Ditemi, signori,
avete mai sognato il perdono?,
pensato a giorni migliori
come ad una manna, un dono,
dopo anni di mancanza
vissuti nella finta noncuranza?
Non è facile, attenzione!
Chiudete gli occhi e pensate come ogni notte
di non avere immaginazione.
Sono solo speranze rotte,
vi ripetete rassegnati,
mentre dal buio vi sentite divorati.
Ed ancor prima della risposta,
quando l’inconscio regna,
come una rotta predisposta
il cuore segna
un punto a favore
del rancore.
Quella è l’abitudine
Ma non questa sera,
dove chi vi recava inquietudine
per la delusione bruciata, nera,
cancellata in quegli anni di assenza,
appare nella sua vera essenza.
Un uomo che canta nella metro,
quando a malapena ricordate la sua voce –
mai sobria, sempre fragile vetro.
E il passato si mischia al presente – atroce.
Nella veglia una chiamata:
rivedrete chi la vita vi ha segnata.
Ora vi uccide solo l’attesa,
non più un uomo o gli eventi.
Ma sarà delusione o la sua resa,
che ha sempre annullato gli altri sentimenti?
Bisogna solo aspettare
e, nel frattempo, potete tornare a sognare.