Fumetti/Cartoni americani > Capitan America
Ricorda la storia  |      
Autore: Shelire    07/06/2016    0 recensioni
Dal testo :
"...Ero ritornato quel Bucky impulsivo di tanto tempo prima e tutti non mi vedevano in modo diverso da quel ragazzo, ma loro non potevano capire, non avrebbero mai capito.
Tutti loro cercavano solo un Vendicatore scomparso, io cercavo la mia Natasha... "
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- ᴄᴀᴄᴄɪᴀ ᴀʟʟᴀ ᴠᴇᴅᴏᴠᴀ ɴᴇʀᴀ -


Notti insonni, prese in giro, giorni interi a digiuno e lei, Dio, lei era così lontana.
Colpa mia, non importava cosa Cap poteva dire, era colpa mia, lo era sempre stata. Era colpa mia se Novokov l'aveva catturata, colpa mia se lei era scomparsa e sì, stavo perdendo la testa al solo pensiero di cosa potesse averle fatto, ma non la lucidità. Volevo ritrovarla, dovevo ritrovarla, era il mio unico obiettivo ed ero disposto a tutto, persino ad ascoltare quel pazzo e le sue parole, qualsiasi cosa pur di elemosinare indizi.
Ma ero troppo arrabbiato per vedere, troppo arrabbiato per rendermi conto della scia di prove che lasciava involontariamente, al posto di quella che mi prometteva e che mai arrivava.
Non avevo sonno, la mia mente si rifiutava di addormentarsi, era in continuo movimento, come un ingranaggio perfettamente funzionante, eppure riempito delle mie peggiori paure e dei peggiori scenari che potessi immaginare. Ero costantemente sulla difensiva, ma pronto ad attaccare. Arrabbiato, distrutto, non mi sarei fatto problemi nemmeno a prendere a pugni una qualsiasi persona che potesse intralciarmi.
Ero ritornato quel Bucky impulsivo di tanto tempo prima e tutti non mi vedevano in modo diverso da quel ragazzo, ma loro non potevano capire, non avrebbero mai capito.
Tutti loro cercavano solo un Vendicatore scomparso, io cercavo la mia Natasha, la donna che mi aveva tenuto in vita, la donna che amo profondamente e per riuscirci, non mi sarei fermato nemmeno un istante ed il mio corpo concordava, azzerando qualsiasi bisogno vitale.

"Sei il tuo peggior nemico da giorni, Bucky."

Aveva detto Steve. Mi rimproverava quasi come un fratello maggiore, tentava di farmi tornare in me, farmi ragionare, ma mi sarei rifiutato di farlo fino a quando Natasha non sarebbe stata al sicuro. Non potevo ovviamente dirglielo, o mi avrebbe impedito di continuare a partecipare alla ricerca e, fortunatamente, la notizia dell'indizio mi salvò da quest'ammissione pericolosa che avrei tenuto con me, come una promessa silenziosa.
Quella stessa notte, quella dannata notte, mi aggrappai ad una speranza che credevo di aver ormai perso, la speranza di rivederla e quella mi bastava. Una speranza, a volte, è tutto ciò di cui ho bisogno e, nonostante tutto stesse crollando, avrei fatto in modo di non perdere quell'unica ed ultima occasione.
La pioggia non cessava, l'asfalto era dannatamente scivoloso e sapevo quanto pericoloso fosse, ma non è mai stato un problema per me. Sentivo il cuore martellarmi nel petto, faceva male, il respiro mi mancava. Forse era la consapevolezza che l'avrei rivista o la rabbia nel sapere che con lei ci sarebbe stato Leo, magari un misto di entrambe le emozioni, ma non mi avrebbe fermato ed anzi, mi spingeva a correre il più velocemente possibile con la moto, sfrecciando nelle strade buie, verso il cimitero. Perché sì, tra i tre obiettivi, avevano deciso di mandarmi proprio al cimitero. Era il meno importante, un evidente tentativo di tenermi buono ed evitare che commettessi qualche altra follia per via del mio stato di pura mina vagante dei giorni scorsi, ma loro non lo conoscevano come lo conoscevo io, sapevo che l'avrei ritrovata... come sempre avevo fatto.
La mia mente, mentre la moto rombava sotto di me, si affollò di immagini, parole, ricordi...
Ricordai dei nostri addestramenti nella Stanza Rossa, davanti agli occhi dei nostri padroni che ci fissavano attentamente, ammirando le loro armi perfette. Ricordai anche delle nostre fughe sotto la neve sovietica, i baci mentre la notte ed i tetti delle case ci nascondevano dagli occhi del Cremlino. Le nostre risate, le nostre promesse, il mio tutto...
Improvviso vuoto al petto, quasi come se il mio cuore avesse perso un battito. Senza di lei, cos'ero stato? Chi ero? Nessuno, ecco cosa... senza lei ero perso, un povero soldato perso che aveva dimenticato tutto, che aveva dimenticato persino di avere una casa, fino a quando lei non me ne aveva dato una. Questo era frutto dei miei nervi che iniziavano a cedere dopo tutti quei giorni, dopo tutta la stanchezza, il dolore ed il mio rifiutarmi anche solo di entrare in un appartamento che non condividessi con lei... perché se non c'era lei, non vi era alcun senso anche solo tornare in quel luogo, senza lei non era "casa".
Il cadavere all'entrata del cimitero fu la conferma effettiva di quello che già sapevo. Loro erano lì ed io non avrei perso altro tempo, non potevo aspettare che gli altri lasciassero i possibili altri obiettivi in cui erano e mi raggiungessero perché, diavolo, lei era lì, non potevo rischiare che mi sfuggisse ancora dalle mani. Però avvertì Steve, ecco la sciocchezza che tutti si aspettavano che prima o poi facessi e che tentavano disperatamente di evitare.
Corsi, corsi come un dannato, come mai avevo fatto prima in vita mia mentre la pioggia fredda mi bagnava, ma non riuscivo a percepirla sulla pelle in modo reale per via della sua voce.
Mi fermai d'improvviso, nell'ombra, anche se sapevo perfettamente che lei aveva percepito la mia presenza. La voce della mia Natasha mi colpì nell'animo, smuovendo quei pochi nervi saldi che mi restavano. Nascosto, dietro una lapide, mi ritrovai a sguardo basso, a respirare a bocca aperta per tentare di recuperare tutto l'ossigeno che mi stava mancando, mentre le gocce d'acqua che mi bagnavano il volto, si trasformarono in quelle calde di una doccia insieme con lei a sussurrarmi all'orecchio contro il rumore di quella che ci investiva e ci accompagnava in nuovi baci che mi sembravano lontani di anni.
Cercai di ignorarla, non era lei il mio obiettivo, ma quando mi invitò a farmi avanti, non indugiai oltre e sparai.
Lei evitò abilmente ogni colpo, ma comunque mai l'avrei colpita, avevo solo bisogno di allontanarla da Novokov che rideva come un pazzo starnazzante per qualche motivo a me ancora non chiaro. Ma lei è così bella, così elegante che mi distrae e mi faccio colpire. Per istinto rispondo alla lotta, ma non voglio farle del male. La sento accompagnare il mio pugno solo per farmi perdere tempo e sparire e così fa, mentre il suo padrone mi attacca ed un dolore alla coscia mi risveglia dallo stato di debolezza in cui ero caduto nel momento esatto in cui l'avevo vista.
Era stato veloce, ma riuscì a difendermi ed a far gridare di dolore Leo nonostante un pugnale conficcato nella carne che, al tempo, era il male minore. Mi rendo conto, però, di non essere in grado di combattere, non con lei così vicina, non con il rischio di farle del male. Prendere tempo diventa la soluzione migliore ed attendo che gli altri ci raggiungano mentre ho finalmente Novokov tra le mani, solo noi.
E così do sfogo a quella che è stata la mia rabbia accumulata in tutti quei giorni. Non perdono, non faccio sconti, non sarei stato felice fino a quando quel bastardo non mi sarebbe morto tra le mani per ogni singola azione che aveva commesso. Gli faccio sputare sangue, lo atterro e la vittoria sembra essere mia. Afferro la pistola e la punto, ma lui ride... ride ed io esito... quel figlio di puttana merita di morire ed io non riesco a premere il grilletto...
Luci, elicotteri, improvviso rumore ed io sono nuovamente pronto a concludere tutto quello.
Occhio di Falco e Wolverine si avvicinano e so che Leo è in trappola, non potrà scappare, ma prima che potessi muovermi, un calcio mi prende alla sprovvista e Natasha si fionda ad aiutare il suo padrone e lì la mia mente urla, ed urlo anche io perché lui l'afferra e da carnefice, la fa diventare ostaggio tra la confusione di lei.
Le tento tutte, provo a tenere il sangue freddo per salvarla, so che a quel pazzo non importa di lei e la mia mente non regge, ma per fortuna interviene Clint e sparo al soldato.
Troppo veloce per rendermi davvero conto di quello che è accaduto, troppo preso dalla situazione per vedere dove l'ho colpito. M'interessa solo di Natasha e le corro incontro con il cuore in gola.
Avevo bisogno di tenerla tra le braccia, dirle che tutto era ormai finito, ma lei mi blocca. Il suo sguardo... Dio, il suo sguardo mi fa morire all'istante... mi ritrovo confuso, quasi disperato, tentando di farle capire chi sono, di farla ricordare e lei è solo capace di dire...

"Chi diavolo è Bucky?!"

...e sperai che Leo fosse morto... così come mi sentivo io, ma invece ride...
La sua risata non sarebbe mai andata via dalla mia mente, soprattutto quando ne scoprimmo la causa. Natasha aveva i ponti sinaptici distrutti... ci misero giorni per ricostruirglieli...
Lei ricordò di tutto, di ogni particolare della sua vita, ma di me niente. Diventai l'unico filo della sua memoria che era stato reciso perennemente e mi tormentai per giorni, fissandola nel suo letto di ricovero, con accanto a sè le rose che io stesso le avevo portato.
Maria, Logan, Steve... tutti che non volevano arrendersi, tutti che volevano trovare il modo per farle ricordare di me... ed io mi ritrovavo a restare in silenzio, distrutto tra i mei pensieri, distrutto nel mio dolore... tagliato fuori da tutto il mondo, tagliato fuori dalla sua esistenza.

« Basta così... »

Ebbi la forza di dire, dopo giorni di silenzio, all'ennesima proposta di chiamare il Dottor Strange.
Ero stanco di quei discorsi, stanco delle loro proposte. Tutti non facevano altro che pensare a come torturarla ancora ed ancora solo per ridarle un solo ricordo.
Quanto egoista potevo essere, se avessi permesso che tutto quello accadesse?!
Troppi avevano giocato con la mente di Natasha, troppi l'avevano devastata e mai avrei lasciato che potesse accadere ancora una volta per colpa mia...
Lei era la mia vita, la mia casa... ma io le avevo solo portato guai, l'avevo solo fatta quasi uccidere, era stata rapita per colpa mia... e, per quanto mi distruggesse ammetterlo, lei sarebbe stata meglio senza di me.
Era una consapevolezza che mi straziava il cuore, il rendermi conto che quella fosse la vittoria di Leo Novokov e lo capì nel guardarla oltre i vetri di quella camera in cui lei riposava...
La mia Natasha a cui dicevo addio con gli occhi ed il cuore gonfi di lacrime.
Cercai di imprimere nella mente ogni singolo particolare di lei, del suo volto intanto che cercavo d'immaginarmi la mia vita senza di lei, ma tutto ciò che vedevo era solo dolore e sofferenza... ma almeno sarei stato il solo a provarla.
Questo era l'unico pensiero che mi consolava, l'unico al quale avrei potuto aggrapparmi per non crollare definitivamente, fino a quando avrei potuto farlo...ma sapevo che non avrei resistito a lungo.


________________________________________________________________________________________

Missing moment, o meglio, estensione dei pensieri di James nelle ultime pagine di "Caccia alla Vedova Nera" che potete trovare nel volume n. 7 de Il Soldato D'Inverno (Ed Brubaker e Butch Guice).
Dedicato alla mia migliore amica e compagna di role, Antonella.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Capitan America / Vai alla pagina dell'autore: Shelire