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Autore: CowgirlSara    08/06/2016    7 recensioni
Non ha ricordi chiari del volo lontano dalla Siberia. Ricorda il dolore in ogni parte del corpo e di aver cercato qualcosa cui aggrapparsi con una mano - un braccio - che non c'è più.
E poi le dita di Steve tra i capelli e la sua voce: “Tranquillo, sono qui.” Ed è stanca e triste, quella voce.
Forse ha perso i sensi, dopo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Long Time Coming
Dovevo scrivere qualcosa post Civil War, ma non pensavo che una shot mi avrebbe impegnato tanto. Sarà il mio periodo di crisi...
Ad ogni modo, ecco cosa sono riuscita a tirare fuori dal mare di feeling che mi ha lasciato il film. Spero che anche voi possiate apprezzare.

*** WARNING PER SPOILER DEL FILM ***


I personaggi usati non mi appartengono e tutti i diritti sono detenuti dai legittimi proprietari, la storia è scritta senza scopo di lucro.

Le canzoni citate sono “Devil's Arcade” nell'introduzione, e “Lift me up” nell'epilogo, entrambe scritte e interpretate da Bruce Springsteen.

Aspetto i vostri commenti!




- Long Time Coming -



A voice says "Don't worry, I'm here"
Just whisper the word 'tomorrow' in my ear
A house on a quiet street, a home for the brave
The glorious kingdom of the sun on your face


Non ha ricordi chiari del volo lontano dalla Siberia. Ricorda il dolore in ogni parte del corpo e di aver cercato qualcosa cui aggrapparsi con una mano - un braccio - che non c'è più.
E poi le dita di Steve tra i capelli e la sua voce: “Tranquillo, sono qui.” Ed è stanca e triste, quella voce.
Forse ha perso i sensi, dopo.
 
Quando si sveglia, accanto al suo letto c'è Steve. La faccia ammaccata e gli occhi seri, un sorriso pallido che non arriva alle iridi chiare. Ma è lì, con lui.
“Dove siamo?” Ha chiesto con voce stentata.
“Wakanda.” Ha risposto lui.

***
 
Sono passati un paio di giorni da allora, trascorsi tra le visite mediche, i suoi quaderni e le notizie alla tv. Steve è mancato per un po', lui e T'Challa hanno liberato la squadra.
C'è un terrazzo nell'appartamento che gli hanno dato, ma non ci va spesso. I grandi uccelli colorati che spuntano gracchiando dal folto degli alberi scuri lo fanno mettere in guardia ogni volta e poi ci vuole tempo per far passare il rush dell'adrenalina. E guardare i picchi nebbiosi di quel paradiso equatoriale lo fa sentire vulnerabile, quanto la mancanza del braccio.
Così Bucky passa il tempo ripensando agli ultimi eventi ed prende una decisione. Ora deve solo comunicarla a Steve.

***

"Credo di aver visto un pappagallo grosso come Sam". Esclama Steve con un sorriso, entrando in soggiorno.
"Forse era Sam."
Gli altri hanno preso ognuno preso la sua strada, Steve non ha preteso altro. Clint si occuperà di Wanda, sarà al sicuro. Scott Lang ha sempre vissuto nella zona grigia, la conosce. E Sam, beh è l'ombra di Steve e li ha seguiti qui. Bucky, per qualche strano motivo, si fida di lui.
“Nah, Sam è troppo impegnato a molestare l'assistente di T'Challa, vestito come Eddie Murphy.” Replica rilassato Steve, prima di lasciarsi cadere sul divano.
Gli bastano pochi secondi per intercettare lo sguardo interrogativo di Bucky.
“Si tratta di un film, io e Sam lo abbiamo visto insieme tempo fa, parla di un principe africano che va a cercare una moglie a New York, molto divertente.” Spiega allora.
E lui davvero vorrebbe dirglielo ora, ma le parole restano bloccate da qualche parte tra la gola e i polmoni. Perché lui è un assassino ma sa benissimo che gli è impossibile dare un dolore a Steve volontariamente. Il cuore di quest'uomo è la cosa più preziosa al mondo.

***

Steve dorme coricato sul fianco sinistro. Bucky lo guarda per un momento, poi s'infila nel letto accanto a lui e lo circonda col braccio. Lui si sveglia.
“Buck... Bucky, che stai facendo?” Gli chiede con voce assonnata.
“Quello che posso, con un braccio solo.”
Steve sbuffa una risata quindi si gira e si mette supino. L'altro uomo sistema la spalla monca nell'incavo della sua ascella e posa il capo sul suo petto.
“Ti ricordi l'ultima volta che abbiamo dormito insieme?” Domanda dopo un po'.
“Sì.” Risponde subito l'amico. “Fu quella notte prima della tua partenza per l'Europa, non credevo saresti tornato e invece...”
Bucky ricorda quella notte. Anche le due ragazze dovevano partire come crocerossine e volevano godersi l'ultimo sprazzo di libertà. Ma lui si era reso conto di non poter partire per una guerra che probabilmente gli sarebbe costata la vita senza rivedere Steve.
“Perché non me lo hai detto?”
Questa domanda Steve non se l'aspettava. Scosta il viso dai suoi capelli e lo guarda negli occhi.
“Cosa?” Replica sospettoso.
“Che eri stato reclutato da Erskine.”
Il suo sguardo si fa serio, lo distoglie, ma gli stringe la mano sulle spalle.
“Tu mi avresti impedito di farlo e...” Torna a fissarlo. “Tutto ciò che volevo era essere con te su quella nave, al tuo fianco sul fronte, per... fare la differenza.”
Bucky sorride, con la dolcezza che non sono riusciti a strappargli, che è solo per Steve.
“E l'hai fatta, Punk.” Gli dice poi, prima di accarezzargli piano il viso. “L'hai fatta.”

***

Steve sta disegnando. Fiori tropicali e uccelli dallo sfarzoso piumaggio prendono forma sotto le sue dita abili. Ogni tanto sfuma con un dito.
Sembra passata una vita dall'ultima volta che glielo ha visto fare. È strano pensare che, in effetti, è trascorso un periodo sufficiente ad una persona per nascere, vivere una vita completa e morire, nel tempo che ci è voluto loro per ritrovarsi.
Si avvicina e spia il blocco. Tra gli abbozzi di pappagalli sui rami e gli schizzi della roccia a forma di pantera, spunta il suo profilo. Mezzo coperto dai capelli, concentrato, gli occhi tristi.
Steve si accorge di essere osservato e alza il capo per guardarlo. Lo vede studiare i disegni e arrossisce. Le sue ciglia lunghissime sfarfallano.
“Io... sono un po' arrugginito...” Mormora poi.
“Non dire sciocchezze, sono bellissimi.”
Bucky ha sempre adorato i disegni e i quadri di Steve. Voleva che diventasse un grande artista, non un soldato. Quante cose sono andate storte nelle loro vite.
“Se vuoi...” Riprende timido Steve senza guardarlo. “...puoi metterli nel tuo quaderno, così...”
Si siede accanto a lui e gli prende il braccio con la mano, interrompendo la sua frase. Lo tira appena, per attirare la sua attenzione. L'amico finalmente lo guarda.
“Ho chiesto ai medici di ibernarmi di nuovo.”
Glielo dice, netto, senza premesse, guardandolo negli occhi. È l'unico modo in cui può farlo.
E può vederlo, il cuore di Steve che si spezza. Lo vede nella sua fronte che si contrae addolorata, nei suoi occhi che si fanno lucidi, in quel sospiro spezzato che gli sfugge.
“Non pensare che questo sminuisca quello che hai fatto per me.” Riprende, nonostante il peso sul petto.
“Buck...”
“Ho capito il tuo sacrificio.” Continua, senza lasciarlo replicare, gli occhi sempre nei suoi. “Hai rinunciato a tutto ciò che avevi creato in questo futuro, a persone che ami...”
Sa che è così. Ha visto il sincero dolore sul viso di Steve mentre confessava a Tony Stark di conoscere la verità sulla morte dei suoi genitori. Ha visto la sua tristezza nei giorni seguenti.
Steve, però, muove il braccio e prende la sua mano nella propria. Bucky la guarda, poi torna ai suoi occhi. Sono passati cento anni, cento oceani tra loro, ma sono sempre gli occhi di quando lo ha conosciuto.
“Ho fatto quello che dovevo fare, perché... nessun altro ti avrebbe creduto.” Dichiara serio, con una smorfia amara. “E nessuno scudo sarà mai importante come te, Buck.”
Si avvicinano. Gli accarezza il viso con la sua sola mano. Steve sorride triste e risponde allo stesso modo.
“Lo faccio anche per te.”
“Lo so.”
Il bacio è solo una conseguenza inevitabile. Il primo – l'ultimo – è stato una specie di gioco sotto le stelle di una notte d'estate, un ricordo che ha rischiato di perdersi tra troppo ghiaccio. Questo è timido e tremante, ma vero e caldo. Caldo, finalmente.
E lì, tra le braccia di Steve, il mondo sembra un posto sicuro anche per Bucky.

***

È la notte prima del trattamento. Bucky si ferma sullo stipite e guarda Steve. Lui, seduto sul letto, un libro sulle ginocchia, gli risponde subito.
“Che succede?” Domanda con sincero interesse.
“Non riesco a dormire.” Risponde Bucky.
“Nemmeno io.”
Si avvicina al letto e siede sul bordo. Steve non ha tolto gli occhi da lui nemmeno per un momento mentre si avvicinava.
“A cosa pensi?”
“Hm, troppe cose.” Spiega il Capitano con un mezzo sorriso spento. “Mi sei... mancato molto.”
“Anche tu.” Replica lui. “Anche se non sapevo cosa mancasse, c'era... un vuoto.”
Steve gli sorride, stavolta più convinto. Bucky fa altrettanto, improvvisamente sembra più facile.
“Pensavo che quando ti avessi ritrovato avremmo avuto un po' di tregua.” Spiega allora Steve, la mano dell'amico si sposta sul suo ginocchio coperto dal lenzuolo. “Che avremmo potuto fare tutto quello di cui parlavamo da ragazzi, vedere i film che ci siamo persi, ascoltare la musica che non abbiamo sentito, fare i viaggi che non ci potevamo permettere...”
“Il Gran Canyon...” Sussurra Bucky.
“Il Gran Canyon.” Replica l'amico con un sorriso malinconico. “E invece...”
“Invece non finisce mai.”
“Già.”
Si guardano per un lungo momento, poi Steve tira appena Bucky per spalle, spingendolo a sdraiarsi. Lui si rannicchia contro il suo fianco, il capo sul petto.
Il Capitano gli accarezza i capelli, fa affondare le dita fino alla cute calda. Sente l'altro rilassarsi sotto il suo tocco. Non vede il suo viso, perché gli da le spalle. Vede solo la sua spalla monca e vorrebbe davvero riuscire a non pensare a come è successo.
“Vorrei... solo un po' di pace...” È il sussurro che gli arriva direttamente al cuore.
Lo stringe più a se e gli bacia il capo, buttando giù il magone che gli si è fermato in gola.
“L'avrai, te lo giuro, Buck.” Gli mormora tra i capelli. “La guerra non può durare per sempre...”

***

La teca di vetro è ricoperta all'interno di cristalli di ghiaccio e la condensa fredda ne appanna l'esterno. I suoi polpastrelli caldi la rendono trasparente e per un istante può intravedere il volto serio di Bucky, addormentato e remoto.
Il vetro freddo è quasi doloroso contro il palmo della mano, ma non può fare a meno di accarezzarlo. Il gelo accentua la mancanza di troppe vere carezze che si sono perse per strada. Il nodo che gli chiude la gola fa fatica a scendere, mentre ricaccia indietro lacrime che nessuno gli potrebbe rimproverare.
È in quel momento che giura di trovare il modo di curarlo, perché non può pensare al resto della sua vita senza averlo vicino. Lo ha lasciato andare una volta, non lo farà mai più.
“Te lo prometto Buck.” Sussurra con un filo di voce.
Fa un passo indietro ed annuisce. Lo sguardo è serio e determinato. Ha sfidato il mondo per lui, è disposto a farlo ancora.




*****



When the morning bright
Lifts away the night
In the light above
We will find our love



Sono passati quasi due anni da quando ha promesso a Bucky che avrebbe trovato pace. E adesso, invece, sarà costretto a farlo combattere ancora. La minaccia che stanno affrontando è forse la peggiore che si siano mai trovati davanti e lui ha bisogno dei suoi uomini migliori.

La differenza, però, è che adesso c'è una speranza per il suo amico. Quello che hanno in mente è un po' una scommessa, ma lui si fida delle persone coinvolte. Sì, anche di Tony, nonostante la tensione e le incomprensioni; le stanno affrontando una alla volta e sembra funzionare, più o meno.
Guarda la teca. La condensa cola in rivoli sempre più larghi. Il ghiaccio si sta sciogliendo ed il viso addormentato di Bucky non sembra più così pallido.
Steve prende un lungo respiro ed accarezza il vetro. La sua mano si bagna ed il suo petto si contorce in modo strano. Ha bisogno di sentir battere il cuore del suo amico, di sapere che è vivo e sta bene.

“Steve.”
Si volta rigido verso la voce gentile che lo ha chiamato. A giudicare dall'espressione di Bruce forse non è la prima volta.
“I suoi parametri vitali sono stabili e... buoni, per qualcuno rimasto in criostasi per ventidue mesi.” Spiega Banner. “Ho impostato il processo di risveglio sulle quattro ore, così non dovrebbe essere troppo traumatico.”
“Grazie Bruce.” Spera che nella sua voce si senta bene quando gli è davvero grato.
“Figurati.” Risponde il dottore con un sorriso mite, poi gli stringe appena una spalla e si muove verso l'uscita. “Ah, Steve...”
Lo richiama all'ultimo, costringendolo a girarsi verso di lui. Lo interroga con gli occhi.
“Parla con Tony.” Gli suggerisce Banner con un'occhiata significativa.
Steve sospira, abbassa gli occhi, quindi torna a guardare l'altro. “Ci riproverò.” Promette.
Bruce annuisce ancora e, stavolta, se ne va davvero.

Resta di nuovo solo con il grande sarcofago di vetro. Le potenti lampade irradiano una luce giallastra e fastidiosa. Guarda ancora il bel viso di Bucky che sta riprendendo colore.
La guerra non è ancora finita e, se deve essere onesto con se stesso, non sa cosa sarà di loro alla fine di questa ennesima battaglia. Alla fine, nessuno di loro è mai tornato dalla trincea e, forse, non esiste neanche più il posto in cui volevano tornare un tempo.
Ma c'è un amore nel suo cuore che aspetta di essere donato, c'è una vita che aspetta di essere vissuta. Lui non vuole più aspettare. Una nuova casa la costruiranno insieme.




   
 
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