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Autore: Emy Potter    11/06/2016    1 recensioni
Londra, 1862.
Nancy Phillips è una ragazza di venticinque anni dall'aspetto ingenuo e infantile, il quale è in netto contrasto con il suo passatempo preferito: rubare. Vivendo a Whitechapel, nella zona est di Londra, capita spesso di imbattersi in situazioni spiacevoli, ma questa volta assisterà ad un sanguinoso omicidio che la lascerà scossa.
E' a causa di questo che si ritroverà alla corte della regina Vittoria, la quale le chiederà di collaborare essendo stata testimone di un tale delitto. Sarà quindi compito di Nancy aiutare quelli che erano i suoi nemici per salvare vite innocenti, portandola anche a doversi allontanare dal suo amico di infanzia Thomas.
Ma quello che più la spaventa non è il rischio che corre, ma il poter perdere se stessa e quello che un tempo era. Sarà il destino a deciderlo, dopotutto, per lei, questo è solamente un altro gioco.
E' la mia prima storia originale, cercate di capirmi.
Spero vi piaccia!
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Capitolo 5: Quel famoso campo di papaveri


Quella notte non tornò a dormire, bensì si sedette davanti alla scrivania, le dita che impugnavano tremanti e con forza una penna stilografica. Tracciava diversi appunti su un blocco di fogli che aveva trovato sulla superficie in mogano e mano a mano li riempiva tutti con parole e disegni.
Cominciò a tracciare i lineamenti del viso della vittima, freddi e contratti in una smorfia di dolore e terrore. In quel momento dovette ipotizzare che, anche se aveva smesso di dimenarsi al primo colpo, una parte di lui era ancora viva, forse addirittura cosciente.
Disegno poi i suoi occhi, le pupille all'indietro e inespressive. Successivamente, su un altro foglio, disegnò la mano dell'assassino, quella che teneva il coltello. Rappresentò con estrema precisione le vene che pulsavano per via della forza che utilizzava in ogni colpo, macchiandosi sempre di più di sangue e colpa, come se una lenta ondata di fango gli scivolasse addosso, depositandosi nel suo cuore e nel resto del suo essere.
Ma la follia l'avrebbe nascosta e forse avrebbe accolto quella sporcizia come un qualcosa di giusto e inevitabile.
Nancy scommise che sarebbe stato così.
Sentiva i muscoli della mano destra farle male dopo una mezz'ora, ma si fermò solo quando rimase solo un ultimo foglio davanti a lei; candido e pulito.
Improvvisamente, la testa cominciò a svuotarsi di ogni pensiero, rendendosi finalmente conto che prima le sembrava di stare urlando nel bel mezzo di un vortice che la trascinava sempre più in basso. La pressione che le schiacciava il corpo sulla scrivania si allentò, permettendole di sedersi dritta sulla sedia; gli occhi ancora fissi sul foglio.
Fece un profondo respiro e tornò a scrivere, stavolta calma e seria. Due parole comparvero subito sul foglio:

Caro Thomas,

Ma quando fece per continuare dovette fermarsi. Non aveva la più pallida idea di dove cominciare. Chiuse gli occhi e un altro sospirò uscì dolcemente dalle sua labbra, disperdendosi nell'aria gelida che stagnava attorno a lei.

La regina mi ha convocata Ti scrivo per farti sapere che sto bene. Quei due agenti mi hanno presa e portata via per ordine della regina. Hanno saputo che ho assistito all'omicidio della scorsa settimana e mi hanno chiesto di collaborare. Chiederò di tornare a Londra per domani sera, poi ti spiegherò tutto. Fai attenzione.
Cordiali saluti,
Nancy.


Posò la penna accanto alla breve lettera e attese in silenzio che l'inchiostro si asciugasse. Il suo sguardo si posò sulla grande finestra, dove la luna si vedeva chiara davanti a lei. Si alzò dalla sedia e si diresse verso la luce, catturata come una falena.
Quando la aprì un vento gelido entrò nella stanza, facendo spegnere la candela che era posata sulla scrivania. Anche se quello che indossava era troppo leggero per proteggersi dal freddo, Nancy rimase a guardare la luna, le mani appoggiate sul davanzale.
Non pensò a nulla, si lasciò solo cullare dal vento e dal silenzio, mentre l'umidità si faceva strada fin dentro le osse. La accolse, perché dopo la vista di quell'omicidio aveva bisogno di sentirsi viva.
Passò minuti interi a guardare quel satellite naturale, finché le palpebre cominciarono a farsi pesanti e il corpo iniziò a formicolare a causa del troppo tempo in cui era stata ferma.
Chiuse la finestra e tornò a letto, sotto le lenzuola diventate ormai fredde. Abituata a quella sensazione, Nancy non ci badò più di tanto e, a parte un fugace brivido che le percorse le schiena, nessuno avrebbe detto che lei sentisse freddo.
Quando le palpebre non le permisero più di vedere, si addormentò all'istante.
 
-O-

Quando riaprì gli occhi dovette richiuderli all'istante, data la fortissima luce sopra di lei. Si mise a sedere, mentre gli occhi guardavano il luogo in cui si trovava. Per qualche motivo non si meravigliò di ritrovarsi in un campo di rossi papaveri che si estendeva fino all'orizzonte.
Non che amasse molto i fiori, ma quelli per lei erano speciali. Ricordava che d'estate correva in un campo simile con...
"Nancy" una voce infantile e gioiosa la chiamo. Conosceva quella voce.
Thomas era davanti a lei, anche se dall'aspetto doveva avere sette anni.
"Sei tornata!" corse verso di lei e l'abbracciò forte. "Sei tornata, sei tornata!" continuava a ripetere gioioso.
"Sì Tommy, sono tornata" sorrise ricambiando la stretta.
Quando però lui sciolse l'abbraccio, la giovane dovette stupirsi nel vedere la sua espressione addolorata.
"Perché te ne sei andata?"
Il vento si alzò improvvisamente, impetuoso e travolgente, mentre nuvole grigie nascondevano lo splendido sole che poco prima la stava riscaldando.
Nancy tremò nella sua camicia da notte leggera.
"Che sta succedendo?" domandò, il viso rivolto verso il cielo. Ma non le arrivò risposta.
Quando tornò a guardare Thomas, lui era tornato al suo aspetto adulto e sul suo petto, all'altezza del cuore, vi era conficcata una lama. La stessa che aveva ucciso il ragazzo di Whitechapel.
"Thomas!" esclamò afferrandolo poco prima che il suo capo sbattesse contro la terra. "Thomas, resisti!"
Lui guardava verso l'alto, la bocca aperta in cerca d'aria mentre il suo corpo era scosso da lievi tremiti.
Attorno a loro, i papaveri cominciarono a farsi liquidi, fino a che formarono un lago rosso attorno a loro. Rosso come il sangue.
"Perché mi hai lasciato da solo?" chiese il ragazzo, gli occhi fissi su di lei, pieni di paura e dolore.
 
-O-

Si mise a sedere di scattò, il viso umido a causa delle lacrime e singhiozzi che scuotevano il suo corpo.
Nancy portò le ginocchia al petto e vi affondò il viso. Due incubi in una sola notte erano troppo.
Quando però si rese pienamente conto del fatto che stava piangendo, cominciò ad asciugarsi in fretta le guance e il viso con rabbia.
Mi sembri una bambina, una schifosa marmocchia; si rimproverò mentalmente.
Odiava piangere, per lei significava debolezza. Una volta finì per graffiarsi il viso a forza di passarvisi le mani sopra nel tentativo di cancellare ogni traccia delle lacrime. A Thomas non servì chiedere per capire cosa fosse successo, ma non disse nulla. Rimase semplicemente a guardarla, forse sperando che lei gli raccontasse tutto di sua spontanea iniziativa, ma non disse nulla. E a lui andò bene.
Si alzò in fretta e si diresse verso il lavabo, dove si sentì tranquillizzata nel sentirsi l'acqua addosso. Le sembrava di avere il pungente odore del sangue impregnatole addosso, come se poco prima si fosse trovata veramente in un mare di sangue.
Si vestì velocemente, per poi uscire dalla camera. Scese le scale e uscì, trovandosi nel cortile superiore.
Rimase colpita dal prato perfettamente curato, non pensava che la natura potesse mutare così tanto nelle mani dell'uomo. Sembrava più un tappeto. Per un attimo ebbe la voglia di togliersi gli stivali e camminarvici sopra, solo per constatare se la sensazione fosse come quella di stare su un morbido tappeto.
Perché sì, Nancy era sempre stata molto curiosa di scoprire qualsiasi cosa.
"Non credevo di rivedervi così presto" la voce maschile alle sue spalle la fece voltare, ritrovandosi Andarson Butler proprio davanti a lei.
"Credevo foste partito", o almeno sperava lo fosse. Quell'uomo era così gentile nei suoi confronti da farle saltare i nervi.
La sua bontà sarà la sua rovina; pensò.
"No, ho alloggiato da un mio parente che ha dimora qui vicino. Deduco che invece voi siate rimasta qui. Avete passato un tranquillo pomeriggio ieri?".
Perché sembrava così interessato a lei? Certo, aveva capito fosse una persona buona di natura, ma questo non comportava a chiederle di lei. Che fosse curioso o che avesse un interesse amoroso nei suoi confronti lo escluse di principio.
E poi capì.
"Temo che Vostra Maestà non si fidi di me, date le circostanze e la vostra presenza qui" affermò la giovane sapendo già dove il discorso sarebbe andato a finire.
"Cosa intendete?" domandò lui, le sopracciglia che si avvicinarono tra loro in un espressione confusa.
"Che ha inviato voi per tenermi d'occhio. Non siete per nulla bravo a mantenere i segreti, signor Butler" ghignò Nancy vittoriosa. Sapeva che era così.
"O magari siete voi troppo intuitiva, signorina Phillips" ribatté lui sorridendo divertito.
Quindi ci aveva visto giusto: la stava controllando. Beh, questo sarebbe potuto essere un vantaggio. D'altronde non è difficile fare in modo che una persona si fidi di te, lo aveva imparato ormai. Prima doveva farlo lui, e poi la regina.
"Vi ringrazio". Facendo un lieve, ma elegante inchino, Nancy decise che quella visita le avrebbe fruttato parecchio.
"Ad ogni modo, Vostra Altezza ha deciso di farvi ritornare a Londra oggi stesso; intuiva voi avreste preferito così. Quando partire però siete voi a deciderlo" dichiarò solenne l'uomo.
"Oggi pomeriggio" fu la risposta. Chissà quante cose sarebbe riuscita a rubare in così poco tempo. Sarebbe stato un gioco davvero divertente.
 
-O-

NOTA AUTRICE: Perdonate il terribile ritardo, ma il mio computer era andato. So che il capitolo è corto, ma non volevo farvi aspettare ulteriormente.
Mi scuso anche per le possibile sviste, spesso mi capita. Se però ne trovate qualcuna fatemelo sapere che provvederò a correggere.
Comunque, che ne pensate? Spero vi piaccia!
Alla prossima!
Kisses, Emy.
   
 
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