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Autore: LyricalKris    08/06/2016    10 recensioni
Lei gli era costata tutti quelli che avesse mai amato. Di sicuro qualche mese di matrimonio non sarebbe stato un prezzo troppo alto da pagare, per lei, in cambio.
Dal testo: Lei non aveva assolutamente il diritto di essere felice ...
Lasciò che il suo fastidio e la sua rabbia lo guidassero, aggrappandosi a entrambe come se fossero le sue sole ancore di salvataggio, mentre saliva le scale su cui lei era arrancata ...
«Ma stai scherzando», disse Bella, e girò un’altra pagina del contratto, scuotendo la testa mentre continuava a leggere.
«In quale parte?» chiese lui avvicinandosi. Mise i palmi sulla superficie del tavolo, prima di toglierli in fretta e ripulirsi, facendo una smorfia.
Lei lanciò uno sguardo nella sua direzione. «Tutto quanto», disse lei con tono incredulo. «Non penserai onestamente che qualcuno ci crederà.»
Edward la guardò impassibile. «Perché no? Ti credevamo tutti, prima, te lo sei scordato?»
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Esme Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CONTRACTUALLY BOUND, è stato scritto in inglese da LyricalKris e tradotto in italiano da beate.
A questo indirizzo potrete trovare la versione originale.
https://www.fanfiction.net/s/9193694/23/Contractually-Bound




Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia e in particolar modo quelli che hanno lasciato una recensione, non ho potuto rispondere singolarmente a tutti ma ho letto e molto apprezzato i vostri commenti. Grazie ancora e alla prossima, che inizierà presto: sarà ancora nel fandom di Twilight e si chiamerà All the Wild Horses




Epilogo Sulla scia della morte di Esme, i suoi cari avevano perduto tutti molto, ma ne avevano anche guadagnato. Edward e Bella si erano ritrovati. Alice aveva trovato la libertà. Tutti avevano guadagnato uno scopo. Per quanto in modo dolceamaro, le loro vite erano cambiate in meglio.

Eccetto per Carlisle.

Aveva un sacco di giorni buoni. Come aveva previsto, Carlisle trovò pace e uno scopo nella sua vita, giorno per giorno, in ospedale. Era sempre stato bravo in quello che faceva. Aveva Edward, Bella e Mae con sé ogni giorno. Alice stava trovando la sua strada nel mondo, e il suo successo gli dava soddisfazione.

Ma lo stesso, una parte essenziale della sua vita mancava. In certi giorni, sembrava che Carlisle fosse morto insieme ad Esme, e il suo corpo aspettasse solo di raggiungerla.

In quei giorni più bui, Carlisle spesso si sedeva sulla sua poltrona preferita e guardava il cortile. Bella non chiedeva mai, ma pensava che immaginasse Esme là fuori, a occuparsi del loro giardino nascente. Edward e Bella provavano, ma Esme avrebbe reso quello spazio un paese delle meraviglie verdeggiante. Guardava fuori per ore, ignorando tutti. Edward e Bella non potevano raggiungerlo.

Quando era di questo umore e Mae lo trovava sulla sua poltrona, gli prendeva le mani e lo tirava. «Gioca con me, nonno. Gioca con me.»

Carlisle resisteva sempre, all’inizio. Bella capiva la depressione, e come risucchiasse energia dal midollo delle ossa. Ma Mae era una ragazzina testarda. Era gentile ma insistente. Riusciva sempre a far alzare suo nonno dalla poltrona e a farlo giocare. Se c’era qualcuno che poteva ancora farlo sorridere, era lei.

Mae era a dir poco un miracolo, in così tanti modi. Era la dimostrazione fisica che qualcosa di bello poteva venir fuori da un amore che era stato così contorto come quello di Bella e Edward. Oh, potevano aver avuto delle belle vite l’uno senza l’altro, ma non era questa la mano che il destino aveva deciso. Quattro anni dopo la morte di Esme, erano più forti che mai, innamorati follemente l’uno dell’altro e della loro bambina.

Guardando la sua bambina, che aveva gli occhi di sua nonna e la sua infinita capacità di amare, Bella non poteva fare a meno di chiedersi se Esme non avesse mandato un dono per tutti loro. Era stato sapere che Mae era in viaggio che aveva dato a Bella e Edward la spinta finale. Bella si era trasferita da Edward e aveva accettato il suo aiuto per la scuola. Addolorato dalla consapevolezza che sua figlia non avrebbe mai conosciuto sua madre, Edward aveva deciso di aver trovato la sua vocazione nell’organizzazione che aveva fondato. Voleva aiutare le persone ad avere una seconda possibilità di crescere le loro famiglie e stare con i loro cari.

E poi, naturalmente, c’era il conforto che Mae portava a Carlisle.

Le risatine di Mae si diffondevano dal prato di sotto. Bella sorrise guardando sua figlia correre su e giù sopra l’erba, zigzagando per evitare Charlie e Carlisle che la rincorrevano. Strillò quando Carlisle la prese e la alzò in aria. Lui aveva un gran sorriso mentre le dava un bacione sulla guancia. Ancora ridacchiando, Mae le mise gli braccia magre attorno al collo.

Era bello vedere Carlisle così leggero e contento. L’anniversario della morte di Esme poteva essere un giorno così triste. Ma per il terzo anno, la giornata fu invece piena di famiglie, amici e una bambina sorridente con la faccia coperta della torta di compleanno.

Bella fu tratta all’improvviso dai suoi pensieri quando due braccia la strinsero alla vita da dietro. Sorrise e si rilassò, appoggiando la schiena al petto di Edward. Lui strofinò il naso sui suoi capelli, intrecciando le dita con quelle di lei.

«Penso che potrei essere un veggente», disse, la voce bassa contro il suo orecchio. Bella rabbrividì alla vibrazione che sentì nel sangue.

«Cosa te lo fa pensare?» Lei inclinò la testa in alto, così da sfregare la guancia con la sua. Le piaceva la sensazione della barba sulla sua pelle.

«Ricordi quando eravamo venuti a vedere questa casa?»

Lei ridacchiò. La vita sembrava così diversa, allora, piena di speranza, ma con un grande punto interrogativo per entrambi. «Me lo ricordo.»

«Tu stavi qui, e guardavi fuori dalla finestra proprio così.» Mentre parlava le accarezzava i capelli sulla spalla e cominciò a darle piccoli baci di lato al viso. «Ho avuto una visione, chiara come il giorno. Ti ho vista qui, nella nostra stanza, a guardare i bambini che giocavano sul prato.»

Bella sospirò, inclinando la testa così che potesse mordicchiarle il collo. «Bambini? Ne abbiamo solo una.» «Be’, volevo parlarti di questo.» Le sue mani le accarezzavano i fianchi, ma poi le spostò, mettendo entrambi i palmi sulla sua pancia. «Ti sei laureata, hai cominciato a lavorare…»

«Ho appena cominciato a lavorare.» Aveva l’impressione di sapere dove stava andando a parare.

Lui annuì contro la sua guancia. «Ma se cominciassimo a pensare a un fratellino per Mae. Solo cominciare a pensarci. Ci possono volere mesi perché resti incinta. E poi ne servono altri nove in forno.»

Bella sospirò e si voltò tra le sue braccia. Gli mise le braccia al collo.

Quando erano giovani e innamorati per la prima volta, avevano parlato di figli. Cinque figli erano stati parte del loro originale, rigido piano per la vita.

Avrebbero dovuto parlare per vedere se la pensavano alla stessa maniera, ma a Bella piaceva l’idea di averne due. E aveva pensato che sarebbe stato bello dare un fratello a Mae prima che ci fosse una differenza d’età troppo grande.

Bella prese tra le mani il viso di Edward. Si prese un momento per apprezzare l’amore che vedeva nei suoi occhi, il suo sorriso, poi lo baciò profondamente. «Dovremmo pensarci.»

Il sorriso di lui avrebbe potuto illuminare la stanza.

«Ma prima dobbiamo badare a quella che abbiamo.»

Lui annuì. «Alice e Jasper saranno qui tra un’ora. Jasper mi ha già avvertito che il loro sedile posteriore è pieno di regali.»

Bella emise un lamento. «E ha già una montagna di regali da tutti gli altri. Ci vorrà un’ora solo per calmarla stasera, con tutta questa eccitazione.»

Edward si chinò baciandola un’altra volta e accarezzandole la guancia. «Ti amo, lo sai.»

«Anch’io ti amo. Sempre.»

***

Quella sera, quando Mae finalmente si addormentò, era tra le braccia di suo nonno, Edward seguì Carlisle nella stanza di Mae e lo guardò mentre la metteva a letto. Quando vide che non si muoveva per andarsene, Edward gli si avvicinò.

Per un lungo momento, nessuno dei due parlò. C’era uno strano sguardo negli occhi di Carlisle mentre si arrotolava intorno al dito uno dei riccioli color caramello di Mae.

Quando alla fine parlò, la sua voce era bassa e distante. «In un momento di debolezza egoista, ho chiesto a tua madre come pensava che avrei potuto vivere senza di lei. Era doloroso anche da immaginare. Lo è ancora. Pensando a tutti gli anni che dovrò vivere senza di lei…»

Edward era stupito. Carlisle si persuadeva raramente a parlare solo di Esme, figuriamoci della sua morte. Mise una mano sulla spalla di suo padre, facendogli semplicemente sentire una presenza confortante.

Carlisle sospirò. «Lei mi ha detto, ‘Vivere è una scelta. Hai scelto di accogliere la vita. Dolore e tutto. E tu hai tanto per cui vivere’.» Scosse la testa. «Forse questo mi rende un cattivo padre...»

«Papà. No.»

«...ma io semplicemente non lo vedevo. Non vedevo come valesse la pena di vivere, perfino per te e Alice. Si muore anche di crepacuore. Per tanto tempo sono stato… arrabbiato che non succedesse a me.»

Passò la punta delle dita sulla guancia di Mae prima di alzare gli occhi su Edward. «Tua madre aveva ragione. È una scelta, no? Una scelta quotidiana. Tu respiri attraverso il dolore perché c’è tanto per cui vivere.» Allungò la mano e strinse il braccio di Edward. «Sono contento di essere ancora qui.»

Edward non sapeva cosa dire, così abbracciò suo padre. «Ne sono felice anch’io, papà.»

Pochi minuti dopo, data la buonanotte a suo padre, si fermò fuori dalla stanza da letto, cercando di raccogliere i suoi pensieri.

Pensò alla scelta di superare finalmente il dolore di quello che Bella gli aveva fatto tanto tempo prima. Pensò alla scelta di Bella di perdonargli ogni cosa vile e cattiva che le aveva detto e fatto nella sua rabbia. Pensò alla loro scelta di dipanare il casino complicato che era il loro passato e presente, così da poter avere un futuro insieme. Pensò a come aveva scelto di vivere dopo otto anni di mera sopravvivenza.

Edward chiuse gli occhi e ringraziò silenziosamente sua madre. Lei era la sua coscienza, la voce nella sua testa che l’aveva condotto verso il meglio nella sua vita, a scegliere l’amore invece dell’apatia. Era stata quella che gli aveva insegnato come amare e come lottare per ciò che voleva. Era quella che gli aveva insegnato come perdonare e come chiedere perdono.

Il cuore gli faceva male, e sperò che potesse vederlo adesso, vedere come era felice.

E poi spinse la porta, tornando da sua moglie, e sperò di amarla così, profondamente come Carlisle aveva amato Esme, per il resto della sua vita. Qualunque cosa accada, gioia o dolore, per tutta la vita e oltre.




FINE

   
 
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