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Autore: PaperHero    04/06/2016    0 recensioni
In questa raccolta, raccoglierò alcuni momenti della serie. Alcuni saranna inventati da me mentre altri riprenderanno la serie.
Un mio primo sperimento che spero vi piaccia. Buona lettura.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non sei solo Ambientata nella puntata numero sei della serie dopo che .Adamo uccide Henry.


Quando aveva ricevuto la chiamata del padre, Abe aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava. Il tono del padre era strano e, quando lo raggiunse sulla riva del fiume, ebbe la conferma che era successo qualcosa di brutto. Suo padre si era avvolto nella coperta pesante che utilizzavano come riserva e sembrava che stesse tremando. E non era per il freddo. Cautamente, Abe si avvicinò all’altro, che teneva la testa china ed era voltato di spalle, e gli posò una mano sulla spalla. Al tocco del figlio, Henry si voltò verso di lui e mormorò un - Abe, sei qui- con tono tremante.
Abe si preoccupò ancora di più quando vide gli occhi spenti e spalancati di Henry. Era chiaramente sotto shock.
 Sì, papà. Andiamo a casa- rispose Abe, circondando le spalle del padre con un braccio mentre si dirigevano verso la macchina, parcheggiata proprio lì di fronte.           

Il viaggio verso casa fu silenzioso e Abe, di tanto in tanto, gettava un’occhiata al padre. Era preoccupato, molto preoccupato. Non lo aveva mai visto in questo stato prima d’allora e dire che era a conoscenza di quasi tutte le sue morti. Erano state tante ma nessuna l’aveva mai ridotto cosi. Con gli occhi spalancati dalla paura e spenti, il corpo che tremava e il dolore che sicuramente provava dentro di sé. Una nuova ferita che si era aperta e che si aggiungeva a quelle provocate dalle morti precedenti.
– Papà, cos’è successo?- chiese Abe, esitante                                                                                                                                               
Quando il padre non rispose, l’uomo capi che non ne voleva parlare e il silenzio ritornò a farsi sovrano. Non voleva forzarlo ad aprirsi: avrebbe fatto più male che altro.          
– Sono stato ucciso, Abe – rispose finalmente Henry, dopo un po’.- Quando sono andato dal Francese, sono stato attaccato dal padre di quello che credevamo essere il colpevole ms ci sbagliavamo. La polizia stava arrivando ed io sono caduto per le scale. Avevo la schiena a pezzi ma non è stato questo a uccidermi- aggiunse, con tono basso e continuando a mantenere lo sguardo fisso a terra.                                                                                    
Abraham trattene il fiato e strinse la presa sul volante. Aveva percepito chiaramente la sofferenza nella voce del padre e il timore di sapere cosa fosse successo lo spaventava. Non osava immaginare cosa stesse provando l’altro.                                                                                              
– Adamo era li. E’ stato lui a uccidermi.- terminò Henry, con voce tremante.                               
Nella sua mente, il ricordo di Adamo che gli tagliava la gola con precisione chirurgica era nitido. Aveva sentito chiaramente il piacere dell’altro nel compiere quel gesto. Rabbrividì pensando a quel momento.                                                                                                              
Dopo quella rivelazione, Abe spalancò gli occhi e si voltò a osservare il padre. Adesso aveva capito tutto.
 - L’ho sentito, Abe. Il piacere e la freddezza che stava provando nel compiere quel gesto. Lui vuole che io diventi come lui. Vuole che io diventi un assassino- sollevò lo sguardo Henry per puntarlo in quello del figlio.                                                                                                          
 I suoi occhi erano lucidi e la sua voce era tremante quando continuò con un – Ho paura, Abe – che stupì l’altro.                                                                 
 Non aveva mai sentito il padre pronunciare quelle parole ma comprendeva benissimo. Chi non avrebbe avuto paura in una situazione del genere?                    
Papà, ne usciremo. Tu sei meglio di lui. Vincerai questa partita- lo rassicurò Abe, con tono determinato – Non sei da solo-  
Le sue patole fecero spuntare un sorriso sulle labra del padre. Abe aveva ragione. Non era da solo.                                                                               
                                                                                                
   
 
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