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Autore: Altair13Sirio    04/06/2016    4 recensioni
A volte dimentichiamo quanto sia pericoloso ciò che facciamo e quanto fragili siano le nostre vite.
Prontamente, arriva sempre qualcuno a ricordarci duramente quanto costa fare questo lavoro. E la pista non è più la stessa.
Siamo uomini di ferro, ma non siamo immortali. Siamo come chiunque altro, e oggi corriamo per ricordarlo a tutti, per farli correre ancora una volta con noi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racer'
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Guardo la madre che si dispera di fronte al marito. Non vuole accettare la verità. Non vuole sapere realmente che suo figlio è morto per fare ciò che più amava.
Perché non è giusto.
Lui e immobile di fronte a lei, cerca di calmarla, di darle forza, ma è tutto inutile. Anche le sue mani tremano e la sua voce è rotta dal pianto che scoppierà tra poco. Le cinge un fianco per cercare di darle un po' di conforto, ma entrambi si mettono a piangere come due bambini, incapaci di contenere quel dolore.
Mi sembra di rivivere la stessa scena, ancora una volta. Tanto tempo fa, era tutto uguale a ora. Cambiavano i nomi, il luogo, le circostanze, ma era tutto uguale. Un ragazzo è morto e tu non puoi fare niente. Sei solo lì in mezzo, da spettatore. Continui a pensare di essere stato fortunato, in tutti questi anni, a non finire come loro, ma a volte ti chiedi veramente se ne sia valsa la pena; in fondo hai avuto più tempo, hai potuto fare ciò che volevi… E' inevitabile che nella mente ti baleni il pensiero: "perché loro e non me?"
Che cosa ti ha reso tanto fortunato da scampare a un simile scherzo del destino e lasciare ad altri questo onere? Perché ha dovuto pagare qualcuno più giovane e pieno di progetti per il futuro, al posto tuo? E' stata la sfortuna? La tua abilità? Oppure qualcuno aveva già scelto così? Perché, se cade uno, tutti gli altri rimangono a lottare per ricordare il suo nome, ed è questo che quel "qualcuno" voleva raggiungere: ricordarci chi siamo realmente.
Siamo piccoli, semplici uomini, fragili nonostante le nostre "armature" che ci proteggono dagli urti e dalle cadute, e abbiamo tutti un cuore: un cuore che si può spezzare, ma che può anche essere spezzato a causa di una tragedia come questa… Non siamo macchine, non siamo perfetti. Siamo solo uomini. Uomini di ferro, sì, ma anche noi possiamo piegarci. E quando succede, sapendo che si stava facendo ciò che amiamo di più, è ancora più triste.
Mi allontano dalla coppia in lacrime sapendo che non potrei sostenere lo sguardo ancora a lungo e mi avvio verso la mia moto. Anche lei sente il dolore. Sa che oggi è una triste giornata, non adatta a correre, ma a ricordare. La accarezzo sulla carena, dove ho applicato un adesivo che lo ricordi; tutti hanno con sé qualcosa che ricorderà per tutta la gara il nome del ragazzo scomparso, il suo numero, o il suo soprannome. Lo faremo correre ancora una volta, oltre che nei nostri cuori. Do una piccola pacca sul cupolino della mia fedele compagna; sa che avremmo potuto essere noi i due sfortunati, come avrebbe potuto essere chiunque altro. E per questo non possiamo lasciare che accada di nuovo.
Mi inginocchio al suo fianco, come sempre, per sussurrarle qualcosa che solo io e lei possiamo sentire, poi ci monto su ed esco dai box, raggiungo la fine dello stretto rettilineo parallelo al circuito; prima di uscire mi sistemo la tuta all'altezza dell'inguine e poi ricomincio ad accelerare. Percorro tutta la pista per tornare alla griglia di partenza, dove mi aspettano i tecnici, gli amici, e gli altri piloti.
Siamo lì, ancora una volta in questo circuito che ci ha regalato tante emozioni, ma questa volta nessuno guarda con sorrisi il pubblico o le telecamere; tutti quanti pensiamo a quello che è successo e quanto poco sarebbe bastato per ripetere la tragedia, come anche sarebbe stato facile evitarla…
Quando è tutto pronto e i nostri collaboratori ci lasciano soli sulla griglia di partenza, io ho un brivido. Partiamo per il giro di ricognizione, molto importante per scaldare le gomme e farci prendere confidenza con la pista, che è stata modificata dopo l'incidente.
Così parti e ti butti subito nell'inferno della prima curva, raggiunta a trecentotrenta chilometri orari dopo un rettilineo di millequarantasette metri, seguita da una seconda curva rapida a sinistra; dopo la staccata dunque si sale e ci si ritrova in un curvone lungo verso destra che si percorre anche a centocinquanta chilometri orari, facendo pattinare il posteriore per raggiungere i duecento nell'uscita per il rettilineo. Stacchi a quasi duecentocinquanta chilometri orari e ti butti con forza a destra; rimani più vicino possibile al cordolo alto per non perdere posizioni e compi un'inversione completa che ti proietta in un rettilineo parallelo e opposto a quello appena percorso; qui c'è una discesa verso sinistra, molto lenta e stretta dove la ruota posteriore scivola a causa della frenata repentina. Dopo questa stretta curva ti lanci a tutta velocità in un piccolo rettilineo in cui puoi superare i duecento chilometri orari prima di rallentare per fare la curva a sinistra, in salita e seguita da un cambio di direzione a destra che ti fa raggiungere l'apice della salita. Qui, dopo aver attraversato un rapido rettilineo, c'è una curva di novanta gradi a destra che si prende parecchio velocemente; lo slancio ti fa finire sul cordolo dalla parte opposta prima di tornare ad accelerare per raggiungere la fine del rettilineo, il secondo più lungo del circuito. A questo punto devi ricordarti di staccare più presto del solito: questa è una delle modifiche che sono state apportate al circuito, dopo l'incidente; invece di seguire il curvone a sinistra, il rettilineo viene accorciato e tu butti la moto in una stretta curva a sinistra che si riapre rapidamente in un corto rettilineo in salita, seguito da una curva a sinistra che ti fa tornare nel circuito originale e poi da una lunga curva a destra, percorsa lentamente, il più stretto possibile ancora una volta. Qui poi dai gas in un altro rettilineo-lampo e per un attimo tutto si ferma, prima di arrivare alla staccata.
Alzi lo sguardo per un istante, la tua moto guarda dritta di fronte a sé mentre tu la pieghi delicatamente a destra: vedi la curva a destra, nella discesa, vedi quella via di fuga che è stata l'ultima cosa che ha visto lui prima di schiantarsi con la propria moto alle barriere di protezione e prendi ancora una volta una traiettoria insolita, scendendo dritto in un rettilineo che serve a spezzare quello che avresti attraversato di solito. In questa curva tutti alzando lo sguardo verso sinistra, augurandosi di non sbagliare come lui e non finire allo stesso modo, ma con la mente gli facciamo tutti i nostri saluti, per l'ultima volta, prima di tornare in pista, in gara, nel rettilineo che si chiude bruscamente con una curva a sinistra e ti immette di nuovo del circuito originale. Ora però non c'è un altro rettilineo; qui devi spostarti a sinistra per prendere la curva a destra, l'ultima della gara, che porterà il primo alla vittoria: colui che riuscirà ad attraversarla più velocemente. Si tratta di una curva molto veloce e larga, si percorre anche a centocinquanta chilometri orari e quando esci devi dosare bene il gas per non perdere tempo sul cordolo. Qui si torna nel rettilineo principale, e alla griglia di partenza, dove prendiamo posto tutti.
C'è chi tiene lo sguardo basso, ripensando a quel punto nella pista dove si è consumato un dramma; chi si guarda intorno, alla ricerca di qualche faccia amica a bordo pista che gli dia un po' di coraggio; chi respira profondamente e guarda dritto di fronte a sé, immaginando di dover correre su questa pista ancora per altri venticinque giri, prima di potersi ritirare in pace, al sicuro dai pericoli del mestiere.
Io, personalmente, accarezzo la carena della mia cavalcatura con i guanti. "Ancora una volta." Penso nella mia testa. Lei mi sente e capisce. Sappiamo cosa dobbiamo fare, non possiamo sbagliare.
Non parti né davanti, né dietro. Sei in mezzo al gruppo e guardi il serbatoio della tua moto. Una voce ti desta dai tuoi pensieri e ti giri per capire chi sia; il pilota subito dietro di te si è accorto che eri perso nei tuoi ragionamenti e ti fa cenno di tenere d'occhio la bandiera rossa che sventola davanti alla prima fila della griglia. Giusto. E' ora di rimanere concentrati! Ora sei in pista, i pensieri rimangono fuori.
Dai una pacca al serbatoio sotto di te e ti pieghi in avanti, stringendo con fermezza la manopola dell'acceleratore. Sei pronto a partire, come tutti gli altri. Oggi c'è un motivo in più per finire la corsa, ed è ricordare il suo nome. E' quasi come se in pista ci fosse anche lui…
Senti il frastuono di tutti i motori diversi in gara, senti i battiti del cuore accelerare, vedi il semaforo spegnersi.
E tutto diventa nero.
Siamo uomini di ferro, ma dentro siamo persone comuni. A volte dimentichiamo quanto pericoloso sia ciò che facciamo, e purtroppo arriva sempre qualcuno a ricordarcelo con crudeltà. Spingiamo al massimo per vincere tutti i giorni. Ma oggi, in giorni come questo, lo facciamo per un altro motivo.
Per farli correre ancora una volta.
Immortali
   
 
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