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Autore: CalimeNilie    08/06/2016    1 recensioni
"Ha sempre pensato che nella loro famiglia ci fosse qualcosa di sbagliato. Al di là del lavoro che fanno, e della perdita della mamma, e poi di loro padre, e della co-dipendenza instauratasi negli anni tra lui e suo fratello, e del loro continuo salvarsi a vicenda, divenuto oramai quasi solo una consuetudine ridicola, Dean ha sempre avuto la consapevolezza che in loro, in tutti loro, ci fosse qualcosa che non andava."
[End!Verse, angst, Destiel, of course]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Disclaimer: Non scrivo a scopo di lucro e i personaggi citati non mi appartengono.
Note: ambientata per metà nella puntata The End e per metà da qualche parte dopo il ritorno di Dean nel 2009 e prima del salto di Sammy nel buco con Lucifero. Leggi: angst a palate.


 

Until the end of the world

Ha sempre pensato che nella loro famiglia ci fosse qualcosa di sbagliato. Al di là del lavoro che fanno, e della perdita della mamma, e poi di loro padre, e della co-dipendenza instauratasi negli anni tra lui e suo fratello, e del loro continuo salvarsi a vicenda, divenuto oramai quasi solo una consuetudine ridicola, Dean ha sempre avuto la consapevolezza che in loro, in tutti loro, ci fosse qualcosa che non andava.
La diffidenza del nonno. L’amore distruttivo della mamma. L’ossessione di loro padre. La rabbia di Sammy, e il suo eterno senso di colpa. La sua tendenza ad andare contro tutto e tutti, sfidando qualsiasi legge. Quel suo bisogno di sentirsi vivo. Forse è una prerogativa dei Winchester: rovinarsi la vita e calpestare qualsiasi occasione di felicità si presenti loro.
Non si sorprende più, ormai, quando guarda nello specchio il suo viso segnato da occhiaie profonde, frutto di un’altra notte insonne. Le notti senza dormire sono routine, nella sua vita, vuoi per una caccia, vuoi per l’avventura di una notte, vuoi per una ricerca urgente. Ma questa volta è diverso. Questa volta è un’altra cosa a tenere il maggiore dei Winchester sveglio.
Paura. E vergogna. E un’altra dozzina di emozioni troppo complesse perché sappia dar loro un nome.
Da quando è tornato nel suo tempo, nel fottutissimo 2009 apocalittico, non riesce a non pensare a ciò che ha visto e a ciò che potrebbe ancora evitare, se solo sapesse come.
Ma è difficile se sotto i suoi occhi, se solo si concede un attimo di riposo dal lavoro, ritrova in continuazione l’immagine di suo fratello che non è più suo fratello, ma il tramite del Diavolo. Si chiede quando Sam abbia accettato – o forse è meglio dire accetterà? – di diventare l’abito per il gran ballo di Lucifero. Si chiede se sia per colpa sua, che Sam abbia finito con il pronunciare quel dannato “sì”.
Continua a rivedere davanti a sé il suo fratellino, in quell’abito bianco, elegante, come una grottesca sposa pronta per il suo matrimonio. Pronto per un “sì”. Continua a sognare, se solo non si sforza di concentrarsi su altro, il viso di Sam, distorto da qualcosa che si può dire compassione – il Diavolo che prova compassione, sembra un ossimoro. La consapevolezza che quello non è veramente il suo Sam. Il pensiero di essere stato lui a fargli quello. La coscienza di non poter cambiare in nessun modo ciò che sarà.
– Potrebbe non finire mai.
Quante cose sono cambiate in cinque anni? Quante decisioni sbagliate ha preso? Quante ne deve ancora prendere?
Rivede Chuck, il profeta, il protetto di un Arcangelo in persona, che si aggira tra le capanne del Camp Chitaqua, pregando che il cielo gli mandi della carta igienica. E riderebbe, Dean, se non facesse così male. Questo l’aveva mai previsto, Chuck?
Chiude gli occhi e gli torna alla mente la casa di Bobby, quella casa in cui ha trascorso buona parte della sua infanzia, messa a soqquadro. Bobby, lui, chissà dove sarà, tra cinque anni.
E poi rivede Castiel, quel Castiel senza ali che lo guarda come se lui fosse un qualche dono divino e bellissimo. Una visione penosa. Il meraviglioso, purissimo angelo del Signore, ridotto ad un hippie che vive in attesa della prossima confezione di anfetamine, incurante della propria vita e del proprio destino, più vicino a Dean, nella sua disperazione, di quanto non sia mai stato. Eppure, e questo Dean non può che ricordarlo con affetto e persino tenerezza, Castiel non lo ha mai abbandonato. Nemmeno quando Castiel per lui – no, non per lui: per quel Dean del futuro che tanto odia – ha iniziato a significare così poco da diventare un’esca, un diversivo per arrivare a Lucifero.
Ricorda lo sguardo di Cas: uno sguardo vuoto, scoraggiato e disilluso, occhi di quel blu profondo, troppo profondo, ma privi di magia, ora. Uno sguardo che si è però riempito di meraviglia quando si è posato su di lui. Ultima reliquia di un passato svanito troppo in fretta.
Probabilmente il Castiel del futuro rivedeva in lui ciò che lui riesce ancora a vedere nell’angelo in trench coat che ha atteso un’intera notte sul ciglio di una strada per lui. Il “suo” Cas.
Pensa che sarebbe bello se Cas, il Cas del futuro, vedendolo, abbia pensato a lui come “il suo Dean”.
E poi rivede se stesso, che più se stesso non è. Rivede quel Dean così simile a quello che era appena uscito dall’inferno, poco più di una bestia, noncurante di tutti, eccetto di se stesso, un Dean che ha perso troppo e che non vuole più legarsi a nulla e a nessuno, per paura di vederseli scivolare tra le dita, in un fiume di sangue.
Un guerriero brutale e approfittatore. Dean sa di essere così, in fondo. Solo che riesce ancora a frenare la propria natura, i propri istinti. Quel Dean, beh, semplicemente si è stancato di farlo, dal momento che la vita non l’ha mai ringraziato della sua gentilezza.
Ma è qui che si complica tutto, proprio qui. Qui stanno la perversione e l’immoralità che sembrano seguire tutta la sua vita, e tutta la sua famiglia.
Dean vuole evitare che il mondo vada nella direzione che lo porterà ad essere il mondo che ha visto nel futuro. Lo vuole davvero. Così come non vuole diventare il Dean che ha visto: non vuole la sua ferocia, la sua disumanità, il suo ingegno spietato. Non vuole quello sguardo disperato sul viso.
Eppure, allo stesso tempo, vuole essere quel Dean. Vuole essere l’uomo forte e solo e spaventato che ha visto, vuole essere l’uomo che spara a freddo ai suoi soldati, l’uomo che pur di salvare il mondo è disposto a sacrificare non più solo se stesso, come avrebbe fatto un tempo, ma anche i suoi amici più cari. Vuole essere quel Dean.
Perché quell’uomo è riuscito ad ottenere ciò che lui non potrà mai avere, se non diventando il Dean del futuro. Un egoismo stupido ed infame, solo una mera proposta di felicità. Ma incredibilmente enorme, tra le sue mani tremanti.
Cas. Quell’uomo è riuscito ad avere Cas.
L’ha capito dal modo in cui Cas lo guardava, dal modo impacciato di Dean – quell’altro Dean – di stare con lui, da quelle parole un po’ oscure rivolte ai suoi soldati e, infine, dallo sguardo ferito negli occhi del leader di Camp Chitaqua mentre mandava a morire i suoi uomini.
“Anche Cas?” Anche Cas.
Perché Cas non si tirerebbe mai indietro di fronte ad una sfida – fosse anche l’ultima – per lui, per Dean, per l’uomo che ha amato. Anche se Dean è colui che lo manderà a morire.
Quando ha guardato negli occhi l’altra versione di se stesso, poco prima della battaglia finale, ha visto dolore, ma non rimorso. Ha letto la paura – paura di non essere perdonato. Un dubbio seminato su una strada accidentata e corrotta dal tempo: che cosa è la felicità di un uomo, dopotutto, in confronto a quella di un mondo intero?
Forse non è lui che deve salvare il mondo, forse è il Dean del futuro che deve farlo. Ma quell’uomo ci ha provato e ha fallito, Dean lo sa. Non può cambiare il tempo. Ed ecco perché anche Cas, dopo essere stato la persona più importante della sua vita, diventerà una semplice esca.
Ma tanto quello non era più il suo Cas, no? Non aveva più magia negli occhi.
– Ogni notte, ogni notte rivive questo tormento. Ogni notte si contorce nella perversione delle scelte che la sua vita sembra ripresentargli. Ma del resto, è una cosa di famiglia.
The family business.

Hanno chiuso questa storia. Scongiurato l’Apocalisse. Ogni tanto però Dean si ritrova a pensare al Dean del futuro, quello che tanto disprezza e invidia, e lo odia più che mai. Perché ha avuto quello che lui non potrà mai avere. E l’ha perso.
Il Diavolo non mentiva: qualunque cosa farai, ti troverai sempre qui, ha detto. E il suo qui ha un sapore dolceamaro, in questo letto che ormai è diventato il suo, nella casa che Lisa vorrebbe fosse anche sua, accanto a questa donna che sicuramente non merita. Il suo qui è un fratello in un buco e un angelo che combatte i suoi fratelli lontano da lui. Il suo qui è adesso.
Però almeno ha la certezza che ci sarà un dopo…
 

giusto?

 

 


NdA:
Okay, credo di dovervi delle spiegazioni, perché riconosco che ci sono delle cose che potrebbero risultare poco chiare. Questa storia è ambientata ovviamente nella 05x04, The End, in cui Dean viaggia nel futuro. E fin qui nulla di strano.
Ciò che non è ovvio è questa frase: “L’ha capito dal modo in cui Cas lo guardava, dal modo impacciato di Dean – quell’altro Dean – di stare con lui, da quelle parole un po’ oscure rivolte ai suoi soldati”.
C’è una breve inquadratura, nella puntata, subito dopo che Dean ha ucciso uno dei suoi soldati affetto dal virus del Croatoan, in cui future!Dean punta l’indice contro qualcuno fuori campo dicendo: “Non voglio mentirvi, noi siamo… è una situazione incasinata.” Subito dopo viene inquadrato il Dean del presente, che si volta verso Cas alle sue spalle. In realtà, Dean non sta puntando la sua versione passata, ma Cas. E questo spiegherebbe in parte perché Dean si sia girato verso l’angelo, perché ha capito in quel momento che lui e Cas sono stati insieme.

Probabilmente è uno sbaglio dovuto al fatto che la scena dovesse necessariamente essere girata in due momenti diversi e non era nell’intenzione degli autori inserire questo piccolo particolare. Ma io ne ho approfittato per scriverci sopra questo…
Ai posteri l’ardua sentenza :)

   
 
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