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Autore: frosty lily    10/06/2016    0 recensioni
Ora escono per dirigersi verso l’edificio dove si terrà la riunione. Una trappola per topi, in realtà. Ma loro, ignari di ciò, entrano. Ed ecco il mondo intorno a loro farsi confuso e sbiadito, come un quadro a contatto con la trementina.
E il mio gioco ha inizio. La disperazione regnerà su questo edificio, su queste sedici nazioni e sul mondo!!!
Solo a pensarci inizio a sbavare… ops…
Beh, che il gioco degli omicidi abbia inizio!!
(tratto dal prologo)
AVVISO: Angst e lacrime a non finire, presenza di OC e possibile OOC.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il silenzio scese nuovamente sui presenti. Il ritratto marchiato dalla croce di sangue faceva bella mostra di sé vicino alla sedia del giudice.
Un indizio… uno solo…
“Aspettate…” 
Gli occhi dei presenti si fissarono su Ungheria. Stava guardando il pavimento con occhi malinconici, persi. Disperati, addirittura.
Faceva male vedere una donna così forte in quelle condizioni.
“Io…”  mormorò, tirando fuori un pezzetto di qualcosa che sembrava stoffa. Era mezza incenerita, ma il colore era distinguibile. Era di un blu scuro familiare.
“Ho trovato questo nell’inceneritore.”
Prussia si irrigidì, mentre gli sguardi degli altri si fissavano su di lui.
“Io… non volevo…”   lasciò la frase a metà.
“Prussia-san… sei…”  Kiku esitò a finire la frase “…stato tu?”
“…..” Gilbert non rispose. Respirava a malapena, la gola stretta in una morsa.
Lui era l’unico dei sospettati vestito di blu, sia la sera prima sia quel giorno. Guardando con attenzione, era anche l’unico che si era cambiato, anche se il modello era quasi uguale e il colore identico.
“I-io…”
Gilbert crollò sulle ginocchia.
L’unico suono udibile era il suo respiro irregolare e spezzato, quasi singhiozzante.
Monokuma scoppiò a ridere come lo psicopatico che era.
“Allora? Votate o cosa?”
“Vo…tare?”  la voce di Erin si fece sentire.
“Mi sto annoiandoooo~  mi pare che ne siate venuti a capo, per cui vi prego di non farmi perdere altro tempo!! Voglio cominciare l’esecuzione!!”
“COSA??”  Gilbert si rialzò di scatto “Quello… non era uno scherzo?”
“Upupupu… no no.  Io non scherzo mai sulle regole.”
Kiku abbassò lo sguardo. Lui sapeva di tutto quello.
Ungheria si nascose il volto tra le mani. Ecco perché aveva tenuto nascosto l’indizio.
“Tu…perché?” gli chiese Andrei.
“Non lo volevo fare.” Singhiozzò l’albino  “Io… gli volevo parlare di questa situazione. Ma poi…”

                        “Non hai speranze. Hai visto come ti tratta, no?”

“…la discussione è caduta su Elizaveta.”
La suddetta alzò il capo, sgranando gli occhi: “Cosa?”
“Si… continuava a provocarmi e alla fine… ho perso le staffe.”
Elizaveta scosse la testa: “Non è possibile…”
Lasciò il suo posto e si avvicinò a Prussia. “Davvero? Stavate litigando…per me?”
“I-io… mi dispiace. Avrei dovuto dargli retta. Aveva ragione lui, dopotutto…”
Il volto di Gilbert era completamente stravolto, e così pure la sua voce. Non sembrava più lui. Si prendeva responsabilità di tutto, si scusava, DAVA RAGIONE AD AUSTRIA…
In altre circostanze avrebbe fatto ridere, ma non c’era nulla di divertente nella faccia di Prussia. Aspettava di morire, non aveva nemmeno il coraggio di guardare Ungheria.
“Monokuma…”   quello che doveva essere un tono sicuro uscì come un debole sussurro “Comincia pure.”
“Oh, finalmente!!” l’orsetto fece una piroetta “Dunque, ho preparato una punizione moooolto speciale per Gilbert Beilschmidt, aka Prussia.”
“Aspetta!!”  Elizaveta afferrò Gilbert per il colletto e gli stampò un bacio sulle labbra.
Prussia sgranò gli occhi. “No… non puoi farmi questo…”
Crollò nuovamente sul pavimento, portandosi le mani alla testa: “Perché? Ero pronto a morire!! Ora però… non voglio più… NO!!! NON VOGLIO!!!”
Si piegò in due sul pavimento: uno spettacolo pietoso, per lui.
Monokuma ridacchiò divertito: “Bene, ecco cosa volevo vedere!!! Dunque, mettiamocela tutta!!! IIIT’S… PUNISHMENT TIIME!!!”
 
 
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Una botola si aprì senza preavviso sotto Prussia e lo trascinò giù, giù, giù…
Allo stesso modo, gli altri furono spinti in un ascensore e lo seguirono. Miku si avvicinò al fratello: “Allora è proprio come…”
Kiku non rispose. Si sentiva male.
Quello che trovarono di sotto li sorprese non poco: un’enorme cartina dell’Europa, con la Germania in centro. E, dove un tempo si trovava la regione della Prussia, il suo rappresentante. Era legato saldamente alla cartina tramite mani e piedi.
Kiku non capiva bene, finchè non vide cosa c’era sopra di lui. Sembrava un gigantesco disco di metallo, ma a pensarci bene era una pressa industriale.
Oh no…
Qualcuno si girò, qualcuno rimase a fissare, i norvegesi raggiunsero il fratellino e gli coprirono gli occhi all’unisono.
La pressa si alzò, di lì a poco sarebbe ridiscesa e lo sapevano.
Ci fu un istante di silenzio. Prussia, paralizzato dalla paura, chiuse gli occhi.
Il disco rimase sospeso solo per pochi secondi. Poi, ricadde a velocità impressionante sull’albino.
 
Quello che si sentì dopo nella sala era un miscuglio di grida, singhiozzi e altri rumori del genere. Ma era destinato a peggiorare. La pressa si rialzò, rivelando una macchia rosso scuro che delineava perfettamente i confini dell’ex-Prussia.
 
 
 
 
 
 
 
*Angolino dell’autrice che nessuno voleva risentire*
 
Seriamente, sono da ricovero.
Spero che il capitolo vi piaccia, perché mi sono sentita malissimo a scriverlo.
Poi, ho scritto il titolo dell’esecuzione e sono dovuta tornare a scrivere il giorno dopo, dopo essermi praticamente drogata di tisana. Mi sentivo male, seriamente.
Prussia: *vomita nell’angolo*  Che schifo!! Non potevi prepararmi un’esecuzione più magnifica??
Io: SCUSAMIIII      TOT
OC: Sei malata.
Freja: E noi sappiamo pure tutto il resto…
Io: *le mette il dito davanti alle labbra* Ssssh!!! Niente spoiler!!!
F: Okay, okay…
Ciao ciao e buttatemi pure in manicomio
Lily   ;-;
 

 
 
 
Ecco un extra per farmi perdonare (anche se mi odierete ancora di più dopo):
 
 
Ludwig, rimasto in piedi durante tutto l’ultimo quarto d’ora, uscì dalla stanza di corsa.
“Germania!!” Feliciano lo seguì.
Lo trovò diverse stanze più in là, appoggiato al muro con due mani.
L’italiano era indeciso sul da farsi. Andarsene e lasciarlo solo, parlargli o semplicemente abbracciarlo?
Alla fine optò per l’ultima. Si alzò sulle punte e cinse il collo dell’amico, senza dire nulla. Ludwig, rassicurato dalla sua presenza, crollò per terra, piangendo come un bambino. Rimasero lì, senza dire una parola, mentre sullo schermo nell’altra stanza i prigionieri tornavano alle loro stanze.
  
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