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Autore: ReikoKazama    09/06/2016    0 recensioni
È la prima volta che mi cimento in una storia di questo genere. Spero di essere stata all'altezza.
"No, questi suoni sono assolutamente reali.
Rialzo la mazza improvvisata con così tanta foga da spaccare la lampada sul comodino. Un colpo netto che la scaraventa a terra.
Diavolo, era la mia preferita!
Mi abbasso a raccogliere i cocci quando un'ombra cattura la mia attenzione, percepita con la coda dell'occhio. Un brivido mi corre lungo la schiena mentre mi rialzo trovandomi davanti al grande specchio."
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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TUMP.
TUMP.
TUMP.
 

Mi sveglio di soprassalto, portando una mano al petto che, affannosamente, si alza e si abbassa alla disperata ricerca di aria. Provo un senso di ansia mentre i miei occhi vagano per la stanza, ciechi.
Il buio della mia camera è attenuato solo dal pallore della luna che, debole, cerca di passare attraverso i piccoli buchi della tapparella.
Una volta che riesco a far mente locale capisco da dove mi nasca l'ansia: i colpi. Nonostante io sia sola nella mia stanza, so di non essermeli inventata. Mi sento come se ci fosse qualcuno con gli occhi puntati su di me. Come se fossi la protagonista di una serie TV. 
Ridicolo.
Con una mano tra i capelli, che disperatamente cerca di districarsi tra i folti e scuri ricci, a tentoni cerco di raggiungere il comodino dove avevo lasciato il telefono prima di andare a dormire. Sono le tre e un quarto del mattino, e a me ormai il sonno è passato.
Con un sonoro sbuffo mi alzo dal letto ed accendo la luce. Tutto è come lo avevo lasciato prima di coricarmi,  ed io non posso che trovarmi ridicola -di nuovo-.
Cammino fino alla cucina, felice di trovare ancora un po' di thè nel frigo. Devo ricordarmi di fare la spesa, nel pomeriggio.

TUMP.
TUMP.
TUMP. 


Mi blocco. Ancora. Ora però sono sveglia!
Il suono sembra provenire da camera mia. La stessa camera -vuota- che avevo appena lasciato.
All'ingresso, appeso a mo' di ornamento, c'è un bastone d'argento che, prontamente, afferro e brandisco come una mazza. Chiunque sia si pentirà di avermi svegliata. Lo giuro a me stessa per farmi coraggio mentre, molto lentamente, torno in camera.

TUMP. 
TUMP. 
TUMP.
 

Sono ferma davanti la porta, certa ormai della provenienza di quei suoni.
Respiro profondamente prima di aprire la porta e trovare... La camera vuota.
Nulla è fuori posto, nemmeno nel normale caos che è la mia scrivania.
Abbasso il bastone in un misto di timore e sollievo. Sto forse diventando pazza? Ho letto che sentirsi chiamare è sinonimo di una mente sana, ma vale lo stesso per i suoni immaginari?

TUMP.
TUMP.
TUMP. 


No, questi suoni sono assolutamente reali.
Rialzo la mazza improvvisata con così tanta foga da spaccare la lampada sul comodino. Un colpo netto che la scaraventa a terra. 
Diavolo, era la mia preferita!
Mi abbasso a raccogliere i cocci quando un'ombra cattura la mia attenzione, percepita con la coda dell'occhio. Un brivido mi corre lungo la schiena mentre mi rialzo trovandomi davanti al grande specchio. Solo adesso mi accorgo delle occhiaie nere sul viso. 
Non ci voleva questa sveglia nel mezzo della notte; domani ho una simulazione d'esame per la quale ho assoluto bisogno di lucidità. 
Avrei provato a costringermi a dormire se non fosse stato per un piccolo particolare. 
Nonostante l'orario, nonostante la stanchezza e l'ipotesi della follia che sempre più sembra diventare plausibile, io so per certo di non avere sul volto quella smorfia di paura.
Mi tasto la faccia, sentendo così con il tatto la verità dei miei pensieri e tanto mi basta.
Con uno scatto arretro fino al letto, incapace però di distogliere lo sguardo.
"La stanchezza" mi costringo a pensare, avvicinandomi di nuovo allo specchio. Il mio riflesso si avvicina con me, ma non muta espressione e, anzi, sembra quasi iniziare a tremare. O forse tremo io?
Prendo fiato ed alito sul vetro, come se sperassi che coprire quel riflesso per pochi secondi sia la soluzione. Ovviamente non posso far altro che ricredermi, soprattutto  mentre delle specie di ditate invisibili vanno a formare una strana scritta.

"APPACS"

Mi ci vogliono pochi secondi per capire che è scritta al contrario. "SCAPPA". Ma da cosa?
Ho sempre amato gli scherzi, e mi sorprendo da sola nel pensare che questo è tutt'altro che divertente.
Con una passata di mano, io ed il mio riflesso cancelliamo la condensa dallo specchio; in quel momento riesco ad incrociare il suo sguardo attraverso il vetro. Dentro i suoi -miei- occhi non vedo altro che terrore.
Appanno di nuovo lo specchio e questa volta provo a scrivere io. Tentar non nuoce, giusto?
"COSA SEI?"
Nemmeno il tempo di terminare la scritta che di nuovo un dito invisibile crea un'altra.

"APPACS"

Con uno scatto dettato nemmeno io so da cosa, cancello quell'irrazionale conversazione e resto a fissarmi allo specchio.
Come può essere uno scherzo? E come può non esserlo?
Dalle spalle della 'me' riflessa, un'ombra nera sembra crescere sotto il letto.
Mi giro di scatto per guardare alle mie di spalle, piena di terrore, ma un urlo mi irrompe nelle orecchie. Non sono stata io a gridare.
Mi volto ancora appena in tempo per vedere il mio riflesso trascinato via con un'espressione di terrore sul volto, prima di accasciarmi a terra in preda ad un dolore acuto al torace. Mi sento come se qualcuno mi stesse stritolando e, di lì a poco, tutto si fa nero.
(...)
La suoneria della sveglia mi costringe ad aprire gli occhi per chiudere l'applicazione, e solo in questo momento mi accorgo della scomodità del mio giaciglio. Mi metto seduta e... Cavolo, ma questo non è il mio letto! Sono seduta sul pavimento!
...Pavimento? Lo specchio!
Mi alzo così in fretta che la testa inizia a girare e la vista si appanna per qualche secondo. Quando tutto torna al suo posto, io sono finalmente davanti allo specchio. Da sola.
Davanti a me è riflessa fedelmente la mia stanza, ma di me nessuna traccia. È così che ricordo l'ombra. L'ombra l'ha portata via davanti ai miei occhi, questa notte. Quell'urlo aveva la mia voce e quel volto era il mio, in una smorfia che altro non era che terrore puro. 
Chiudo le mani a pugno e le sbatto contro il vetro, incredula e frustrata per questa situazione assurda, ed è qui che mi irrigidisco nell'accorgermi dell'assenza di resistenza. Le mie dita trapassano letteralmente lo specchio.
Porto indietro le mani, trattengo un grido ed indietreggio.
Sta succedendo davvero? Perché?!
Mi faccio coraggio e torno ancora verso lo specchio. Allungo lentamente una mano e, come prima, le dita trapassano la superficie riflettente. A questo punto la curiosità ha la meglio e la mano viene seguita da tutto il corpo.
È questo il momento in cui la sento. 
Una risata lugubre, dai toni gutturali, sembra trapassarmi le ossa. Poi il buio.

Adesso lo so. Il mio riflesso era l'unica cosa che mi impediva di oltrepassare il vetro. Era l'unica cosa che mi proteggeva da un mondo in cui i mostri sono reali, ed io sono stata talmente stupida da oltrepassare lo specchio e gettarmi tra le loro braccia.
   
 
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