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Autore: alchemie    14/04/2009    0 recensioni
Per cominciare devo ringraziare la scrittrice di Amour Fou per la sua bellissima fan fiction che mi ha ispirata e mi ha incoraggiata a provare anche io a scrivere una storia avente come protagonisti il Joker e Harley Quinn. Sperando che le origini di questo rapporto vi interessino io la inizio, cercando di non pestare i piedi a nessuno ed impegnandomi a creare qualcosa di unico e di molto personale anche se sospetto che l'ispirazione al fumetto e a Amour Fou sarà evidente. Detto questo io inizio e si vedrà come andrà visto che le idee ancora non le ho chiare neppure io!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Get Off Dances

Change,
everything you are
and everything you were
your number has been called
fights, battles have begun
revenge will surely come
your hard times are ahead

Muse, Butterflies and Hurricanes


Il dottor Arkham, poggiato alla sua scrivania nel suo ufficio, si massaggió stancamente le tempie. Alzó lo sguardo verso l'orologio blu che si trovava sopra la porta . "le nove e mezza" pensó quasi con rassegnazione. Anche quella sera Lilian, sua moglie, avrebbe mangiato sola nel loro meraviglioso attico con le pietanze fredde che aveva posto in tavola per aspettarlo. In realtá non sá se lei lo faccia ancora. Ma non riesce ad immaginare sua moglie che, a quell'ora, fá qualcos'altro. O forse non vuole farlo.
Il lavoro lo sta risucchiando e ormai non ricorda piú quand'é stata l'ultima volta che é tornato a casa in tempo per incontrarla ancora sveglia. Quanto é passato? Settimane? Mesi? Sperava che avrebbe avuto un pó di tempo per rilassarsi ora. Aveva appena assunto una nuova tirocinante. Era pronto a delegare, finalmente, qualcuno dei suoi innumerevoli doveri ai suoi sottoposti. Ed invece ecco che un altro svitato aveva deciso di farsi prendere da Batman. Cominciava ad odiare quel pipistrello che salvava Ghotam dalla distruzione. Ogni giorno aggiungeva un pazzo per rinfoltire le vaste schiere di criminali racchiuse nell'Arkham Asylum grazie al "protettore nero". Che protettore poi! Puah! Anche lui avrebbe dovuto essere lí con le persone che imprigionava... e la veritá era che o ci andava lui o sarebbe stato il dottor Arkham a subire quel destino. Come suo nonno. Lo sguardo andó involontariamente al grande, enorme dipinto del suo avo appeso alla parete dietro di lui. Il sorriso ancora savio, i folti capelli castani. Eppure negli occhi giá si poteva leggere il suo orrendo destino. E troppe volte l'uomo che guardava ora il ritratto aveva paura di vedere nello specchio la stessa scintilla dentro i propri. Pazzia. Aveva cercato di curarla a lungo in ogni paziente che gli era stato affidato. A volte ce l'aveva fatta altre no. Decise involontariamente che con l'ultimo "regalino" di Batman si sarebbe conclusa la sua avventura in quel posto. Da tempo ormai aveva perso interesse infondo. Tanto valeva concludere la carriera. E poi... chi sá. Forse avrebbe, dopo tanto, mangiato la torta alle noci di Lilian.

Il cavaliere nero osservó dall'alto la sua silenziosa cittá, accarezzando con un sospiro il profilo scuro del vecchio palazzo in cui Rachel aveva lavorato con anima e corpo per fare alla luce del giorno quello che lui faceva nascosto dalle ombre sottili della notte. Sul tetto della sua meravigliosa villa, con un bicchiere in mano non riusciva nemmeno piú a ricordare bene il colore dei suoi bellissimi capelli. Castani forse. Biondo molto scuro? Color caramello? non riusciva a ricordare. Cercó con tutte le forze di aggrapparsi a quel ricordo, al profumo della donna che amava e da cui era stato ricambiato ma tutto ció che riesce a ricordare é una bambina con lunghe trecce, una spruzzata di efelidi sul naso e un sorriso smagliante per la telecamera mentre mostra adorante il pulcino giallo che c'é tra le sue mani. La Rachel della sua infanzia. Cerca ancora dentro il suo martini una ragione per continuare a combattere per quelle sciocche persone di quella sciocca cittá che non riescono a vedere la veritá. Ha giurato di difenderle. Ma per quella sera non ce n'é bisogno. Che se la cavino da soli. Batman il salvatore é morto e nella loro mente é nato Batman l'assassino da catturare, prendere, fermare. Non ha voglia di essere quello. Ma nemmeno l'altro. Per stasera é solo Bruce.
"Alfred" la sua voce risuona di ghiaccio nell'aria fredda della sera. Chissá da quanto il vecchio é appostato a guardare il suo padrone al limite della porta che dá su quell'enorme cortile di piante.
"Si signorino Bruce?"
"Prepara la Porshe e chiama le signorine Alyce e Ania Rowens. Stasera voglio uscire."

Harleen Quinzel era sommersa da milioni di fogli che occupavano tutto il tavolino davanti a lei insieme a scatole di cibo cinese mezze aperte. Aveva piluccato qualcosa ma la fame non era arrivata. Le si era chiuso lo stomaco da quando il dottor Arkham le aveva concesso l'ambito periodo di tirocinio nel manicomio di Arkham. Molti dei suoi ex compagni di corso avrebbero dato una gamba per essere al suo posto.
Doveva essere PERFETTA. Non poteva lasciarsi scappare quell'occasione. Infondo non poteva essere piú difficile di volteggiare sulla trave con eleganza. Passo, passo, giravolta e quando era il momento di far leva si faceva. Spinta, stacco, ritorno perfetto, posizione, saluto. Si, poteva riuscire. La psiche umana era ció che le interessava ed ero ció che avrebbe rappresentato d'ora in avanti il suo lavoro. Per sempre. Lei voleva capirli i pazzi e ci sarebbe riuscita. Un sorriso entusiastico le illuminó il visetto ovale. Tutte quelle menti contorte, chiuse tra quelle pareti bianco avorio. Lei le voleva. Ora. Tra le sue mani. Voleva capirne ogni singola reazione, emozione.
Ricordava lo sguardo scettico di sua madre ed il suo sorriso vago quando le aveva detto che come specializzazione aveva scelto psichiatria. Le sue parole ancora risuonavano chiare nella sua testa provocandole risa inconsulte. "Amore mio, Harley, tesoro, io pensavo che avresti fatto qualcosa come... il medico sportivo... qualcosa di dolce, calmo... come te bambina mia". Dolce? Calma? Harleen aveva ridacchiato. Sua madre aveva dipinto una ragazza che lei non voleva piú essere. Che non poteva piú essere dopo quello che era successo. Voleva diventare indipendente e poteva farcela con la carriera che piú la rendeva felice. Con sguardo distratto accese la televisione che aveva davanti e si distese alla meglio sul divano rosso che ospitava il suo corpicino sottile da ginnasta stirando ogni muscolo indolenzito. Quella sera in palestra aveva spinto troppo. Frugó tra i canali cercando qualcosa che catturasse la sua attenzione. Trovó un documentario sul Joker e, accomodatasi meglio, si mise in ascolto di qual caso tanto particolare. Chissá se lo incontreró mai... pensó con un piccolo sospiro. I suoi pensieri volarono a lui, alle sue teorie... e involontariamente ripenso a Guy. Quello stupido ragazzo. Troppo debole per resistere ad un cosí piccolo esperimento. Ma ora non voleva lui nella sua testa. Tornó alla dottrina del suo criminale preferito, la carta vincente del mazzo. Anarchia. Pazzia. Chaos. Se avesse saputo dove lui era davvero in quel momento non si sarebbe addormentata con la tv ancora accesa che mandava immagini colorate.

Michel Allowerd sudava freddo in quella piccola e discreta camionetta dalla polizia, scelta apposta per contenere lo spietato criminale che aveva davanti. Lui. Il Matto per eccellenza... che per di piú non smetteva di sorridere. Perché. Non. La. Smetteva. Cazzo. Michel aveva paura. I suoi colleghi gli avevano sorriso tranquilli e avevano detto di non preoccuparsi, che lui non poteva battere tutto solo un agente armato di tutto punto. esperto e ben piazzato come lui. Ma Michel sapeva. Lui l'aveva visto all'opera. E l'espressione che era dipinta sul viso di quel... quel... quel MOSTRO lo terrorizzava. Cosa aveva in mente? Non lo vedono gli altri come ci guarda? Sta solo decidendo chi ha la faccia piú antipatica, per ricordarsi di ucciderlo appena riuscirá ad uscire. Ma quanto era lontano quel dannato Manicomio???? Era giá mezz'ora che era li sopra! Come a leggergli nel pensiero l'agitazione il Joker cominció a canticchiare. "Tick. Tack. Tick. Tack. Non abbia paura signor agente. Saró un bravo bambino stanotte. Mi racconti una storia e io non le ruberó il fucile e non le faró saltare il cervello. Suvvia agente 153 695 Michel Allowerd. L'Arkham Asylum é ancora lontano." Allowerd strinse involontariamente l'arma ancora piú forte tra le mani sbriciando leggermente i guidatori della camionetta. Non potevano sentirlo chiedere aiuto da lí. O almeno non potevano sentirlo prima che quel pazzo lo massacrasse. Forse era meglio non contraddirlo.
" Non ha capito agente? Vuole che faccia i capricci?"
"No..." riuscí appena a sussurrare l'uomo. " C'era una volta..."
Il Joker chiuse gli occhi con espressione estatica e scivoló lentamente sulla panca d'acciaio per accomodarsi meglio.


Best,
you've got to be the best
you've got to change the world
and you use this chance to be heard
your time is now

don't,
let yourself down
don't let yourself go
your last chance has arrived

Muse, Butterflies and Hurricanes
  
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