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Autore: Tinkerbell92    10/06/2016    3 recensioni
Circa dieci anni prima dell'incontro tra Kagome e Inuyasha, la duchessina danese Freya Stormarn viene promessa in sposa contro la propria volontà al cugino Duncan.
Incapace di accettare la situazione, Freya decide di fuggire, prendendo denaro e qualche gingillo dalla stanza della defunta nonna, la quale era sospettata di praticare arti magiche e stregoneria.
Uno dei gingilli, infatti, si rivela capace di trasportare le persone in luoghi lontani nel giro di una manciata di secondi e, dopo averlo inavvertitamente attivato, Freya si ritrova in Giappone, sola e confusa.
Tra incontri con singolari personaggi, sfide pericolose e inquietanti versi di una misteriosa profezia, la ragazza intraprenderà un viaggio alla ricerca di un modo per tornare a casa, compiendo un importante percorso di crescita interiore che la trasformerà da ragazzina viziata, impulsiva e irresponsabile a donna matura, indipendente e sicura di sé.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Squadra dei Sette
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A SWAN SONG




Con bagliori di smeraldo il ciclo avrà inizio,
dalla fredda terra il Bianco Cigno in volo s’alzerà.
Esso danzerà sotto il sole che sorge
fin quando compiuti  non saran
la promessa dell'Incompleta,
la vendetta della Mezzaluna,
la scelta dell’Arida,
il sacrificio dell’Eterna;
 e la caduta della Profana;
sarà allora che il suo canto avrà fine.
L’antico potere verrà ripristinato,
il sangue maledetto ricongiunto.
Con bagliori di diamante il ciclo si chiuderà.  






Per diversi istanti, Freya udì soltanto il ticchettio dei propri passi sul pavimento del lungo corridoio. Una piccola goccia di sudore le scivolò dalla tempia fino alla guancia pallida: l’asciugò rapidamente, gettandosi una furtiva occhiata alle spalle.    
L’ala est del castello era deserta, probabilmente tutti quanti erano impegnati con i preparativi della cerimonia. Meglio così.
“Bravi, organizzate pure” pensò tra sé, fermandosi dinnanzi ad una porta in legno scuro “Divertitevi. Peccato che non ci sarà nessuna cerimonia”.
Alla vigilia dei suoi vent’un anni, quando ormai la società danese le aveva affibbiato il titolo di “vecchia zitella”, Freya aveva scoperto di esser stata promessa in sposa al proprio cugino di terzo grado, noto a tutti come “Duncan il Tonto”. A poco erano servite le scenate e le proteste: sua madre, la duchessa Valeska, era stata come al solito categorica, dispotica e irremovibile.
La ragazza bussò un paio di volte, fece un passo indietro ed attese con fare composto. Udì  una serie di rumori sospetti misti ad imprecazioni, poi, finalmente, la serratura della porta scattò: un giovanotto magro dai capelli arruffati si affacciò sulla soglia, il volto contratto in una smorfia di imbarazzo misto a sorpresa.
- D-Duchessina, come mai da queste parti? Posso fare qualcosa per Voi?
- Ho bisogno delle chiavi della stanza di mia nonna, Hans – replicò la fanciulla, cercando di sbirciare all’interno della stanza – Mi servono subito. C’è per caso Fred, lì con te?    
Hans, il giovanissimo custode, impallidì violentemente, cercando di biascicare qualche scusa, ma una voce maschile alle sue spalle interruppe il suo impacciato teatrino.
- Hans, falla entrare, Freya sa già tutto.
Visibilmente sollevato, il giovanotto si spostò di lato, permettendo l’ingresso alla duchessina. Freya gli pizzicò la guancia con fare affettuoso, poi lanciò un’occhiata maliziosa al ragazzone che, seduto sul piccolo letto attaccato al muro, si stava sfilando i pantaloni con nonchalance. Aveva lunghi capelli biondi che gli cadevano dritti lungo la schiena muscolosa, seducenti occhi color ghiaccio ed un leggero strato di barbetta che gli ricopriva la mascella un po’ squadrata.    
- Vi ho interrotti sul più bello, Fred? – scherzò la fanciulla, facendo cenno ad Hans di portarle la chiave richiesta – Tua moglie potrebbe domandarsi dove ti sei cacciato.
- Mia moglie sa che sono difficilmente reperibile nel pomeriggio – replicò l’altro, strizzandole l’occhio.
Friederick Holstein era il fratello maggiore di Duncan il Tonto, nonché cugino e futuro cognato di Freya. Era piuttosto noto all’interno della nobiltà danese per i suoi modi eccentrici e gioviali, ma, allo stesso tempo, ben poche persone erano a conoscenza dei suoi gusti sessuali, tra queste la sua mogliettina diciottenne, Vera, sposata quasi un anno prima.
- Perché vuoi entrare nella stanza di tua nonna? –domandò incuriosito, dando una leggera pacca sulla natica al custode quando questi gli passò vicino – Non dirmi che hai intenzione di pasticciare con i suoi amuleti. Nemmeno io sono tanto pazzo da scherzare con la stregoneria.
- Mia nonna non era una strega – replicò Freya, afferrando la chiave che Hans le stava porgendo – Beh, forse anche sì. Ma non sono interessata ai suoi gingilli magici: voglio prendere solo qualche gioiello e la sua cappa blu scuro. Ho intenzione di regalarmi una piccola vacanza non programmata.
- Una vacanza il giorno prima del matrimonio? – chiese Fred confuso, aggrottando la fronte candida.
La duchessina sospirò, mordendosi la lingua: - Sì, ehm… ho bisogno di passare un po’ di tempo da sola – mentì - Farò un giro in paese, sperando che nessuno mi riconosca. Non starò via molto, penso sarò di ritorno per stasera. Lascerò la chiave sul letto della nonna.
- Cerca di non farti male! – si raccomandò Fred, osservandola uscire dalla stanza a falcate.
Cercando di non farsi tormentare dai sensi di colpa, Freya salì rapidamente le scale della torre settentrionale, fino a giungere ad un breve corridoio; in fondo ad esso stanziava una piccola porta nera dai cardini argentati.
La ragazza esitò per qualche secondo, rigirando la chiave tra le dita sottili. Non metteva piede in quella stanza da quasi due anni, non ne aveva più avuto il coraggio: cos’avrebbe provato, muovendosi tra mobili impolverati, scaffali di libri e amuleti, sapendo che colei a cui appartenevano tutte quelle cose ormai non esisteva più? Sarebbe riuscita a sopportare la vista del caminetto spento, della vecchia poltrona vuota, del tavolino innaturalmente ordinato?
“Ora però è necessario” disse a sé stessa “Fatti forza: Isabelle non ha paura di entrare qua dentro, perché tu dovresti averne?”
Detestava fare paragoni con la sorella minore, ma in una situazione del genere era ammesso qualsiasi espediente.
Fece scattare quindi la serratura, strinse i denti e varcò la soglia con il cuore che batteva all’impazzata. Sì, la stanza era esattamente come ricordava, fatta eccezione per la mancanza di quel caratteristico disordine che regnava quando la nonna era viva.
“D’accordo, cerchiamo di mantenere la calma e prendere quello che serve”.
Lasciò la chiave sul letto dell’ex duchessa, esattamente come aveva detto ad Hans, poi cominciò a frugare nel vecchio baule di bronzo, infilando in una sacca qualche vecchio gioiello e buona parte del denaro che la nonna aveva messo da parte di nascosto per lei e Isabelle, in modo che potessero utilizzarlo in caso di necessità.
“La mia è una grossa necessità, devo scappare per impedire queste stupide nozze” pensò, cercando di alleviare il senso di colpa “Non è un furto tanto grave. E poi a Isabelle basterà  quello che le ho lasciato”.
Quando il sacco fu riempito a sufficienza, senza diventare troppo pesante, Freya si diresse verso un altro baule, più grosso e in legno pregiato, e ne estrasse una lunga mantella color blu scuro provvista di un morbido cappuccio.
Si pose quindi dinnanzi allo specchio e la indossò, osservando per diversi istanti il proprio riflesso: era abbigliata con un abito semplice color azzurro cielo, i lunghi capelli biondi scendevano in onde armoniose davanti al petto e nascondevano le orecchie leggermente a sventola di cui la duchessina si vergognava tanto. Il volto, pieno e ovale, era illuminato da vispi occhioni celesti, tipici delle donne della sua famiglia, mentre il naso stretto e un po’ lungo era adornato da una leggera spruzzata di lentiggini, caratteristica che lei e Isabelle avevano ereditato dal padre.
La fanciulla coprì quindi la testa con il cappuccio della mantella, il cui colore scuro creava un netto contrasto con la sua carnagione pallida, poi caricò la sacca sulla spalla e si voltò per uscire. In quell’istante, però, un piccolo oggetto scivolò fuori dalla bocca della bisaccia semi aperta, cadendo proprio ai piedi della ragazza.
Freya lo raccolse, osservandolo con curiosità: sembrava una semplicissima semisfera verde, tagliata esattamente a metà. Non ricordava di averla mai vista prima, probabilmente si trovava in mezzo ai gingilli della nonna e l’aveva raccolta per sbaglio.
Quasi istintivamente, la lanciò in aria, facendole compiere qualche giro su sé stessa. Aprì quindi la mano per afferrarla di nuovo ma, con sua grande sorpresa, la piccola semisfera non ricadde nel suo palmo: essa continuò a girare, sempre più velocemente, fino ad emanare una forte luce smeraldina.
Freya gridò, coprendosi gli occhi con i lembi del cappuccio, mentre il vorticoso ruotare dell’oggetto aveva cominciato a produrre uno strano sibilo. La fanciulla si sentì risucchiare all’interno di un ciclone, le orecchie le fischiavano ed il suo fisico pareva volersi ribellare al turbinio provocandole fastidiosi capogiri.
Poi, all’improvviso, tutto cessò. Freya avvertì una superficie solida sotto ai propri piedi, un singolare profumo di fiori ed un battagliero rullo di lontani tamburi trasportato dal vento.
Aprì gli occhi, guardandosi attorno sbalordita: non si trovava più nella stanza della nonna, bensì al centro di un ampio spazio di terra nei pressi di un grande castello costruito in stile orientale. Alla sinistra dello spiazzo c’era un immenso prato, mentre, a destra, si ergeva un fitto boschetto di alberi dai fiori rosati.
Udì diversi bisbigli dietro di sé e sussultò non appena qualcuno le batté un paio di volte la mano sulla spalla.
- Scusa, ragazzina… che cosa ci fai qui?
Freya si voltò di scatto, trovandosi di fronte ad una ragazza alta dalla carnagione leggermente ambrata. Aveva i capelli corti tinti di azzurro, occhi neri attraenti e inquisitori, lineamenti tipici delle popolazioni dell’Est ed un fisico slanciato e atletico. Indossava un’armatura dall’aria leggera ma resistente, che conteneva senza problemi il suo seno generoso, ed impugnava un’arma piuttosto singolare, ossia una specie di grande cerchio tagliente il cui diametro misurava almeno un metro e mezzo.
Alle sue spalle si stava schierando un esercito composto da una cinquantina di soldati, mentre, dall’alto delle mura del palazzo, una lunga e guardinga schiera di arcieri osservava immobile il territorio sottostante.  
- Dove mi trovo? – balbettò Freya, stringendosi nella mantella della nonna – Che sta succedendo qui?
La ragazza guerriera battè un paio di volte le palpebre dalle lunghe ciglia: - Ma lo sai che sei davvero strana? Non ho mai visto una persona così pallida e con i capelli di quel colore. E che abbigliamento insolito! Comunque, ti trovi in Giappone, bella, a pochi passi dal castello di Sasaki Shigen, e se non ti togli dai piedi ti ritroverai presto nel bel mezzo di una battaglia.
- Che cosa?
Freya cominciò a girare su sé stessa in preda al panico, completamente incapace di prendere una decisione. Quella maledetta semisfera doveva essere uno degli oggetti magici della nonna, probabilmente una chiave che consentiva di spostarsi in paesi lontani nel giro di qualche secondo.
- Una battaglia? Non voglio finire in mezzo ad una battaglia! Perché combattete? Dove posso andare? Che cosa…
- Ti prego, datti una calmata, mi stai contagiando con il tuo nervosismo! – la interruppe la strana giovane – Trova riparo dentro le mura del castello, sbrigati!
Senza perdere altro tempo la duchessina sfrecciò come un fulmine nella direzione indicata, senza ringraziare i soldati che si spostavano per farla passare né tantomeno domandarsi come potessero capirsi lei e la ragazza guerriera, pur provenendo da terre differenti.
Superò la soglia delle mura e, non appena si sentì al sicuro, si lasciò cadere a terra in ginocchio, riprendendo fiato faticosamente.
Chiuse quindi gli occhi, stringendo forte le palpebre tra loro, e pregò con tutta sé stessa che si trattasse soltanto di un brutto sogno.




***
Angolo dell’Autrice: Era da tempo che volevo pubblicare questa storia, ma scrivere il primo capitolo è stato un po’ un parto. Avviso già che i miei aggiornamenti saranno spesso molto lenti. Colgo anche l’occasione per avvisare chi segue altre mie fanfiction che sto passando un periodo in cui l’ispirazione fa la stronza, chiedo perdono, non ho abbandonato le storie, proverò a continuare appena riuscirò.
Detto questo, torno alla trama: come spiegato nella presentazione, la mia fanfiction è ambientata una decina d’anni prima delle vicende del manga/anime, quindi i personaggi principali (Inuyasha, Kagome & Co) non ci saranno, o al massimo faranno una piccola comparsa o saranno menzionati. Con questo, però, non è detto che nessun personaggio della storia originale apparirà, io mi riferisco solo al gruppo di protagonisti, per tutti gli altri… chissà ;) Sicuramente, come avrete visto nella descrizione della storia, i Sette avranno un ruolo abbastanza consistente.
Colgo inoltre l’occasione per pubblicizzare la bellissima fanfiction “Le spose dei Sette Fratelli” di Nico Blair, alla quale ogni tanto farò dei piccoli riferimenti, visto che considero canon molte delle vicende lì narrate.
Ok, questo primo capitolo funge più da prologo, infatti è abbastanza breve (almeno per i miei standard) ma spero vi sia piaciuto. Mi auguro di non commettere errori dal punto di vista della storia (sia del contesto storico, sia della storia del manga), in caso contrario fatemeli notare perché detesto le incongruenze.
Grazie mille per aver letto!
Tinkerbell92
  
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