Sentivate
la mia mancanza, scommetto...ebbene, l'esperta in trame
inconsistenti
e caratterizzazioni
al confine dell'IC è tornata per ammorbarvi con ciò che era partito
come un introspettivo semiserio, ma che alla fine si è scritto da sè
trasformandosi in una mezza bakata. Portate pazienza, è più forte
di me.
"Storia" senza la benchè minima pretesa, dedicata a coloro che non costituiscono il mio OTP primario ma che sono comunque i secondi in linea di successione diretta.
Mezza-bakata, parzialmente introspettiva, decisamente prolissa, sicuramente di orientamento filo-palloso xD
E' la mia prima Koji/Jun, una
Koji/Jun estremamente cazzuta frutto di tre terrificanti deliri
glicemici, ok, ma pur sempre una Koji/Jun xD
Perché
DOVEVO provare a scribacchiare di loro, se non altro per soddisfare
un mio capriccio. E mi sono pure divertita nel farlo, il che non
guasta mai^^
Amo/odio
questi due, specie Jun, con cui ho un rapporto conflittuale poiché
trovo che sia uno dei personaggi più difficili da gestire...ma che
ci posso fare se li trovo taaaanto bellini inZieme? *parte
l'urlettino da fangirl lobotomizzata – si ridà un contegno
tossicchiando*
Dicevo, sono
tremendamente opposti, ma deliziosamente affini.
Aaah, un cocktail letale *si
asciuga la bavetta*
(*__*)
Va
detto, più di così non posso fare, per cui non cazziatemi troppo
U__U
____Seize the Day [Hanami]____
≈ Unusually Mildened Nine.
Quando,
in quella mattina di metà Aprile, Kojirō
se ne era uscito con la proposta di andare al parco a contemplare i
ciliegi in fiore dopo gli allenamenti, a Jun era quasi caduta la
mascella per lo stupore. L'aveva fissato con gli occhi strabuzzati,
semi incredulo, chiedendosi se non fosse stato posseduto da una
qualche misteriosa entità benevola, perché stentava a credere che
colui che si trovava di fronte fosse proprio l'autentico Kojirō
ruspante di sempre.
-Mbé,
che ho detto? Ti sembra così assurdo che io ti chieda una cosa come
questa?- Aveva esclamato lui con una punta di stizza, notando la sua
espressione allucinata. Jun ci aveva messo due secondi a recuperare
il proprio self-control
e gli aveva risposto senza scomporsi minimamente, allacciandosi una
scarpa.
-Francamente,
Hyūga...sì,
mi sembra davvero inconcepibile che simili parole possano uscire
dalla tua bocca. Non mi sembri esattamente il tipo di persona dedita
a trastullarsi con pratiche del genere.
Naturalmente
non si sbagliava, e non poteva certo biasimarlo per la reazione
sbigottita che aveva manifestato, perché ci sarebbe arrivato anche
l'ultimo dei fessi che, in fin dei conti, di andare a fare hanami
gliene
potesse fregare ben poco.
Complice
anche la sua rinomata scarsa pazienza, per lui quell'usanza era più
che altro una scocciatura, e non vi aveva mai prestato molta
attenzione, prendendovi parte solo se costretto dalle circostanze.
Non che lo spettacolo offerto dalla fioritura dei ciliegi lo
inorridisse, tutt'altro; però quella mite attività non gli si
addiceva per niente, senza contare poi che aveva sempre troppo da
fare per permettersi di gettare via del tempo prezioso perdendosi ad
osservare qualche fiorellino. Cosa, questa, a cui poteva concedere
giusto una manciata di minuti, non certo i pomeriggi interi che
solevano sprecare amici e conoscenti.
Gliel'aveva
proposto unicamente perché sapeva che a lui piaceva, dannazione. Che
razza di ingrato.
-Se
ti dà tanto da fare fa lo stesso- Ringhiò risentito dandogli le
spalle mentre, con gesti nevrastenici, armeggiava con il contenuto
della propria sacca, sfogando l'acredine sui suoi poveri indumenti
inermi. -Penso che sopravviverò, fai come ti pare.
Jun
sospirò, mentre le labbra iniziavano ad incresparglisi in un mezzo
sorriso. Dedicarsi a quel bucolico passatempo primaverile aveva il
potere di rilassarlo come poco altro, ragion per cui lo apprezzava da
sempre. Non poteva che essere contento di quell'idea, ma che gli
arrivasse proprio da lui...
-Va
bene, Hyūga,
andiamo a vedere i fiori.
-Non
farmele girare, Misugi. Se devi venire per farmi un favore puoi anche
evitare, sai che mi frega.
-Lo
faccio volentieri, sul serio. Mi hai solo spiazzato un attimo, tutto
qui.
Kojirō,
piuttosto adirato anche dal fatto di essere già al terzo tentativo
di arrotolare le maniche della maglietta -le quali sembravano proprio
non voler obbedire-, si interruppe per voltarsi a guardarlo, con le
sopracciglia aggrottate e gli occhi a mezz'asta.
Figurarsi,
era lui che lo spiazzava, altroché. Specialmente quando ponderava le
risposte con quella calma di cui la sua indole impulsiva era
totalmente sprovvista.
Erano
troppo, troppo diversi. E forse proprio per questo non poteva
impedirsi di ammirarlo.
Lo
urtava alquanto ammettere di provare quella stima nei suoi confronti,
perché Jun era l'unico in grado di metterlo in difficoltà sia in
campo sia fuori. Oltretutto, quello che lo lasciava maggiormente
basito era che sembrava riuscirci inconsapevolmente, come se gli
risultasse innato, la cosa più semplice del mondo.
Si
trattava davvero soltanto di stima, poi? Era questo l'inquietante
interrogativo che si poneva da un bel po' di tempo, decisamente una
fonte non indifferente di preoccupazione.
Ma
forse aveva trovato la risposta, dopo tante elucubrazioni.
E,
nella fattispecie, a quel punto ciò di cui aveva bisogno era una
conferma.
Richiuse
la zip del borsone con un movimento secco e lo ammonì con il
consueto piglio da pitbull, digrignando i denti: -Non provare a farti
strane idee.
-E
chi se le fa.
Lo
guardò in tralice e vide che se la stava ghignando sotto i baffi.
-Fai
poco il furbo, sai. Non mi sono ancora rammollito a tal punto, non è
che mi diverta chissà quanto a starmene a fissare due fiori, io-
Gli sibilò, sottolineando quell' “io” con particolare enfasi ed
affrettandosi poi ad aggiungere -E' che non avevo niente di meglio da
fare, oggi.
Jun
replicò assai placidamente, per nulla infastidito dalla sua sottile
allusione.
-Mi
stai forse dando del rammollito? Se è così, mi stupisco del fatto
che tu sia in grado di insultare qualcuno in modo velato, visto che
sei solito mangiare la faccia alla gente. Sarebbe un bel progresso,
ma è più probabile che abbia frainteso le tue parole.
Di
nuovo. Ennesimo esempio di come riuscisse a rimetterlo al proprio
posto senza il benché minimo sforzo.
Non
c'era niente da fare, alle volte lo trovava piuttosto irritante.
Era
sempre così maledettamente sicuro di sé. Non che lui fosse da meno,
anzi, ma quando era in sua compagnia non riusciva a far emergere più
di tanto il proprio temperamento riottoso, e ciò era davvero strano.
Il
suo caratteraccio lo portava spesso a prevaricare il prossimo senza
troppe remore, ma con Jun era sempre stato diverso. Trovava davvero
impegnativo imporsi quando aveva a che fare con lui.
E,
in fondo, non gli interessava più di tanto stabilire chi tra loro
due fosse il più forte. Questo, forse, lo turbava anche più di
tutto il resto.
-Ti
ho già avvertito una volta, vedi di non farmi incazzare, che oggi
non è proprio giornata. E datti una mossa, altrimenti potrei
ripensarci.
-Perché,
esiste un giorno che per te sia giornata?
Fammelo sapere, che me lo segno sul calendario- Ridacchiò Jun di
rimando, scuotendo la testa. Era inutile, volente o nolente Kojirō
cadeva sempre nelle sue provocazioni.
Così
come era a conoscenza della sua propensione a menar le mani, era
consapevole anche del fatto che su di lui non avrebbe mai osato
alzare un dito, e alle volte gli piaceva approfittarsi di quella
condizione privilegiata. Tanto sapeva quando fermarsi prima che fosse
troppo tardi.
E
in quel caso, continuando su quella falsariga, avrebbe ottenuto
soltanto di farsi piantare in asso, per cui decise che fosse giunta
l'ora di smetterla.
Caricandosi
il borsone in spalla, scoccò un'occhiata vagamente divertita alla
sua faccia incazzosa ed esclamò:
-Ho
finito, possiamo andare. E stai attento, che ti scoppia una vena.
≈ No
More Words, Merely Touch.
Un
refolo di vento tiepido fece volteggiare nell'aria tanti piccoli
fiori rosa.
Kojirō,
suo malgrado, rimase incantato ad osservare il tripudio di petali
danzanti turbinare attorno a Jun che, con i capelli scarmigliati da
quella brezza leggera e qualche raggio di sole che lo illuminava
filtrando dai rami del ciliegio, appariva ancora più bello del
solito.
Non
riusciva a concentrarsi minimamente su quello che l'altro stava
dicendo -difatti non avrebbe saputo dire neanche su quale argomento
stesse vertendo la conversazione-, e per di più doveva aver assunto
un'espressione particolarmente beota, perché ad un certo punto lo
udì esclamare:
-Ho
forse qualcosa sulla faccia?
-Sì,
due belle occhiaie- Replicò prontamente, salvandosi in extremis.
-Non hai dormito, stanotte?
Nel
corso di quella rapita contemplazione (bé, dopotutto stava davvero
facendo hanami,
a modo suo) non aveva potuto fare a meno di notare i cerchi bluastri
che gli solcavano il viso perfetto, e la sua esclamazione, che lo
aveva riportato bruscamente alla realtà, aveva solo accelerato i
tempi per una domanda che di lì a poco gli avrebbe posto a
prescindere.
Come
al solito, non poteva fare a meno di dimostrarsi piuttosto apprensivo
circa la sua salute, doveva essere un retaggio di quel ruolo di
fratello maggiore che era abituato a ricoprire da una vita.
O
magari anche no. Forse gli interessava soltanto perché si trattava
di lui.
-Non
mi sembri nella posizione giusta per permetterti di sollevare delle
critiche- Gli rispose, con uno di quei sorrisetti scaltri che tanto
lo intrigavano, mentre soffiava via una ciocca di capelli che a causa
del vento gli era ricaduta sugli occhi -...tu non stai certo messo
meglio di me.
Non
c'era niente di più vero, pure la sua faccia aveva conosciuto giorni
migliori.
Il
motivo per cui faticava a prendere sonno ce l'aveva giusto davanti al
naso, peccato ignorasse che lo stesso discorso valesse anche per lui.
-Dobbiamo
parlare per forza di calcio?- Sbottò Kojirō,
interrompendo bruscamente la discussione, o meglio il monologo, che
Jun aveva intavolato. Era finalmente riuscito a cogliere il senso
delle sue parole, appellandosi agli ultimi residui delle proprie
capacità di concentrazione, ed almeno per quel giorno non avrebbe
voluto sentir nominare Tsubasa, la formazione, le partite e gli allenamenti.
-Toh,
pensavo che questo fosse l'ultimo argomento che potesse annoiarti-
Replicò pacatamente l'altro, poi aggiunse, alzando le mani in segno
di resa: -Allora prego, a te l'onore di scegliere un nuovo tema di
cui trattare.
Kojirō
corrugò la fronte e contorse la bocca in una smorfia, schioccando la
lingua.
-Ma
niente, Misugi, non ho voglia di conversare.- Il tono del suo
grugnito non lasciava spazio a repliche e, detto questo, incrociò le
braccia con fare solenne, appoggiandosi con la schiena al tronco
dell'albero sotto cui si erano seduti.
Dovevano
parlare di qualcosa ad ogni costo? Non era in vena per dare bella
mostra della sua ars
oratoria,
che anche in condizioni normali non avrebbe comunque potuto competere
con quella di Jun, soprattutto dal punto di vista sintattico e
lessicale. Ciò che avrebbe desiderato realmente in quel primo
pomeriggio assolato sarebbe stato soltanto il restarsene in silenzio
a rimuginare, accarezzati dalla gentile brezza primaverile, all'ombra
di un ciliegio ed immersi nella quiete del parco, mentre aspettava il
momento propizio per attuare ciò che aveva in mente fin dal
principio. Perché, aveva deciso, quel giorno si giocava il tutto e
per tutto: doveva
dirglielo, e doveva essere speciale. Ed inoltre, secondo la
strategia elaborata, avrebbe preso due piccioni con una fava.
Di
fronte alla sua esclamazione Jun fece spallucce e, coprendosi uno
sbadiglio con la mano, si stiracchiò e si distese sull'erba. Era
inutile impuntarsi dopo quanto aveva decretato, e poi era un po'
stufo di ciarlare a vanvera, poiché si era accorto che le sue
chiacchiere non fossero molto considerate.
Da
quando erano arrivati, mezz'ora prima, sembrava perso nel suo mondo.
Lui naturalmente le antenne le aveva drizzate già da un bel po', il
suo sesto senso difficilmente sbagliava: era lampante che ci fosse
qualcosa sotto, ma di certo non avrebbe fatto il primo passo. Era
curioso di vedere cosa si sarebbe inventato.
Perché
Kojirō
Hyūga
non era proprio il tipo da fare dichiarazioni in vecchio stile, e lui
non era così cretino da aspettarselo. Soprattutto dato che non si
erano mai detti nulla esplicitamente, almeno non ancora. Aveva pochi
dubbi solo sul fatto che esistesse fra di loro una specie di
attrazione reciproca, di che natura però rimaneva un mistero.
Sul
piano prettamente fisico? Caratteriale? O magari entrambe le cose?
Fisicamente,
gli era tutt'altro che indifferente.
Caratterialmente,
poi, non potevano essere più agli antipodi.
Ed
era proprio questo che lo affascinava più di ogni altra cosa, perché
aveva tutto quello che a lui mancava. Quante volte si era ritrovato
ad invidiare la sua forza, la sua vitalità, il suo buttarsi a testa
bassa nelle cose, il suo non affrontare i problemi bensì aggredirli?
Non avrebbe mai potuto essere come lui, essendo animato da una
razionalità che trovava quasi pesante,
alle volte.
Kojirō
trasalì impercettibilmente quando, con la massima disinvoltura, Jun
gli appoggiò il capo sulle ginocchia.
Fosse
stata la testa di chiunque altro probabilmente l'avrebbe calciata via
con un Raiju
Shot,
ma si trattava della sua.
E tanto bastava a sedargli ogni inclinazione omicida, che fosse
maledetto l'ascendente disturbante che esercitava su di lui.
-Mh...sono
così stanco- Rantolò quello farsesco, in stile esalazione
dell'ultimo respiro -...e tu sei talmente comodo, fammi restare.
-Non
attacca, Misugi- Sibilò fra i denti, ghignando appena -Dovresti
cambiare repertorio, ormai non ci casca più nessuno. E poi io non
sono il tuo cuscino, ricordatelo.
Jun
chiuse gli occhi e lo ignorò con la consueta eleganza, annuendo
distrattamente alle sue parole.
Ma
a chi voleva darla a bere. Nonostante il suo monito pronunciato in
tono lievemente caustico, in realtà quel contatto non gli dispiaceva
affatto, al contrario.
Perciò,
abituato a seguire l'istinto com'era, quasi non si accorse di aver
obbedito all'impulso di insinuargli le dita fra i capelli soffici,
indugiandovi a lungo, per poi proseguire andando a delineare i
contorni del viso, sfiorandogli le labbra morbide e soffermandosi sul
suo collo che, in quel frangente, non avrebbe desiderato altro che
baciare e mordere.
Ma
la cosa davvero bislacca era che Jun non si fosse ritratto, scioccato
da quelle carezze.
Anzi,
gli era parso che si stesse perfino rilassando
sotto il suo tocco e lui, come se fosse attirato da una forza
magnetica, si chinò sul suo viso.
Era
tempo di risfoderare quella determinazione da carro armato che lo
contraddistingueva: se era una conferma ciò che voleva, non doveva
fare altro che prendersela.
≈ Know
How To Say.
Basta.
Kojirō
non ne poteva più, era stanco di tutto quel rosa, stanco di quella
pace, stanco soprattutto di doversi trattenere perché si trovavano
in un luogo pubblico. Poco frequentato a quell'ora, d'accordo, ma pur
sempre un luogo pubblico, e lui non propendeva esattamente per i
sottili approcci metaforici. Anzi, per avere quella parte di cervello
deputata alla libido ormai in fervente attività, si era già
controllato sin troppo. Allo stesso tempo, però, non avrebbe voluto
andarsene, non senza prima aver portato a termine ciò che si era
prefissato.
E
comunque, non era poi precisamente vero che non avesse niente da
fare, quel pomeriggio.
Diede
una rapida occhiata all'orologio da polso di Jun: entro
quarantacinque minuti avrebbe dovuto presentarsi al suo part-time.
Un
po' a malincuore, esclamò:
-Senti,
io leverei le tende. In fondo siamo qui da quanto, un'ora ormai?
Decisamente troppo, per i miei gusti.
L'altro
sospirò e disse:
-Andiamo?
-Andiamo.
Ma
nessuno dei due mosse un muscolo.
-Bé?
Vogliamo andare o no?- Insistette Jun, guardandolo interrogativo.
-Aspettavo
che facessi tu la prima mossa.
-Vuoi
che facciamo come in partita, usando una monetina per decidere chi
sarà ad alzarsi per primo?
Pausa.
Sguardi che si incrociano, sorrisi negli occhi.
Avvicinarsi
quel tanto che basta per arrivare a solleticare il suo collo con la
bocca, inebriandosi del profumo della sua pelle, facendo uno sforzo
per controllare una passionalità che l'avrebbe portato a morderlo
assai poco gentilmente. E poi, finalmente, dirglielo, in un sussurro
a fior di labbra.
-Buon
compleanno.
Eccola
lì, la fase
uno
del brillante piano che aveva dubitato seriamente di riuscire a
concludere. Era quello l'obiettivo primario a cui puntava da quando
l'aveva invitato a vedere quei cavolo di ciliegi, e si era pure
impegnato parecchio, perché era stato un grande sforzo avanzargli
quella proposta senza essere colto da un attacco di orticaria
fulminante.
Per
non parlare poi di quanto fosse allergico a smancerie et
similia.
Eppure,
almeno secondo i suoi standard, ce la stava davvero mettendo tutta
per fargli trascorrere una giornata piacevole.
Soddisfatto
dell'atmosfera che si era creata, la quale andava ben oltre le sue
più rosee aspettative, fece per approfondire il bacio e magari
passare alla fase
due,
ma venne bloccato dalle parole di Jun, che furono come una doccia
fredda.
-...Non
è il mio compleanno.
Kojirō
trasecolò e lo guardò con occhi pallati.
-Ma
fammi il piacere, non era il 14?
-...Veramente
sarebbe il 23.
Al
diavolo. Era proprio negato a ricordare date e ricorrenze.
Si
maledisse fra sé e sé e si grattò la nuca, bofonchiando:
-Come
la fai lunga. Giorno più, giorno meno...
-...Sì
bé, mese più, mese meno...sono nato in Giugno.
Silenzio
agghiacciante. Fu soltanto il rovinoso crollo di tutti i castelli in
aria che si era pazientemente costruito a fare rumore.
Cristosanto,
era ovvio che il suo sorriso indecifrabile dovesse costituire un
campanello d'allarme. Ma lui no, era troppo impegnato a fare figure
di merda per accorgersene.
Tipico.
Vatti a fidare della memoria di Tsubasa, che per quelle cose stava
messo ancora peggio di lui. Incerto sull'esattezza della data, il
giorno prima, agli allenamenti, l'aveva preso da parte con l'intento
di chiedergli conferma.
-Ci
puoi scommettere che ne sono sicuro, è domani, il 14.
Parole
profetiche pronunciate come se fossero una sacrosanta verità
assoluta.
Se
solo avesse potuto legargli una pietra al collo e gettarlo giù da un
ponte l'avrebbe fatto, anche se alla fine la colpa di tutto era
esclusivamente sua. Non si curava mai di quei dettagli, ed era
inevitabile che fallisse miseramente quando, per intercessione della
Grazia Divina, decideva di cimentarsi in simili imprese
al
di fuori della sua portata.
-Come
hai fatto a sbagliarti di due mesi? Sei proprio senza speranza.
Nonostante
tutto, il suo tono era privo di quella punta di supponenza che
riesumava quando voleva iniziare una polemica. Anzi, aveva un che di
vagamente divertito.
-Concorso
di colpa. Sono stato consigliato male, mi ero rivolto a Tsubasa
perché non ero sicuro al cento per cento...- Si scrocchiò le
nocche, meditando su quale fosse la vendetta più appropriata e più
dolorosa
da riservare a quell'impiastro.
-Ah,
complimenti per la scelta della persona a cui chiedere. Giusto per
sapere, il tuo regalo per il mio pseudo-compleanno consisteva in una
giornata trascorsa al parco a fare hanami?
Cos'era,
gli sembrava poco? Lo fulminò con un'occhiata intimidatoria e
replicò, allargando le braccia:
-Certo
che sì, non ti basta essere omaggiato
della mia presenza? Lo sai quanto mi rompa a fare questa cosa
pallosa, dovresti ringraziarmi, altroché! E poi dimmi cos'altro
potevo farti, tu non hai bisogno di niente.
Per
tutta risposta, Jun gli passò una mano dietro la nuca e lo attirò a
sé.
-Di
qualcosa avrei bisogno, o meglio, di qualcuno.
Calmo,
come al solito. Calmo e intrigante. Oh sì, che lo intrigava. Non
c'era ombra di tensione nel suo tono, sembrava essere perfettamente a
suo agio.
Aveva
preventivato di prendere due piccioni con una fava, quel giorno.
Purtroppo per lui il primo piccione era ormai irrimediabilmente
emigrato, la “sorpresa”
del compleanno si era rivelata del tutto fuori luogo. Rimaneva però
il secondo da provare ad acchiappare, ovvero la parte due del suo
piano, senza dubbio la più difficile.
No,
non ce l'avrebbe mai fatta, ne aveva avuto la piena consapevolezza
giusto in quel momento, mentre si trovava a pochi centimetri dalle
sue labbra e stava esitando in cerca delle parole giuste.
Che
palle, però. Perché bisognava sempre parlare, poi? Agire
e basta gli sarebbe riuscito di gran lunga meglio.
-Misugi...
-Sì?
Era
indeciso se dirglielo dopo, lasciandosi prima andare al bacio
incandescente che aveva in mente, o se fare il contrario.
Alla
fine optò per togliersi subito il pensiero, per cui gli brancò la
camicia lanciandogli uno sguardo predatorio, esclamando:
-Non mi dispiaci.
Che
dichiarazione del cazzo, pensò, resistendo all'impulso di prendersi
a sberle da solo. Ma pazienza, quello era il suo massimo, e comunque
non gli diede il tempo né di soffermarsi troppo sulla frase né di
replicare con qualcuna delle sue battutine sagaci, perché gli saltò
addosso con un balzo degno di un coguaro.
Giusto
per mantenere fede al suo proposito di controllare gli istinti, dato
che si trovavano in un luogo pubblico.
Se
volete saperne di più sull'hanami,
cliccate qui.
Il link è in inglese, ma mi tira troppo il culo per stare a
spiegarlo con parole mie, e poi Wikipedia esiste per questo xD
Ci tengo a sottolineare che io venero tale usanza, non so cosa darei per potermi trovare in Giappone adesso T_T
Le fantasie monacali di Kojirō, appena accennate nel testo, le trovate illustrate in queste pagine del mio sito U__U
Ringrazio
sentitamente le carissime Chyko e Nene, che sopportano/supportano i miei scleri
MSNiani e si leggono le mie pallosissime ff in anteprima. Per cui se
pubblico 'sti scempi è anche colpa loro, che mi danno il nulla osta
xD
In
particolare un grazie speciale e uno smacckino a Nene per avermi aiutato a scegliere il titolo^^
E
comunque, Jun sopravviverà, alla fine? Non mi assumo responsabilità
in merito e lascio tutto all'immaginazione/interpretazione dei lettori xD