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Autore: Blueorchid31    11/06/2016    15 recensioni
Ritorno allo shippuden, dopo gli avvenimenti degli ultimi due capitoli. La mia personalissima versione circa il buco temporale che intercorre tra il 699 e il 700. Naturalmente ci saranno lacrime, risate e tanto, tanto Sasusaku. Penso che abbiate capito che faccio veramente schifo nelle introduzioni, quindi vi auguro solo una buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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#21 Cosa sei disposto a fare per lei










Per Sasuke il momento del risveglio era sempre stato abbastanza problematico. Il semplice gesto di aprire gli occhi gli procurava un senso di angoscia tale che spesso si ritrovava a tenerli chiusi, benché sveglio, per procrastinare l'affermazione di una incontrovertibile realtà chiamata solitudine che nel tempo era riuscito ad apprezzare, ma che in fondo non aveva mai davvero accettato. Da quando era tornato a Konoha, e ancora prima durante lo scontro con Naruto, un desiderio recondito era ritornato con prepotenza a ricordargli che non aveva mai realmente voluto essere solo, che erano state le circostanze a condurlo a disconoscere i legami che sussistevano tra lui e quella che a tutti gli effetti era sempre stata la sua casa. Era stato scioccante sentire quel bisogno ancestrale di calore, di famiglia, di amore, espandersi a macchia d'olio dentro il suo cuore stanco e malconcio, ma per una volta aveva deciso di non ostacolarlo, di non frenare la sua corsa, con la speranza che potesse in qualche modo riuscire a cambiarlo – almeno un po' – o quantomeno a liberarlo dall'opprimente inquietudine che gravava sulle sue spalle come un bagaglio pesante, di quelli che spezzano la schiena ma che malgrado tutto si è costretti a trasportare.

E ora si ritrovava steso su un letto non suo, con gli occhi artificiosamente sigillati per il timore di aprirli e scoprirsi di nuovo solo, questa volta senza di lei, e sentiva lo stomaco stretto in una morsa all'idea che niente di quello che era avvenuto in quei giorni fosse stato reale. Cosa avrebbe fatto a quel punto? Che ne sarebbe stato di lui?

Dipendere da qualcuno, lasciare che qualcuno ti ami e si prenda cura di te…

Amare a tua volta…

Sembrava impossibile, o almeno così credeva, eppure era stato così semplice afferrare la mano che Sakura gli aveva teso, intrecciare le dita con le sue e dormire abbracciati tutta la notte con il respiro di lei, leggero, sul collo. Era stato naturale prestare orecchio ai suoi sussurri, afferrarle la vita per avvicinarla a sé e baciarle le labbra, poi il mento, il collo, e ogni centimetro scoperto della sua pelle.

Al contrario, era stato oltremodo arduo non assecondare l'istinto di abbassare di poco la sua maglietta sotto la spalla e avere a disposizione dell'altra pelle da assaggiare, consapevole del fatto che poi non sarebbe riuscito a placare l'ingordigia e l'impudico desiderio di sfilargliela del tutto.

Aveva scoperto quanto un semplice sospiro potesse essere eloquente, quanto un sommesso gemito riuscisse a emozionarlo e a farlo sentire nudo e vulnerabile come non lo era mai stato.

Quello che stava accadendo gli aveva dato modo di fare conoscenza con una parte di sé che fino a quel momento aveva ignorato di possedere, o che semplicemente aveva messo in un angolo rendendola abulica e insignificante.

Si era negato per troppo tempo la felicità derivante da una carezza, dal contatto fisico, dal calore umano e adesso sentiva che non sarebbe più riuscito a farne a meno.

Per questo aveva paura, per questo teneva gli occhi chiusi, per questo sperava che la voce di Sakura rompesse all'improvviso quell'innaturale silenzio che regnava nella stanza confermandogli che era lì, che non si era mossa di un millimetro, che non lo aveva lasciato solo.

Che stupido!, esclamò dentro di sé con amarezza, non riuscendo a riconoscersi in quei pensieri. Da quando aveva iniziato ad avere bisogno di qualcuno?

Sentì un leggero fruscio di lenzuola alla sua sinistra e socchiuse appena un occhio, intravedendo tra i fili neri del ciuffo di capelli una macchia rosa inconfondibile.

Era lì, e Sasuke si scoprì sollevato nel constatarlo tanto da convincersi ad aprire completamente gli occhi e godersi quell'insolito risveglio.

Si girò lentamente da un lato prestando attenzione a non fare movimenti troppo bruschi che avrebbero potuto svegliarla e la guardò, per una volta completamente indisturbato.

Era bella Sakura, e molto. Lo era sempre stata.

Aveva sempre avuto un debole per lei anche se era stato talmente bravo a dissimularlo da convincere anche se stesso che lei fosse una semplice compagna di Team e nulla di più. Eppure ogni qual volta lei si era trovata in pericolo non aveva mai esitato, al contrario aveva rischiato più di una volta di mandare all'aria tutti i suoi piani di vendetta pur di salvarla e a quel punto era stato costretto a fare una scelta che all'epoca aveva ritenuto giusta per entrambi: lei era diventata una debolezza, quindi un ostacolo e poi si era convinto – chissà poi con che presunzione – che sarebbe stata più felice senza di lui.

Era abbastanza paradossale che dopo tutti quegli anni avesse comunque continuato a pensarla in quel modo e avesse tentato ancora di tenerla lontana, fallendo su tutta la linea perché lei era lì, stesa al suo fianco, e sorrideva – anche nel sonno – e aveva davvero l'aria di essere molto felice.

Provò un inspiegabile moto di orgoglio realizzando di essere riuscito in un'impresa che aveva sempre ritenuto impossibile e d'istinto allungò la mano verso di lei e sfiorò con le dita le sue labbra, quel sorriso, sentendo l'urgenza di appurare che fosse concreto, vero.

In risposta Sakura aprì gli occhi e il sorriso sulle sue labbra si fece più ampio.

«Buongiorno, Sasuke-kun» mormorò, ancora assonnata, girandosi su un fianco.

Sasuke non le rispose, prese ad accarezzarle la guancia con il dorso della mano, senza alcun imbarazzo, senza ritrosia, sentendosi improvvisamente in diritto di poterlo fare, libero da tutte quelle inutili elucubrazioni mentali che fino a quel momento lo avevano frenato, e seguendo il movimento della mano che scendeva lentamente fino all'orecchio avvicinò il viso a quello di Sakura poggiando la fronte sulla sua.

«Mi ci potrei abituare a svegliarmi con te tutte le mattine, lo sai?» gli sussurrò Sakura sulla labbra, sorridendo ancora, mentre la mano di Sasuke si intrufolava tra i suoi capelli e il suo respiro le solleticava le guance.

«Puoi» le rispose semplicemente, a voce bassa, e abbozzò poi un ghigno nell'osservare gli occhi di lei diventare di colpo enormi e liquidi per l'emozione.

Le dita della mano di Sakura si artigliarono alla sua maglietta, cercando un appiglio per avvicinarsi ancora un po' di più a lui, annullare le distanze. Percepiva la necessità fisica di avere il suo corpo più vicino, una strana frenesia che scalpitava nel suo stomaco e che la portava a desiderare di toccarlo, di sentire la sua pelle.

Era naturale…

Ino aveva dannatamente ragione, ma aveva dimenticato di dirle che oltre a essere naturale, tendeva a essere alquanto ingestibile, oltre che imbarazzante. Non che non avesse mai provato fino a quel momento delle sensazioni simili, ma una cosa era svegliarsi nel suo letto, da sola, tutt'altra era avere a portata di mano Sasuke Uchiha, indubbiamente bellissimo anche a prima mattina, seppur spettinato e con gli occhi gonfi, e stranamente ben disposto, quasi di buon umore – cosa rara, molto rara.

In poche piccole parole povere Sakura stava provando il desiderio di assecondare quella famosa tempesta ormonale che causa forza maggiore aveva ignorato, o comunque soppresso, per anni, la medesima che aveva portato Sasuke la sera precedente, e ancor prima quel pomeriggio nella foresta, ad allontanarla.

Fece scorrere le dita lungo il fianco di Sasuke, sempre mantenendo gli occhi incatenati ai suoi, fino a giungere all'orlo della maglietta; la mano si intrufolò poi sotto di essa, sentendo la pelle di lui, straordinariamente morbida e liscia, tremare appena per quel contatto improvviso e vide nei suoi occhi un lampo di terrore, di ansia.

«Sakura.»

Sasuke tentò di dissuaderla dal continuare, sforzandosi di imprimere nel tono della voce quella risolutezza, quella freddezza, che lo aveva sempre reso temibile, malgrado la sua mente fosse già annebbiata dai brividi che gli scorrevano sotto la pelle e dal desiderio che si era risvegliato non appena aveva aperto gli occhi e l'aveva trovata accanto a sé.

Era così frustrante per lui sentirsi in balia di quelle sensazioni e avere il terrore di assecondarle, soddisfarle, ed era così inconsapevolmente crudele Sakura in quel momento che, per nulla intimorita dal suo monito, continuava ad accarezzarlo dolcemente.

Sarebbe stato del tutto inutile tentare di richiamarla ancora all'ordine, lo leggeva nei suoi occhi.

La osservò impotente avvicinarsi ancora e portare la gamba a ridosso della sua, come per bloccargli i movimenti, impedirgli un'eventuale fuga, e comprese di non avere più alcuna scelta se non quella di lasciare che l'istinto prendesse il sopravvento e, mentre le loro bocche si fondevano l'una con l'altra, la sua mano scese sulla sua schiena, tirò a sé il suo esile corpo percependo per la prima volta la morbidezza del suo seno, celato dalla maglietta sottile, contro il suo petto. Non c'era nulla di casto in quel bacio, in quel movimento frenetico delle loro lingue, né in quelle brevi fitte di piacere, acerbo e sconosciuto, a tratti quasi nauseante, che partivano dal basso ventre e rendevano la pelle più sensibile, calda, gli odori più intensi, la vista annebbiata, i respiri più corti e spingevano le loro mani a essere curiose, ingorde. Fu un attimo e le labbra di Sasuke si ritrovarono a percorrere il collo di Sakura mentre la mano si faceva strada sotto la maglietta e vagava alla cieca sulla sua pelle delicata e liscia.

Gote rosse, gemiti sommessi, l'incertezza di non sapere bene cosa si stia facendo, ma la necessità di continuare a farlo superando l'imbarazzo, l'inesperienza, perché fa sentire bene, perché è giusto, è naturale; la consapevolezza di aver dato inizio a qualcosa di incontrollabile; la sensazione di perdere pian piano coscienza di se stessi e diventare una cosa sola con l'altro.

La possibilità di fermarsi, a quel punto, non era contemplata: avevano superato quella soglia che Sasuke si era ben guardato dall'oltrepassare, ritenendo prematuro e azzardato spingersi oltre malgrado i chiari segnali che il suo corpo gli aveva inviato da quando aveva riscoperto l'ebbrezza del contatto umano.

La sua mano, esplorata la schiena di lei, iniziò a percorrere il ventre giungendo ben presto al seno. Esitò appena e baciò Sakura sulle labbra con dolce trasporto prima di adagiare delicatamente la mano su di esso, percependone la consistenza soda. Si lasciò sfuggire dalle labbra un sommesso grugnito scoprendo che le sue incerte carezze riuscivano a procurarle piacere. Lo sentiva riversarsi nella sua bocca, sotto forma di timidi ansimi che per pudicizia lei tentava di occultare, rimbombava sul palato, sui denti, e scendeva lungo la gola fino allo stomaco, andando ad alimentare quel crogiolo di emozioni che lo stavano spingendo a rendersi così vulnerabile ai suoi occhi, soggiogato, nudo.

«Sasuke-kun» esalò Sakura, prendendogli il viso tra le mani «Io voglio...»


«Sakura-chan? Sei in casa?»


Sasuke e Sakura si guardarono per un attimo… increduli.

In quanto a tempismo Naruto non era mai stato un campione, ma questa volta aveva superato se stesso.

«Dannato Dobe!» grugnì Sasuke, decisamente contrariato.

«Dovremmo aprire» suggerì Sakura «Conoscendolo troverà un modo per entrare. Sa che sono in casa» gli spiegò Sakura a bassa voce.

«E come fa a saperlo?»

«Oggi è il giorno del Tanabata, non lavoro, ricordi?»

Già, il Tanabata. Lo aveva completamente dimenticato.

«Sì, ma cosa ci fa qui?» ringhiò ancora l'Uchiha sempre più infastidito: di norma le interruzioni improvvise non gli erano mai piaciute e in quella situazione, beh… l'idea che Naruto potesse entrare – perché Sakura aveva ragione, avrebbe trovato un modo – e trovarli in quel letto, in quella posizione, accaldati ed eccitati – e lui di certo non sarebbe riuscito a nasconderlo – gli fece rimpiangere il giorno in cui aveva deciso di risparmiargli la vita durante il primo scontro nella Valle dell'Epilogo.

«Probabilmente vuole sapere se questa sera raggiungeremo lui e Hinata alla festa» ipotizzò Sakura che in vero trovava quella situazione abbastanza divertente.

«Sakura-chaaan!» cantilenò ancora l'Uzumaki, premendo con insistenza sul campanello della porta.

«Dannazione!» sputò Sasuke, alzandosi in fretta dal letto, deciso a mettere a tacere in modo definitivo e incontrovertibile quella testa quadra.

«Ehm... Sasuke-kun?» obiettò Sakura, timidamente.

«Che c'è?» abbaiò l'Uchiha, con la mano già sulla maniglia della porta.

Sakura non sapeva se fosse il caso o meno di farglielo presente, probabilmente lui se ne era già accorto e non lo riteneva importante, ma c'era qualcosa di diverso in lui che Naruto avrebbe notato di certo.

Paonazza e con lo sguardo rivolto altrove gli indicò con un dito il cavallo dei suoi pantaloni.

«Dannazione!» imprecò quindi, per l'ennesima volta, dopo aver abbassato lo sguardo e aver notato la vistosa protuberanza. Questa volta lo avrebbe ammazzato, ci sarebbe riuscito anche a costo di perdere l'altro braccio, una gamba e un orecchio.

«Penso che sia meglio che vada io ad aprire» propose Sakura, con magnanimità, alzandosi dal letto.

Sasuke non se la sentì di dire alcun ché, era stato già abbastanza imbarazzante che lei gli avesse fatto notare quel piccolo problemino tecnico – colpa sua, tra l'altro – aggiungere qualsiasi cosa lo avrebbe fatto sprofondare nel più completo annichilimento psicologico.

«Tu stai qui » gli ordinò Sakura e, passandogli accanto, gli rubò un ultimo bacio a fior di labbra che in qualche modo, straordinariamente, riuscì un po' a calmarlo.

«Arrivo!» la sentì esclamare poco dopo aver richiuso la porta e abbassò nuovamente la testa, un po' affranto, chiedendosi quanto ci avrebbe messo a tornare normale: aveva un Dobe da uccidere.



♦●♦



«Sakura-chan, finalmente!» esordì Naruto non appena la ragazza gli comparì davanti.

«Scusa, stavo dormendo» replicò Sakura, stropicciandosi gli occhi per sembrare più credibile.

«Oh, sì… immagino» insinuò l'altro, cominciando a sghignazzare.

«Perché ridi?» gli chiese l'Haruno completamente ignara di ciò che l'amico avesse riconosciuto sul suo collo… qualcosa di rossastro, qualcosa che Sakura non sarebbe stata in grado di farsi da sola.

Naruto oltrepassò Sakura, si sfilò in fretta i sandali ed entrò in casa.

«Teme, lo so che sei qui, esci fuori!» urlò a pieni polmoni e Sakura ebbe seriamente il timore che Sasuke potesse uscire dalla camera da letto e imbrattare di sangue le pareti del suo appartamento.

«Dai, Teme, non costringermi a entrare in camera da letto. Non ho alcuna intenzione di vederti nudo, ho appena mangiato» perpetuò l'Uzumaki che al solo pensiero di averlo colto in flagrante non stava più nella pelle: quanto avrebbe riso?!

Sakura, raggiunto l'amico nel salottino, pregò che Sasuke avesse mantenuto le buone abitudini e che fosse scappato dalla finestra: lo avrebbe compreso e appoggiato.

Contro ogni previsione la maniglia della porta della camera da letto si abbassò lentamente e un Sasuke, vestito di tutto punto, con uno sguardo più assassino del solito, si parò davanti all'Uzumaki.

«Potrei sapere perché stai urlando come un idiota?» gli chiese, lanciando una veloce occhiata in direzione di Sakura che, come l'Uzumaki, era rimasta a bocca aperta.

«Che cosa ci fai tu qui?» replicò Naruto.

«Potrei farti la stessa domanda.»

«L'ho chiesto prima io.»

«Sì, ma tu non hai risposto alla mia prima domanda.»

«Non ricordo neanche che cosa mi hai chiesto.»

«Questo non mi stupisce, sei un'idiota.»

«E tu sei uno che fa i succhiotti»

Touchet!

Sasuke sbiancò e Sakura lo seguì a ruota, portandosi d'istinto una mano a coprirsi il collo – e lei era quella preoccupata per la sua protuberanza, quando aveva sul collo un ematoma formato Akimichi? Come avevano fatto a non accorgersene? Eppure aveva cercato di essere delicato. Ecco un'altra cosa da ricordare: la pelle di Sakura era troppo bianca e delicata, andava trattata con attenzione o nel giro di qualche giorno avrebbe aggiunto anche pervertito alla lunga lista di simpatici nomignoli che gli erano stati affibbiati nel tempo.

«Non so di cosa tu stia parlando» sbottò l'Uchiha, dopo essersi ripreso dallo shock.

Negare. Negare sempre.

«Devo farti un disegno per caso?» ribatté Naruto che proprio non ci stava a perdere l'occasione di umiliarlo: era troppo divertente « In pratica è quando un uomo e una donna fanno certe cose e l'uomo...»

«So cos'è!» abbaiò Sasuke, interrompendolo: non aveva alcuna intenzione di ascoltare la descrizione accurata che Naruto gli avrebbe propinato, facendolo passare per uno sprovveduto; ok, lui e Sakura, erano all'inizio mentre il Baka già progettava la progenie, ma lui era un Uchiha e per diritto di nascita quelle cose le sapeva fare e sicuramente meglio di lui – l'ecchimosi sul collo di Sakura ne era la prova.

«Adesso basta! Smettetela di comportarvi come due bambini» proruppe Sakura, iraconda e indubbiamente minacciosa «Naruto, si può sapere cosa ci fai qui? Non penso che tu sia venuto per controllare le abilità di Sasuke. E tu...» e Sasuke alzò d'istinto un sopracciglio per quel tono assolutamente poco garbato che aveva utilizzato « non dargli corda, ti prego, sii superiore» concluse l'Haruno che ne aveva le scatole piene di dover sempre fare da paciere e ancor di più dei risvegli bruschi e insoddisfacenti.

«Volevo solo chiedervi se vi andava di venire con me e Hinata al Tanabata» confessò, quindi, Naruto «Hinata-chan mi ha chiesto di venire» si affrettò a giustificarsi, il bugiardo, pensando che mettendo in mezzo Hinata, Sakura si sarebbe in qualche modo impietosita.

In verità quella mattina era andato dritto a casa di Sasuke e solo dopo aver constato che l'amico non era in casa aveva ripiegato sull'appartamento di Sakura, non sospettando affatto di trovarli insieme. Che meravigliosa sorpresa! Ben oltre ogni sua più rosea aspettativa – o in questo caso rossa con qualche tonalità di blu, stampata come un tatuaggio sul collo della sua amica.

«Avresti potuto dirlo subito» osservò Sasuke con sufficienza, beccandosi un'occhiataccia di biasimo da Sakura.

«Ero più interessato ad altro» replicò placidamente l'Uzumaki, sorridendo sornione.

Me ne sono accorto, aggiunse mentalmente l'altro per non sfidare ulteriormente la sorte.

«Puoi rassicurare Hinata che ci saremo» intervenne Sakura, rendendosi subito conto di aver fatto i conti senza l'oste – e il suo oste non era il tipo da feste, né il tipo a cui piaceva stare in mezzo alla gente in generale « Vero, Sasuke-kun?» pensò bene di aggiungere, quindi.

Sasuke sembrò rifletterci per un attimo prima di abbassare il capo in un cenno di assenso.

« Adesso puoi anche andartene, Dobe» dichiarò poi, sollevato.

«No, adesso ve ne andate tutti e due perché devo fare una doccia e devo farmi bella e non vi voglio tra i piedi» obiettò Sakura, già in fibrillazione all'idea del primo Tanabata da fidanzata di Sasuke Uchiha – Oh Kami! Non riusciva ancora a crederci.

Doveva fare una doccia e poi passare dai suoi genitori a recuperare il suo kimono, ma a pensarci bene avrebbe potuto anche comprarne uno nuovo, oppure scardinare la serratura della vecchia casa di Sasuke e rubare quello di sua madre, o sperare che lui gli proponesse di indossarlo senza compiere effrazioni, in ogni caso aveva un milione di cose da fare e non poteva permettersi di avere quei due tra i piedi.

Sasuke non sembrò apprezzare molto il suo gentile invito ad alzare i tacchi, soprattutto perché questo implicava andar via con Naruto e subire come minimo un interrogatorio su quanto l'amico aveva visto – o immaginato – ma decise di assecondarla, temendo che a breve potesse comparire dal nulla anche la Yamanaka versione Fata Turchina.

«Andiamo, Usuratonkachi.»



♦●♦




«E così… tu e Sakura.»

Ecco, lo sapeva che Naruto non avrebbe atteso tanto prima di riaprire il discorso; in verità era stupito del fatto che fosse riuscito a rimanere in silenzio fino alla fine della strada.

«Non sono affari tuoi» tentò di tagliare corto, come al solito.

Possibile che in tutti quegli anni non avesse ancora capito che fosse completamente inutile da parte sua tentare di mettere a tacere Naruto?

«Dimmi un po'… fin dove vi siete spinti?» continuò, infatti, l'Uzumaki, dandogli di gomito con fare ammiccante.

Sasuke girò il viso da un lato per nascondere l'evidente imbarazzo per quella domanda assolutamente fuori luogo: sul serio Naruto credeva che gli avrebbe raccontato i retroscena della sua vita sessuale? Va bene che era quasi come un fratello – o almeno così amava autodefinirsi – ma non era certo che sarebbe riuscito a raccontare nulla neanche a Itachi, figurarsi a lui.

«È fantastico, non è vero?» continuò Naruto, ormai abituato alla proverbiale reticenza dell'amico « La prima volta è stata un vero disastro, ero così nervoso e poi non sapevo bene cosa dovevo fare» gli raccontò, anche se era certo che a Sasuke importasse poco o niente.

E invece, straordinariamente, Sasuke tese bene le orecchie, alquanto interessato all'argomento perché anche se era un Uchiha e quelle cose le sapeva fare per diritto di nascita, e bene, sicuramente meglio di lui, riteneva che qualche informazione in più, in quel caso, non guastasse affatto.

«Hinata è stata davvero molto generosa nel concedermi un'altra possibilità» aggiunse l'Uzumaki, grattandosi la testa imbarazzato «Ma dalla seconda volta in poi è tutto più semplice, sta tranquillo. Ma sicuramente lo saprai già»

Sasuke si fermò di colpo e Naruto, che aveva continuato a camminare, si girò verso di lui, perplesso.

«Non lo so» confessò a bassa voce l'Uchiha, non riuscendo a capire neanche lui perché avesse deciso di dirglielo.

«Hn!» mugugnò Naruto « Cosa non sai?» gli chiese di getto, collegando subito dopo a cosa si riferisse e aggiungendo un ''Non dirmi che...'' carico di sgomento con tanto di dito indice puntato su di lui.

«Abbassa immediatamente quel dito e fa finta che non ti abbia detto niente» lo minacciò Sasuke, riprendendo a camminare.

«Ma io pensavo...»

«Non pensare, Dobe. È meglio» replicò l'Uchiha, glaciale.

«Ma Sakura? Sul collo di Sakura c'era un segno, io l'ho visto» tentò di controbattere Naruto, incredulo.

Certo, perché se tu non fossi arrivato probabilmente...

«E tu eri in camera sua, non puoi negarlo» incalzò ancora l'Uzumaki che proprio non riusciva a darsi pace.

«Abbiamo dormito, tutto qui» dichiarò Sasuke, senza mostrare troppo entusiasmo.

«Qual è il problema?» chiese allora l'amico.

«Non c'è nessun problema»

«Con te c'è sempre un problema, Teme. Il più delle volte sei proprio tu il problema, quindi non trattarmi da stupido e parla»

Sasuke si fermò ancora e rimase un attimo in silenzio, cercando di riordinare i pensieri perché dopo quello che era accaduto quella mattina era ancora più confuso del solito.

«Non so se sia giusto» affermò, infine, preparandosi mentalmente a uno dei soliti infallibili ragionamenti di Naruto che avrebbero smontato pezzo pezzo tutte le sue tesi.

«Questo puoi saperlo solo tu, Sasuke»

Naruto gli rispose così, semplicemente; nessun infallibile ragionamento, nessun sermone no jutsu e Sasuke inarcò un sopracciglio, impreparato a una simile evenienza.

«Non posso dirti io cosa sia giusto o sbagliato soprattutto in questo caso» aggiunse l'Uzumaki, alzando lo sguardo verso il cielo azzurro «Posso solo dirti che è naturale e che non è necessario farsi troppi problemi»

La faceva facile lui.

«Basta amarsi, amarsi davvero, come ci amiamo io e Hinata, per superare ogni difficoltà» concluse poi, sorridente, e Sasuke incamerò le sue parole, le rielaborò, rispecchiandosi in esse perché lui amava davvero Sakura, la amava a tal punto dall'essere terrorizzato dalla possibilità di deluderla ancora. Non sarebbe rimasto ancora a lungo a Konoha e prendersi l'innocenza di Sakura e poi abbandonarla non rientrava affatto nei suoi piani, si sarebbe odiato e anche lei lo avrebbe odiato, e non voleva che questo accadesse.

Superare ogni difficoltà…

Tra queste difficoltà rientrava anche il sopportare mesi, anni, di assenza? Perché quello sarebbe stato il destino di Sakura se lui fosse andato fino in fondo e non era giusto, non lo meritava. Lui si sarebbe consolato al pensiero di trovarla al suo ritorno, avrebbe sopportato la distanza per tenerla al sicuro, certo dei suoi sentimenti , ma lei? A lei non sarebbe bastato questo, ne era certo. Forse per un periodo avrebbe cercato con tutta se stessa di farselo andare bene, ma ben presto sarebbero nate discussioni, lei avrebbe preteso di seguirlo e lui non voleva che rinunciasse a tutto quello che aveva costruito in quegli anni.

Per quanto si sforzasse e per quanto la vicinanza di Sakura riuscisse ad allontanare dalla sua testa questi pensieri, si ritrovava sempre allo stesso punto, con le medesime incertezze e la consapevolezza che in un modo o nell'altro quella storia fosse destinata a finire male.

«Ci sono alcune difficoltà che neanche l'amore è in grado di superare» affermò, quindi, convinto.

«Non dovresti sottovalutarlo. Come non dovresti sottovalutare Sakura. Lei ti ama ed è disposta a tutto per te. Ma tu, Sasuke… cosa sei disposto a fare per lei?»

Di certo Naruto non si era perso nei soliti discorsi prolissi, ma in quelle poche parole era riuscito a riassumere il succo del problema: cosa era disposto a fare per lei?

Naruto gli stava forse consigliando di farsi da parte? Di dimostrarle il suo amore rinunciando a lei?






Angolo Autrice


Buonasera cari lettori.

Il capitolo non è molto lungo e ho penato parecchio per trovare il titolo perché è effettivamente un capitolo di transizione anche se all'inizio non sembra.

Non ho resistito: il siparietto con il succhiotto era un mio headcanon e avevo bisogno di un modo per far entrare in scena Naruto. L'aspetto goliardico del rapporto Naruto/Sasuke l'ho sempre adorato e sono fermamente convinta che dopo gli eventi del 699 (come si può evincere anche dal Gaiden e successivamente nel film) il loro rapporto sia migliorato molto, sia maturato, ma abbia comunque mantenuto dei tratti adolescenziali.

Anche in questo capitolo, ci sono alti e bassi, e vi lascio in sospeso perché… perché sì.

* lancio di ortaggi a random *

Vi rassicuro, tuttavia, sul fatto che non dovrei metterci un'eternità a scrivere il seguito.

Ringrazio come sempre tutti coloro che stanno recensendo questa storia e chi la sta leggendo. Vi sono veramente grata!

A presto




















   
 
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