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Autore: HeartBreath    06/06/2016    2 recensioni
[Crossover Give me your freedom/Black sails]
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Nell’orgoglio che vestiva da quando era capitano, aveva tentato di nascondere fino all’ultimo quanto lo emozionasse l’idea di conoscere finalmente James Flint. L’unica cosa che si era concesso era stato chiedere di tanto in tanto a Oliver “Dove l’hai conosciuto?” o “Che tipo è?”. Ogni volta, il nostromo aveva risposto “Non lo vedo da anni, Gee” con tono piuttosto seccato, per fargli capire che scomodare Flint per farglielo incontrare sarebbe stato complicato e senza senso. Finché, un giorno, il ragazzo non era salito sul ponte per annunciare, con tanto di vocione da Red Crow, che aveva bisogno di fare uno scambio con il capitano Flint.
“Fingerò che il solo dirlo ad alta voce non te lo stia facendo diventare duro” aveva replicato Mikey.
“Qualcuno ficchi un cazzo in bocca al primo ufficiale Way, per favore”
L’equipaggio aveva riso fino alle lacrime.
Genere: Avventura, Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Gerard Way, Mikey Way
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Why are we so incomplete?'
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Che dire, cupcakes... dovevo farlo. Mi hanno messo in testa quest'idea della crossover (e ringrazio l'insegnante di scacchi che altrimenti non smette più di rompermi i coglioni per i suoi diritti creativi) e avevo un bisogno fisico di far uscire questa cosa dalla mia testa.
Se non conoscete Black Sails, ve la consiglio caldamente. Non solo perché altrimenti potreste non capire di chi si parla in questa shot, ma è davvero una perla e mi sta dando grande ispirazione per la storia che porto avanti da anni *ci deperirò su questi html, aiut-*

Fatemi sapere cosa pensate di questa piccola aggiunta, soprattutto ci tengo a sapere se ho sforato il carattere di personaggi non miei.
Come sempre vi lascio la pagina, come sempre vi amo, come sempre vostra,


V





















 
If you're a real pirate



[Nassau, Bahamas, 1715]
 
 
A dirlo ad alta voce sarebbe suonato stupido – e infatti un pensiero simile non avrebbe mai oltrepassato le sue labbra -, ma Michael Way non riusciva a rilassarsi a terra se, tra un boccale al tavolo e una puttana al piano di sopra, era in programma del lavoro da fare. Per mesi, la sua mente restava costantemente vigile e attenta a tutto, quando la Sea Nest era in viaggio. Ora tutto ciò che desiderava era godersi un po’ di riposo senza doversi preoccupare di altro.
Era sempre stato un tipo organizzato, preferiva occuparsi di ogni cosa a tempo debito. A bordo era il primo ufficiale Way, braccio destro del capitano più giovane che avesse mai preso per il naso la Compagnia delle Indie Orientali. Sulla terraferma, era un uomo che le fanciulle mezze nude accarezzavano con lo sguardo e lo invitavano a seguire – perché “un così bel ragazzo non dovrebbe starsene in un angolo tutto solo “ -, costretto a restare dov'era per aspettare quella testa di sterco di suo fratello.
Poggiato ad una colonna di legno, alla dovuta distanza dal vivo dell'allegra serata di quel locale, Mikey si chiese se non fosse arrivato in anticipo. Gerard era in ritardo, fin qui tutto normale. La cosa strana era che Oliver e gli altri non si fossero ancora visti. Che poi, questi “altri” avrebbero potuto anche essere già arrivati, Mikey non aveva idea di quale fosse il loro aspetto.
“Abbiamo già incrociato quella ciurma. Me lo ricordo” aveva detto Gerard. “A Tortuga, mesi fa. Gesù, fratello, solo tu sei così distratto da trovarti davanti James Flint e non riconoscerlo”
No, Mikey non aveva memoria del momento in cui, secondo Gerard, si sarebbe imbattuto nella figura del capitano Flint. Come se questo tizio avesse il nome scritto in fronte, poi.
Finalmente, capitano e nostromo della Sea Nest fecero il loro ingresso. Mikey gli andò incontro, attraversando la gente che rideva e faceva festa come fosse l’ultimo giorno prima dell’apocalisse.
“Dov'eravate finiti?”
Oliver roteò gli occhi e sospirò. “Gerard ha insistito per fare un altro giro di Nassau”
Mikey fissò il fratello, interrogativo.
“Lo fai sembrare un giro turistico” rise lui, con una punta di nervosismo nella voce. Poi si spiegò: “E' tutto il giorno che setaccio la città”
“Cos'hai perso?”
“Uno dei più bei tesori che abbia mai trovato” gemette, il tono drammatico di un attore da quattro soldi. Mikey non capì. “Giuro su Dio, mai visto dei ricci cadere in modo tanto perfetto su un viso”
E allora capì ogni cosa, come una storia già sentita. Imitò l’occhiata esasperata di Oliver, una scena che si ripeteva incredibilmente spesso. “Colpa mia, per un attimo ho creduto che fossi serio”
Gerard parve addirittura offeso da quell’affermazione. “Serio come non mai, fratellino” vociò. Da come si agitava, si poteva pensare che avesse preso qualcosa. Ma, se Mikey lo conosceva sul serio, era solo esaltato dall’appuntamento di quella sera. “Era quasi l'alba, il rum iniziava a sdoppiarmi la vista, quindi stavo tornando in camera. Quando mi passa davanti questo adone dai capelli scuri”
“Quindi era un uomo”
Con le braccia sospese, in procinto di modellare nell’aria la figura del suo tesoro perduto, Gerard fulminò il fratello come se avesse detto qualcosa di offensivo. “Sì, un uomo” tagliò corto e riprese a contornare con le dita l’immagine dipinta nella sua testa. “Dicevo: si guardava intorno e si muoveva in fretta come se stesse scappando da qualcuno. Quindi gli ho chiesto se gli servisse un nascondiglio sicuro”
Mikey incrociò le braccia e scoppiò a ridere. “E lui è scappato a gambe levate” indovinò.
“No” scattò Red Crow. “Non subito” si corresse.
Callaghan si spazientì e consigliò ai due fratelli di occupare un tavolo, uno abbastanza grande per far sedere almeno altre tre o quattro persone.
“Non credo verrà da solo” precisò.
“Ovviamente no”
“Quindi hai rivoltato Nassau come un calzino per un tizio che non te l’ha dato?” rise Mikey, dopo aver scelto un tavolo circolare al centro della sala.
Gerard continuava ad allungare l’occhio tra la gente nella taverna e a muoversi come se non fosse ancora arrivato dov’era atteso. “Avresti dovuto vederlo, occhi del colore dell’oceano, due spalle che non finivano più…”
Il primo ufficiale ridacchiò di nuovo, di fronte alla sua espressione persa e adorante.
Oliver dovette chiederglielo esplicitamente, perché Gerard si decidesse a prendere posto e darsi una calmata. Mikey non sapeva se fosse per Mr-occhi-capelli-e-spalle o per il capitano Flint, ma quella sera suo fratello sembrava tornato un ragazzino sovraeccitato. L’ultima volta che Oliver gli aveva dovuto raccomandare cose come “Sta’ calmo” o “Non fare l’idiota”, aveva diciassette anni.
“Non preoccuparti, Olly” lo schernì Gerard. “Se vedi la situazione nel suo insieme, non è neanche una trattazione. E’ quasi una chiacchierata da salotto”
“Peccato che tu scelga sempre persone poco propense alle chiacchiere”
“Suvvia, mi adorerà”
Nell’orgoglio che vestiva da quando era capitano, aveva tentato di nascondere fino all’ultimo quanto lo emozionasse l’idea di conoscere finalmente James Flint. L’unica cosa che si era concesso era stato chiedere di tanto in tanto a Oliver “Dove l’hai conosciuto?” o “Che tipo è?”. Ogni volta, il nostromo aveva risposto “Non lo vedo da anni, Gee” con tono piuttosto seccato, per fargli capire che scomodare Flint per farglielo incontrare sarebbe stato complicato e senza senso. Finché, un giorno, il ragazzo non era salito sul ponte per annunciare, con tanto di vocione da Red Crow, che aveva bisogno di fare uno scambio con il capitano Flint.
“Fingerò che il solo dirlo ad alta voce non te lo stia facendo diventare duro” aveva replicato Mikey.
“Qualcuno ficchi un cazzo in bocca al primo ufficiale Way, per favore”
L’equipaggio aveva riso fino alle lacrime.
Anche seduto a quel tavolo, Gerard non riusciva a restare fermo per più di due secondi. Callaghan ordinò alla locandiera tre boccali, nella speranza che l’alcool gli calmasse i nervi. E un attimo dopo, scorse James Flint varcare la soglia, accompagnato da altri due uomini – la sua previsione si era rivelata corretta, dopotutto.
Si alzò immediatamente e condivise con lui un sorriso appena accennato. “Dio mi fulmini se capirò mai come fai a restare sempre uguale”
“Strano, io mi sento ogni anno invecchiato di dieci” disse il capitano della Walrus, stringendogli la mano. I più normali convenevoli, dalla sua bocca avevano sempre un suono sereno e triste allo stesso tempo. Neanche questo era cambiato.
Gerard non aveva lasciato il suo posto, ma ogni muscolo del suo corpo si era irrigidito nel momento in cui Oliver si era allontanato dal suo fianco. Aspettò che lui invitasse gli ospiti a sedersi al loro tavolo e scandì i secondi per poter osservare James Flint da vicino. Camminava come chi aveva mai paura di non trovare il suolo sotto gli stivali. Eppure i suoi occhi non erano inferociti come li descriveva la gente. Ma d’altronde neanche Gerard aveva zanne al posto dei denti, come si raccontava in giro.
Quando Flint si mosse a sinistra per aggirare una sedia, lo sguardo di Gerard restò fisso, congelato su un componente della sua scorta. Alle spalle del capitano, sorprese il volto su cui aveva fantasticato come una verginella per le ultime quindici ore. E poté confermare di non aver mai visto dei capelli circondare un viso in modo tanto affascinante. Ormai era appurato: aveva un debole per le chiome scure.
“Grazie di aver accettato l’invito, James”
Anche il ragazzo lo notò, e aggrottò la fronte pronunciata.
“Devo ammettere che sentire il nome di Oliver Callaghan a Nassau dopo tutto questo tempo ha stuzzicato la mia curiosità”
Lo sguardo che si scambiarono non lasciava dubbi : anche lui aveva riconosciuto Gerard.
“Sedetevi, prego. James, posso presentarti il mio capit-”
“Allora è ufficiale, mi stai seguendo”
Flint, in procinto di spostare lo schienale di una sedia, si bloccò e incenerì il ragazzo alla sua sinistra. Aveva l’aria di non aver neanche ascoltato le sue parole, ma di essere infastidito dalla sua voce in sé. Da parte sua, Gerard non capiva come fosse possibile avercela con una voce così arrapante.
“Oppure tu stai seguendo me” rispose, guardando il giovane dritto negli occhi. Un ricciolo scuro gli cadette sulla fronte quando scosse la testa e rise e Gerard provò il singolare desiderio di rigirarsi quella ciocca tra le dita.
“Voi due vi conoscete” concluse Flint, già seduto davanti a lui, con lo stesso tono con cui avrebbe potuto dire “Non m’importa un cazzo di qualunque cosa stia succedendo qui”.
Gerard sogghignò verso la preda che gli era sfuggita. “Ci siamo incontrati ieri sera”
Poté avvertire chiaramente il primo ufficiale, al suo fianco, roteare gli occhi nel rendersi conto di chi fosse quel tipo.
Schiarendosi la voce, Gerard si sforzò di tornare alla maschera di serietà di un minuto prima. Ma Flint aveva già spostato la propria attenzione su Callaghan, come se avesse già inquadrato la persona che aveva richiesto di incontrarlo. “Oliver, non voglio insultare la tua intelligenza e credere che sia una sorpresa per te sapere che il tuo capitano è un ragazzino” disse, lentamente, accigliato come non aveva smesso di essere un secondo. “Quindi sono convinto che tu capisca perché ho la tentazione di lasciare questo locale seduta stante. Ho questioni importanti di cui occuparmi, il tempo è qualcosa che non posso perdere”
Callaghan aprì bocca per mitigare le acque – più istinto che abitudine, ormai -, ma Gerard aveva una lingua più veloce. “Di fronte alla persona sbagliata, la fretta potrebbe essere la vostra rovina, capitano Flint” mormorò, con un’improvvisa compostezza negli occhi. Fissando i lineamenti contratti dell’uomo, sapeva di aver solo scalfito la superficie del suo disinteresse, per questo si concesse una pausa molto breve prima di spiegarsi. “Nel giro di tre secondi avete deciso che non sono degno del vostro tempo, sulla base di una tra le innumerevoli considerazioni che avreste potuto fare se solo vi foste soffermato su di me un po’ di più. E avete sparato il colpo alla prima occasione, ad occhi chiusi, senza neanche mirare. Insomma, se io fossi un vostro nemico, la vostra sarebbe stata la mossa peggiore di sempre”
Improvvisamente, dall’espressione di Flint e il suo continuo dilatare le narici, non sapeva se si stesse innervosendo o se non stesse capendo una parola di quello che lui diceva. Forse aveva preso quell’ultima affermazione come una minaccia. Gerard s’inumidì le labbra e continuò: “La mia arma migliore è quella che, come voi, molti mi offrono su un piatto d’argento: sono giovane, non vengo preso sul serio. Dunque rivali, alleati e conoscenti abbassano le barriere che li difendono ogni giorno da questo mondo di disonestà… e io ho modo di vedere ciò che loro non vedranno mai in me, perché si sono fermati alle apparenze. Vedo le loro debolezze”
Il capitano della Walrus affilò lo sguardo. “E cosa vedete in me, esattamente?”
L’attenzione di Gerard si spostò sul terzo uomo, quello che era stato troppo occupato per notare fino a quel momento. Poi, tornò sul giovane attraente, che sembrava molto interessato alla sua risposta. Nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa lui avrebbe detto e questo convinse Gerard ad essere discreto. “‘A James. Con tutto il mio affetto e la devozione che ti dovrò sempre’” recitò, sibillino.
Il capitano Flint si pietrificò. Sembrò totalmente smarrito. E Gerard trovò un universo in quel cambiamento quasi impercettibile, trovò ogni risposta che gli serviva. Sorrise. “Ecco cosa vedo, la vostra reazione istintiva. Vedo i fantasmi che un uomo come voi – ci scommetto – si porta dentro senza permettergli di respirare. Ed è esattamente il motivo per cui non risponderò alla vostra domanda: non farò parola di questi fantasmi, non farò parola delle supposizioni che ho fatto leggendo quella dedica, delle storie che ho sentito e delle conferme che i vostri occhi mi hanno appena dato. Perché volete tenere per voi i vostri affari e io non voglio giocare questo gioco con voi in presenza di chi non ne sa nulla. Solo i ragazzini giocano con chi non vuole divertirsi con loro, ho ragione?”
Calò un silenzio pesante, che più volte Oliver fu tentato di spezzare. Ma il suo dovere era trattenere il suo capitano quando pensava che stesse esagerando e, per qualche motivo, sapeva che questo non era il caso. A volte, il comportamento avventato di Red Crow gli faceva dimenticare che non era più il bambino da tenere a bada appena si allontanava da lui per strada. Ma in ogni caso, nemmeno da piccolo Gerard aveva mai dato ascolto a lui o ad altri.
Alla fine, Callaghan intravide un sorriso delineare il volto di James, sotto la barba rossastra. Un sorriso che Gerard condivise. “Piacere di conoscervi, sono il capitano Gerard Way. Vostro affezionato ammiratore”
La nuova luce di rispetto negli occhi chiari di James, diede a Oliver la grinta necessaria per chiamare a gran voce la locandiera e chiedere altri tre boccali sul suo ordine. Il capitano sembrò non volersi perdere in altre inutili presentazioni e questo deluse Gerard, perché fremeva dalla voglia di sapere il nome della testa di riccioli a quel tavolo.
“Dunque, se ho capito bene, capitano Way” fece Flint. “voi avete la mia dedica”
Red Crow pensò che uno scambio di qualsiasi genere fosse complicato da portare a termine, se una delle parti non voleva nominare apertamente la merce che avrebbe ricevuto. Pensò che Flint fosse anche più riservato di quanto sembrava. Pensò che il mondo da cui lui proveniva – il mondo civilizzato – fosse un brutto posto, se capace di far nascere un velo di vergogna nello sguardo di un uomo così grande.
“Sì”
“E come ne sareste entrato in possesso?” chiese Flint, mentre seguiva con lo sguardo il boccale che veniva allungato sotto il suo naso.
Gerard lo reclamò, assieme alla bottiglia di vetro lasciata dalla locandiera al centro del tavolo. Riempì il bicchiere di Flint e poi il proprio, ignorando completamente il resto degli uomini a quel tavolo. Poteva parlare di vocazione per il comando, ma, dentro di sé, sapeva di essere diventato capitano soprattutto per riservarsi il diritto di comportarsi come lo stronzo che era.
“Me l’ha venduta una mercante che trafuga oggetti preziosi dalle priorità vendute all’asta. Ha giurato che apparteneva a voi”
Evitò di aggiungere che teneva l’oggetto in questione in tasca. Ma se non fosse stato per il fracasso della locanda, forse Flint l’avrebbe anche sentito ticchettare. Appena entrato in possesso dell’orologio da taschino di James Flint, per puro capriccio l’aveva fatto riparare, come se quel suono regolare potesse raccontargli tutto ciò che gli mancava della sua storia. “E cosa vorreste in cambio?”
“Un consiglio”
James inarcò le sopracciglia, prima volta in assoluto che Gerard le vide muoversi. “Un consiglio?”
Il ragazzo incrociò le braccia sopra il tavolo, mentre scorgeva con la coda dell’occhio Mikey versarsi del rum. “Un grande uomo impara dalle proprie esperienze. Un uomo migliore impara dalle esperienze degli altri. E un pirata di giovane età non può fare altro, o sbaglio?”
Nonostante il desiderio di fare buona impressione su Flint, non riuscì a impedirsi di ricambiare l’occhiata del bel marinaio quando lui sorrise, impressionato. Si stava già servendo di ogni briciolo di forza di volontà per non mordersi le labbra a sangue, sotto quel sorriso. Si limitò a deglutire e tornare al suo discorso. “Si dice che voi abbiate familiarità con la marina militare, capitano”
“Sì, è esatto” rispose in fretta Flint. Un’altra cosa su cui non voleva soffermarsi in presenza dei suoi uomini.
“Ciò di cui ho bisogno è un piano vincente per un assedio” spiegò Gerard, abbassando il tono. “Vedete, ho passato gli ultimi sei anni a cogliere ogni occasione per essere conosciuto, per essere ricordato e temuto dalla gente. Devo portare a termine un colpo grosso”
Non rimase sorpreso, quando James Flint assunse un’aria più incuriosita. Sapeva già che anche lui viveva da capitano tessendo le sue stesse lodi, raccontando la sua personale storia dell’orrore. In questo, in un certo senso, erano simili. “E a cosa stavate pensando?”
Gerard decise di non esitare. Di fronte ad un qualsiasi altro pirata, forse non avrebbe rivelato i suoi progetti con leggerezza. Ma se c’era una cosa in cui era bravo era leggere le persone: sapeva di non correre rischi. “Rubare la gemma protettrice di una delle colonie e chiedere il riscatto quando il governatore si renderà conto di non poter controllare il caos popolare”
“Mmmh” mormorò il capitano, pensieroso.
“Che strategia consigliereste a qualcuno che ha intenzione di attaccare una delle più sicure colonie inglesi?”
“Disperdete la difesa. Anche se andaste da solo a prendere la pietra, non riuscireste comunque a passare inosservato, dunque vi converrebbe creare quanto più trambusto possibile. Fate scendere a terra la ciurma a distrarre le autorità”. Flint parlava pacato, lento, quasi si stesse rivolgendo a qualcuno di madrelingua straniera. I suoi occhi chiari non si staccarono mai da Gerard, improvvisamente fu come se in quella locanda ci fossero solo loro. “E nel frattempo qualcuno s’infiltrerà dove il governatore tiene il suo tesoro, quando nessuno avrà tempo di accorrere in soccorso delle guardie che lo sorvegliano”
“Perfetto” commentò Red Crow. Esattamente la risposta che si aspettava.
“Naturalmente dovrete prima scoprire la struttura del forte dove viene custodita la pietra, decidere quale città saccheggiare…”
“Naturalmente” ripeté, fingendo di stare annotando mentalmente indicazioni a cui non aveva ancora pensato. Di certo era di grande aiuto avere la conferma che quello a cui stava pensando fosse un buon piano. Avere la sua conferma. Ma se non si fosse inventato un motivo qualsiasi per avere bisogno di James Flint, lo scambio si sarebbe trasformato in un regalo. E un pirata non dà mai niente per niente.
Flint inclinò la testa di poco, con fare diffidente. “E’ tutto qui? Non volete altro da me in cambio della dedica?”
Gerard si concesse di sogghignare in direzione del ragazzo accanto a James. “Se insistete, potrei prendere il vostro primo ufficiale”
“Sono io il primo ufficiale” precisò risentito il terzo, quello a cui lui non aveva prestato particolare attenzione. “E il ragazzo non è merce di scambio”
“Nostromo?”
Il pomo d’Adamo dell’interessato scattò. “Cuoco”
D’un tratto Gerard sentì una fame da lupo divorargli lo stomaco. “E, se posso chiedere, perché vi presentate ad uno scambio scortato dal vostro cuoco?”
Il capitano della Walrus fece vagare lo sguardo un istante. Sarebbe sembrato imbarazzato, se non fosse stato James Flint. “Diciamo che ho bisogno di tenerlo sott’occhio”
Il ghigno di Gerard si allargò. “Oh, capisco. Siamo stati dei bambini cattivi…”
Il cuoco distolse l’attenzione dalla sua espressione maliziosa, ma non riuscì a distendere i muscoli faccia e tornare serio. E questo divertì non poco Gerard.
“Temo di non essere in condizione di prostituire il mio equipaggio, capitano Way” concluse Flint, per tornare il punto focale della conversazione – quale, del resto, era. “Spiacente”
Probabilmente nessun altro a quel tavolo notò il suo tono indifferente. Ma per anni Gerard aveva sentito parlare di quel genere di cose uomini che non potevano capire. Uomini che non provavano assolutamente nulla per gli altri uomini. E loro non parlavano mai in modo così tranquillo del cosiddetto amore sodomita. Mai.
Red Crow sospirò e cercò di non soffermarcisi troppo – perché, in effetti, non erano affari suoi. S’infilò una mano in tasca e sviò con una frase delle sue: “Vi capisco, neanche lo farei se avessi nella mia ciurma uno come lui”. Allungò sul tavolo una piccola scatola di velluto, che lasciava il contenuto all’immaginazione. “Allora no, non c’è altro che possiate fare per me”
James prese la scatola tra le lunghe dita. Gerard si chiese se la riconoscesse. Tirò un respiro a chiusura del capitolo e si alzò in piedi, imitato da Mikey. “Conoscervi è stato un onore”
Flint non lasciò il tavolo, ma porse la mano a Gerard. E la strinse. “Vi ringrazio” disse soltanto. E sembrò quasi che sapesse che quell’incontro non era avvenuto perché Red Crow aveva bisogno di un consiglio.
Oliver disse ai fratelli Way che sarebbe rimasto con il suo vecchio amico per finire la bottiglia. E solo in quel momento Gerard si accorse di non aver toccato il proprio boccale. Lo abbandonò lì e si avviò verso l’uscita con Mikey.
Ma prima di poterci arrivare, il capitano si sentì reclamato. “Ehi” lo chiamò la voce più seducente di Nassau. Nel momento in cui i due si voltarono, Mikey capì di doversi togliere dai piedi. Continuò per la sua strada, mentre Gerard sorrideva incuriosito al cuoco della Walrus.
“Uhm… Vai via così presto?”. Sembrava nervoso, per quanto si sforzasse di nasconderlo.
Il capitano si strinse nelle spalle con noncuranza. “Mi hai spezzato il cuore, dammi modo di nascondermi e leccarmi le ferite”
“Per quello potrei offrirmi volontario”
Incurvò le sopracciglia, ogni secondo più curioso. “Dieci minuti fa non sembravi così smanioso di tenermi compagnia”
“Capitano…”
“Gerard”
Gerard”. Il suo nome pronunciato da quella bocca era dolorosamente dolce. “Ammettiamolo: ieri sera siamo partiti col piede sbagliato. Credo che dovremmo rimediare… Posso offrirti da bere, prima che tu riparta?”
Red Crow ritrasse le labbra, abbassò la testa un istante e avanzò di un passo. Parlò con un fil di voce, nonostante il fracasso del posto fosse sufficiente ad isolarli. “Perché ho il sentore che questo improvviso interesse non sia per me ma per quello che so sul tuo capitano?”. Solo dopo averlo detto, si rese conto di aver assunto un’espressione vagamente torva, come se il suo capitano fosse lui e si sentisse attaccato personalmente. Come se lo stesse rimproverando.
“Perché sei fin troppo bravo a decifrare gli altri. Mi piace questo di te”
Il suo cervello si spense per una frazione di secondo e, quando Gerard tornò con i piedi per terra, il cuoco si era avvicinato troppo. In un tentativo poco sottile di riprendere il controllo, pose la distanza di una mano tra loro. Ma non poté impedire alle sue dita di indugiare sulla durezza di quel torace su cui le aveva abbandonate.
“Oh, dolcezza… non hai idea di quanto mi piacerebbe scoprire come faresti ad estorcermi ogni parola… Ma sono un uomo d’onore, nonostante tutto”
Il ragazzo stava per insistere ancora, ma Gerard sollevò la mano fino alla sua bocca, stavolta senza toccare. “La ciurma mi aspetta per preparare la partenza. Sarà per un’altra volta, begli occhioni”
Si allontanò, respirò profondamente e pensò addirittura di aver vinto la tentazione.
Bestemmiò a bassa voce e tornò sui suoi passi. Raggiunse di nuovo il cuoco, che non si era mosso da lì. “Sai, visto che sai il mio nome, per correttezza dovresti dirmi il tuo”
Lui sorrise languido e vispo, e gli offrì la mano. “John”
“John” ripeté il capitano con un sospiro. Quella stretta di mano fu persino più calda di quanto non si aspettasse. “Lo custodirò nelle notti solitarie in mare”
“Come sei romantico”
“No, non lo sono affatto, credimi” sogghignò. Passarono diversi secondi, prima che decidesse di lasciar andare la sua mano. “Un’ultima cosa. Forse è solo un’impressione, ma il tuo paparino non mi sembra il tipo che conviene mettersi contro. Non so cosa sia successo tra voi due, ma qualunque cosa tu stia macchinando in quella testolina, io al posto tuo lascerei perdere”
John sputò una risata secca, dal suono quasi sarcastico. Si guardò intorno, circospetto. Nel farlo si scostò i capelli a lato della testa e il buonsenso di Gerard gli urlò di andarsene immediatamente, prima di scaraventare il ragazzo su un tavolo e perdere le mani tra quei perfetti ricci. “Hai fama di essere uno che non ha paura di nulla”
Il capitano annuì, chiedendosi passivamente perché lui sapesse della sua reputazione e Flint no. “Questo non vuol dire che sia un totale coglione” precisò. Per poi aggiungere: “Ora, se vuoi scusarmi, vado ad attaccare la città più sorvegliata del circondario per rubare un sasso luccicante”
Si lasciò alle spalle la preda che gli era sfuggita – no, peggio, preda tornata da lui già ingabbiata e pronta per essere cucinata a fuoco lento. Non aveva poi tutta questa fretta di tornare a bordo – sapeva che, come al solito, avrebbe aspettato fino all’ultimo momento per elaborare una specifica strategia. Ma aveva bisogno di allontanarsi dall’aria viziata di quella locanda, o rischiava che la preda lo attirasse nella gabbia per scappare e chiuderlo dentro.
Quando raggiunse Mikey, nella strada verso la spiaggia, lui si mostrò a dir poco scioccato di rivederlo così presto. “Che fine ha fatto il cuoco?”
Gerard rispose con una smorfia. “Stava solo puntando le informazioni su Flint, non me”
“E allora? Scopatelo e promettigli la luna, domattina non saremo più qui in ogni caso” Riprese a torturarsi la bocca. Il fratello si era fermato, forse pensando che avrebbe cambiato idea e sarebbe tornato indietro, ma lui invece continuò a scendere la strada ombrosa di Nassau. “Mike, so che tu non puoi capire quanto sto per dire, ma… hai visto quegli occhi? Sono un’arma impropria, dai retta a me. Non so se sarei riuscito a tenere la bocca chiusa”
“Il rispetto di Flint è importante al punto da farti rinunciare a qualcuno che ti attizza in questo modo?”
Gerard gettò la testa all’indietro e fissò il cielo senza stelle di quella maledetta città, pensando che certe volte la vita facesse veramente schifo. “E’ più una questione di principio. Era lui a volermi sedurre per poi fregarmi. Red Crow brucia, non viene bruciato da nessuno
Il silenzio che seguì aveva un suono riflessivo. Sapeva che Mikey stava per dire qualcosa.
“Sai, ho una nuova teoria”. Appunto.
“Spara”
“In ogni porto ti vanti con la ciurma delle belle donne che conquisti, quando negli ultimi tempi ti vedo fare la corte solo ad altri ragazzi” mormorò il primo ufficiale, guardando la strada davanti a sé.
“Quindi, la teoria?”
“La mia teoria è che tu sei convinto di non poter perdere la testa per un uomo”
“Al contrario, giovane e ingenuo Michael: le spalle di quel cuoco mi hanno decisamente fatto perdere la testa”
“Sai cosa intendo”. Il suo tono era fastidiosamente serio. “Perdere la testa nel modo in cui l’hai persa per Lynz”
“Non trovo il nesso tra Lynz e le mie conquiste maschili” replicò Gerard. E stava per chiudere la questione lì, ma un commento amaro gli sfuggì dalle labbra prima che potesse pensare di fermarlo: “A parte il fatto che certi giorni masticherei mazze di chiodi per colazione, pensando a quando ho avuto la brillante idea di far entrare una donna nella mia vita”
“Il nesso è esattamente questo, Gee. Non ti sei mai innamorato di un uomo, dall’altro lato una donna ti ha fatto soffrire. Quindi l’esperienza passata ti porta a sedurre gli uomini, acque che credi più sicure per navigare”
Nascose le mani nelle tasche dei calzoni. “In effetti, sarebbe tutto molto più semplice se mi attraessero solo gli uomini”
“E non riesci a vedere quanto questo pensiero sia ridicolo? Se tu avessi ragione, significherebbe che un uomo non può innamorarsi”
Una volta affacciato sulla spiaggia, Gerard indicò con lo sguardo la scialuppa che mastro Kenan controllava. “Può, Mike. Ma non può entrarti in testa come una donna. L’amore di una donna è un virus che ti divora la vita, è un’entità che vuole entrare in simbiosi con te finché non hai più niente che sia soltanto tuo. Credimi, ho incontrato un discreto numero di uomini, girando questo mondo: non ne esiste uno capace di farmi perdere in quel modo
Appena li vide avvicinarsi, Kenan spinse la barca in mare e aspettò che il capitano e il primo ufficiale saltassero a bordo. Non disse una parola – non s’intrometteva mai nelle discussioni tra loro. Ancorata poco a largo della costa, la Sea Nest aspettava paziente di tornare a navigare verso nuove conquiste.
“Passando a discorsi più urgenti: dov’è che stiamo andando, esattamente?”
Gerard si sedette sulla barca, dopo che il signor Kenan declinò rispettosamente la sua offerta di aiuto per remare fino alla nave. “Diciannove gradi Nord, ottanta gradi Ovest” rispose a suo fratello. Era una vecchia abitudine quella di memorizzare le coordinate delle sue destinazioni.
“Non è lontano” osservò Mikey. “Perché proprio lì?”
“Perché la colonia inglese situata lì ha fama di essere sicura e controllata. Più grave sarà il crimine, più ne parleranno in giro – e più saranno disposti a pagarci, naturalmente”
“Hai detto diciannove gradi Nord?” ricapitolò. “Ci siamo già stati, in Giamaica”
Red Crow guardò l’acqua che circondava il suo universo e scosse la testa. “Non a Halebeck”. Sorrise, senza realmente saperne il motivo. “E non vedo l’ora di arrivarci”
  
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