, ma per tutta risposta la ragazza sbuffò.
«Non ne ho bisogno. So già come vanno gli eventi laggiù.»
Ormai ci sono abituata, pensò con una punta di rammarico nella voce. «E ti prego non iniziare con una delle tue speculazioni pseudofilosofiche sul bene e male del mondo.»
«Mi riferisco a qualcosa di diverso.» questo sembrava avesse attirato finalmente l’attenzione della sua interlocutrice. Come se quelle parole nascondessero un messaggio chiaro solo a lei. Si avvicinò a lui e guardò cosa accadeva attraverso la finestra sul mondo. Essa si apriva e si chiudeva a loro piacimento, con un semplice atto di volontà, senza nessuna formula. In fondo quel nuovo mondo in cui si trovavano, dove non scorreva il tempo, era manipolabile secondo i loro desideri. Il problema di quel canale di visione è che non era possibile controllare lo scorrere del tempo. Ciò che terminava nel mondo dei mortali e sfuggiva alla loro visione non era più recuperabile. Come uno spettatore che arriva al cinema a metà visione di un film. Era proprio questo che gli occhi della ragazza osservavano e non riusciva a capire.
«Che significa tutto ciò?»
«Una ragazza giapponese è sparita un paio di mesi fa.»
E con questo? Non è il primo caso. Ormai sapeva che gli uomini compivano tutti i tipi di reati possibili e inimmaginabili . rubavano, tradivano, torturavano e soprattutto uccidevano. Che cosa c’era di diverso adesso?
Lui aveva trascorso le giornate precedenti davanti alla finestra, ma la sua amica no.
«Si tratta di una di quelle cinque ragazze, che si fanno chiamare Mew Mew.»
«Aspetta, stai dicendo che qualcuno ha rapito una di quelle ragazze?»
«Non qualcuno, ma Lui.»
La notizia la scioccò non poco. Quindi il progetto stava riprendendo vita!
Non è possibile… non di nuovo.
«Che facciamo ora?» si percepiva una leggera vena di preoccupazione nelle sue parole.
«Calmati, sicuramente troveremo una soluzione.» ma lui stesso ci credeva ben poco. Cosa avrebbero potuto mai fare loro due che non riuscirono a vincere la loro battaglia in vita?

 

***

Kiyo Itsuki* stava passeggiando per le vie deserte, era sopraggiunta la notte e lui si annoiava. Ormai tutto lo annoiava. Abbandonati i locali notturni, dopo due bottiglie di sakè, dopo tre partite a carte e dopo aver notato il vuoto cosmico del suo portafogli si era diretto a fare una passeggiata notturna. Un po’ perché con l’aria fresca della notte sperava di ritornare un po’ lucido e smaltire quella leggera sbronza. Di solito reggeva bene l’alcol, a differenza di suo padre. Ma la giornata appena trascorsa era stata pigra e insoddisfacente. Ecco insoddisfacente era il termine che avrebbe usato per descrivere la sua vita.

«Una vita del cazzo.» come diceva sempre lui, soprattutto in serate come questa. 
Abbandonati i vicoli deserti del centro abitati adesso la strana era completamente spianata, con qualche edificio non bene identificabile, semplicemente perché, come diceva sempre lui, «I lampioni non illuminavano un cazzo». Desiderava urlare quella parola alla luna, al cane che, non si sa dove, continuava ad abbaiare, agli edifici bui e disabitati. Prese dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di sigarette, ne accese una e la fumò con calma. Come se bastasse questo a calmare il suo stato d’animo. Continuava a pensare alla chiacchierata avuta con il caporedattore.
«Non mi importa se devi scavalcare le regole di quei pinguini imbalsami. Voglio un articolo su questo caso, nella mia scrivania entro una settimana!» gli stava urlando dalla cornetta del telefono.
«Non credo che questo sia possibile. Per quanto possa essere interessante la sparizione di un’adolescente, questa notizia è già stata sfruttata da altre testate e da gran parte dei telegiornali locali. Non sarebbe meglio concentrarci su altro?». Tutt’al più che la polizia brancolava nel buio e aveva deciso di non concedere alcuna intervista con la stampa. In poche parole aveva le mani bloccate. Il silenzio dall’altra parte del telefono sembrava minaccioso.«Signor Kiyo se non mi presenta un resoconto o almeno la bozza dell’articolo entro sette giorni può anche sgomberare la sua scrivania.» e con queste parole il suo capo aveva terminato la telefonata.
Messaggio recepito. Adesso Itsuki si trovava a un passo dalla disoccupazione, con un’emicrania da togliergli il fiato. Aveva trentacinque anni, ma addosso se ne sentiva almeno una decina in più. Viveva in un bilocale, era sotto pagato, non aveva un lavoro fisso ed era già un miracolo se riusciva a limonare due volte l’anno.

«Una vita del cazzo.» ripeté per la seconda volta. Gettò la sigaretta non ancora del tutto consumata e la spense col piede, con un movimento deciso, come se schiacciasse tutti i suoi problemi con la scarpa.
Magari fosse così semplice. Il freddo cominciava a dargli fastidio e la giacca consunta di jeans non sembrava giovargli. Pensò di tornare a casa quando, ad un certo punto, con la coda dell’occhio notò qualcosa di giallo. Distava circa sette metri ma comprese che era l’entrata di un vecchio deposito, ormai circondato dall’erba alta.

Ma certo! Questo è il luogo dov’è sparita la ragazzina! Strano che non se ne sia accorto prima. Si girò a guardare intorno ma non c’era nessuno. Scavalcò i nastri che delimitavano l’area e diete un’occhiata in giro. Utilizzò la luce del cellulare come torcia. Dovrei proprio andarmene, non sono mica un’investigatore… al diavolo ho bisogno di sapere di più!

Camminò per quel prato, l’erba alta e secca gli si attaccava ai pantaloni. Notò i cartellini numerati sparsi per l’area vicino a lui. La notte non lo aiutò a osservare meglio, tranne un oggetto. Era piccolo, se non fosse stato per il fascio di luce del suo cellulare che lo aveva illuminato per un secondo, non lo avrebbe mai visto nascosto com’era tra i rami secchi e l’erba. Si avvicinò, chinandosi per vederlo meglio: era un campanellino legato ad un nastro colorato ormai sporco di terra e, immaginò, di qualcos’ altro..

«Non posso crederci… una prova!»

 

 Note

Bene eccomi qui! Non sono morta, per (s)fortuna sono viva e vegeta. Alla fine mi son decisa ad aggiornare, non che questa data mi piaccia molto (non è bello sentirsi un anno più vecchi ç_ç), bando alle ciance però parliamo di cose più importanti! Intanto mi preme dire che questo capitolo è dedicato a tre persone (come avete letto sopra). Dico fin da subito che il capitolo non è stato riletto/corretto, quindi mi scuso in anticipo per gli eventuali errori/orrori, ma ho avuto un’avventura ben poco bella con Office… Vorrei comunque ringraziare Danya, Mewleemy e Glaucopide perché mi hanno fatto capire che a quanto pare la storia ha del potenziale, senza di loro non ci sarebbe questo aggiornamento. Sottolineo che avevo voglia di aggiornare ma vedendo il poco successo riscosso da questa ff ho abbandonato l’idea.
Che dire spero che i capitolo vi piaccia e non vi abbia deluso (non come me =_=), al più presto arriveranno altri personaggi (non troppi però XD), spero di riuscire a dare spazio soprattutto ai nostri cari personaggi di TMM ^^ mi spiace che gli aggiornamenti non siano costanti, però se mi fate vedere il vostro feedback (di cui ho un estremo bisogno!), mi darò da fare!

Quindi grazie a tutti quelli che sono arrivati sin qui, grazie a tutti quelli che seguono e commentano (GRAZIE! Perché senza di voi non potrei andare avanti!), ma soprattutto grazie a te lettore silenzioso che stai gioendo a queste parole!
Ci vediamo al prossimo capitolo!

 Verde Pistacchio

 

 

Ps vi lascio il link del mio sito dove pubblico brevi strie originali, se vi va dateci un’occhiata (a volte ne pubblico qualcuna anche qui) Mondo 2.0.


* Itsuki () è un nome maschile che in giapponese significa "Albero", mentre Kiyo dignifica "Puro". Ho deciso che, esclusi i nomi dei personaggi di TMM, i restanti verranno riportati come da tradizione (prima il cognome e poi il nome), più avanti vi spiegherò (anzi sarà lui stesso a dirlo) il motivo di questo nome ^^

 

   
 
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