Vi sono diverse versioni della storia di Cenerentola, tutte molte più cruente di come ce l'ha tramandata la Disney. In una di esse, le sorellastre, dopo essersi amputate le dita dei piedi per far entrare la scarpetta famosa, vengono acceccate da uno stormo di simpatici uccelletti; nella versione di Giambattista Brasile, la protagonista si vendica dei maltrattamenti uccidendo la seconda moglie del padre su istigazione della matrigna. Nella tradizione orale tedesca, a cui questa storia fa riferimento, le sorellastre vengono costrette a ballare fino alla morte, indossando scarpette roventi.

 “A day will come when you think yourself safe and happy, and suddenly your joy will turn to ashes in your mouth, and you'll know the debt is paid.”

A Clash of Kings, George R. R. Martin

La vita di Cenerentola era stata tutta cenere.

Cenere eri e cenere ritornerai, aveva salmodiato il prete, mentre la bocca spalancata della terra inghiottiva il cadavere che era stato sua madre: cenere erano gli occhi della sua matrigna, belva che si era fatta strada nella sua solitudine dorata, ammantata di cipria e ambizione; cenere erano state le sue speranze, artigliate dai lazzi delle sorellastre, affogate dalle lacrime versate nell'oscurità della notte, risorte con un movimento di bacchetta e il cristallo di scarpe.

Cenere è stata la sua vita, e cenere sarà la sua vendetta; sorride, la fanciulla risalita dal basso, mentre rigira fra le mani la scarpetta scintillante, e il candore del suo sguardo s'imporpora di bagliori micidiali, le sue labbra abituate al canto e al perdono scoprono i denti in un ghigno di fiera, e se solo potesse affondare i denti nella loro carne, sentire il movimento della pelle che si squarcia ai suoi morsi, lo farebbe con gioia.

Cenere emana dai piedi della sorellastre, mentre danzano e danzano e danzano, gli occhi ridotti a poltiglia ardente di lacrime e terrore, e le loro grida accarezzano la pelle di Cenerentola come il più sensuale degli amanti, i loro piedi scalciano e si dimenano, nella parodia oscena di una danza. Le loro mani artigliano l'aria senza fare presa, quelle stesse mani che le hanno strappato di dosso il vestito e sparso le sue perle al suolo come i suoi sogni; le loro voci, che hanno frugato ogni parte di lei, dai capelli d'oro agli occhi di cielo, insozzandola con la loro derisione, gorgogliano e rantolano, e implorano pietà.

Ma non c'è pietà in Cenerentola. Tombe e derisione e cenere gliel'hanno strappata di dosso, come i petali a un fiore, e la sua guancia brucia ancora troppo per gli schiaffi subiti, per porgerla un'altra volta.

Vi avevo avvertito, pensa, quasi annoiata, quando Genoveffa si accascia al suolo, i piedi fumanti nelle calzature che li hanno massacrati. Vi avevo avvertito, con ogni lacrima e ogni sguardo, e ogni implorazione, che l'avreste pagata, ma voi non avete voluto ascoltarmi. E allora tanto peggio per voi.

Si chiede senza troppo interesse cosa ne penserebbero la madrina e il suo principe e i suoi amici topi, se la vedessero ora. Ma il grido finale di Anastasia, nel momento in cui si piega su sè stessa come un fiore appassito (no, non appassito, bruciato) cancella quel pensiero come il fuoco consuma il legno.

Cenere eri e cenere ritornerai. Il debito è saldato.

Ed ecco la seconda storiella...

Ho messo la spiegazione all'inizio, per facilitare la comprensione della storia, che nell'altra shot era risultata difficoltosa, e seguirò lo stesso criterio con le altre che eventualmente pubblicherò. Dato che tengo molto a questa raccolta, mi farebbe piacere se mi lasciaste qualche parola, così da sapere se l'esperimento sta funzionando o se devo correggere il tiro.

Alla prossima!

Catcher