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Autore: Leksa_kom_trikru_07    05/06/2016    1 recensioni
"Camz." Ripeté. "Perdonami. Eri così bella che avrei voluto toccarti per il resto della mia vita."
[…]
"Hai gridato, e tu lo sai, piccola, che non mi piacciono le urla."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Camz".

Lauren Jauregui raddrizzò la schiena, buttando svogliatamente per terra una zolla di sporco che aveva raccolto. Il suo sguardo era fisso di fronte a sé, le labbra carnose socchiuse e le sopracciglia corrugate.

Osservava con circospezione la figura di fronte a sé, traendo dei respiri così rapidi che il suo petto si sollevava e si abbassava troppo velocemente.

Infine, si chinò, inarcando le gambe snelle sotto il proprio corpo, racchiuso in un'elegante giacca lunga, che raggiungeva le sue caviglie nude.

"Camz" ripeté. "Perdonami."

I suoi occhi furono inghiottiti dalle palpebre, che celarono il prorompente verde delle sue iridi.
"Pensavo di amarti. Lo pensavo davvero. Era come se fossi una fenice, e tu mi avessi restituito la vita soltanto guardandomi. Eri così bella, Dio, così bella che avrei voluto toccarti per il resto della mia vita. E mi manchi, sai? Più di quanto possa esprimere. Ma, in fin dei conti, tu sai che non sono mai stata eccelsa con le parole."

Le sue scarne dita tremanti rovistarono nella borsa a tracolla. Ne uscirono qualche minuto fuori, trionfanti, stringendo una sigaretta. Lauren se la portò alla bocca, accendendola rapidamente.

Inspirò, e, quando le labbra la lasciarono fuggire, una volata di fumo fuoriuscì dalla sua bocca.

La ragazza dai capelli scuri rise sguaiatamente, agitando in aria la mano libera. "Ecco, vedi? Se fossi qui, tu m'imporresti di posare la sigaretta, perché fumare non fa bene, provoca la morte. Ed io riderei, gridandoti di stare zitta. Le tue labbra si contrarrebbero in un'adorabile linea dura, ma non insisteresti, perché sai che, come sempre, io non ti ascolterei." La ragazza chiuse gli occhi e gettò la testa all'indietro, divaricando le narici. "Ma, quella stessa notte, mi prenderesti contro i rami in fiore del tuo giardino. Io stringerei le gambe intorno ai tuoi fianchi snelli, mentre la tua mano si muove selvaggiamente dentro di me. La notte si chiuderebbe su di noi, scivolerebbe dentro di noi, e il marchio del piacere carnale si tingerebbe anche sul tuo corpo, sporcandoti, depravandoti, mentre ogni tua cellula si contrae per l'estasi. Affonderesti la testa nel tuo collo, sforbiciando le dita dentro di me, mentre l'inarcarsi del cielo contro la terra ti porta al paradiso. Io spingerei i fianchi contro i tuoi, e sarei tua. Per sempre."

Lo smeraldo fu violentemente sottratto dalla perla che lo proteggeva, e Lauren aprì gli occhi.

"Lo ricordo ancora, sai? È tutto ancora chiaro nella mia mente." Mormorò. "Eri ripiegata sui cuscini, il tuo corpo era nudo, e brillava, come se fosse cosparso d'argento. Eri abbandonata sotto di me, il volto contratto dall'estasi. Stavo spingendo le dita dentro di te, lo ricordi?
È accaduto all'improvviso.
Tu hai aperto gli occhi, e hai gridato.
Ho pensato fosse per il piacere, così ho accelerato le movenze, affondando così profondamente dentro di te che ti ho sentita, ti ho sentita davvero, ti ho sentita pulsare e gridare contro di me, benché tu fossi in silenzio. Sei sgusciata via dalla mia presa, gli occhi sgranati, il volto segnato dalla repulsione. Hai gridato, "vai via", e hai provato a cacciarmi."

Lauren chinò leggermente il viso, e le ciocche corvine dei capelli le ricaddero sulla bocca. Sembrava un serpente: il verde folgorante, non più castigato dalle ciglia, risplendeva in tutto il suo splendore.

"E tu lo sai, piccola, che a me non piacciono le urla. Ma tu non sembravi rendertene conto, così hai continuato a strillare, mentre le vene sul tuo collo di gonfiavano di rabbia. I tuoi occhi erano permeati di disgusto, ogni tua vena era intrisa di odio. Io non mi sono mossa: guardavo il tuo volto, seguivo il contorno del tuo seno, perché sapevo che ti saresti calmata. Lo fai sempre. Ma non quella volta. Hai fatto dei passi in avanti, finché non ci siamo ritrovate ad una distanza infinitesimale. Io osservavo le curve del tuo corpo, il modo in cui sembravano modellarsi e distruggersi tra le mie dita, proprio comea creta. Tu osservavi i miei occhi, senza fiato. Non osavi muoverti, non osavi parlare. Pensavo ti fossi acquietata, indi per cui ti ho presa tra le braccia. Ma tu mi hai schiaffeggiata."
Lauren premette le mani per terra, incanalando tutto il suo peso sulla stretta delle sue mani. Fu come se il terreno di sgretolasse sotto le sue dita, ma la ragazza non sembrava essersene accorta. Continuava a fissare un punto indefinito.
"Da lì, non è successo niente. Lo sai, piccola? Nulla. Ci siamo guardate negli occhi, mentre la mia mano accarezzava la tua guancia. Avevi sempre detto di amare i miei occhi, ed era come se non riuscissi a distogliere lo sguardo. Le tue pupille s'inabissarono nelle mie, come se stessero facendo l'amore. Le tue vene sono esplose dentro di me, e le nostre iridi si sono allacciate, incatenandosi le une alle altre.
Poi, sei caduta tra le mie braccia."
Le unghie della ragazza si sporcarono di terra.

"Io non ricordo cosa sia accaduto, piccola.
Ma la tua gola era squarciata, e solo un lieve mugolio ne usciva. Era patetico, ma era come se non riuscissi ad emettere nessun altro suono.
Eppure, oh, Camz, i tuoi pcchi gridavano. Potevi anche essere muta, ma le tue pupille stavano urlando. Strillarono che era colpa mia.
Poi, la tua testa si rovesciò tra le mie braccia, e tu cadesti al suolo. Il tuo battito taceva, e il tuo respiro era morto. Tu non c'eri più, Camz."

Lauren si lasciò crollare: il suo corpo cadde supino sul pavimento, mentre il suo volto, i suoi capelli e i suoi abiti s'incrostavano di terra, ancora rafferma a causa delle piogge.

"Ma non è stata colpa mia, Camz. Non è stata colpa mia. Io ti avevo soltanto sfiorata, e poi tu eri morta.
Ti ho presa in braccio, cullando il tuo corpo. La tua testa ondeggiava sul mio grembo, e il tuo sangue mi macchiava gli abiti, ma non era sangue, perché non era stata colpa mia.
Infine, numerose ore dopo, ti ho posizionata sulle mie spalle. Ho finto che fosse una normale giornata, perché, piccola, tu adoravi saltarmi addosso, adoravi fingere di essere la mia scimmia.
Ho dovuto portarti al cimitero, e ti ho sepolta in fretta e furia.
Ma non riuscivo a piangere, Camz. Perché non piangevo?".

Anche in quel momento, il viso di Lauren era vitreo. Non una ruga alterava la sua espressione, non una smorfia scuoteva la sua bocca. Non una lacrima scivolava lungo le sue guance. Prese ad accarezzare il terreno sotto di sé, dove il cadavere di Camila giaceva, nascosto da pochi strati di terra.

"Mi prometti -lo giuri, non è vero, Camz?- che tu non parlerai?
Perché, Camila..." la ragazza dai capelli scuri si chinò, premendo quasi le labbra contro la tomba improvvisata della sua fidanzata. "... a me non piacciono le urla."
   
 
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