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Autore: Tairi Soraryu    02/06/2016    2 recensioni
Kagome se n'è andata, e tutti devono abituarsi alla assenza. Dopo tre anni, la brezza porta un profumo familiare: è solo un sogno o potrebbe essere la realtà?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Inuyasha e i suoi personaggi sono proprietà di Rumiko Takahashi, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: la mia intenzione era che questa fosse una oneshot piuttosto breve. È diventata qualcosa di più lungo, ma non cercate soluzioni piene, qui. Spoiler per la fine del manga.

Nota della tradutrice: non conosco il fandom, per cui se ci sono errori mandatemi per cortesia un pm per segnalarmeli. Grazie!

ABSENCE
scritto da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Uno

"Pensi che Inuyasha si senta solo?"

Era una domanda comunemente mormorata nel gruppo. Una domanda senza risposta.

Inuyasha sapeva che si preoccupavano per lui. Era il loro modo - il modo umano - di concentrare così tanta energia sul pensare ai loro compagni. E negli anni, era arrivato ad essere uno di 'loro'. Uno del gruppo.

Non gli dava fastidio. Anche se parte di lui si sarebbe sempre preparata al rifiuto che nel profondo del cuore temeva che sarebbe inevitabilmente arrivato, gradiva il conforto del sapere che loro c'erano per lui. Alla fine della giornata, mentre il sole morente gettava lunghe ombre sul piccolo villaggio, si raggruppavano intorno al fuoco nella capanna di Sango e Miroku, a cucinare il pasto serale e a prepararsi per la notte in arrivo.

E quando lui entrava, c'erano sorrisi e accoglienze calorose, abbracci entusiastici delle gemelle, e un commento furbo di Miroku o, cosa più frequente, adesso, Shippou. A volte portava qualcosa da condividere - fiori per il tavolo, o gingilli per le bambine, o pesci, o giochi presi nei boschi.

C'era tè caldo e riso bianco e compagnia nel cottage, prima che i diversi compagni andassero a dormire - Kaede e Rin nella capanna più piccola di Kaede, vicina ai terreni del santuario; Inuyasha fuori; Shippou con chiunque avesse scelto per la notte.

A volte, Inuyasha stava con Miroku e Sango, o con Kaede. Quando alle gemelle era venuta la febbre, aveva passato tutta una settimana con il monaco e la sua famiglia, a stare in piedi tutta la notte - non lo infastidiva come capitava agli umani - per cambiare le pezze umide sulle loro fronti e per offrire loro un sorso d'acqua quando si svegliavano, spaventate e petulanti.

E quando Kaede si era ammalato di tosse l'inverno passato, lasciando tutti con la paura che la vecchia miko se ne sarebbe andata una volta per tutte, aveva passato un giorno e una notte al suo fianco, curandola meglio che poteva con erbe e pozioni che lei gli insegnava a mescolare nei tè e nei brodi.

Ma quella sera, Shippou si appoggiò alla spalla di Inuyasha mentre l'hanyou si alzava per andarsene. "Non vuoi rimanere? Fa ancora freddo fuori" disse Sango mentre prendeva i piatti della cena perché Miroku li portasse fuori a lavarli nel fiume. Era bella come sempre, con gli occhi che danzavano ora che suo fratello era al sicuro lontano dalle grinfie di Naraku, e stava guarendo. Si era addolcita con la maternità, era fiorita nell'amore della sua famiglia. Non era più la rigida e severa taijiya dei loro giorni di viaggio.

La risposta di Inuyasha era prevedibile, ma anche lui addolcì le parole con un sorriso sghembo. "Keh. Sei tale e quale a Kagome."

Gli sfuggì senza intenzione, e per un momento il cuore gli si torse dolorosamente nel petto. Il silenzio era vuoto, e riuscì a costringere a riportarsi un sorriso, forzato, sul volto. "Sempre a preoccuparvi di me. Non sono debole come voi umani."

"Deboli umani! Deboli umani!" Le gemelle, Mieko e Kimiko, ridacchiarono felici. Probabilmente non capivano il significato delle parole, prese com'erano dal ripetere senza pensarci qualsiasi cosa dicesse Inuyasha. Aveva dovuto imparare a stare più attento a cosa si lasciava uscire dalla bocca quando loro erano a portata d'orecchi.

L'occhiata che gli lasciò Sango accennava al suo fallimento nello stare abbastanza attento questa volta, e Inuyasha abbassò leggermente le orecchie a mo' di scusa. Si chinò per prendere le bambine in braccio, facendole urtare chiassosamente mentre loro ridevano e strillavano di gioia. "Zio Inuyasha!"

Zio Inuyasha. Quel titolo gli faceva ancora correre dentro lampi gemelli di gioia e paura. Il nome accennava a una vicinanza, una permanenza, una responsabilità persino adesso, due anni dopo la partenza di Kagome, che non era sicuro di volere. Di essere pronto per questo.

"Gli umani non sono deboli. Voi siete umane, e siete carine!"

"Carine! Carine!"

Il sorriso di Miroku era caldo e pieno mentre si alzava per riprendersi le sue figlie. Sollevò un sopracciglio rivolto a Inuyasha mentre l'hanyou si alzava per andarsene. "Attento, Inuyasha. Finirai per essere un vecchio sdolcinato prima di accorgertene."

"Keh. Stupido monaco."

"Monaco! Monaco!"

Con una smorfia, Inuyasha corse prima di essere richiamato anche su questo.

Shippou, appollaiato sulla testa di Inuyasha dove era stato al sicuro dalle mani e dalla curiosità infinita delle gemelle sulla sua coda, scese di nuovo sulla spalla di Inuyasha mentre si facevano strada oltre i confini del villaggio verso la foresta buia. L'aria della sera era profonda e ferma, e il cielo là sopra era una distesa infinita di velluto punteggiato dal luccichio di diamante delle stelle. La luna era calante; ancora qualche notte e sarebbe svanita nel nulla, come faceva ogni mese.

"Vai al pozzo?"

Inuyasha grugnì, ma incrociò le braccia sul petto contro il leggero freddo della brezza. "Sai già la riposta, quindi perché chiedere?"

Shippou scrollò le spalle, un movimento piccolo, indifferente. "Pensi che funzionerà mai?"

"Non lo saprò mai se non ci provo." Si sentiva la gola stretta, gli faceva male il petto. Gli faceva male tutto. Faceva male provare, faceva male sperare. Faceva male sapere che la scelta che aveva fatto due anni prima era quella giusta. Aveva finalmente fatto qualcosa di giusto, ma faceva ancora male. Anche se faceva male, E faceva così male che a volte sembrava che qualcuno fosse arrivato dritto nel suo petto a strappargli il cuore e strizzarlo fino a quando non poteva immettere aria nei polmoni per lenire il bruciore, non poteva rimpiangerlo.

Kagome era felice, dovunque fosse, ed era abbastanza. Andava abbastanza bene.

"Cosa faresti se funzionasse?"

Inuyasha si trascinò fuori dai suoi pensieri per posarsi la kitsune sulla spalla, uno sguardo duro negli occhi scuri color ambra. "Cosa?"

Shippou ripeté la domanda. "Cosa faresti se potessi rivederla?"

Le direI che ho bisogno di lei e non la lascerei mai andare. La afferrerei e la stringerei per sempre. Io... Io...

Avrebbe fatto la stessa dannata cosa che aveva fatto prima, e lo sapeva. Era stata una sua decisione, e l'aveva presa quando aveva lasciato che il pozzo lo risucchiasse indietro quell'ultima volta senza nemmeno una protesta. Un addio finale. Tutto quello che c'era era il trascinarsi del corpo e dell'anima, il lampo accecante di luce, e l'espressione di negazione spaventata sul viso di Kagome, mentre spariva un'ultima volta dal suo mondo.

"Niente." Inuyasha sospirò, piegò la testa per guardare le stelle attraverso i rami bordati di notte. Troppo presto, ancora troppo freddo perché gli alberi mettessero le foglie, verdi e rigogliose, anticipando i caldi mesi estivi. Aveva ammesso la sconfitta, il fallimento, molto prima. "È al sicuro, e ha la sua famiglia, e i suoi amici, e la sua vita là."

Il viso di Shippou era testardo come sempre. "Sarebbe al sicuro anche qui, o avresti smesso di proteggerla? Siamo suoi amici, siamo praticamente la sua famiglia. Aveva una vita qui, con noi." Conosceva Inuyasha, e anche se non l'avrebbe ammesso lui stesso, si incolpava in larga parte per la scomparsa definitiva di Kagome. Shippou aveva sempre saputo che Inuyasha si incolpava sempre quando Kagome attraversava il pozzo verso 'quell'altro tempo' dopo i loro litigi meschini.

Era ben passato il momento di smettere di incolparlo. Ma questo non significava che doveva piacergli.

Inuyasha era stanco di difendere Kagome in sua assenza. In un certo senso, sembrava sempre che stesse difendendo se stesso. Piegando le spalle, ignorando lo strillo di protesta di Shippou dato che il movimento aveva sbilanciato il kitsune, Inuyasha borbottò: "topaccio irritante. Quando riparti per il campo d'addestramento?".

Shippou ridacchiò e basta. Il suono svanì mentre entravano della radura dove si trovava al pozzo, al centro della collinetta erbosa. Viti crescevano intorno al bordo inutilizzato, ora dormienti per l'inverno, ma pronte ad esplodere presto in un groviglio di fogliame. Testamento dello stato di disuso del pozzo.

Con uno sguardo al viso di Inuyasha, Shippou saltò giù dalla sua spalla senza una parola e indietreggiò, nel margine della foresta. Guardò con la familiare fitta di colpa Inuyasha che, da solo, si avvicinava al pozzo abbandonato. Si sentiva sempre come se si stesse intromettendo in qualcosa di intensamente privato, quando accompagnava Inuyasha in queste visite. Come se fosse al corrente di qualcosa che nessun altro avrebbe dovuto conoscere, qualcosa di così speciale che faceva male guardare. Qualcosa che avrebbe dovuto essere solo di Inuyasha e Kagome.

Inuyasha si fermò al bordo del pozzo, guardò giù nelle sue profondità vuote e in ombra. Nella luce fioca della luna, nonostante la vista affinata, poteva a malapena scorgere il fondo duro e sporco. Vuoto di ossa, adesso, come era stato per anni - qualsiasi youkai ucciso nella zona era stato frugato da Sango, ossa e pelle inviate a Toutousai per usarle per armare Kohaku nei suoi viaggi - non era altro che un monumento vuoto.

Vuoto, buio. Come il suo cuore.

Inuyasha non aveva bisogno di guardarsi alle spalle per sapere che Shippou era seduto nell'ombra, a guardarlo con qualcosa sul viso, qualcosa come paura e colpa e interesse. Il piccolo kitsune era l'unico a sapere delle sue frequenti visite a quel posto, e i suoi sempre più inutili tentativi di attraversare il pozzo.

Mise entrambe le mani sul bordo del pozzo, con le dita che stringevano forte il legno secco. Per favore. Non sapeva chi pensava di implorare, ma i suoi occhi si allontanarono dal buio e si concentrarono sulla forma torreggiante del Goshinboku là davanti. Per favore. Per favore, lasciami...

Strinse brevemente le dita, e prima di poter finire il pensiero, saltò oltre il bordo.

Il fondo del pozzo era ammuffito. Il terreno era gelido contro i suoi piedi nudi, indurito da troppi atterraggi bruschi e dagli anni di uso per sistemare i resti degli youkai. Le mura si allungavano in alto intorno a lui e, piegando la testa, Inuyasha alzò lo sguardo non sulla struttura in legno che sovrastava il pozzo, ma sul cielo.

Non era sorpreso. Gli sarebbe piaciuto dire anche di non essere deluso, ma non poté ignorare il modo in cui gli si strinse il cuore. Premette una mano contro un lato del pozzo, recuperando l'equilibrio, mentre chinava la testa e lottava contro le lacrime calde nei suoi occhi. Non aveva pensato, non si era permesso di pensare davvero, che avrebbe potuto farcela... no? Non aveva pensato che questa volta sarebbe stata diversa dalle centinaia di volte in cui ci aveva provato da quando lei se n'era andata, no?

Ma era la stessa cosa. La stessa delusione tagliente che gli pulsava dentro in un'unica ondata forte e debilitante. Chiudendo le mani a pugno, così da sentire il mordo dei suoi artigli contro il palmo, Inuyasha grugnì una volta e saltò facilmente fuori dal pozzo.

Si preparava al fallimento ogni tre giorni, ma non poteva fermarsi. Non poteva evitarlo.

Voleva Kagome. Non avrebbe mai smesso di volerla.

E fino a quando sarebbe rimasto il pozzo, lui non avrebbe smesso di tentare. Fino a quando poteva tenerla nei suoi ricordi, non poteva smettere di soffrire.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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