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Autore: Fenio394Sparrow    08/06/2016    2 recensioni
{Disney/Doctor Who Crossover || Avventura, Missing Moments, Romantico (forse) || Raccolta}
Capitolo Uno: Ginger and Scottish - La ragazza scoppiò a ridere e abbracciò sua madre con foga. «Ho visto un fuoco fatuo, mamma! Un altro!» Elinor spalancò gli occhi. «Un altro? Oh, sei ferita? Tutto bene?» La esaminò cima a fondo per sincerarsi delle sue condizioni. «E dove ti ha portato, mia cara?»
«Qui» rispose Merida senza esitare.
{Raccolta di One Shots, generi e raiting potrebbero cambiare!}
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - Altro
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Once Upon A Time And Space

 
Il fuoco fatuo spirava ogni volta che scompariva dalla sua vista, riappariva pochi metri più in là e sospirava ancora una volta, come per lamentarsi della sua lentezza.
Non è che seguirlo fosse semplice, accidenti.
Merida faceva più in fretta che poteva, ma il fuoco fatuo sembrava più fugace del solito, quasi impaziente. Impaziente per cosa? Cos’altro poteva mostrarle di così importante? Una persona che vedeva una volta nella sua vita un fuoco fatuo poteva definirsi fortunata; se ciò accadeva due volte privilegiata, ma tre? Tre volte? Allora era predestinata. E Merida credeva troppo nel suo destino per lasciar correre, anche se il suo piccolo spiritello blu era una fiammella vivace con la passione per nascondino.
«Aspetta!» sbottò all’ennesima radice che le ostruiva il cammino. Il fuoco fatuo non la degnò di uno sguardo, anzi: svanì in un batter d’occhio e ricomparve venti metri più giù, nel fitto del bosco. Se avventurarsi fino a lì era stato arduo, riusciva ad immaginare come potesse essere lì dentro.
Merida imprecò fra i denti e decise che di vestiti ne aveva anche troppi, perciò tagliò l’abito con un fendente della spada e proseguì nell’inseguimento, anche se le parve di udire più volte la risata dell’esserino che svaniva proprio un istante prima che le sue dita potessero chiudersi su di lui. «E va bene» fece mettendo le mani sui fianchi. «Siamo io e te, spiritello. Dimmi chiaro e tondo cosa vuoi.»
Girò su sé stessa alla ricerca del fuggiasco e quello ricomparve proprio davanti a lei, poi si dissolse e si materializzò oltre i rovi, dove la luce del sole faticava a filtrare. A proposito di sole. Era pomeriggio inoltrato. Se si fosse addentrata lì e avesse seguito il fuoco fatuo sarebbe di sicuro calata la notte prima di un possibile ritorno. D’altro canto, se fosse davvero tornata a casa non avrebbe rivisto mai più un fuoco fatuo in tutta la sua vita, Merida ne era certa. Il dubbio non si poneva nemmeno. Entrò nel bosco.
Nonostante fosse davvero accidentato e allo stato brado, fu più semplice di quanto pensasse. Le gonne non le ostruivano il passaggio e anche se le gambe erano frustate dai rovi, procedette spedita senza impedimenti di alcun genere. Le sembrava che il tempo non scorresse, quasi fosse entrata in un’altra dimensione: il fuoco fatuo la guidava verso l’ignoto, e lei lo seguiva, dentro la foresta più fitta.

Quando ne uscirono, era già mattino. Merida si scostò delle ciocche ribelli dal viso sudato, ansante per lo sforzo. Era giunta al limitare della foresta, davanti a lei c’era solo un muro di roccia alto diverse decine di piedi, se non addirittura un centinaio. E il fuoco fatuo fluttuava felice a dieci metri da terra, in una piccola crepa nella parete. Ci avrei scommesso, pensò la ragazza. Oh bhe, se l’aveva fatto con le cascate di fuoco ce l’avrebbe fatta anche in quell’occasione. Sarà meglio che sia un destino da leggenda, mio fuocherello.
Mise un piede sulla roccia, poi l’altro. Iniziò la scalata. Il fuoco fatuo era sempre lì, pochi piedi sopra di lei, a spronarla ad andare avanti. Sentiva il sudore imperlarle la fronte e il vento frustarle i capelli, ma alla fine riuscì ad arrivare quasi in cima. All’ultimo momento la terra le franò sotto i piedi e con un urlo si aggrappò alla sporgenza, fece leva sulle braccia e rotolò sull’erba umida, al sicuro. Ansimava, ma era viva. Scoppiò a ridere e ancora piena d’adrenalina saltò in piedi ed iniziò ad urlare: «Ancora vivaaa!» Rise istericamente alla ricerca dello spirito. «Eeehy, fuoco fatuo! Sono arrivata fino a qui, cosa volevi mostrarmi allora?»
Si girò per cercarlo e un’espressione stupita le si dipinse in viso. C’era una cosa, pochi metri più in là, e il fuoco fatuo ci fluttuava davanti. Lo spirito si assicurò che la vedesse e poi sparì. «No, aspetta!»
Era una … scatola? Una grande scatola di legno, blu. C’era scritto “Polizia, Telefono Pubblico”. Ma cos’era la polizia, e il telefono? Merida allungò la mano, curiosa. Le dita sfiorarono la superficie liscia e la ragazza iniziò a girarci attorno, toccando la scatola con interesse. Compiuto un giro, accarezzò quella che sembrava una porta, sovrappensiero, poi strinse la presa sulla maniglia. Fece forza per aprirla, ma non ottenne alcun risultato. Spinse con più energia, facendo tremare l’intera struttura, ma quella rimase prepotentemente chiusa. «E va bene» mormorò con tono di sfida. Bussò alla porta per quattro volte, poi si scostò impaziente.
Con un cigolio, la porta si aprì verso l’interno, permettendole di cogliere piccoli particolari come il colore chiaro e caldo dell’ambiente e la ringhiera di una scala. La ringhiera di una scala?

Merida entrò dentro trattenendo il fiato. «No …» Non era possibile. E-Era enorme, ma come faceva? Le pareti erano coperte da cose tonde, la luce aranciata illuminava una scala che portava ad una zona sopraelevata, costituita da oggetti metallici e dal pavimento in vetro, sormontato da un cilindro trasparente che saliva verso l’alto. Corse fuori e girò attorno la cabina e oh miei dei è più grande all’interno! Rientrò meravigliata: osservava il tutto a bocca aperta, non capacitandosi di ciò che vedeva. Salì le scale appoggiandosi alla ringhiera, gli occhi spalancati. Lo sapeva, era morta. Quello che vedeva era un luogo di punizione per le sue avventure o gli dei si stavano semplicemente prendendo gioco di lei? Arrivò in alto, sotto il tubo di vetro. Vi era quella che immaginava fosse una postazione di comando, tante leve e pulsanti e cose di cui non capiva assolutamente il senso. Cosa si poteva fare con tutta quella roba? Che significava?
«Perché il fuoco fatuo mi ha portata qui?» chiese sovrappensiero allungando una mano verso una molla.
«No! Attenta, non toccarla!» Merida trasalì.
Un uomo apparve dal nulla, tutto sudato e sorridente: aveva un bel viso, giovane e affascinante, anche se forse il mento era un po’ troppo pronunciato per i gusti della ragazza. Indossava abiti strani a dir poco: una giacca di tweed sopra una camicia e dei pantaloni con le bretelle, curiose scarpe e una cosa piuttosto curiosa al collo – la forma le ricordava vagamente quella di una farfalla. «Chi siete voi?» domandò guardinga, allontanandosi subito da quell’affare. «Che posto è questo?»
L’uomo si avvicinò un po’ e diede un colpetto ad una leva. «Ah, be, ecco… questo era inaspettato, davvero inaspettato… comunque, io sono il Dottore e questo è il TARDIS!»
Inconsciamente Merida posò la mano sull’elsa della spada. «Dottore chi? TARDIS cosa?»
«Bhe, vediamo, è difficile da spiegare. In che anno siamo, signorina…?»
«Merida. » rispose orgogliosa lei. « Cinquantesima decade del regno di DunBroch.»

L’uomo annuì in modo dubbioso. «Oookay … comunque, io sono il Dottore, solo il Dottore. Questa è la mia macchina del tempo, il Tardis e io stavo aggiustando un piccolo guasto nel campo da basket, però ora è tutto a posto, quindi non -»
«Una macchina del tempo?» lo interruppe Merida. «Come fa una … cosa  a viaggiare nel tempo? Ed è più grande all’interno!»
Il Dottore sembrava estremamente soddisfatto. «Oh, sì, lo è. E non viaggia solo nel tempo, ma anche nello spazio. E’ un piccolo gioiellino.» Un rumore risuonò per la camera e il Dottore guardò con ammirazione il cilindro di vetro, accarezzandolo amorevolmente. Merida invece trasalì e si guardò attorno spaventata. «Ditemi, sono morta? Siete uno spirito, una visione, sapete perché il fuoco fatuo mi ha mandata qui?»
«No no no, non sei morta!» esclamò l’uomo avvicinandosi baldanzoso. «Sei semplicemente entrata nella quarta dimensione spaziotemporale, creata dai Signori del Tempo migliaia di anni prima della tua esistenza e non stai capendo assolutamente nulla di ciò che sto dicendo, vero?»
«No»  ammise Merida scuotendo la testa, anche se un’idea stava iniziando a prendere forma in lei. «Questo coso può viaggiare nel tempo, hai detto?»
«Tempo, spazio, ovunque! Passato, presente , futuro, realtà alternative, universi tasca, anche se non te li consiglierei, sono piuttosto pericolosi se presi nel verso sbagliato …» rispose.
 Merida sorrise e battè le mani contenta. «Il fuoco fatuo mi ha portato qui, era scritto! Dottore! Potrei finalmente scoprire qual è il mio destino!»
Il Dottore rise. «No, non è così che funziona. Il tempo può essere riscritto, e di sicuro viaggiare con me non ti aiuterà a scoprire il tuo destino-»
«Portami con te! Ti prego!» Ormai la ragazza non lo ascoltava più. Tutto ciò che riusciva a capire era che il fuoco fatuo aveva voluto darle una possibilità.
Il Dottore fece una faccia strana. «Non lo so, non è una cosa molto sicura …»
«Non mi interessa! Ti prego, Dottore! Ho già avuto a che fare col pericolo! Mia madre era stata trasformata in orso e io sono riuscita a portarla indietro!»
«Ma davvero?» Il Dottore guardò ancora una volta il tubo di vetro. Sembrava quasi un’entità viva. Alzò le spalle e le sorrise. «Ci penserò, Merida di DunBroch. Ora, sei tutta sola nel bosco e a giudicare dalle tue vesti è un bel po’ che vaghi, quindi: dove ti devo lasciare?»

Merida aveva un sacco di idee a riguardo. Immaginava di andare nei mondi delle leggende, di cavalcare al fianco dei suoi eroi e vivere quei momenti di gloria che tanto aveva sognato per tutta la sua vita, di vedere il suo destino scritto nelle stelle. Stava già per aprir bocca, quando un pensiero l’attraversò. Erano due giorni che era partita. La sua famiglia probabilmente la stava già cercando e non voleva immaginare cosa avrebbero detto una volta tornata. «Devo andare a casa, ora.» mormorò priva di entusiasmo.
«Perfetto! Casa DunBroch!» esclamò il Dottore fingendo di non notare quell’improvviso calo di attenzione. «Nient’altro?»
Merida stava per scuotere la testa, poi un’idea le venne in mente. Macchina del tempo, eh? «Ieri. Portami a casa ieri.»
Il Dottore sorrise – sorrise sul serio, approvando la sua scelta, tirò una leva e la ragazza venne strattonata all’indietro, accompagnato da un misterioso suono. «Reggiti forte!» esclamò l’uomo.
«Lo so facendooooo» rispose Merida con quanto fiato aveva in gola. Rise e poi la loro corsa si arrestò di colpo, le volò oltre un parapetto e finì a gambe all’aria. «Wow!» esclamò la ragazza sorpresa. Riemerse in una cascata di riccioli rossi. «Questo sì che è divertente!»
«Oh, sì, lo è» rispose il Dottore aiutandola ad alzarsi. Merida raccattò spada e arco da terra e si diresse saltellando verso l’uscita, ma si bloccò e fece capolino verso l’interno. «Tornerai, vero? I fuochi fatui mi hanno portata qui per un motivo, lo sento.»
Il Dottore annuì. «Ma sì, perché no. Presto, tornerò presto.»
«Giuralo sul tuo onore.»
«Lo giuro sul mio onore.»
Merida decise di fidarsi. Salutò il Dottore con un sorriso e corse verso casa, ansiosa di vedere che effetto avrebbe fatto.
«Merida!» esclamò sua madre quando la vide in cortile. «Già di ritorno? Oh, ma guarda il tuo abito, è tutto strappato, che ti è successo?»
La ragazza scoppiò a ridere e abbracciò sua madre con foga. «Ho visto un fuoco fatuo, mamma! Un altro!»
Ho davvero viaggiato nel tempo!
Elinor spalancò gli occhi. «Un altro? Oh, sei ferita? Tutto bene?» La esaminò cima a fondo per sincerarsi delle sue condizioni. «E dove ti ha portato, mia cara?»
«Qui» rispose Merida senza esitare. «Proprio quello di cui avevo bisogno.»
 
 Il Dottore stava osservando la scena dal televisore del Tardis, picchiettando l’indice sulla consolle. Manterrai davvero la promessa, Dottore?
Bhe, ha i capelli rossi ed è scozzese. Questa volta non mi farò attendere troppo.



 
 
NdA:
Colgo l'ultimo giorno di scuola per iniziare questo progetto che spero ardentemente di portare a termine. L'idea mi è venuta l'altro ieri mentre disegnavo con mia cugina: su Pinterest ci sono diverse fanart Doctor Who/Disney crossover. Ho iniziato a sfogliarle, poi a scrivere ... et voilà! Ecco cosa ne sta uscendo fuori. In realtà avevo intenzione di iniziare con Elsa, ma sarei potuta sembrare banale, e mentre scrivevo Merida si è imposta (il rewatch della 5A di OUAT non ha fatto altro che peggiorare la situazione XD)
Comunque sarà una raccolta di non so quanti capitoli, senza una collocazione temporale precisa, tutto molto a random, dettato dall'ispirazione e dal tempo perchè anche se sono iniziate le vacanze mi aspettano due settimane di fuoco XD io farò di tutto per non essere saltuaria come al solito, ma molto dipende da voi. Se sarà accolta positivamente sarò molto stimolata a continuare <3 e okay, ora la smetto di fare la ruffiana. Vi piace la fanart? All'inizio ne volevo mettere un'altra, ma questa è troppo carina *^* btw, non saranno tutte One Shot, credo. Non so, in realtà questo capitolo doveva essere una drabble, poi è diventato una flash e ora sono quasi duemila parole XD quindi sarà dettato un po' tutto da come mi gira.
Buone vacanze a tutti <3
Fenio

 
   
 
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