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Autore: Tamako    04/06/2016    1 recensioni
Sfilavo per quel villaggio completamente priva di scarpe, vestiti, fermagli e brutture inutili, scomode e convenzionali, che nella vita ordinaria sono obbligatorie.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sfilavo per quel villaggio completamente priva di scarpe, vestiti, fermagli e brutture inutili, scomode e convenzionali, che nella vita ordinaria sono obbligatorie. Non ricordo come si chiamasse quel posto, ma ne ho un bel ricordo, lo considero un qualcosa da custodire gelosamente nell'anima.

Lungo la strada c'era una ragazza coi capelli ricci e biondi che sistemava dei pupazzetti, probabilmente creati da lei, con molta calma e cura.
<< Vorrei questo qua. Quanto costa? >>
<< Non capisco. Ne vuoi uno? Prendilo. >>
Ero completamente allibita e spiazzata.
<< Ma no dai, gratis no. Mi dica il prezzo. >>
Mi guardò come se non avesse capito e me lo pose gentilmente.
<< Scusa, non ti capisco. Sono felice di regalartelo. >>
Non riuscivo a capire, ma d'altronde cosa potevo fare? La ragazza sembrava contenta di regalarmelo e non voleva soldi. Mi sentivo un po' in colpa e pensavo di aver approfittato della sua gentilezza, ma nonostante tutto continuai a camminare.

Poi trovai una giovane donna con il suo neonato, e provai un po' di tenerezza e un po' di indifferenza. Ad un certo punto una donna di mezza età le si avvicinò e le disse, con un sorriso sincero e con delle lacrime di commozione, che il suo cucciolo era uno dei più belli del villaggio. Poi passò un'altra donna, sempre di mezza età, guardò il bambino e disse che era carino, ma che quello di sua nipote lo era altrettanto. Nonostante ciò fece al piccoletto una smorfia dolce e un sorriso malinconico, e abbastanza sincero e se ne andò. Pensai subito che quella donna fosse maleducata, così mi avvicinai alla giovane mamma e le dissi del mio disappunto nei confronti della villana, ma non ottenni soddisfazione perché lei mi disse che quella signora era stata semplicemente sincera.

Mi allontanai un po' contrariata e chiesi a un contadino se da quelle parti ci fosse un ristorante. Lui mi disse che nel piccolo villaggio c'era una piccola osteria in cui si mangiava molto bene. Si offrì gentilmente di accompagnarmi e io le chiesi se voleva mangiare con me. Accettò e ordinammo un uovo, dell'insalata, una brocca di vino e un pezzo di torta di mele ciascuno. Mangiammo bene e io lasciai una mancia alla cuoca di mia spontanea volontà. Lei mi sorrise e disse che ero stata davvero molto gentile. Mi offrì anche un posto dove dormire, ma io le dissi che mi piaceva dormire in spiaggia. Lei allora mi indicò il posto più bello, dove c'era la sabbia che suonava e l'acqua chiara. Salutai affettuosamente il contadino e lui fece altrettanto, poi andai a dormire presa dalla stanchezza.

Sapete, è stato un sogno strano, il più bello che io abbia mai fatto. Dopo essermi svegliata andai a comprare del caffè solubile nel negozio sotto casa. Per un attimo pensai di uscire senza pagare, ma poi, vedendo l'espressione infastidita e poco paziente della commessa, tirai comicamente fuori il portafogli.

  
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