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Autore: Gigli neri e ombre    04/06/2016    2 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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– Twelfth Chapter –



IdroSerpemon was here







«Tu ora devi spiegarmi secondo quale logica io dovrei credere che un bar diventi una sorta di laboratorio scientifico chimico nucleare astrofisico» Aveva detto tutto il Punk con un tono quasi alterato, altalenante tra l'incredulo e l'esterrefatto, protettivo e possessivo, senza azzeccare la parola giusta manco per sbaglio.
«Il fatto è che non ti sto dicendo di crederci, né di darmi retta, tanto meno di ascoltarmi» Cercò di uscirsene pulita Gwen. «Semplicemente, tu mi hai chiesto che ho fatto l'altra sera e ti ho risposto. La prossima volta sarò sgarbata, non mi importa se sei mio cugino»
In tutto questo era possibile vedere uno Scott al volante della sua chiaramente adorata BMW grigia – da che mondo in mondo è un classico che i maschi siano rapiti dai mezzi motorizzati – che non sapeva se ridere, perché fondamentalmente vedere la Dark e il Punk litigare senza utilizzare mezzi termini, insultandosi nel peggiore dei modi anche, era comico; o se piangere perché lui doveva solo fare una cosa giusta, guidare, ovviamente restando tranquillo e concentrato, cosa che i due passeggeri – più il Verde, che urlava come se fosse il vocalist di un gruppo rock – non permettevano. «Va bene Gwen, se avete finito di blaterare, dov'è che devo lasciarti?» Chiese cercando di apparire gentile, non per la classica e sempreverde buona educazione quanto per la calma e la quiete dell'ambiente. Da bravo attore bugiardo e ingannatore quale era ci riusci.
La sua testa era quanto un pallone.
Erano comunque in autostrada.
«Te l'avevo già detto, rossomalpelo» Lo guardò fulminante Gwen.
«Sì e grazie al cazzo» Ribatté accartocciando l'idea di stare molto calmo – che mamma mia Neffa levati. «Intendo dire il punto preciso»
«Ah beh...» Fece un breve calcolo per avere un idea precisa «La strada è questa: prossimo autogrill, altri due passi, dovrai trovare una stradina alla tua sinistra e sarà lì che mi lascerai»
«Certo, Black Beauty, perché pensi seriamente che ti lascerò andare da sola presso una stradina che porta in culo al mondo in pratica» Si obbiettò animatamente Duncan con un espressione di disappunto.
«La strada che porta in culo al mondo è quella che porta a casa di Scott, punto numero uno» Rispose decisa la ragazza e Scott non si sentiva nelle vesti di poter ribattere perché, inutile negare, era vero. Per cui mostrò solamente il pollice.
«Punto numero due: sarò veloce come la luce e sai che potrebbe non essere un'iperbole. Punto numero tre: non hai motivo di preoccuparti, devo andare a parlare con Cameron, non vedo che male possa farmi»
«Sì sì certo, ai suoi ordini altezza. E noi due, inutili giullari e suoi sicari, cosa dovremmo in successione fare per favorire i suoi desideri?» Continuò Duncan sarcastico.
«Smetterla di fare il coglione, questo potrebbe essere un eccellente inizio» Rispose secca e acida.
«Farò in modo che il qui presente Gallo Verde si impegni a smetterla, sua altezza» Si aggiunse il Rosso.
«Vale anche per te, Iena arancione» Sbuffò «Dio li fa e poi li accoppia»
«Dio la fa e poi la scarica a noi» Ribatté Duncan quasi vittorioso
«Smettiamola di violare il primo comandamento» Cercò di tagliare corto Gwen.
«Giusto, non ti conviene, ti ho chiusa»
«Ricomponetevi» Richiamò Scott «Oltre a smetterla di fare i coglioni, preferisci che ti aspettiamo fuori?» Incredibilmente, riprese in mano la situazione. Scott che riprese in mano la situazione, strano perché si presumeva che lui fosse in grado solo di prendere in mano altro tipo di situazioni, che avevano luogo circa sotto la sua maglia.
«Voi due sarete liberi di fare tutto, pure farvi a vicenda se vorrete»
Quell'affermazione fece quasi vomitare Duncan, invece Scott era stranito e quasi basito. «Ti prego, Gwen...» Bisbiglio Duncan.
Benché Scott non era proprio entusiasta di ciò che disse Gwen, decise di sbizzarrirsi: «Se Zucchina è d'accordo, possiamo provarci» Scott ghignò provocatore, concentrato sulla strada.
«Appena scendiamo dalla macchina, ti giuro, le botte che ti darò saranno così forti che ti faranno diventare rincoglionito!»
«Vedi, Gwen, questo è l'amore»
«Ne so qualcosa, Scott»
«Io vi ammazzo...» Bofonchiò Duncan scocciato mentre Scott gli mandò un bacio con fare disonesto e disgraziato, oltremodo ruffiano.
«Basta con i convenevoli, avete capito cosa volevo dire» Gwen divenne seria e si mise più comoda. «A me interessa parlare con Cam, voi poi fate quel che vi va di fare»
«E così lo gnomo si è convinto» Osservò Duncan prendendo la sua solita sigaretta.
«Non ne sarei tanto sicura. Forse avrà preso una decisione, ma qualunque essa sia, ci starà un po' ad abituarsi»
«Eh sì...» La accese e ingoiò la nicotina «Brutta la depressione...»
«Brutta Iena...» Aggiunse Gwen malinconica.
«Beh, grazie del complimento» Controbatté Scott.
«Non tu “Iena”, coglione» Bacchettò Gwen «Non fai ridere»
«Sì, il punto è questo»
Gwen roteò gli occhi.
«Dì un po' Gwen, cosa gli dirai?» Si incuriosì Duncan, fumando.
«Improvviserò. Non ho idea di cosa voglia dirmi»
«Davvero?»
«Sì. Ho detto che l'avrei aiutato, così farò. Non mi interessa cosa andrà a dirmi»
«Beh, è molto nobile da parte tua» Commentò Duncan compiaciuto, non si aspettava diversamente.
«Non cerco compassione» Respinse fredda.
«Gwen, ci siamo quasi» Informò la Iena con un sorriso.
«Bene» disse decisa «Mi preparerò psicologicamente»
L'informazione fu esatta, arrivarono in un sentiero – se tale possiamo definirlo – deserto. Una via dove vi erano terra, alberi e roccia e in quella via la BMW si fermò permettendo a Gwen di scendere aprendo lo sportello posteriore.
«Va bene bellezza, dì orientativamente a che ora vorrai ritrovare la carrozza grigia metallizzata» Ordinò Duncan con il finestrino abbassato e il braccio in sporgenza.
«Ma che cazzo ne so!» Espresse lei con una smorfia «Vi telefonerò»
«Ok, fa attenzione»
I due la salutarono facendo retromarcia e andare via, verso una zona che Gwen né sapeva né voleva sapere. Era intenzionata solo a percorrere quella stradina che, dopo un po' di minuti, l'aveva portata in una specie di fabbrica e lei si trovava esattamente al suo esterno. Si guardò intorno e vide Cameron appoggiato al muro che la salutò facendole cenno di venire. Andò verso di lui chiedendogli quale fosse la ragione per cui voleva discutere con lei.
Lui tentennò inizialmente per poi guardarla. «C'è una cosa che devi vedere»
«In una fabbrica abbandonata? Potevi almeno offrirmi un caffè prima»
«Per favore, Gwen, non fare la quarantenne»
Lei rise, impedendo alla sindrome del “KAFFÉÉÉ” di prendere il sopravvento. «Ok, ok, va bene. Di che si tratta?» Tornò seria, mentre entrava dentro la fabbrica con Cam, cui non si sarebbe mai aspettata entrasse la dentro.


La voglia di vivere era pari a quella di un bradipo, il che era chiaramente deducibile dal fatto che LeShawna era seduta lì in un parco, sulla panchina, imbronciata e la mano a sorreggerla la faccia, più le occhiaie. Le notti insonne non erano propriamente il massimo per lei, abituata a dormire. Dunque una ragazza dai capelli castano scuro, rigidi e tesi come se fossero lastra di metallo, abbronzata e vestita in maniera abbastanza scollata e indipendente, mentre si spruzzava uno strano prodotto sui capelli, cercò in qualche modo di riportarla sul pianeta Terra. «Ascoltami, amore, io stasera devo uscire e non so che cosa avrai intenzione di fare tu, ma io uscirò» Parlava in maniera parecchio altezzosa e spocchiosa, atteggiandosi come fosse Miss. Sonofigaegnocca, con un tono di voce simile a quello di un topo in calore.
«Va bene Ann Maria, vai dove vuoi, ma io resterò a casa – sbadigliò – a dormire» Che poi, sinceramente, LeShawna non aveva la benché minima intenzione di trascorrere una serata con lei e il ragazzo da limonare di turno. Assolutamente, in ogni caso no, avrebbe preferito combattere dieci armate piuttosto che stare con Ann Maria.
«Ooh, tu non ci sarai, tua cugina nemmeno, e allora come esco? Mi serve un passaggio!» Farneticò.
La Black Mama, svogliata, la squadrò con gli occhi di una leonessa. Se fosse stata in migliori condizioni, probabilmente avrebbe sollevato la panchina e l'avrebbe inserita in un punto del corpo della Truzza in cui ci entrano e escono oggetti diversi, tipo organi e escrementi. «E dillo prima che ci vuoi esclusivamente come autiste» Sussurrò irritata.
«Mamma mia, LeShawna, non dirmi che ti sei offesa!» Controbatté Ann Maria più spocchiosa di prima, cercando di farle capire che scherzava in modo da passarsela franca.
«No, non ti sto cacando manco per sbaglio»
«Mh, antipatica» Tornò a sistemarsi i capelli, ma da quale pulpito arrivava la predica.
Facendo fare un 3 e 60 completo ai suoi occhi, LeShawna si chiese, come accadeva sovente, in che modo sua cugina finì per conoscere Ann Maria. Ma a volte la vita, dispettosa, ti mette difronte a diversi esseri non esattamente simpatici riconosciuti in gergo come “coglioni” che purtroppo ti dovrai sopportare per più o meno tempo, il tempo è una che stabilisci tu, in un certo senso. Nel caso di LeShawna, che era una che metteva “i puntini sulle i” subito, avrebbe deciso di liberarsene subito se non fosse certamente per il fatto che anche sua cugina era in qualche modo legata ad Ann Maria e, siccome lei era la sua migliore amica oltre che parente, avrebbe comunque passato le giornate anche solo incontrandola. Il concetto è più o meno questo.
Alla fine della questione, Ann Maria finì per esalare due parole ambigue. «Vabbeh, vorrà dire che andrò a piedi, anche se dovessi stancarmi e distruggere le mie bellissime gambe e ridurle come quelle di Usain Bolt quindi deforme con il mio scolpito e ben formato corpicino!» L'ultima vocale espressa come fosse un lamento o un canto di un usignolo fuori dalla grazia di Dio.
Classico.
La condanna dei motorizzati è probabilmente questa: apparire come probabili autisti personalizzati, aggratis. Non serve la patente per avere il sistema nervoso irritato nel sentire di gente che approfitta della bontà di altri i quali devono essere maestri Zen perché non hanno superato la soglia per diventare serial killer e per senso di bontà e generosità, dicono sì. Quei bastardi, inoltre, non mettono neanche un centesimo per la benzina, quindi motorizzati cornuti e bastonati. Questi i pensieri tetri verso quei bastardi che alla fine combaciano con quelli di LeShawna. Tolto questo esempio scritto al presente, ciò che le dava fastidio era il fatto che stava cercando di fare la pecorella smarrita, vittima quindi, cercando di impietosirla. Niente sapendo, evidentemente, che Leshawna era di lacrime difficili.
«Camminare non ti farà certamente male»
Ann Maria sbuffò. «Ok, si è fatto un certo orario. Io vado, quando ti passerà il brutto carattere mandami un mess su Whatsapp, vita» Arrivati a questo punto Le Black Mama era disposta a baciare per terra anche dove più sporco ma, a parte questo e a parte il fastidio causato dalle ultime 5 parole dette quasi come se fossero andate all'asilo insieme, ciò che le diede parecchia noia era la parola finale. “Vita”. Istintivamente, sgranò gli occhi. Ma chi cazzo la conosce, pensò. Sì, perché LeShawna non era una squinzia qualunque.
Essendo finalmente sola, ritenne rivitalizzante andare in qualche bar e prendere un caffè per poi dirigersi verso casa. Tuttavia, mentre stava per alzarsi qualcuno arrivò con, guarda caso, due bicchieri in cui in uno vi era il caffè e quello le venne offerto. «Tieni» Fu una voce fine e lieve, gentile, quasi pura e soave. Una mano candida, nascosta da delle maniche bianche che rendevano visibili solo le dita, teneva il caffè.
«Grazie!» LeShawna ringraziò entusiasta e anche un po' impulsiva perché chi le offrì il nettare divino era una sconosciuta e, chi lo poteva sapere, dietro un gesto carino poteva celarsi una bevanda avvelenata o peggio, caffè e sale o peggio ancora, caffè e zucchero – ma questa è più un'opinione. Ne bevette un sorso e riconobbe che in realtà era buono. «Ma dove l'hai comprato?» La analizzò con un'espressione felice. Vide una ragazza con la carnagione pallidissima, quasi anemica, capelli biondi molto chiari e lunghi che a metà strada formavano una treccia, come un'acconciatura dell'antica greca. Per un attimo LeShawna pensò fosse albina. «È buono! E poi per spendere soldi per una povera assonnata seduta su una panchina devi avere un buon cuore, dovrebbero benedirti»
«Grazie, ma non pensare ai soldi»
Non pensare ai soldi
E già solo per quella frase LeShakeShawna era disposta a darle il premio nobel. «Avevo notato che hai molto sonno, così ho deciso di portarti un caffè, fare del bene, in un senso»
«Ma tu chi saresti, angelo venuto dal paradiso?» In effetti un po' un angelo lo sembrava. Dire che quella ragazza minuta assomigliava ad AngeWomon non era un paradosso, per sparare la minchiata dell'anno.
«Dawn»
«Ah, Dawn. Alba. Bel nome! Piacere, mi chiamo...»
«LeShawna» E lì lo stupore si fece strada sul suo animo e sul suo viso.
«Ehm... come lo sai?» Cercò di non sembrare troppo aggressiva o in allerta.
«Avevo sentito per caso la tua conversazione con quella ragazza» Dawn, per non dire la verità, deviò. Non che si facesse problemi a dirla, assolutamente, ma ai fini del successo della conversazione preferì utilizzare un altro mezzo in quanto dire “Posso leggere le aure” poteva risultare strano, folle e quindi anche troppo fuori dalle righe, il che avrebbe sicuramente comportato la distruzione della discussione.
«Ah» LeShawna sorseggiò di nuovo il caffè e ci stese un velo – pietoso – sopra.
«Immagino tu abbia dormito poco stanotte» Suppose Innocentemente Raggio di Luna osservandola.
«Yah» Sospirò «Di recente dormo poco in generale»
«Dev'essere per via di qualcosa che ti turba, sbaglio?» Ma chi voleva dar da bere, Dawn sapeva il motivo preciso.
«Mi turba, e mi tiene anche alquanto attiva, mettiamola così»
«Ti tiene impegnata»
«Brava!» Starnazzò la mora. «Come chi scrive un nuovo capitolo della sua storia fino a tarda notte dopo averci impiegato tre mesi e alla fine si ritrova con più sonno che sangue nel corpo!»
Dawn sorrise. «Concetto espresso brillantemente»
«10 punti a Grifondoro?» Guardandola con aria amichevole e giocosa, alzò un sopracciglio.
«Corvonero, scusami»
«Uuuuuh, sorella. Sei una rivale!»
Lì risero entrambe.
«Per disturbarti fino a questo punto, è qualcosa di importante» Altra supposizione che stava in piedi.
«Può darsi»
«Lo prendo per un sì» Informò la bionda, LeShawna riconobbe che era strana, come lei ne aveva visti pochi, per non dire nessuno.
«Potresti essere sulla strada giusta»
«Anche se pensassi che non vuoi parlarne? O forse non puoi»
«Spiegati meglio»
«Semplicemente, potrebbe essere qualcosa che che ti opprime ma magari, non vuoi dirla perché è una realtà delicata, indirizzata a pochi. Forse tu cerchi di distrarti, è un qualcosa che tu cerchi di opprimere per rispondere ma fallisci nell'intento e forse, anche, pensi spesso che alla fine non sei poi così forte come pensi, sei arrivata a pensare questo, il che è raro da parte tua, giusto?»
E qui LeShawna rimase estremamente sbalordita.
«Affronti il problema tuttavia e allo stesso tempo fuggi da esso»
«Tu che ne sai?» Interrogò sorpresa.
«Non ne so nulla, l'unica a saperlo sei tu» Dawn passò il dito sul bordo del suo bicchiere che conteneva il tè, già finito. «Da qui vedo che tu sei solo una ragazza come tante che ha il fegato di combattere tutto ciò che la vita le mette difronte, sia esso una sciocchezza...»
LeShawna guardò il nulla, era colpita da tutto quello che la ragazza diceva.
«...siano essi robot di metallo, materiale che controlli»
«COSA?!» Si voltò di scatto verso la ragazza ma misteriosamente sparì. Rimase sola, con la sensazione che le preannunciava che probabilmente l'avrebbe rincontrata prima o poi. O forse quella sensazione voleva semplicemente dirle che era talmente stanca da avere le allucinazioni.




Due persone vestite in maniera totalmente oscura arrivarono in un punto poco distante da quello che era il porto abbandonato dove ci fu uno scontro notti prima. Uno dei due guardò l'altra. «Sei pronta Crimson?»
Lei non rispose, faccia spenta e piatta che non trasmetteva emozioni, pari all'altro. «Aspetta, Ennui»
Ennui rimase a guardarla fissa, ma in realtà lo fece per tutto il tempo. «Sì?»
«Non percepisco la sua presenza»
Il gotico dunque puntò le sue iride color giallo ambra, frutto palese di lenti a contatto, nel porto e nel giro di qualche secondo si ritrovarono nel bel mezzo di esso, come fossero stati teletrasportati.
«Va bene Crimson» e qui ritornò a osservarla «Sei pronta?» N.b.: La guardava molto spesso.
«Sì»
Ci fu silenzio intorno a loro, Ennui rimase statuario, silenzioso ed immobile, eppure in un secondo si ritrovò sopra ben due casse di quelle alquanto grandi, il più lontano possibile da Crimson ma senza smettere di esaminarla con attenzione, evitando inesorabilmente di indirizzare il suo interesse verso fattori secondari. Aveva in mano una pietra che faceva volteggiare per aria. D'un tratto vide che stava per arrivare anche un uomo dalla stazza grossa e carnagione scura, testa pelata in mostra. Dettagli che riconobbe e per evitare che egli si avvicinasse a Crimson lo teletrasportò esattamente dove era già lui, su quelle due casse. L'uomo sussultò, poi sbraitò burbero. «Potevi almeno chiedermi se pote...»
«Silenzio, per favore»
«Cosa?» Fece con un tono via via più fluido.
«Non è qui»
«Ma che cazzo stai dicendo?!» Riprese con il tono alto usato nella prima frase.
«Non è qui. Crimson, non è qui» Eppure era davanti a loro.
«Ah. Quel suo potere, là» Si mise comodo ad osservare.
«Sì, è un potere fantastico» Voleva essere un complimento da parte di Ennui, ma non era ben chiaro se il commento fosse sarcastico o dispregiativo. Agli occhi di Chef, che era uno che aveva un'immagine più o meno delineata di quelli che erano realmente i gotici, era supponibile che quella frase mettesse in risalto quello che era un sentimento travolgente di Ennui verso la sua amata. Al cospetto di quella possibile dimostrazione d'amore, Chef bofonchiò.
«Sì, certo. E senti Renzo, fammi vedere se ho capito bene. È lei a non essere presente, o non lo siamo noi?»
«Entrambi»
Chef comprese in pieno. Sapeva bene le abilità sconvolgenti di Crimson e Ennui e sì, lui stesso ammetteva che era molto meglio non avere alcun tipo di conversazione con i due anche sapendo che nel momento in cui i Gotici dovessero vedersi attaccati, erano i tipi da passare oltre facendo finta di nulla, ignorando l'attacco. Ma una rissa con loro, manco a pensarci. Anche perché di base li ammirava.
«Sì, ok, ovviamente. E quando finirà?»
«Quando tornerà intorno a noi» Chef deglutì.
«Detto così sembra stiamo parlando di un fantasma»
«Appunto»
Il Militare si sconvolse ma si ricompose poco dopo. Aveva imparato che con loro non valeva la pena farsi domande. Al ché, ad un certo punto, accadde un evento più unico che straordinario, Ennui spalancò gli occhi e, trabalzante, i suoi sensi passarono in allerta.
«Ennui?» Parlo Chef notando qualcosa di strano.
«Eccolo»
«Chi?»
«Acqua. Una forte corrente d'acqua travolge qualsiasi cosa attorno ad essa. Risucchia, sputa, schiaccia, distrugge. Colpa del dissesto idrogeologico, controllato da un ente non naturale. Cascate, turbini e mulinelli, il mare si agita, l'acqua si inquieta e lui è lì, che avvolge con movimenti serpentini il globo che genera la distruzione»
«La droga ti sta dando alla testa, sì?»
«Lui è stato creato per distruggere e per portare dalla distruttrice, va fermato subito, o moriremo»
«ENNUI!!»
«Ha ingoiato diverse pedine, come negli scacchi, la regina nera le porterà tutte alla fine e quando il re bianco verrà distrutto lì avverrà lo Scacco Matto Fatto Rifatto»
«NON SI CAPISCE UN CAZZO! DA DOVE MINCHIA VIENI, DAL PAESE DELLE MERAVIGLIE?!» Chef urlò con quanta più voce possibile inveendo veementemente contro il Gotico. «Eri connesso anche tu con Crimson, ah?»
«Sì» Rispose brevemente passando da quell'espressione sull'attenti all'Ennui tetro e piatto di sempre.
«Era Jormungandr» Spuntò dal nulla l'altra facendo voltare di scatto Chef che nuovamente si alterò.
«La dovete smettere di spuntare come la morte!»
«Calma Chef, è tutto regolare» Placò Crimson.
«Adesso abbiamo una pista» Finì Ennui. «Jormungard è stato qui»
«IdroSerpemon, è stato qui» Aggiunse stranamente Crimson facendosi capire solamente da Ennui.
Chef, come detto prima, aveva imparato a non farsi domande. Solo disse: «Io non vi conosco, no, non so chi siete»
Tutti e tre sparirono nel nulla.
Da qualche parte, nascosta, c'era Courtney che era passata per caso. Non avendo capito in pieno che era successo, era intenzionata a vederci più chiaro nei giorni a seguire.



Gwen, non appena ritornò a casa, si stese subito sul letto infischiandosene altamente dei suoi vestiti, cambiarsi, lavarsi e robe così. Assolutamente nulla. Duncan invece dal canto suo diede una capatina al bagno, dirigendosi in seguito da lei. «E quindi?» Le chiese alzando un sopracciglio. «Che fa ora?» Si riferì a Cameron.
«La sua intenzione è ancora vacillante. Non sa bene da quale parte stare, ma ha capito che introno a lui c'è una situazione delicata e disastrata, disastrosa, sì» Si sedette e lo guardò negli occhi. «Lui è troppo fragile»
«A ognuno il suo. Lui per esempio e fragile fisicamente e emotivamente, anche se mi sarei quanto meno aspettato che il suo essere gracile fosse per compensare una sua ipotetica forza emotiva, come se dentro fosse una bomba atomica»
«E lo è alla fine dei conti, mentalmente. Non ha mai avuto problemi con le emozioni, sai, ma da quando ha...» Tentennò un attimo. «...da quando ha perso ciò che aveva si è chiuso in quel che possiamo definire un guscio dentro un altro guscio che a sua volta era dentro una bolla»
Duncan accennò un sorriso falso. «Non ho capito un cazzo ma va bene lo stesso» Sogghignò.
«Ovviamente...» Commentò algida.
«Ma di che ti ha parlato, precisamente?»
«Di quel serpente marino, non ha un'idea ben precisa di quello che possa essere ma da quel poco che mi ha detto, ho una mia teoria»
«E...»
«E ho bisogno di prove per confermarla, ma la cosa bella è che lui non è stato il primo a parlarmene»
«Quei tre tizi strani del bar?»
«Esatto»
«E alla luce di tutto questo, cosa suggerisci di fare?»
Gwen si passò una mano sul mento, stringendo e allargando, pensando a una soluzione probabile ed efficace. Azzardò. Ricondusse i suoi occhi verso quelli di suo cugino e espresse la sua opinione. «Prima di tutto capire di che si tratta. E poi, eventualmente, catapultarci di petto. Stiamo parlando di qualcosa di molto più grande di noi»
«Ma è sempre un Veliant, no?»
«No, ma se intendi dire un robot in tal caso penso di sì, non ne sono sicura, ma è quello che suppongo»
«E quella ragazza che ci ha rimesso le penne?»
«Non lo so. C'è qualcosa di strano, accadono questi eventi sconvolgenti e che dovrebbero allarmare la popolazione, cose di cui dovrebbero tutti essere al corrente per poter quanto meno sapere a che cosa si va incontro quando si esce, eppure i media non ne parlano»
«Ne abbiamo già parlato noi però»
«Ti prego, dimmi se mi sbaglio o se sono sulla strada giusta»
Duncan si sedette con lei e la ascoltò molto attentamente. «Se i media non ne parlano è perché Blaineley li paga, ne sono sicura. In modo tale da poterci dare la caccia più facilme...»
Lui la interruppe «Va bene, ma la gente dovrebbe saperlo, di quei maledetti Veliant»
«Qualcuno lo sa, qualcun'altro no. Ma chi lo sa, penso a questo punto che farebbe meglio a tacere»
«Magnifico. Sì, ho capito che vuoi dire»
«Credo sia una questione di sopravvivenza. Devo vederci più chiaro» Gwen si alzò e si mise le mani sui capelli cercando di tenere attivo il criceto nella sua scatola cranica.
«Senti, gioia mia, le hai già provate tutte. Cosa credi di fare ora?»
La Darkettona guardò il Punk con fare convinto. «Tornare all'Æsir Corporation»
«Manco per scherzo» Il Verde si alterò subito, non appena udì quel nome, il che lo fece alzare inconsciamente.
«Mi serve una scusa»
«Ti serve una testata, non una scusa»
«Duncan, per cortesia, andrà tutto bene»
«Ehi ehi ehi, allora, ascoltami bene, Darkettona, puoi proporre tutte le idee che vuoi e io ti appoggerei addirittura ma da qui a tornare all'Æsir Corporation...» Girò la testa simulando un sorriso ad occhi chiusi, espressione come irritata, non voleva credere a ciò che sentì, tornò poi a guardarla più severo e intransigente di prima «Dammi una sola valida ragione per cui tornarci e allora ci andremo insieme»
«Tu sei un coglione» Sputò Gwen
«Senti chi parla»
«Andare per una causa giusta, te l'ho già spiegato, odio ripetere le cose»
«E allora non hai capito testa di cazzo, tu non vai in quel minchia di coso perché non ti voglio perdere di nuovo!» Strillò, calmandosi poco dopo. Si strinse le labbra e appoggiando la sua fronte con quella della ragazza e chiudere gli occhi per dire con un tono sottile e basso, pieno di angoscia, tristezza, malinconia «Non me lo perdonerei mai»
Gwen si stese zitta, quelle parole la colpirono. Mise le mani sul volto del ragazzo e si lasciò abbracciare. «Ti voglio bene» Si lasciò andare dall'emozione. «Tanto bene»

 




Darkness:
3 mesi.
Ho alla fine trovato le parole giuste per aggiornare. 
Non riuscivo a trovarle, no, né tanto meno riuscivo a trovare le cose giuste da mettere che tuttavia ritengo di non aver ancora trovato, anche a questo punto. Vi prego di perdonarmi per l'immenso ritardo, ma diciamo che ultimamente non me la sto passando benissimo. Al di là del fatto che è quasi cominciata l'estate e quindi (ahimè! Malgrado chi lavora) ora si è finalmente liberi da qualsiasi tortura, salvo i maturandi che sono giunti infine alla battaglia finale. Un grande in bocca al lupo per loro, poi se vogliamo dire "uh, beati loro"  o "uh, ma non li invidio per niente", per cortesia, queste baggianate teniamocele per noi. Tanto è come la morte, prima o poi ci passano tutti a parte beh... gli inioranty e i vecchietty suppongo. E la morte, ci passano tutti tranne, boh, entità divine? Ma il gioco God of War smonta questa teoria.



Perché 3 mesi per aggiornare? Beh, è complicato da raccontare, ma detto brevemente ho scritto e riscritto mille volte questo capitolo ma nulla che mi convincesse. Tra questi, nemmeno il potere di Crimson ed Ennui che approfondirò successivamente, tipo... boh.
Ma va bene così, alla fine eccomi. Con quello che ritengo, probabilmente al pari del quinto capitolo, non proprio uno dei più belli. Certamente apprezzerei tanto di sentire la vostra opinione. Recensite pure, qualora dovesse andarvi a genio, altrimenti, fate come preferite. Chiaramente vi invito a farlo con naturalezza.
So anche che sto mettendo in mezzo troppi misteri, troppa suspance, vuoi Angrboda, vuoi Jormungandr, vuoi Crimson ed Ennui con Chef, Cameron, la fabbrica che appare oggi e tutte ste cose qui. Farò luce e con i misteri ci andrò più leggero, mi rendo conto che la lettura è anche troppo pesante, lo so, sono un disastro ahahah. Perdonatemi tutti gli errori e qualora non vi fosse chiaro qualcosa fatemi sapere e vi schiarirò le idee.

Va bene, ho finito. Perdonatemi il ritardo e se ho parlato poco e se sono sembrato più depresso, freddo e distaccato ma tra le altre cose mi mancano diverse ore di sonno e essendo le 2:06 AM, tra un po' mi sa che collasso sul computer e non so se mi alzerò più. Meglio collassare a letto, almeno so di essere in un posto non solo bellissimo ma anche comodo AHAHAH.
Ci si becca nel fandom!

*Schiocca le dita e si teletrasporta in Dark Land*

Nero.


 
   
 
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