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Autore: Leksa_kom_trikru_07    04/06/2016    1 recensioni
"Voglio dormire con te."
Elyza la guardò con le sopracciglia sollevate. "Sapevo che non saresti stata in grado di resistermi a lungo."
"Per favore, Lex. Non riesco a dormire, e tu mi tranquillizzi."
[…]
"Lo ricordo ancora" afferma, all'improvviso, quest'ultima. "Continuo a rivedere quella scena, come in loop."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Alicia! No, non farlo.'

Ma lei la ignora, e, con un urlo disperato, si getta in avanti, verso il sangue, la distruzione, i morti viventi.

Verso la sua famiglia.

Per un secondo -soltanto un secondo-, Elyza la osserva, ed è sicura di essere l'unica ad indovinare il lieve tremito che le scuote le spalle, come se avesse paura.

Ed Alicia Clark non ha mai paura.

La bionda la segue, rischiando numerose volte di cadere nel sangue e nel fango, ma non le importa. Segue l'ombra dei suoi capelli bruni, ed è tutto ciò che riesce a vedere.

Grida il nome della piccola ragazza, e lei non risponde.

Non risponde, e il terrore aviluppa il cuore della ragazza, che accelera.

Si ferma soltanto quando ode un gemito.

È appena percettibile, solo un lieve fruscio, ma, alle orecchie di Elyza, suona come un grido. La bionda si ferma, cercando la compagna con lo sguardo.

La trova a pochi metri di distanza, le gambe completamente bagnate di sangue. Il suo volto è sporcato dalle lacrime, e trema fragorosamente, irrefrenabilmente.

Stringe il corpo di Madison -il corpo di sua madre- tra le braccia, ma non si muove, non si muove.

Elyza si dirige verso di lei, mantenendo una velocità più moderata, ma la ragazza non sembra neanche accorgersi della sua vicinanza.

La bionda s'inginocchia al suo fianco, sfiorandole dolcemente una spalla. Vorebbe lasciarle del tempo, del tempo per elaborare e digerire il lutto, ma sa che non è possibile.

Sono in guerra, e la guerra che non lascia tregua a nessuno.

"Alicia" la richiama, azzardando di accarezzarle i capelli. "Alicia, so che vorresti stare qui, ma non possiamo. Potrebbero arrivare altri zombie, e noi non saremmo in grado di difenderci. Ti prego, Clark, alzati."

La mora non dà alcun segno di aver udito le sue parole.

L'altra la scuote più violentemente, facendo sì che lei perda il contatto con il corpo della mamma. "Clark, andiamo. Non possiamo stare qui. Ti prego."

Ancora una volta, Alicia sembra irremovibile.

Elyza sospira, ma non si arrende. Raccoglie il corpo esile della ragazza tra le braccia, portandola con delicatezza, come se fosse un oggetto di massimo valore.

Qualcosa che non deve assolutamente rompere.

Il braccio destro della ragazza ciondola lungo la gamba di Elyza, insensibile. La piccola mora si accascia tra le braccia della compagna di guerra, e il suo capo cade all'indietro.

Ha ancora gli occhi aperti, ma il loro verde è intorbidito dalla disperazione. Ogni traccia di smeraldo che abbiano mai posseduto è scomparsa, rimpiazzata dal grigio, da un grigio così scuro che la bionda si sente male.

"Elyza?" Sussurra Alicia, incerta, sollevando una mano.

La bionda la intreccia alla propria senza esitare. "Sono qui. Sono esattamente qui "

"La... la mia famiglia?" Ricomincia a piangere silenziosamente, senza produrre alcun rumore. Le sue iridi ondeggiano sotto le ciglia, ed Elyza sa che ha bisogno di dormire.

"Torneremo per loro, li salveremo. Te lo prometto." Lei non risponde, facendole capire di essersi assopita. Ma Elyza sussurra ugualmente: "Te lo prometto sulla mia vita, Clark".

Dopo ore di incessante cammino, Elyza scorge, a pochi metri di distanza, un'abitazione. Accelera il passo, attenta a non svegliare Alicia.

Quando arriva di fronte l'uscio, lo trova chiuso. Ma la serratura è sferragliata, e la porta scardinata, perciò riesce ad aprirla con un lieve colpo di lombi.

Si ferma sul'uscio, prima di addentrarvisi. Non percepisce pericolose presenze, ma stringe ugualmente a sé il corpo assopito della sua amica.

Percorre il corridoio lentamente, tenendo ancora in mano una pistola, ma il luogo sembra vuoto; gli unici suoni che ode sono i loro lievi respiri.

Con cautela, Elyza raggiunge la camera da letto. Deposita la sua compagna sul lenzuolo. È ancora addormentata, il suo profondo sonno non è stato turbato dai suoi pesanti passi.

La ragazza esita un istante, prima di lasciare la stanza. Il pallore della cute della più piccola sembra risaltare, grazie al colore chiaro delle coltri su cui è adagiata. Il suo viso ha il colore del cielo dopo una notte di tempesta. È sdraiata disordinatamente, su un fianco, con i capelli che le coprono il volto e le spalle che s'innalzano e si abbassano troppo lentamente. Il suo respiro è fuoco ghiacciato, e le sue labbra sono socchiuse, accogliendo il frusciare del vento. È incantevole.

Elyza ha bisogno di usufruire di tutta la sua forza di volontà per lasciare la stanza.

Il freddo è così intenso che non lascia scampo, e, mentre continua ad esplorare la casa, i denti della ragazza si torturano, battendo gli uni contro gli altri così forte da spezzarsi.

Giunge al salotto, e lì si ferma.

I suoi occhi azzurri sono inspiegabilmente attratti dalla libreria a parete che si trova di fronte a lei, e si porta una mano alla bocca, mentre i suoi piedi si muovono da soli.

È completamente distrutta. Il freddo, le intemperie e il trascorrere del tempo hanno logorato i romanzi, le cui copertine sono al suolo, intonse di sangue e di altre sostamze che Elyza preferisce non identificare.

Solo un libro è, incredibilmente, salvo.

La ragazza lo raccoglie con estrema attenzione, accarezzandone la costa con l'unghia del pollice. I suoi polpastrelli scostano la polvere che riveste la copertina, scoprendone il titolo.

Addio alle armi.

È una vecchia edizione, stampata nel 1956, ma era ancora intatta. Elyza l'apre alla prima pagina che le capita. È in francese, una lingua che aveva studiato, e di cui masticava ancora un po' di grammatica, ma le pagine sono così ingiallite e fragili che ha paura a sfogliarle.

Ne modella una tra le dita, saggiandone la consistenza. Sembravano resistenti come un arbusto.

La bionda si ritrova a sorridere. Le ricordano la sua piccola Alicia, e il coraggio e la temerarietà che si celano sotto il suo aspetto indifeso.

Ogni cosa sembra ricordarle Alicia, ormai.

Sospira, tentando di togliersi quei pensieri dalla testa, e va a coricarsi per terra, in un angolo che è protetto da una coperta che qualcuno, pensa, doveva aver fatto cadere nella fretta di fuggire.

Inizia a leggere.



***


Elyza fu svegliata da dei lievi passi.

Si riscosse di scatto, e, tentando di essere il più silenziosa possibile, si alzò, imbracciando l'arma che, qualche ora prima, aveva sistemato accanto al giaciglio precedente.
Camminò adiacente al muro, stringendo così forte la pistola tra le dita che le nocche divennero bianche.

Si tranquilizzò soltanto quando notò l'esile figura di Alicia, che, poco distante da lei, osservava l'oggetto con un sopracciglio corrugato.

"Non mi aspettavo di certo un'accoglienza calorosa, ma credo che questo sia un po' esagerato." Constatò, mentre il verde dei suoi occhi si allacciava all'azzurro di quelli di Elyza.

Lei sospirò, passandosi una mano tra i capelli, e fece cadere l'arma. "Mi hai spaventata a morte."

"Chi credevi che fossi?".

"Non lo so, uno dei morti viventi che stanno distruggendo il nostro pianeta?".

Dopo quello, le due ragazze caddero in un silenzio tombale. La più piccola sbatté le palpebre, guardando oltre le spalle della compagna, mentre Elyza, rendendosi conto di ciò che aveva detto, lasciò andare un sospiro rassegnato.

"Scusami, Alicia." Mormorò. "Non volevo farti stare male. È solo che sono le tre del mattino, e non riesco a riflettere bene, a quest'ora."

La mora annuì, ma l'espressione vitrea non sparì dai suoi occhi. Era come se un manto avesse alterato il loro color smeraldo.

"Cosa vuoi da me, Clark?" Disse, infine, la bionda, spezzando un silenzio colmato soltanto dai loro respiri.

"Voglio dormire con te." Sussurrò la ragazza, arrossendo fragorosamente.

Elyza la guardò con le sopracciglia sollevate, incredula. Quindi scoppiò a ridere: "Bene bene, finalmente la signorina Clark ha ammesso di essere attrratta da me!" Le rivolse un esagerato ammiccamento. "Sapevo che non saresti stata in grado di resistermi a lungo."

Alicia sbuffò una risata, circondando la propria vita sottile con le braccia, che, contratte dal freddo, tremavano leggermente. "Cogliona" affermò. I suoi occhi si scontrarono ancora una volta con quelli dell'altra ragazza, e, questa volta, avevano perso il luccichio ironico. "Per favore, Lex. Non riesco a dormire, e tu mi tranquillizzi."
La bionda deglutì l'accelerato battito del proprio cuore, ma le parole della compagna l'avevano già convinta.

Senza parlare, sapendo che ogni parola sarebbe stata superflua, tese la mano alla più piccola, che l'accettò con un sorriso così bello che le gambe di Elyza iniziarono a tremare -e non per il freddo.

Le due ragazze si diressero verso il "letto" improvvisato della bionda, ognuna senza parlare, ma parlando silenziosamente un linguaggio segreto, che le mani che si sfioravano gridavano ad alta voce, inviando dei brividi alle proprie cellule.

"Non è un granché" presentò Elyza, indicando all'esile mora la coperta. "Ma dovrebbe bastare."

Alicia bofonchiò qualcosa, ma ad un livello troppo basso perché l'altra potesse coglierla. Si raggomitolò per terra, tirando l'angolo del lenzuolo, dimodoché potesse coprire il suo corpo.

La bionda la guardò mordendosi il labbro, indecisa su cosa fare. Infine, abbandonando ogni remora, si distese accanto alla più piccola, sistemandosi su un fianco, ma si assicurò di lasciare quanto più distanza possibile tra i loro corpi.

I respiri si posavano sulle coltri, rincorrendosi, come se fossero degli amanti che agognavano ritrovarsi.

"Perché sei così distante?" Mormorò Alicia, mentre i suoi occhi scorrevano come acqua sul volto di colei che era al suo fianco, ma così lontana.

"Credevo che fossi tu a volerlo."

Il silenzio acquietò nuovamente quella notte così strana, ma non gli animi delle due ragazze.

Elyza ed Alicia non interruppero il contatto visivo, e la prima inalò l'odore della ragazza con cui era a letto. Le ricordò i panni che sua madre asciugava quando tornava da lavoro, sotto la luce delle stelle.

I suoi occhi erano quelle stelle.

La bionda scosse lievemente il capo, incapace di sostenere la forza di quello sguardo, e si girò di schiena, osservando la lieve luce lunare, che penetrava dallo spiraglio di finestra rimasto aperto.

Il libro era ancora al suo fianco, ma il verde degli occhi di lei gliel'aveva quasi fatto dimenticare.

"Lo ricordo ancora" dichiarò, all'improvviso, quest'ultima. "Continuo a rivedere quella scena, Elyza. Come in loop. Mia madre che mi sorride, vittoriosa, ed io che le grido di stare attenta, perché lo zombie è ancora alle sue spalle. Ma lei non mi sente, e la sua testa viene tranciata via da un fulmineo colpo di denti. Cade ai suoi piedi, e il sorriso è ancora fermo sulle sue labbra." È costretta a fermarsi per riprendere fiato; le sue mani premono sullo stomaco, come se stesse per vomitare. "E il mostro che ha appena ucciso mia madre si gira e mi sorride, indicandomi, come per farmi capire che io sono la prossima."

La voce le si spezza, impedendole di proseguire.

E, in quel momento, Alicia scoppia in un pianto disperato, mentre ogni cosa, dentro di lei, si rompe.

"No" mormora Elyza, e attraversa l'esiguo spazio per raggiungerla. La prende tra le braccia, premendo il corpo contro il suo.

Le forme della mora si modellano contro quelle della bionda non appena le loro gambe si sfiorano, come se uno scultore le avesse costruite insieme, ma il destino le avesse costrette a separarsi.

La testa di Alicia trova rifugio nell'incavo del collo della più grande, che la avviluppa con le braccia, confortandola come meglio può, mediante il contatto.

"Tu non sei sola, Alicia." Sussurra la bionda. La bocca preme contro la pelle delicata sotto il suo collo. "Io sono con te. E ti proteggerò. Sempre."

La più piccola si trae leggermente indietro; la distanza è ancora infinitesimale, ma, adesso, può guardarla negli occhi. "Come puoi esserne sicura?" I suoi occhi sono lucidi, e la sua voce trema così tanto che le ricorda l'ultimo viaggio di una foglia in autunno.

Elyza sorride.

Lentamente, si china sulla ragazza tra le sue braccia, e preme le labbra sulle sue. Al contatto, un brivido intenso percorre le colonne vertebrali di entrambe.

Alicia è sconvolta, ma la passione prende il sopravvento; ricambia il bacio, avvgendosi intorno a lei, ed affonda le dita tra i suoi capelli.

Il bacio è voluttuoso e dolce. Una promessa, e un desiderio. La voracia del cielo di una notte di stelle che si confonde nel labirinto di passione che ha origine nella notte dei tempi. È semplicemente l'infrangersi di un'onda sullo scoglio.

Alicia rotea su sé stessa, e il corpo di Elyza la schiaccia con delicatezza mentre premono l'una contro l'altra.

"Alicia" enuncia la bionda, tirandosi indietro di pochi centimetri. "Sei sicura?".

La mora inclina la bocca sulla sua, rispondendo alla domanda con un'intensa passione.

Le mani di Elyza sollevano la maglietta della più piccola, e, prima che lei possa rendersene conto, sono rimpiazzate dalla sua bocca.

Ed Alicia dimenticò ogni cosa, tranne la pressione delle labbra di Elyza sulla sua cute.
   
 
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