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Autore: Strange_Guy99    08/06/2016    2 recensioni
Crossover: Crybaby and Blurryface.
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Crybaby ride tra le sue lacrime. È una ragazzina che non ha mai avuto niente di buono dalla vita e che continua ad andare avanti nella speranza che qualcosa cambi.
Blurryface è un mostro. Odia con tutto sé stesso Tyler e lo scopo della sua vita è quello di annientarlo per poter essere vivo.
Tyler non vive. È una persona che preferisce osservare gli altri. Ha intrapreso una battaglia contro Blurryface ed in palio c'è tutto.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crybaby era seduta sull'altalena, a ciondolare pigramente come era solita a fare.
I suoi genitori le avevano permesso di uscire, a patto di mantenere il suo eterno sorriso.
I vicini non avrebbero mai dovuto capire che lei era perennemente triste.
O la maschera della famiglia perfetta da cui tutti sembravano ossessionati sarebbe andata in frantumi.
Ma nessuno era nei paraggi e Crybaby aveva finalmente dato sfogo alle lacrime che erano ormai diventate parte integrante delle sue giornate.
Singhiozzava da sola, sotto il cielo disseminato di nuvole.
Non aveva amici, la sua famiglia stava cadendo a pezzi e non aveva nessuno da amare.
Tutto ciò che le era rimasto era il pianto.
Le voci dei suoi coetanei continuavano a risuonarle dentro la testa.
"Bambina lagnosa, bambina lagnosa".
Voleva smettere di piangere e far capire loro che era una bambina grande.
Ma tutto ciò che riusciva a fare era ridere tra le sue lacrime.
Rideva di se stessa, per sentirsi parte del gruppo, ma contemporaneamente piangeva poiché non poteva farne a meno.
«Ma non me ne frega un cazzo.»sibilò tra sé e sé, cercando invano di autoconvincersi.
Crybaby era una bambina lagnosa; lo diceva persino il suo nome.
Una lacrima cadde a terra mentre un singhiozzo usciva dalla sua bocca e le voci cominciarono a risuonarle in testa.
Era possibile annegare tra le proprie lacrime?
E proprio mentre formulava questo pensiero una mano nera come il carbone agguantò la catena dell'altalena accanto alla sua.
Crybaby alzò lo sguardo, terrorizzata, mentre le sue labbra si piegavano in sorriso forzato.
Era uno spettacolo raccapricciante, lo sapeva, ma doveva farlo.
Generalmente una ragazza che sorride è uno spettacolo per tutti i maschietti, ma Crybaby era diversa.
A lei stavano bene le sue lacrime.
Si voltò per osservare lo straniero, ma l'unica cosa che notò furono due occhi rossi come il sangue che la scrutavano con sguardo penetrante.
La minuta ragazza non poté minimamente sostenere quello sguardo e decise di coprirsi il pallido viso con le mani.
Magari si sarebbe magicamente svegliata nel suo letto e la sua vita sarebbe stata perfetta.
Il ragazzo si limitò a piegare la testa di lato, sorridendo in un modo a dir poco enigmatico.
Quella ragazza sarebbe stata perfetta per abbattere l'autostima di quello sfigato di Tyler.
Manipolarla sarebbe stata una tra le cose più facili al mondo, bastava farle dire qualcosa che potesse offenderlo.
«Mi chiamo Blurryface»si presentò lui con  un ghigno a dir poco sbilenco.«e mi importa di ciò che pensi.»
Ed iniziò a dondolarsi allegramente sull'altalena, non potendo fare a meno di staccare gli occhi da quella bizzarra ragazza.
Voleva metterla a suo agio per poi farsi pugnalare.
Far pugnalare Tyler.
Avere il controllo.
Crybaby si creò uno spiraglio tra le dita, osservando quel ragazzo inquietantemente attraente.
Ispirava tutt'altro che fiducia eppure quegli occhi che non le si staccavano di dosso avevano un ché di magnetico.
Da dove arrivava quello straniero? Crybaby non l'aveva mai visto qui d'intorno.
Viveva nel suo quartiere? Era un altro vicino? Doveva indossare la sua maschera da bambola?
Si asciugò le lacrime, scoprendo il viso dagli occhi enormi.
Se quel ragazzo era un vicino, doveva essere educata.
E soprattutto sorridere. Sorridere sempre.
«Ciao, Blurryface»salutò la ragazza.«il mio nome è Crybaby.»
Lo sconosciuto abbozzò un saluto con la mano mentre continuava a dondolarsi sull'altalena.
Indossava un cappello dello stesso colore degli occhi che attirò immediatamente l'attenzione di Crybaby.
Solo dopo un'occhiata più attenta notò che il collo e gli avambracci di quello strano ragazzo erano neri come il cielo notturno.
Non erano della stessa tonalità delle persone di colore che suo padre malediva sempre sottovoce.
Era come se quel ragazzo si fosse immerso in una vasca di oscurità pura e quelli fossero i residui del terrificante bagno.
«Ci siamo appena trasferiti.»spiegò Blurryface, intuendo lo sguardo interrogativo della ragazza.
«Ci siamo?»domandò Crybaby piuttosto interdetta.
Il ghigno sul volto di Blurryface si allargò così tanto che Crybaby non poté fare a meno di chiedersi se le estremità della bocca non avessero collegato le orecchie. 
Sembra lo Stregatto, pensò lei.
«Io e Tyler.»iniziò, come se fosse la cosa più semplice al mondo.
Crybaby piegò leggermente la testa di lato, prestando particolare attenzione alla spiegazione del ragazzo dal cappello rosso.
«In un certo senso si può dire che siamo fratelli.»disse lui con un tono di voce che fece accapponare la pelle della piccola ragazza.
«Anche io ho un fratello!»rispose di rimando lei che, ovviamente, non voleva essere da meno.
«Il mio è diverso.»la interruppe bruscamente Blurryface.«È un idiota che non ha nemmeno il coraggio di uscire di casa.»
La ragazzina non rispose, deludendo le aspettative dello sconosciuto.
E dai bambolina, pensò lui, di' qualcosa di cattivo.
Ma sembrava come assente.
Infondo Crybaby voleva bene a suo fratello, anche se le urlava di doversi tappare quella cazzo di bocca.
Suo fratello sapeva essere davvero scortese e cattivo con lei, ma non avrebbe mai osato dargli dell' "idiota".
Seguì un silenzio imbarazzante, interrotto solamente dal cigolare delle catene dell'altalena di Blurryface.
«Credo di dover andare a casa.»annunciò solennemente Crybaby, mordendosi le labbra carnose.
Non era vero, aveva mentito. Ma quel ragazzo la metteva a disagio.
Si alzò dall'altalena, scuotendosi dei fastidiosi sassolini dal vestito rosa confetto mentre l'inquietante sconosciuto arrestava il suo moto.
Le suole delle sue scarpe stridettero a terra, alzando una fine polvere.
«Oh, no»disse lui seriamente dispiaciuto, agguantando con una certa possessività i polsi della ragazzina«di già?»
Crybaby osservò per un attimo i profondi occhi scarlatti del ragazzo.
Quello sguardo sprizzava malvagità pura, eppure qualcosa le imponeva di restare.
Durante quella breve compagnia non le era venuto da piangere nemmeno una volta.
Era come se ci tenesse a lei.
Ed era vero. Blurryface la voleva.
Era la preda perfetta, avrebbe preso il controllo di Tyler grazie a lei.
Bastava usarla nel modo giusto.
«Ti prego, resta.»
Crybaby non poté resistere a quelle parole.
Qualcuno voleva che restasse? Davvero?
Sentì le lacrime partire dal fondo della sua anima.
Era così triste che solo una persona, in tutto l'arco della sua vita, le avesse chiesto di restare.
Era davvero penosa.
Immatura e penosa.
Blurryface rivolse uno sguardo stranito alla ragazza.
Qual era il senso di quelle lacrime? Infondo gli sembrava di aver detto qualcosa di carino.
Sbuffò.
Forse Crybaby non era tutto questo granché.
Ma non poteva rincasare. Non adesso.
Tyler aveva il pieno controllo. Quell'idiota stava scrivendo a qualcuno di salvare la sua "sporca anima corrotta" e, finché avrebbe provato quell'insulsa sicurezza, Blurryface doveva tenersi lontano da lui.
Erano i loro patti.
Tyler scriveva; Blurryface doveva starsene alla larga.
Tyler non scriveva; Blurryface si divertiva.
La sua intera vita era dedita alla distruzione di quel ragazzo.
Voleva prendere il controllo del suo corpo.
Voleva essere vivo.
Tyler aveva il corpo e Blurryface lo voleva.
«Perché piangi?»domandò lui, cercando di sembrare cortese.
«Io piango sempre.»rispose quasi brutalmente.  Crybaby tra un singhiozzo e l'altro.
«Non è una cosa normale.»osservò Blurryface piegando la testa di lato.
Crybaby si zittì, accusando quel colpo in silenzio.
Non era normale. Lo sapeva.
Non c'era bisogno di ribadirlo.
"Bambina lagnosa, bambina lagnosa"
Una lacrima le rigò con dolcezza il viso per poi cadere a terra, sparendo.
La piccola ragazzina teneva il capo chino, non doveva farsi vedere in lacrime.
Decise di voltare i tacchi ed andarsene.
Avrebbe veramente voluto iniziare a correre fino a perdere il fiato per arrivare chissà dove.
Ma non poteva.
Doveva tornare a casa, oppure la mamma si sarebbe preoccupata.
Si incamminò con passo lento; voleva allontanarsi il più possibile da quel ragazzo così misteriosamente cattivo.
Blurryface capì di aver esagerato.
Cioè, non lo capì. 
Piuttosto lo intuì dall'espressione così triste della ragazza.
Non voleva ferirla, davvero non voleva.
Non voleva ferire nessuno che non fosse Tyler.
Blurryface non era cattivo. Voleva solamente vivere come una persona vera.
Ma c'era Tyler.
Quello sfigato era il suo unico ostacolo e lo avrebbe abbattuto. 
Cazzo, lo avrebbe fatto.
«Mi dispiace.»sussurrò a Crybaby prima che se ne andasse.
Non era sicuro che gli dispiacesse veramente.
Ma quelle lacrime grandi come palloni gli avevano smosso qualcosa all'interno e quella sensazione lo faceva stare male.
Che strani quei due.
Erano così diversi l'uno dall'altra.
Non c'era veramente niente che potesse legarli.
Veramente niente.
Niente di niente.
Niente.
Vero?
  
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