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Autore: Marina Nil    07/06/2016    0 recensioni
E fu così che Nice tornò a Dirimia. Nice ha 24 anni, è una custos, una custode dei doni della Natura,ma da tempo ha abbandonato la sua città per vivere nel mondo reale, come lo definisce lei. È sempre stata una ragazza diversa dai suoi concittadini così impauriti e attenti a nascondersi. Lei no. Lei ha sempre avuto una sensazione di profondo disagio, un vuoto dentro che a Dirimia non poteva colmare. No, quella città le andava stretta. Così è partita abbandonando la vita apparentemente perfetta che aveva, amici sinceri, una famiglia affettuosa e l'università. Ma appena una settimana prima della sua partenza per le vacanze estive a Dirimia, dopo due anni di completa assenza dalla città, qualcosa la costringe ad anticipare la partenza. Da qui entra in moto una serie di episodi che la avvicineranno alla sua città e al suo dono.
A Dirimia misteriosi omicidi la coinvolgeranno cambiandola per sempre. Un'organizzazione, una profezia e delle strane morti la porteranno a dover affrontare pericoli che i custos non affrontavano più da anni.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La grande aula è al buio. i sedili quasi tutti vuoti e gli unici ragazzi presenti hanno espressioni annoiate e assonnate. Chi scarabocchia su un quaderno in cui ci sono più disegni che parole, chi digita velocemente sulla tastiera del cellulare, chi legge un fumetto. Insomma, la lezione presentata come la migliore di tutto il corso si era trasformata in un'ora di ricreazione tra sbadigli e hobby personali. "Dunque ragazzi ci vediamo la prossima settimana per l'ultima lezione" il professore non si è accorto della distrazione degli studenti e soddisfatto si alza "Arrivederci" dice agli unici due ragazzi seduti ancora al loro posto. Il resto degli studenti è scappato dall'aula al primo cenno di conclusione.
"Quindi ci vediamo domani?" mettendosi la borsa a tracolla il ragazzo si passa la mano tra i capelli biondi, come se fosse il gesto più naturale del mondo 
"Sì, Mattia domani sera alle 20:30. E sarò puntuale" anche la ragazza si sistema i capelli dietro l'orecchio, ma essendo troppo corti le ritornano esattamente come prima. 
"Perfetto! A domani allora" sorride e fa per baciarla, ma lei si abbassa per sistemare i lacci delle scarpe di tela. Aspetta che il ragazzo si allontani per mettersi lo zaino in spalla e uscire dall'aula ormai vuota. 

La ragazza si dirige velocemente verso il grande portone che da sul cortile dove raggiunge una bicicletta blu incatenata ad un palo. Inizia il solito rituale che precede la partenza, ripone lo zaino di un arancio ormai scolorito nel cesto anteriore della bicicletta, inserisce gli auricolari azzurri nelle orecchie e lo spinotto nel cellulare e parte. Attraversa il cortile quadrato che porta alla strada trafficata e da lì imbocca una piccola traversa che finisce in un viale alberato lontano dalla confusione della città. 
Il vento scompiglia la lunga frangetta che la ragazza cerca di sistemare invano con piccoli movimenti dela testa. Percorre il viale lentamente, facendo respiri profondi e osservando con un sorriso quello che per lei è  uno spettacolo. Il sole alto nel cielo che illumina il prato, gli alberi alti uno dopo l'altro e l'acqua del fiume che costeggia il viale alberato. Si ferma e togliendosi gli auricoli, scende dalla bici "mi mancherà tutto questo" . Rimette gli auricolari e decide di percorrere l'ultimo tratto a piedi costeggiando il fiume, la cui corrente scorre volece infrangendosi su massi che spuntano in superficie qua e là. Un movimento attira la sua attenzione, qualcosa si muove in acqua e sta venendo trascinato dalla corrente. O meglio qualcuno. La ragazza si avvicina alla sponda per guardare meglio, toglie gli auricolari e il movimento viene accompagnato da delle urla. Spalanca gli occhi, è una donna che cerca di aggrapparsi a qualcosa mentre la corrente la trascina lontano. Urla, si dimena e inizia ad andare a fondo per poi risalire in superficie. La ragazza si guarda intorno e non vedendo nessuno nelle vicinanze inizia a spogliarsi, lasciando cadere la bici sul prato. Toglie le scarpe ancora allacciate, sfila la cintura di cuoio e esce il cellulare dalla tasca con gli auricolari ancora attaccati. Fa tutto velocemente, il più velocemente possibile. Ma la donna è già sparita inghiottita dall'acqua. La ragazza, dopo un primo momento di esitazione, si tuffa nel fiume. Viene subito investita dall'acqua gelida e dalla corrente che inizia a trascinarla nella stessa direzione della donna. batte i piedi più forte che può cercando di contrastare il fiume che inesorabilmente la sta portando contro un grosso masso. L'impatto è violento e per un momento le toglie il fiato facendola andare sott'acqua. La ragazza riemerge tossendo, si tocca il fianco e un'espressione di dolore le si disegna sul volto. Adesso è anche lei in balia del fiume. "La donna" pensa imponendosi  di riprendere il controllo del proprio corpo. Di nuovo sbatte i piedi, ma questa volta riesce a fermarsi vincendo la corrente. Non vede nessuno. Il panico si impossessa di lei. Gira su se stessa. Niente. Decide di andare sott'acqua, prende un grosso respiro e si immerge. Il silenzio le tuona in testa, lì sotto sembra senza vita. Ma ecco che un puntino rosso attira la sua attenzione. È lei, la donna. ha un piede incastrato tra due rami, i quali trattengono il suo corpo  appena sotto il pelo dell'acqua. La ragazza ancora immersa inzia a nuotare con tutta la forza che possiede, la cosa le riesce perfettamente perché in pochissimo tempo raggiunge la donna. Senza riprendere fiato, libera il piede dalla morsa salvatrice dei rami e trascina la donna in superficie, riportandola velocemente sulla terra ferma, nuotando contro corrente come se stesse nuotando in una piscina in cui l'acqua è  perfettamente immobile. Con molta fatica riesce a riportare il corpo della donna su per la sponda, adagiandola sul prato. cerca di scuoterla, ma non succede nulla, inizia allora il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Le sembra passata un'eternità, invece sono appena passati 5 minuti. La donna inizia a dare segni di vita, le esce dalla bocca tutta l'acqua bevuta ed apre gli occhi pieni di paura e confusione. La ragazza fa un sospiro di sollievo e si accascia accanto la donna che adesso è seduta e si guarda intorno "cosa è successo? Tu.. tu mi hai salvato" riesce a dire tra i colpi di tosse. "Oh grazie grazie" la donna si alza così come fa la ragazza. La abbraccia."Signora tutto bene?" La ragazza pronuncia le prime parola, ha ancora il respiro affannoso e gli occhi spalancati. Si piega appoggiandosi sulle ginocchia per riprendere fiato. "Grazie" ripete la donna, i pantaloni strappati nel punto in cui i rami la trattenevano e la caviglia rossa e insanguinata. "Sono Milia. Grazie ancora. Mi hai salvato la vita. La corrente era troppo forte e mi ha sopraffatto. A proposito, ma come hai fatto a vincere la corrente e a nuotare con la forza del fiume che ti trascinava dalla parte opposta?" Dice con voce sorprendentemente squillante. Ha un'espressione incuriosita, come se non avesse appena rischiato di morire, sposta lo sguardo dal fiume alla ragazza. "Ehm io.. sono una brava nuotatrice " si affretta a dire la ragazza "un'ottima nuotatrice, sì" aggiunge per rafforzare il concetto. Si guarda intorno cercando il punto da dove si era tuffata e individuandolo si volta e in fretta si allontana da Milia e dal gruppo di persone che stava iniziando a radunarsi intorno a loro. "Aspetta. Non mi hai detto il tuo nome. Vorrei almeno sapere chi è la mia salvatrice." Si rivolge alla ragazza che ormai si è allontanata "mi chiamo Nice" urla la ragazza voltandosi e sorridendo. Non dando la possibilità di replica alla donna, Nice raccoglie la cintura e il cellulare, si infila le scarpe e sale sulla bici. Vuole allontanarsi il più possibile da lì. Pedala velocemente e solo adesso si ricorda della botta presa, si tocca istintivamente il fianco sinistro e di nuovo l'espressione di dolore che le fa chiudere un occhio. Ormai casa è vicina, ma ogni pedalata è una fitta acuta e dolorosa. Ha iniziato anche a tremare, nonostante il sole sia caldo non riesce a riscaldarsi. Ma i brividi di freddo e il dolore non la fermano, vuole arrivare a casa il prima possibile. Le si è messa addosso una sensazione di inquietudine che non riesce a spiegare. Come quando si commette un errore e si aspettano le conseguenze con agitazione e paura. "Forse non avrei dovuto usarli, ma sarebbe morta certamente"  continua il dialogo interiore fino a casa, l'inquietudine qui lascia il posto al sollievo che solo un luogo sicuro può dare. 

Apre il grosso portone a fatica e con la stessa fatica sale i pochi scalini che la separano dal suo appartamento. Inserisce le chiavi nella fermatura e gira, il piccolo albero appeso alle chiavi oscilla e  la porta si apre. L'ingresso e l'intera casa sono immersi nel buio.  "Cass?, Cassandra ci sei?" Silenzio. Silenzio e buio. "Menomale, così non dovrò spiegarle perché sono tutta bagnata. Bagnata e dolorante. Ahi" di nuovo le dita si poggiano sul fianco, ma questa volta delicatamente.
Nice entra nella prima stanza, un soggiorno e una cucina separate da un piano di appoggio in marmo e da un arco. Accende la luce. Tutto è come lo ha lasciato questa mattina, sembra non avere una coinquilina. Si dirige allora verso la sua camera, a sinistra della cucina-soggiorno. Anche qui accende la luce, posa il cellulare sul comò in legno bianco e da una rapida occhiata alla sua immagine riflessa allo specchio. Una ragazza fradicia e spaventata la guarda, i capelli bagnati appiccicati al viso tondo sembrano di un castano molto più scuro, i riflessi rossi che al sole brillavano adesso sono scomparsi, le labbra carnose e chiare per via del freddo e le lentiggini sul piccolo naso che si vedeno a malapena sulla carnagione rosea e chiarissima. Nice scuote la testa per allontanare dalla mente la sua immagine poco rilassta. Entra nel piccolo bagno della camera, accende la luce e apre l'acqua della doccia per farla riscaldare, ormai quelli sono gesti automatici che compie senza pensare. In ogni caso i suoi pensieri sono altrove, è ritornata al viale alberato e al fiume. "Come ha fatto quella donna a cadere in acqua? Aspetta. Come si chiamava? Ah sì Milia, che nome insolito. E soprattutto non aveva niente con sé? Una borsa, un cellulare?" La stessa voce interiore la interrompe "e dai Nice, non essere paranoica" sorride pensando alla sua inutile preoccupazione per dettagli insignificanti. Un rumore la riporta nella sua stanza. "Cass" chiama dalla camera, mentre Toglie le scarpe ancora bagnate per mettere le ciabatte più comode "Cass sei tu?" Si dirige verso la cucina, un'espressione corrugata le rimpicciolisce gli occhi solitamente grandi. Alza le persiane delle finestre poste dietro il divano, la casa si illumina. Adesso Nice si sente più al sicuro. Passando spegne l'interruttore e ritorna nella camera. Ha bisogno di un bagno caldo per schiarirsi le idee, ha una strana sensazione addosso e non riesce a spiegarne il motivo. Il silenzio accompagna ogni sua mossa, l'apertura del primo cassetto e poi del secondo. La ragazza da un' ultima occhiata alla camera, il letto disfatto come sempre e la valigia aperta sulla scrivania che non è ancora pronta a riempire. Entra in bagno e il vapore dell'acqua calda la accoglie, è immersa nei suoi pensieri e non fa caso all'insolito silenzio, l'acqua all'interno della doccia non scorre più. Ma ecco di nuovo quel rumore, proviene dall'ingresso. Adesso Nice ne è sicura, ha sentito qualcosa. Si blocca un attimo in attesa di un altro rumore che arriva puntuale. La paura l'assale. "Cassandra?" Chiama con voce stridula per la preoccupazione. Come si aspetta, nessuno risponde. Allora decide di agire. Afferra la mazza da baseball poggiata alla scrivania e tenedola davanti al corpo come difesa si dirige verso l'ingresso ancora immerso nel buio. Adesso l'unico rumore è costituito dal suo respiro pesante. Le tremano le mani e di conseguenza trema anche la mazza. Con passo incerto si dirige verso la porta. Non c'è nessuno. Rilassa il corpo teso e fa un sospiro di sollievo rilasciando tutta l'aria che aveva trattenuto senza accorgersene. Abbassa l'arma nelle sue mani e sorride ancora una volta della sua paranoia. Non fa in tempo a voltarsi per tornare nella camera che una mano la afferra da dietro facendo cadere la mazza a terra e trascinando il suo corpo verso il soggiorno. Un'altra mano smorza l'urlo di sorpresa e paura che stava per uscire. Nice è in totale confusione, non riesce a opporre resistenza a quella forza che la trascina indietro. Non riesce a vedere il suo aggressore, nota soltanto un incisione a forma di bilancia all'interno del polso, la mano robusta è  ancora sulla sua bocca. Il cuore sembra volerle uscire dal petto, fuggire,  ma non può. Un pizzico sul collo la distrae per un momento, l'ha punta con qualcosa. Istintivamente il braccio della ragazza si muove verso la direzione della puntura ma ha le braccia bloccate. La presa si allenta e Nice è di nuovo libera. Per un momento barcolla  per poi riprendere il controllo del proprio corpo. La vista che le si è annebbiata quando ha sentito quel pizzico è tornata normale e adesso distingue chiaramente l'uomo che le si è parato davanti. Non è molto alto, ma compensa questa mancanza con i muscoli ben delineati dalla maglietta stretta. Sorride, come sorride il predatore quando ha la sua preda ormai in trappola. Nice al contrario, ha paura e lo dimostra con gli occhi, con le mani che tremano e con la bocca che non riesce ad emettere alcun suono. Il tutto si è svolto in un silenzio irreale. In un piccolo momento di lucidità Nice decide di reagire, alza le braccia davanti a sé e le distende come se stesse spingendo con forza un oggetto invisibile, ma non accade nulla con sua grande sorpresa. Il sorriso del predatore si fa più largo fino a fare diventare le labbra due linee sottili. Mentre Nice confusa si guarda le mani. Le gira la testa. Adesso viene assalita dal puro terrore della morte. Inizia ad arretrare, ma sa che non ha via di uscita. L'uomo invece avanza calmo e sorridente. Rompe il silenzio "non sei Niente senza il tuo dono eh?" Continua. La prende in giro. Sta giocando con lei, sicuro di averla ormai in pugno "povera piccola ragazza indifesa, senza i suoi piccoli poteri non.." il rumore di vetro infranto lo blocca. Nice si volta, anche lei sorpresa, la finestra è stata appena rotta e un ragazzo slanciato si trova dietro di lei. Non fa in tempo a capire cosa è accaduto che il ragazzo con il lungo braccio sposta letteralmente il suo corpo. Il tutto si svolge in pochi secondi ma per Nice sembra essere a rallentatore.  Perde l'equilibrio sbattendo violentemente la testa sul pavimento. L'unica cosa che vede prima di perdere conoscenza è il sorriso scomparire dal volto dell'uomo che l'aveva aggredita.

"ahi" Nice apre gli occhi e viene investita dalla luce prima e dal dolore poi.  "Cosa è successo?" Riesce a dire con una voce che sembra non provenire dalle sue labbra. Si porta una mano alla testa aspettando di vedere del sangue che non compare. Dopo un momento di confusione riesce a mettere a fuoco la stanza, il soffitto e il ragazzo che la sta guardando con preoccupazione. "Cosa è successo?" Ripete con insistenza. Si accorge di essere sdraiata sul divano e cerca di alzarsi, ma la mano del suo salvatore la spinge delicatamente indietro per non farla alzare. "stai bene?" Le chiede con una voce profonda che contrasta con i tratti gentili del viso. "Sì certo! Sto benissimo se tralasciamo il fatto di essere quasi morta, di avere dolore dappertutto e di avere anche frammenti di finestra sparsi per tutto il soggiorno!" Dice sarcastista, mettendosi seduta vincendo la forza delle mani che vogliono metterla giù.
"e tutto ciò non so neanche per.." lascia la frase cadere. Le è appena venuto in mente che quell'uomo sapeva dei doni. Guarda per la prima volta il ragazzo negli occhi verdi.
"Ma tu chi sei?" vuole fargli molte domande, ma questa è la prima che le esce.
"Mi chiamo oliver e tranquilla non devi ringraziarmi" scherza. È abbassato all'altezza di Nice che dopo una prima espressione confusa dice seria: "grazie, mi hai salvato la vita" non riesce a sorridere, l'inquietudine ha preso tutto il posto dentro di lei.
"Ma figurati, è stato un piacere!" Sorride, ma il sorriso si ferma alle labbra sottili, non riesce ad arrivare agli occhi che invece trasmettono serietà e con sorpresa di Nice tristezza. Oliver si accorge dello sguardo della ragazza e distoglie il suo, imbarazzato.
"Chi era quello?" La voca stridula per la paura rompe il momento di tensione.
"Nice ascoltami bene." È tornato serio "quell'uomo fa parte di un'organizzazione che ha la missione di uccidere quelli come te. Oggi non so come né perchè ti hanno localizzata" fa una pausa.
Nice è sempre più sconvolta. "Come fa a sapere il mio nome e come fa a sapere chi sono?" "Forse ti stai sbagliando" dice invece.
Oliver posa gli occhi verdi, quasi trasparenti su quelli di Nice, un mezzo sorriso gli si disegna sul volto "sappiamo entrambi che non sto sbagliando" dice sicuro. "Dunque, dovresti tornare a casa il prima possibile. Lì sarai al sicuro, almeno penso." Pronuncia l'ultima frase con incertezza, non vuole spaventare la ragazza più di quanto non lo sia già.
Oliver a questo punto si alza, ha detto tutto quello che doveva dire e si dirige verso la finestra, non si ferma neanche quando Nice si alza cercando di bloccarlo. Esce allo stesso modo in cui era entrato.
Nice rassegnata si lascia cadere sul divano. Sente addosso tutta la stanchezza di quel giorno insolito. Di nuovo il dolore al fianco si fa sentire prepotente e in un concerto pulsa insieme alla testa. Senza rendersene conto si passa una mano sul collo nel punto in cui aveva sentito quel pizzico e sotto il tatto sente un rigonfiamento. Subito si alza e si dirive verso lo specchio della camera. La zona è rossa, gonfia e al centro c'è un piccolo buchino come quando inseriscono un ago. gli occhi preoccupati guardano l'immagine ancora più stravolta rispetto a quella di un paio di ore prima.
Nice resta lì, seduta al comò davanti lo specchio. Non sa cosa fare. Resta così per circa 10 minuti, accorgendosi ti tremare. Non si sente al sicuro. non sa il motivo per cui è stata aggredita né chi era quell'uomo né che fine abbia fatto. "Cosa dovrei fare?" Si guarda intorno in cerca di una soluzione o di un aiuto. La valigia sulla scrivania attira la sua attenzione. Si alza di scatto e freneticamente inzia a prendere vestiti da dentro l'armadio, mettendoli in valigia senza un ordine senza piegarli. In pochi minuti chiude la valigia e la porta all'ingresso, posteggiandola momentaneamente davanti la porta. Ha ancora i vestiti umidi, si spoglia lasciandoli cadere a terra ed entra dentro la doccia che due ore prima aveva deciso di concedersi. 

Nice cerca di mettere a posto come può il soggiorno, scrive un biglietto di scuse alla coinquilina, lasciandole dei soldi sul tavolo della cucina. Ormai il sole è  scomparso oltre l'orizzonte. La ragazza da un' ultima occhiata alla stanza, il vuoto lasciato dalla finestra andata in frantumi è l'unico indizio di quello che è accaduto solo poche ore prima. Prende la valigia, la borsa lungo il fianco, e chiude la porta alle sue spalle lasciando quell'episodio lì, in quell'appartamento. O almeno è così che lei crede.
   
 
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