Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Shade Owl    07/06/2016    2 recensioni
Dopo il ritorno dall'avventura nel Grande Vuoto, Nightmare ha cominciato a lavorare per Rowel, comandando una squadra composta da lui stesso, Nova Lux, Keith e Rin. Tuttavia la Kolak sente di essere in difetto, poiché ognuno dei suoi compagni ha potuto migliorare se stesso e le sue capacità, mentre lei è rimasta ancora allo stesso livello di quando era più giovane e insicura.
Adesso, ciò che le serve è un sistema per diventare più forte per i suoi compagni. E l'aiuto arriverà dall'ultimo posto che si era aspettata...
Genere: Fantasy, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Xenonauti… ma fai sul serio, Nightmare?
Rin guardò il cielo stellato, incrociando le braccia sul petto. La lieve brezza estiva che spazzava la valle le solleticò la pelle, agitando i lunghi capelli candidi. Qualche filo le arrivò sulla bocca, ma non se ne curò.
Era seduta sul pavimento della veranda della Casa Grande, e la notte avvolgeva il villaggio. I Kolak stavano dormendo quasi tutti, e solo pochi si attardavano ancora: qualcuno, come lei, ripensava alla giornata appena trascorsa, o si concedeva un momento di solitudine prima di andare a letto. Altri, invece, trafficavano ancora, e dal piano superiore Rin poteva ancora sentire i rumori attutiti di Keith che, tutto preso dal suo lavoro, continuava a montare un nuovo fucile che lui e Nightmare avevano appena finito di progettare.
Stava diventando sempre più bravo con le armi. Già da prima che lo scienziato si unisse come loro alla Compagnia dell'Avvenire era piuttosto capace, sapeva pulire e riparare bene i suoi fucili, ma sotto la guida del nuovo comandante si era impratichito rapidamente, e adesso era addirittura in grado di costruirne di nuove.
C'era poi da dire che Nightmare, in pochissimo tempo, era riuscito a conquistare le simpatie di Rowel. Appena arrivato era diventato uno dei suoi uomini di fiducia, e pur non godendo della stima e del rispetto generale che potevano vantare i Cavalieri Bianchi (anche a causa del suo aspetto non proprio rassicurante) si era guadagnato una posizione di rilievo, motivo per il quale adesso la loro squadra era stata incaricata di esplorare le altre realtà esistenti, così da valutarne le possibili minacce, i vantaggi e magari stringere nuove alleanze.
Anche Nova si stava impegnando moltissimo: i suoi poteri crescevano rapidamente, stava dando il massimo per migliorare, soprattutto come Cercatrice. Molte missioni di ricerca e recupero si erano risolte rapidamente proprio per merito suo. Stava facendo del proprio meglio per guadagnarsi l'approvazione di Nightmare.
E dire che una volta si rifiutava persino di lavorare con chiunque…
La consapevolezza che i suoi compagni stavano facendo tutto questo, anziché rallegrarla, la abbatteva sempre di più: se da un lato era contenta che stessero crescendo così tanto e in fretta, dall'altro si sentiva esclusa. Di tutti, lei era la sola a non avere ancora fatto progressi.
Padroneggiava bene i suoi poteri, e se la cavava con il pugnale magico che le aveva fatto costruire Rowel. D'altra parte, non era mai realmente migliorata.
Quando tempo prima era partita con Keith per cercare la Compagnia dell'Avvenire e chiedere a Rowel asilo per i Kolak era poco più di una ragazzina. Il viaggio l'aveva fatta maturare, e le innumerevoli esperienze che aveva attraversato anche in seguito l'avevano resa più forte. Tuttavia, dopo allora non aveva fatto altri progressi. Progressi che sentiva come necessari, ora più che mai: esplorare realtà differenti poteva essere pericoloso, nessuno era in grado di dire cosa avrebbero trovato. I canali di comunicazione erano rimasti chiusi per millenni, e dopo aver visto persone come Timmi, Avart, Sid, Samael e Demon non poteva non sentirsi in apprensione per quello in cui si sarebbe potuta imbattere e, soprattutto, per l'impotenza che avrebbe dimostrato di fronte a poteri così grandi.
Devo diventare più forte!

***

Quella notte dormì male.
Non si svegliò mai, né ebbe dei veri incubi, ma tutti i sogni che fece erano agitati, pieni di ansia e preoccupazione, e in quasi tutti lei si ritrovava a nascondersi dalle aggressioni mentre gli altri combattevano.
Alla fine aprì gli occhi all'alba, molto prima di Keith che, steso accanto a lei, continuò a dormire beato, russando leggermente. Forse non si era accorto di quello che le stava succedendo, e se l'aveva fatto si era limitato a ignorarlo: così ragionava lui, era convinto che le persone dovessero parlare dei propri problemi per prime. Lo aveva sempre fatto.
Rimase distesa per un po', ascoltando il respiro del compagno senza muoversi o parlare; Keith, al suo fianco, si rigirò nel sonno, grugnendo appena. Il lenzuolo si tese appena sul suo petto, delineando i contorni dei muscoli e del petto del Kolak, appena più chiaro della sua pelle pallida. Lo guardò un momento e, quando sentì di non riuscire più a rimanere ferma, uscì dal letto e si vestì.
Fuori dalla casa il sole stava già iniziando a riscaldare l'aria, anche se in pochi erano usciti dalle abitazioni: la comunità stava ancora riposando, in attesa di cominciare le attività diurne, e solo gli artigiani e gli allevatori avevano già iniziato a darsi da fare, dirigendosi verso i laboratori o le stalle.
- In giro presto, signorina?-
La voce profonda e cupa di Nightmare la raggiunse da dietro le spalle; voltandosi, Rin lo trovò appoggiato contro l’angolo della Casa Grande con le braccia conserte. La guardava direttamente, gli occhi di ghiaccio puntati su di lei, l’espressione indecifrabile come sempre a causa dell’elmo della corazza.
- Ciao, Nightmare.- gli disse. - Come mai sei qui? Abbiamo una missione?-
- No, non ancora. Mi piace tenervi d’occhio.-
Si staccò dalla parete e la raggiunse, prendendola gentilmente per il gomito. Camminarono insieme verso il centro della città, fianco a fianco, in mezzo alle botteghe che aprivano e ai rumori delle attività incipienti. Qualcuno lanciò delle fugaci occhiate a Nightmare, ma nessuno lo fissava mai a lungo: quell’uomo aveva la capacità di intimidire anche senza guardare, con la sua sola presenza, e non solo a causa dell'armatura nera.
- Allora…- disse lentamente, infilando una mano sotto la lunga giacca - … mi sembri irrequieta, per qualche motivo. Hai voglia di parlarne?-
- Come fai a saperlo?-
- Ho imparato a studiare le persone con cui lavoro. Cogliere certi dettagli è importante.-
Lei sorrise, un po’ in imbarazzo.
- Non è nulla.-
- Ne sono sicuro. Ora dimmi.-
Rin si lasciò scappare una piccola risata.
- Sono solo… un po’ in pensiero per le mie abilità.- spiegò. - Voi tre siete tutti migliorati molto, ma io mi sento… un po’ indietro rispetto a voi.-
- Indietro?- ripeté Nightmare. - I tuoi poteri sono di tutto rispetto, e la sola idea di come potresti usarli mi fa fremere. Ne parlavo giusto l’altro giorno con la signorina Lux.-
- Ma sento di aver già raggiunto il limite!- spiegò lei, scrollando le braccia. - Insomma… sono una Reet da tutta la mia vita, e ho combattuto anni per proteggere la mia gente… ho dovuto portare le mie capacità al massimo per difendere me stessa e gli altri. Non credo di poter fare di più.-
- Ma davvero?- chiese l’uomo. - Eppure, sia tu che io siamo a conoscenza di un Kolak che, pur non essendo un Reet, ha sviluppato dei poteri che lo rendevano pari a Rowel, e pericoloso oltre ogni immaginazione.-
Rin s’incupì.
- Lui non è un buon esempio, Nightmare.- rispose. - Ha cercato di uccidere me e Rowel, ha portato la nostra specie sull’orlo dell’estinzione… e non devo certo ripeterti cos’ha fatto a Keith.-
- Senza dubbio.- concordò lui, continuando a condurla lungo la strada principale, verso il limite del villaggio. - Eppure non puoi negare che i suoi poteri siano senz’altro la massima espressione del talento di un Reet.-
- Nightmare…-
- L’uso che ne ha fatto lui è stato riprovevole, per non dire orribile.- proseguì l’uomo, imperterrito. - Tuttavia, tu sei una persona diversa. Sei intelligente, razionale e altruista. Il suo sapere unito alla tua mente ti trasformerebbe in ciò che avrebbe potuto essere lui se non fosse stato un uomo terribile.-
Si fermarono, e solo allora Rin si accorse che il Comandante l’aveva portata nei pressi di una casa isolata dalle altre, piccola e maltenuta. Era nuova, costruita da meno di un anno, ma il suo unico abitante non era in grado di prendersene cura a dovere, e nessuno amava fargli visita.
Le imposte erano chiuse e coperte di polvere, e una grande ragnatela penzolava dalla grondaia. Al tetto mancavano un paio d’assi, e lungo i muri crescevano edera e altre erbacce incolte.
Là dentro abitava Chidak Kidmar.

***

Rin rimase davanti alla porta per molto tempo, senza riuscire a muoversi. Una parte di lei voleva andarsene e non voltarsi indietro, mentre l’altra voleva entrare e parlare con lui. Una terza parte, invece, voleva bruciare quell’abitazione e tutto quello che si trovava al suo interno.
Keith si sarebbe infuriato se avesse saputo che lei era lì, che aveva anche solo considerato l’idea di chiedere a Chidak Kidmar di insegnarle quello che sapeva. Avrebbe urlato, fatto il diavolo a quattro, e forse avrebbe sparato. Se non a lei, di certo a lui.
La sua mente vagò per un momento, tornando a quando erano riemersi dalla lunga e difficile missione nel Grande Vuoto, con Rowel che portava a forza di spalle Chidak, svenuto ed esanime. Quando aveva spiegato che aveva perso ogni potere e non poteva più combattere, Keith si era quasi scagliato su Chidak per ucciderlo, e senza l'intervento di Nightmare ce l'avrebbe fatta. Non che Rin avrebbe voluto fermarlo…
Scosse la testa, scacciando quel pensiero: Rowel avrebbe voluto imprigionarlo, Keith ucciderlo, lei se ne era lavata le mani. Alla fine avevano deciso di lasciarlo vivere fuori dal villaggio, isolato ma sotto controllo. Dopotutto, nel giro di qualche settimana si erano subito resi conto che, senza poteri, non avrebbe potuto fare più male a nessuno neanche volendo.
E ora, a lei serviva il suo aiuto.
Prese un profondo respiro e spinse la porta traballante.

***

L'interno era buio e polveroso, arredato in modo essenziale: nella stanza c'era solo un tavolo con uno sgabello e una credenza per le poche stoviglie, di fianco a un focolare spento. Davanti a lei c'era una sola porta, aperta su una camera da letto spoglia.
- Ce ne hai messo di tempo.- gracchiò una voce. - Ti ho sentita arrivare da un pezzo, ragazzina.-
Rin trattenne un fremito, mentre un corpo si muoveva lentamente nella scarsa luce che filtrava dagli spiragli nella porta alle sue spalle: si alzò con cautela dalla poltrona di vimini nell'angolo, quasi invisibile in quell'ambiente, provocando un gemito nei giunchi di cui era fatta, e si spostò verso il tavolo. Aveva la schiena curva, come se il suo stesso corpo fosse troppo pesante perché riuscisse a sostenersi da solo.
- Posso offrirti qualcosa?- ridacchiò Chidak, con quella sua voce traballante. - Del sangue, magari? Ne ho di coniglio. Una volta potevo permettermi di meglio, ma…-
- Una volta uccidevi, Chidak.- rispose Rin, accigliata. - E no. Ho già mangiato.-
Lui eruppe in una risata stridula e insensata, come se avesse trovato qualcosa di buffo nelle sue parole.
- Allora, cosa vuoi da me?- chiese Chidak, sedendosi lentamente sullo sgabello con una bottiglia di sangue in mano. - Sei venuta a insultarmi anche tu? Il tuo fidanzatino è stato qui ieri… o almeno credo che fosse ieri. Ultimamente non distinguo più il giorno dalla notte. Mi affido al tatto per camminare in questo schifo di topaia… uso l'udito per capire se c'è qualcuno intorno… e l'olfatto se voglio sapere chi è. Ma non credo che durerà… ogni giorno fatico sempre di più. Mi muovo più lentamente, e il naso mi tradisce. Non sono più quello di una volta.-
- Non provo pena per te.- rispose Rin. - E forse sono felice di saperti ancora vivo. Se Keith ti avesse ucciso avresti già smesso di soffrire.-
Un luccichio le mostrò le zanne candide del Kolak traditore: stava sogghignando, sorseggiando la propria colazione.
- Quindi avevo ragione… vuoi insultarmi. Fai pure, piccola Reet… non ti fermerò. Non potrei nemmeno se m'importasse, immagino.-
- Non voglio deriderti. Mi basta sapere che stai avvizzendo ogni giorno.- rispose lei, accigliandosi. - Ma voglio il tuo aiuto.-
Chidak si raddrizzò improvvisamente, per quanto le sue membra deboli glielo permettessero, la bottiglia immobilizzata a mezz'aria: stavolta lo aveva davvero stupito.
Un attimo dopo, Chidak rise di nuovo, in modo più fragoroso e genuino di prima.
- Il mio… aiuto?- esclamò, sghignazzando di gusto. - Oh, piccola, dolce Rin… sei proprio divertente!-
- Non è uno scherzo, Chidak.- insisté Rin, seria. - Voglio che tu mi insegni. Conosci la magia Kolak meglio di quanto la conosca io. Sei il solo che possa insegnarmi come diventare più forte.-
- Oh, capisco… è la mia conoscenza quella che t'interessa…- mormorò, sogghignando di nuovo. - E dimmi, cosa vuole il tuo cuore? Il segreto dell'immortalità? La magia per divorare l'essenza stessa dei pianeti? Il potere dell'Esperia?-
- Mi repelle ogni singola cosa che hai detto.- rispose lei, consapevole di come avesse ottenuto tutte quelle capacità o dell'effetto che avevano avuto quando vi aveva fatto ricorso in passato. - Voglio che mi insegni a manipolare le ombre, a piegare gli elementi come facevi tu. Voglio accrescere il potere che già ho. Non m'interessa altro.-
Lui fece un verso sarcastico.
- Mocciosa tremebonda… potrei trasformarti nell'essere più potente di questa patetica roccia e ti accontenti della banale, blanda, limitata conoscenza della magia che già hai.- rispose. - Potresti diventare invincibile… una dea, addirittura.-
- Ricordo bene com'eri quando ti credevi “Dio”.- commentò Rin. - Non m'interessa.-
Il Kolak traditore si alzò lentamente, avvicinandosi di qualche passo, ma rimanendo fuori dalla luce. Rin fece di tutto per non indietreggiare.
- Non chiedi molto.- commentò. - Ma non ti aiuterò. Neanche a me interessa.-
Fece per dirigersi verso la camera da letto, con quel suo incedere lento e incerto. Rin non si scoraggiò.
- Posso aiutarti a mia volta.- rispose. - Sai bene che il tuo corpo si sta disfacendo ogni giorno di più. Non resisterai a lungo, e non c'è modo di fermarlo… ma posso fare in modo che i tuoi ultimi momenti siano meno deprimenti.-
- Deprimenti?- rispose lui, senza voltarsi né fermarsi. - Sei un'illusa, sciocca marmocchia… tu e quella parodia di capo state conducendo verso la morte una razza che si è estinta un millennio fa. Sono io che sto assistendo ai vostri ultimi momenti.-
- Posso farti riavere la vista.-
- Non me ne faccio di nulla.- continuò lui, afferrando il pomello.
- Ti ridarò la magia.-
La porta si bloccò poco prima di essere chiusa.
- Solo un frammento.- chiarì lei. - Potrai bere il mio sangue. Un sorso, quanto basta per ridarti vigore e una briciola di potere. Nightmare e Rowel lo sapranno.-
Chidak riaprì la porta, senza avvicinarsi.
- Un frammento.- ripeté. - Sciocchina… piccola, povera bambina sciocca. È tutto quello che mi serve.- rispose - Vuoi fare un patto col diavolo? Accordato, mocciosa.-
Mosse qualche passo, raggiungendo un raggio di luce, e sollevò la testa verso di lei.
Due occhi lattiginosi la fissarono, circondati dalle rughe di un volto cadente, incorniciato da rade ciocche stoppose che stavano cedendo alla calvizie.
- Dammi il sangue. Io ti darò potere.- sogghignò con la bocca storta.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl