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Autore: kleines licht    02/06/2016    3 recensioni
Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Written by: kleines licht & lastbreath
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Jo, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: I may I look I'm crazy, I should know right from wrong.
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Avvertenze: Probabili modifiche alla cronologia della trama
Beta: lastbreath.
Trama: Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
 

Pov Jo


Sapevo di aver avuto un comportamento da vera ragazzina, e per una volta, davo ragione a Dean riguardo il nomignolo che mi aveva dato dal primo giorno.

Non sapevo spiegare che cosa diavolo mi fosse successo, e sinceramente non riuscivo a capacitarmi della gelosia che avevo provato nei confronti di Sam. Capivo perfettamente la posizione di Dean, che doveva destreggiarsi tra un fratello e.. un'amica, cercando di stabilire un po' di equilibrio. Solo che, essere messa per un po' da parte, e vedere che non era riuscito a capire quanto la situazione, anche per me, fosse seria.. beh, mi aveva fatto sentire invisibile. Ed io non ero di certo qualcuno che accettava una condizione del genere. Anche se davanti a me avevo Dean Winchester.

Eppure, nel momento in cui avevo davvero rischiato di perderlo, non avevo fatto altro che attraversare la stanza e finire tra le sue braccia. Lo strinsi piano, semplicemente perché vedevo le numerose ferite che aveva addosso e non volevo fargli del male. Almeno, non anche fisicamente.

E' che.. con quel rifiuto avevo davvero creduto che lui mi volesse in qualche modo abbandonare. E non ero pronta. Non potevo perderlo e al solo pensiero mi ero sentita soffocare, tanto da comportarmi in quella maniera furiosa nei suoi confronti. Non ci avevo visto più quando avevo sentito che lui aveva preferito rimanere con Sam, anche se, al posto suo, se ci fosse stata mia madre avrei fatto la stessa cosa.

-Mi dispiace. Non..non volevo trattarti così male- dissi piano, appoggiando per un attimo la fronte contro il suo petto, per poi rialzare lo sguardo verso il suo. Notai che il verde dei suoi occhi si era per il momento acquietato, anche se la sua stretta continuava ad essere leggera. Avrei voluto chiedergli di più per quanto riguardava il suo abbraccio, ma.. ma non potevo fare altro che accontentarmi. Non ero stata molto carina nei suoi confronti ed era il minimo che volesse mantenere, almeno per il momento, le distanze.

-Non so che cosa mi è preso. Io.. beh, scusa- aggiunsi poco dopo, sentendo le sue braccia stringermi almeno un po' di più. Lo sentii sospirare tra i miei capelli, per poi baciarmeli appena, rimanendo un attimo in silenzio. La gelosia mi aveva mangiato in quel momento, ma il mio orgoglio mi impediva di confessarlo ad alta voce. Eppure ero sicura che se ne fosse accorto comunque.

-Mi sono spaventato da morire quando ho visto che non rispondevi al cellulare, e che dopo la mia telefonata, era completamente andato anche lui. Ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa di irreparabile e sono corso a cercarti, provando a tracciare il percorso della tua macchina, sperando che fosse in strada per lo meno. In quel momento non ho pensato neanche per un attimo a Sam, e l'ho lasciato da solo per cercarti. Quindi non posso sapere se ha fatto la pipì a letto- provò a sdrammatizzare verso la fine lui, ma in realtà, le parole che mi aveva sussurrato all'orecchio in quel momento tradivano davvero la paura che aveva provato in quel frangente. Non pensavo che potesse in qualche modo fare una cosa del genere proprio lui, che in effetti era corso a cercarmi nonostante fossi praticamente introvabile. Ed era ferito anche lui, comunque, e non si era fermato un attimo.

Sorrisi dolcemente alle sue parole, alzando lo sguardo verso di lui e facendogli una veloce carezza. -Per questo ti chiedo scusa, davvero. Non avrei dovuto reagire così e darti così tante pene. Non credevo di.. di darti così fastidio. Sotto tutti i punti di vista- sospirai, carezzandogli appena la schiena.

-Non hai neanche l'idea di quanto fastidio mi dai, ragazzina- e mi parve quasi di sentirlo sorridere, mentre affondava di nuovo le labbra nei miei capelli.

Dopodiché, lo tirai verso il letto e lo feci stendere. In fondo era lui quello che, tra i due, era conciato peggio.

-Rilassati un po', ti porto qualcosa da mangiare e..poi penso a tutte quelle ferite. Scommetto che non mangi da un bel po', a giudicare dalla pessima cera che hai- gli dissi semplicemente, accarezzandogli appena i capelli ancora umidi, e poco prima che mi afferrasse il polso per trattenermi ancora con lui, scesi di sotto a preparargli una colazione che lo saziasse. Ormai sapevo perfettamente quanto lui preferisse il cibo spazzatura, e una classica colazione americana era l'ideale. Dovevo ancora riabituarmi alla sensazione di fame che un'umana poteva provare, per cui mi limitai a portare di sopra qualcosa per lui, sperando quantomeno che gradisse. Mi portai dietro anche una bottiglia di whiskey, per il dopo. Magari ne avrebbe avuto bisogno, per contenere il dolore.

-In teoria dovresti essere tu quello che porta la colazione a letto...- gli feci notare, appoggiando il vassoio sul comodino, mentre vedevo gli occhi di Dean illuminarsi, mentre si sedeva di scatto sul materasso.

-Ma io sono il cacciatore ferito..- ridacchiò lui, illuminandosi ancora di più man mano che mi avvicinavo al letto.

Allora ci avevo visto giusto: evidentemente non mangiava davvero da molte ore, e questo lo portava a sentirsi così di fronte ad un piatto caldo. Il suo stomaco rumoreggiò anche, in pena, e dopo neanche due secondi da quando appoggiai il vassoio, Dean prese il primo piatto e iniziò a ripulirselo, facendomi ridere sommessamente.

-Non correre, il cibo non te lo ruba nessuno- gli dissi, mentre lui in meno di cinque minuti aveva finito tutto. E con tutto, intendevo anche l'acqua.

-Credo di non aver mangiato per tutto un giorno, grazie a te- mi disse, come scusa. E il fatto di aver mangiato con così tanta voracità mi bastò, come ringraziamento.

-Questo perché sei il solito testone..- sospirai, con un sorriso sul volto, e scuotendo poco dopo la testa.

-No, semplicemente dovevo rintracciare una ragazzina che sembrava scomparsa all'improvviso, perché aveva distrutto il cellulare- disse lui, con una frecciatina davvero...amabile. Ma in fondo me lo meritavo. Anche se, ancora senza saperlo forse, Dean mi aveva rivelato un altro dettaglio di quel viaggio verso l'ignoto: pur di correre a cercarmi, non si era fermato neanche a prendere un boccone. Speravo che almeno tutto quello che aveva mangiato fosse buono. Alzai semplicemente le spalle, imbarazzata, per poi prendere la cassetta del pronto soccorso che tenevo sempre sotto il letto, come lui probabilmente sapeva già da un bel po'.

-Adesso rimani dritto, devo giocare un po' all'allegro chirurgo- gli feci un sorriso striminzito, mentre imbevevo il cotone del disinfettante, e dando un'occhiata a tutte le abrasioni, ai tagli e via dicendo, che aveva su tutto il corpo. A cominciare dal viso, leggermente deturpato.

Ricucirgli un piccolo taglio sulla guancia non fu tanto male, e Dean sembrò sopportare bene: ma quando dovetti fargli degli impacchi sul petto per le abrasioni che aveva, lo sentii più volte sollevare la bottiglia dal vassoio e vuotarla sempre di più. I suoi occhi addosso non facevano altro che tenermi sotto pressione, eppure sentivo che, man mano che le mie mani diventavano più insistenti per le varie ferite che aveva subito durante la caccia, la presa di Dean sul mio fianco si faceva più forte.

Non gli dissi di stendersi solamente perché, seduto, aveva la possibilità di bere tutte le volte che voleva senza interrompere la “manutenzione” sul suo corpo. Eppure sapevo che così era in qualche modo peggio. Pensavo di aver sottovalutato la caccia che quei due avevano avuto, e invece.. era conciato davvero male.

-Dean..mi dispiace..- sussurrai, sentendolo tendersi sotto le mie mani per l'ennesima fasciatura, che probabilmente bruciava sulla pelle rovinata. La sua stretta si fece più forte, e non rispose, ancora una volta. Cercava di trattenere sempre il dolore in presenza degli altri, figuriamoci con me davanti! -Non posso farti meno male di così- aggiunsi io, scostandogli appena i capelli, che in precedenza erano bagnati dall'acqua, poco dopo dal sudore.

-Lo so. Va' avanti- sussurrò lui, mordendosi le labbra poco dopo e chiudendo gli occhi.

Dopo aver dato l'ultimo punto di sutura, sentii quasi la liberazione che avvolse Dean in quel momento e sorrisi, provando a dargli una mano a stendersi, che però rifiutò. Era accaldato, probabilmente dall'alcool, ma sembrava ancora vigile, almeno in parte.

-Adesso puoi dormire..te lo meriti, principessa ferita- ridacchiai, mentre lo sentii sbuffare. Lo vidi ancora una volta allungare una mano verso di me, mentre stavo prendendo il vassoio per riportarlo di sotto e liberai una mano per sfiorare la sua. -Torno subito, poso questo e risalgo in camera- sorrisi, ma lui poco dopo strinse le mie dita, fino a quando io non le lasciai. Probabilmente aveva bevuto più alcool di quanto pensassi, ed evidentemente, si era svuotato quasi più di mezza bottiglia da solo.

Gli rivolsi un'altra piccola occhiata dalla porta, mentre lo vedevo crollare e chiudere gli occhi: ma ciò che fu ancora più sorprendente, fu tornare in camera e trovarlo sì madido di sudore, ma..ansante.

-Jo...rimani..Jo...- e iniziò a muoversi convulsamente nel letto, ansimando man mano e stringendo le lenzuola. Mi avvicinai quindi a lui, provando a svegliarlo e a fargli mollare le coperte, ma solo dopo un bel po' di tempo, ci riuscii e Dean aprì gli occhi, sconvolto.

-Dean, stai tranquillo..sono qui..- mormorai, con un piccolo sorriso, mentre lui, ancora con gli occhi spalancati per la paura e la sorpresa, mi tirò a sé. E molte furono le mie lamentele a riguardo, ma mi strinse forte contro il suo corpo ferito e appena ricucito.

-Le ferite...stai fermo, o salteranno i punti..- gli dissi piano, provando a separarmi un po' dal suo corpo, a malincuore, ben sapendo la mia predisposizione a muovermi durante il sonno.

-Non importa...rimani..- continuò lui, e poco dopo, lo vidi chiudere di nuovo gli occhi. Senza più risvegliarsi, almeno per un bel po' di tempo.

 

Pov Dean

Non era da me sicuramente fare qualcosa di quel genere, non era da me mostrarmi così tanto fragile e debole di fronte a qualcuno. Ma quante cose “da me “ erano rimaste da quando conoscevo Jo? Al momento molte poche.

Continuavo ad amare le schifezze, la caccia, continuavo ad avere un’ossessione per la mia auto e per le mie armi. Avevo ancora un legame piuttosto forte con Sam, forse fin troppo. Ero rimasto quello freddo che non sapeva avere legami duraturi con le persone e che piuttosto sfuggiva, magari rifugiandosi nell’alcool. Ma a parte quei fatti basilari l’elenco era comunque molto breve.

Pensavo semplicemente che, in un mood o nell’altro, tutto quello finisse. Non riuscivo ad andare avanti riconoscendomi a stento, ritrovandomi a desiderare una persona che il più delle volte nemmeno potevo avere. Lo struggimento “d’amore”, se così si chiamava, sinceramente non era molto gradito dal sottoscritto: l’avevo sempre trovata una gigantesca perdita di tempo per quelle mezze cartucce che altro non avevano da fare se non piangersi addosso dalla mattina alla sera.

L’amore in generale non era fatto per me: troppo interessamento, tempi troppo lunghi e troppo impegno. Non sarei mai riuscito a concentrarmi sulla stessa identica persona per un tempo relativamente lungo, senza rovinare le cose almeno una volta al giorno.

Tutto nella mia vita mi aveva insegnato a ricordarmi ogni secondo che non ero fatto per far stare bene le persone: Sam per primo era chiaramente infelice nella vita che io stesso lo avevo portato a condurre, e gran parte della mia famiglia era morta. Continuavo a darmi la colpa per tutto quello e molto altro e non intendevo sicuramente mietere altre vittime.

Era meglio che l’amore mi stesse lontano e che fosse una cosa quantomeno reciproca. Sapevo che comunque tutto quel che riguardava me e i sentimenti si complicava sempre a tal punto da diventare ingestibile e incomprensibile prima ancora che potessi rendermene conto. Non volevo che le cose con Jo si complicassero, probabilmente soprattutto per quello non volevo nessuna etichetta e rifiutavo l’idea di volerle stare troppo vicina. Non riuscivo a capire più che bene quel che ci stava succedendo, e forse era meglio così.

Avevo bisogno di Jo, mi piaceva stare con lei, mi faceva stare bene ma non volevo altro. Non volevo incasinare tutto e vederla sfumare fino ad andarsene. O forse molto peggio non volevo perderla per sempre, magari vedendola spegnersi di fronte a me.

Ansimai profondamente e lentamente, stringendola a me. Sapevo che le sue scuse era profonde e vere, che infondo lei in quel momento stava facendo un passo avanti notevole: conoscendola le costava dirmi tutto quello, stava ignorando il suo orgoglio più che presente e la lasciai semplicemente fare.

Apprezzai sicuramente parecchio quel che stava facendo e per quanto potessi essere “ferito” non riuscii a resisterle più di tanto. Erano ore che non mi fermavo sul serio  e in quel preciso momento ero molto meno fermo e sicuro del solito. Per questo la lasciai fare, mollai non dopo troppo tempo lasciandola fare, esponendomi forse più del dovuto sempre in modo estremamente mio, non con quelle frasi fatte e dolci che usavano tutti.

Non mi aspettavo comunque che Jo si sarebbe preoccupata per me. Non capitava praticamente mai, nessuno si interessava così tanto a come stavo, tranne qualche rara volta con Sam. Non ero abituato a certi tipi di attenzioni, nessuna aveva mai prestato particolare attenzione a come stessi o a fare qualcosa di particolarmente carino per me. Dopotutto non lo avevo mai nemmeno chiesto esplicitamente, quindi forse era semplicemente colpa mia.

Il fatto di trovarmi la colazione a letto mi fece forse fin troppo piacere: al di là del cibo in sé, mi sorprese il fatto che avesse semplicemente deciso di impegnarsi così tanto per me, o solo il fatto che si fosse accorta che avevo particolarmente fame.

La parte nella quale si occupò delle mie ferite fu meno piacevole: non ero solito armi toccare in quel modo da qualcuno che non fosse Sam, e soffrire in quel modo non era sicuramente il mio ideale di serata. Sapevo che era necessario, ma anche solo permettere a qualcuno che non fosse il sottoscritto di ricucirmi, mostrandomi particolarmente debole e fragile.

Fu più doloroso di quanto pensassi: evidentemente mi ero ferito molto più di quel che avevo pensato e mi ritrovai a bere più di mezza bottiglia di whisky da solo, per sedare il dolore. Al termine del processo mi trovai piuttosto annebbiato, con la pelle dolorante ma sedata dall’alcool nelle vene.

Non capii molto di come mi sentivo, sapevo semplicemente che Jo stava cercando di andarsene e non voleva stare con me. Mi ritrovai forse a supplicarla per restare, costringendola contro il mio corpo malgrado la pelle tirasse in modo estremamente fastidioso. La tirai a me, stringendola in maniera possessiva. Avevo paura di lasciarla andare, ed era una pausa che forse nemmeno capivo davvero.

Mi addormentai nuovamente, solo una volta che il calore del suo corpo divenne presente e costante. Non feci altro che stringerla a me, non facendo altro che rimanere così per tutto il tempo.

Colpa probabilmente dell’alcool e del dolore quella notte la mia mente non rimase per nulla tranquilla, ma anzi cominciò a trasportarmi in un mondo che conoscevo bene e che ormai consideravo il mio inferno personale. Il caldo soffocante mi avvolse in maniera ossessiva, quasi volesse togliere ogni particella di ossigeno disponibile. Cominciai a guardarmi intorno, fino a che non feci altro che sentirmi legato e bloccato nel nulla. Delle corde di acciaio avevano cominciato a stringermi i polsi e le caviglie, così strette che cominciarono a corrodermi la pelle.

Urlai, mi dimenai, mi voltai più e più volte in cerca di qualcuno che potesse salvarmi ma quando una specie di ombra comparve mi spaventò riconoscerla così facilmente: mi ritrovai di fronte Jo, me la vidi di fronte e la vidi anche passare e andarsene. Non volevo che lei arrivasse in quel posto così orribile, ma sembrava non importarsene di me, sembrava semplicemente che non le interessasse di come stessi.

Mi risvegliai improvvisamente , nel cuore della notte, e mi ritrovai a guardare il soffitto con occhi sgranati. In quel preciso momento mi sentii totalmente solo, non ricordavo nemmeno dove fossi in realtà.

Solamente nel momento in cui sentii le braccia di Jo muoversi su di me, dolorosamente perché involontariamente troppo vicine alle mie ferite appena suturate, e ansimai a mezza voce.

-Ehi…che c’è?- la sentii domandare vicino al mio orecchio, con voce ancora assonnata, al che non feci altro che rabbrividire leggermente, sorpreso. Non mi aspettavo la sua presenza al mio fianco e di solito ero pressoché solo ad affrontare i miei incubi.

-Io… non lo so…era solo un incubo- mugugnai appena, provando a nascondermi il viso con un braccio. Mi faceva sentire debole e stupido essermi mostrato in quel modo di fronte a lei. Razionalmente avrei evitato di farlo.

Mi ritrovai le sue mani tra i capelli, mentre lentamente non fece altro che togliermeli dalla fronte, dove si erano appiccicati per il sudore. Lentamente le sue mani scesero anche a liberarmi il viso e riuscii a intuire forse fin troppo bene il suo leggero sorriso, anche al buio.

-E’ finito. Sono qui. Va tutto bene. Cerca di stare fermo e prova semplicemente a riposare mh?- sussurrò al mio orecchio, facendomi fin troppo piacere. Non pensavo che attenzioni di quel genere potessero farmi sentire così tanto bene, così tanto sollevato. Ansimai appena annuendo per poi sentire le sue mani addosso. A modo suo stava sicuramente cercando di farsi sentire, di farmi capire che lei era lì, di farmi sentire a mio agio, cosa che funzionò molto più di quanto pensassi.

Mi addormentai di nuovo, in fretta, apprezzando quella vicinanza in un modo che non avrei mai ammesso ad alta voce.

 

   
 
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