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Autore: Tamako    04/06/2016    2 recensioni
Povera ragazza. Era così semplice e sfortunata che nessuno ormai l'ascoltava più.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sfiorando con l'indice lo schermo luminoso tracciò un breve segmento che divise a metà il cerchio creato in precendenza.
<< Questa è arte >> esclamò il giovane. << Non criticare se non riesci a capirla. Tutto questo è geniale.>>
<< Io non ho detto niente, ma è vero che non riesco a capirla. Perché non me la spieghi? >>
<< Non ce n'è bisogno. Parla da sola. Questa è l'arte del futuro: bastano due figure, due semplici poligoni, due semplici rette, due banali circonferenze e hai creato il capolavoro. >>
La ragazza si chiedeva come mai lui non avesse risposto alla sua domanda, ma non gliela rifece, era convinta di essere nel torto. Soltanto una persona ignorante e zotica poteva non capire la brillantezza di quell'opera. Bastava così poco per essere originali, una figura geometrica. Si chiese come mai fosse andata al corso di fumetto pomeridiano. Ormai era una cosa così superata e fuori moda che nessuno l'avrebbe più considerata. Si sentiva così stupida e affranta che in un secondo decise di smettere di studiare quelle stupidaggini e di smettere di fare quei sogni da bambina sciocca.

Allora decise di allontanarsi e di andare da sua cugina. Arrivata a casa sua, dopo averla baciata e salutata con affetto, le chiese:
<< Perché non mi suoni qualcosa? Non lo so, quello che vuoi. Mi piacerebbe molto. Come l'anno scorso, ti ricordi? Ci riprendevamo con la telecamera mentre suonavamo e cantavamo. >>
<< No. Ho venduto la chitarra. A cosa serve ormai? Non ricordo neanche un accordo sinceramente. Comunque se vuoi ascoltare della buona musica accendo il computer. >>
Accese l'apparecchio in pochi minuti e cercò una canzone techno molto in voga.

Intanto la povera ragazza, che era rimasta sorpesa e delusa, decise di andarsene. Fuori pioveva, ma la città era piena di gente. Entrò così in un bar in cerca di coetanei con cui fare una partita a carte. Si avvicinò al bancone intenta a chiedere un tè, o un caffè, o magari una cioccolata calda, ma il barista stava aiutando un cliente ad aggiustare una slot, e nel frattempo bestemmiava. Decise così di fumare una sigaretta, ma non avendo l'accendino provò a chiedere a qualcuno. Ma nessuno in quel bar sembrava avere intenzione di risponderle. La televisione era accesa e il volume era alto. C'era la partita, o forse l'ultima puntata del talent più famoso. Era troppo importante e quelle persone non la sentivano. O forse non la volevano sentire.

Cercò allora di non abbattersi e di essere comprensiva, così decise di uscire e provare a chiedere in giro per la città.
<< Scusi, ha un accendino? >>
Niente. Solo sguardi persi, incantanti da uno schermo, occhi stralunati, cuffie nelle orecchie. Povera ragazza. Era così semplice e sfortunata che nessuno ormai l'ascoltava più. Urlò disperatamente, e si mise ad osservare tutte quelle persone. Povera ragazza. Tutti sembravano così strani e inquientanti e lei era così normale. Tutte quelle persone erano legate, vicine e simili, e potevano comunicare, mentre lei non poteva più essere ascoltata, e nemmeno comprendere quello che loro dicevano. Il mondo correva e lei nel frattempo era seduta su una panchina, con gli occhi terrorizzati, e guardava quelle figure distorte con paura e impotenza. Quello strano mondo non sembrava rassicurante e felice, e non era sicuramente per lei. Povera ragazza. Tutto era cambiato così in fretta e lei non se ne era neanche accorta.
  
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