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Autore: ewigewieder    08/06/2016    5 recensioni
Agrippa sa che Ottavio sta guardando il mare ma sta pensando ai lupi, e a un certo tipo di futuro, a un certo tipo di solitudine.
Marco Vipsanio Agrippa guarda il giovane Ottavio diventare Ottaviano, diventare Augusto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Prologo: In Illiria





Il mare dell’Illiria nei giorni senza sole è di un grigio che raggela. Immagina che, a caderci dentro, sarebbe più comodo lasciarsi affogare che uscirne con le dita blu e tagliarsele tutte afferrando gli scogli, affrontando il dirupo.
Agrippa si volta a controllare che Ottavio non stia tremando dal freddo, perché è più magro di quel che converrebbe a un erede della gens Iulia, con le sue spalle piccole e un collo sottile che si potrebbe quasi stringere con una mano, ed altrettanto cagionevole. L’ultima volta che la malattia l’aveva preso, un mese prima, era rimasto in balia della nausea per sette giorni: riusciva a stento a trattenere nello stomaco l’acqua che gli veniva somministrata con un mestolo, e la sua debolezza gli era sembrata, più che dolorosa, estatica. Ricorda che aveva gli occhi languidi, e un sorriso strano, sognante, sulle labbra spaccate per le disidratazione, quando gli aveva sussurrato, secondo te ho ancora la febbre, Agrippa?
Ora è stretto in un mantello di lana rossa, e il suo respiro produce giusto un soffio di vapore. Non sta osservando il mare, ma la foresta poco più a nord, rifugio di leggende e lupi. Ottavio si accorge del suo sguardo e sulla fronte gli si forma una linea profonda. Agrippa sa quanto detesti sentirsi esaminato. A Roma avevano cercato di scorgere il suo futuro dietro ogni sua azione, attribuendo alla sua pessima postura un futuro di fallimento, ai suoi occhi bassi un ego da plebeo, ai suoi primi ragionamenti da adolescente l’indole di un grande oratore.
Per questo ora tiene la schiena dritta e sostiene sempre lo sguardo dei suoi interlocutori; per questo ora la sua voce è dolce ma il tono un po’ crudele (e quello che fa male ad Agrippa è che lui lo ritenga come tutti gli altri, che scambi per i giochi aruspicini degli optimates la sua sincera preoccupazione) quando gli chiede, “Agrippa, parliamo un po’. Oseresti mai tuffarti in questo mare?”
Hanno sedici anni in questo novembre dall’aria secca, e le guance tagliate dal vento; una parte di Agrippa non ha ancora capito che non saranno mai uguali, lui e Ottavio. Certo, suo padre glielo ripete con costanza e gli spiega che dovrà restargli vicino, che se come un cane gli rimarrà fedele come un cane avrà il suo osso, la sua parte di gloria. Per adesso però il sole è freddo, Ottavio è più basso di lui di una spanna e ha questa pelle pallida, sui polsi le sue vene non sono in rilievo come quelle degli uomini forti, ma nascoste, come nelle donne e nei poeti.
Un giorno non molto lontano non potrà più parlargli così, ma ora risponde con fermezza, senza arroganza, “Oseresti mai entrare in questa foresta?” Gli spiace subito, però, e vorrebbe non averlo detto. Per questo decide di punirsi, offrendogli un po’ di ingenuità, un po’ di candore. “Non penso che avrei il coraggio di tuffarmi, amico mio,” dice, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Solo se la persona giusta me lo chiedesse, forse. Anche se l’idea di cadere in tanto freddo mi spaventa.”
Ottavio impiega un po’ a sorridere, forse perché sta decidendo se considerare le sue parole (Solo se la persona giusta me lo chiedesse, è come dire, sei tu la persona giusta, o come dire, puoi chiedermelo) come lusinghe da cortigiano o una confessione sincera. Agrippa sa solo che alla fine sorride, quel sorriso che gli scopre gli incisivi un po’ storti.
“Più che comprensibile. Non sarebbe una macchia sul tuo onore,” dice, e il suo sorriso si perde un po’ quando finalmente si volta a guardare il mare. Il silenzio di Ottavio è carico di un peso che non dovrebbe avere, non a questa età. Agrippa si trova a pensare che, forse, il primo a cercare il futuro di Ottavio nelle casualità, nel modo in cui la sua ombra colpisce i gradini del Foro, negli stormi di corvi che lo svegliano di notte, sia Ottavio stesso. Forse è convinto di non essere abbastanza forte per questa Repubblica di corrotti, di coltelli nascosti nelle toghe.
Quando parla ha una voce diversa, e Agrippa crede che questa sia la sua vera voce, decisa ma stanca, sempre, “Non credo che ci entrerei mai, nella foresta. Ci entrerei solo se sapessi dove si trovano tutti i lupi, dove sono le loro tane, dove dormono. Insomma, se avessi certezze. Cosa sognano i lupi, secondo te, Agrippa?”
Vorrebbe rispondere ‘di mangiare’, ma poi pensa alle leggende della loro città, alla lupa, al potere, Roma immortale, e gli viene da pensare che anche la ferocia è complicata, così dice, “Non ne sono sicuro.”
“Esatto,” annuisce con forza Ottavio, come se questo fosse il cuore di ogni problema, come se Agrippa finalmente avesse capito. “Temo di aver paura solo dell’incertezza. Vedi, ad esempio, il mare è ciò che sembra, il freddo è ciò che sembra, tuffarsi è una scelta.”
Ad Agrippa viene in mente che potrebbe dire, Non per forza, potrei spingerti giù io. Immagina il volto di Ottavio scurirsi, però, lo vede prendere consapevolezza della quiete attorno a loro e di ogni spiffero gelato nel mantello. Forse è in questo momento che anche Agrippa comincia a pensare al futuro, e a capire che lo passeranno insieme, che un giorno verrà a trovarlo un uomo e sarà ricco e potente e gli chiederà di tradirlo. Forse è in questo momento che giura di non farlo.
Agrippa sa che Ottavio sta guardando il mare ma sta pensando ai lupi, e a un certo tipo di futuro, a un certo tipo di solitudine. Vorrebbe dirgli che ci sarà anche lui.

“Forse ci entrerei, con la persona giusta,” dice Ottavio, e poco dopo se ne vanno, perché il sole è calato ed entrambi battono i denti.




Chiarimenti:
Questa storia nasce dal mio amore per Ottaviano. Sono convinta che fosse una persona estremamente complessa: cagionevole ma forte, riflessivo ma a tratti spietato, padrone dell’impero eppure non del proprio destino. Spero di riuscir a tratteggiare il suo carattere come vorrei e che questa storia piaccia a qualcuno. Le informazioni vengono quasi tutte da Svetonio. Al prossimo capitolo!
  
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