Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: _Amaryllis    12/06/2016    1 recensioni
«Te lo ricordi il mito della caverna di Platone?» chiese Marta ad Alessandro.
«Più o meno, lo sai che non sono mai stato forte in filosofia».
[...]
«Tu devi provare a vedere la situazione da ogni possibile punto di vista, devi avere il coraggio di metterti in discussione. Non puoi neppure prendere una decisione riguardo al futuro fidandoti ciecamente delle opinioni altrui. [...] Forse sto usando a sproposito il mito di Platone, però mi pare un esempio utile. Tu ce l’hai il coraggio di provare? Potresti fallire, come il prigioniero che, uscito dalla caverna, non riesce a mantenere lo sguardo verso il sole, però ci avresti comunque provato».
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
So come out of your cave walking on your hands
and see the world hanging upside down
 
The Cave, Mumford & Sons







 
 
«Credo di aver trovato la soluzione». Marta era sdraiata sul letto, a pancia all’aria, con le gambe incrociate, rivolta verso il muro. «Da qui la situazione sembra avere molto più senso» disse guardando il quadro appeso alla parete.
Seduto sul pavimento, strimpellando distrattamente la chitarra, Alessandro la guardava in attesa, cercando di immaginare i pensieri che si affollavano nella mente dell’amica. Quella, però, sembrava non voler continuare a parlare: era sempre così, iniziava a dire qualcosa e poi sul più bello si fermava, facendo innervosire Alessandro.
«Non farti pregare, parla» la incitò, lasciando trapelare un po’ di impazienza. Marta, però, continuava a stare in silenzio, guardando ostinatamente il quadro. Alessandro sbuffò e, scuotendo la testa, cercò di concentrarsi solo sulla sua chitarra.
«Se tu venissi qui accanto a me, capiresti tutto da solo, senza che io parlassi» disse Marta a bassa voce. L’amico la guardò accigliato ma poi si alzò, lasciando sul pavimento la chitarra, sedendosi poi sul letto.
«Non ci siamo, - disse Marta scuotendo la testa - devi sederti come me, proprio qui, esattamente nella mia posizione». Sbuffando di nuovo, Alessandro fece esattamente come la sua amica gli aveva detto: la conosceva da molto tempo, troppo per non sapere che in certi momenti doveva assecondarla; a volte doveva ammettere che le sue trovate avessero un senso, certo erano assai particolari, ma avevano un senso.
Così si sdraiò a pancia in su, incrociando le gambe, e poi guardò Marta.
«E ora cosa devo fare?».
«Te lo ricordi il mito della caverna di Platone?» gli chiese Marta, continuando a guardare il quadro davanti a sé. Alessandro si concentrò su quel quadro: su un fondo grigio c’erano delle sagome di persone, di un grigio più scuro, quasi nero. Sembrava una di quelle immagini create su un’illusione ottica, eppure oltre a delle figure nere non vedeva nulla.
«Più o meno, lo sai che non sono mai stato forte in filosofia».
«A te cosa sembra che raffiguri questo quadro?».
«Ci sono delle sagome di persone» rispose, immaginando che non fosse però la risposta che Marta avrebbe voluto sentirsi dire.
«Mhm».
«Dimmelo tu, cosa ci vedi in questo quadro?».
«Troppo facile, così, Ale. Non è che tu abbia sbagliato, puoi vederci quello che vuoi, ma non vedi nient’altro? Per te cosa sono quelle sagome?».
Alessandro guardò più attentamente il quadro, per poi notare che il fondo grigio non era omogeneo, c’era un alone più chiaro attorno alle figure nere; cercò allora di raccogliere i pochi e vaghi ricordi che aveva del mito della caverna. Non ricordava bene tutte le metafore ma il senso doveva riguardare le false credenze e la conoscenza.
«Quell’alone… c’è una candela che produce delle sagome? - chiese titubante-. Nel mito c’era qualcosa del genere».
«E chi lo sa se c’è una candela! Però potrebbe esserci, no?». Alessandro guardò di sottecchi Marta: quando l’amica vagava con la mente, assumeva uno sguardo assorto, la fronte si corrugava leggermente, segno che Marta stesse cercando di non farsi sfuggire alcun pensiero. In quei momenti, paradossalmente, gli sembrava di guardare una bambina, ma non lo pensava in senso negativo: gli ispirava tenerezza e avrebbe pagato oro per seguire il suo flusso di pensieri, che doveva essere dannatamente sincero e privo di pregiudizi proprio come quello dei bambini.
«A me questo quadro ricorda il mito della caverna - iniziò a dire Marta -. Quelle sagome potrebbero essere le figure riflesse sul fondo della grotta che i prigionieri sono costretti a guardare, credendo che il mondo sia fatto di ombre. E invece no, non è così, perché se qualcuno spezzasse loro le catene avrebbero la possibilità di vedere che c’è altro. Secondo te lo farebbero? Me lo sono sempre chiesta: se potessero, uscirebbero davvero tutti fuori dalla caverna?».
«Non lo so, una vita intera in una caverna non li ha di certo abituati alla luce, no?».
«Già. Però se uno di loro avesse il coraggio di uscire dalla caverna, vedrebbe la verità?».
«Sì?».
«Secondo il mito, non è detto: guarderebbe ancora delle copie, ombre a terra, riflessi nei corsi d’acqua, solo alla fine sposterebbe lo sguardo sul sole, eppure potrebbe distogliere lo sguardo dopo pochi secondi».
Detto questo, Marta tacque per un po’. Alessandro pensò alle sue parole ma non riuscì a capire cosa lei gli volesse dire, cosa tutto questo c’entrasse con la sua situazione. Non immaginava che, dopo aver chiesto un consiglio alla sua migliore amica, gli sarebbe toccato un discorso filosofico, proprio a lui che al liceo aveva odiato la filosofia.
«E tutto questo come mi aiuta?» chiese, girandosi di lato per guardare meglio Marta, che a sua volta si girò verso l’amico, ricambiando il suo sguardo.
«Tu stai maturando una decisione importante per il tuo futuro, giusto? - iniziò a dire Marta, ricevendo dall’amico un muto cenno di assenso - Però ti fa un po’ paura, per questo hai iniziato a parlarne con altre persone».
«Sì, per avere un consiglio, ma sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto» confermò Alessandro, sbuffando per la frustrazione.
«E invece no, hai fatto bene» ribatté Marta, ricevendo dall’amico uno sguardo allibito.
«Ma se mi hanno fatto venire ancora più dubbi, bocciando in toto i miei progetti!» disse a sua volta Alessandro.
«Tu devi provare a vedere la situazione da ogni possibile punto di vista, devi avere il coraggio di metterti in discussione. Non puoi neppure prendere una decisione riguardo al futuro fidandoti ciecamente delle opinioni altrui. Non ti sto dicendo che il tuo punto di vista alla fine sarà quello giusto, ma se tu accettassi a priori un punto di vista altrui, saresti come, e qui rischio di dire davvero un’eresia!, il prigioniero che, sebbene sia stato liberato dalle catene, non ha il coraggio di uscire dalla caverna».
«Perché un’eresia?».
«Perché forse sto usando a sproposito il mito di Platone, però mi pare un esempio utile. Tu ce l’hai il coraggio di provare? Potresti fallire, come il prigioniero che, uscito dalla caverna, non riesce a mantenere lo sguardo verso il sole, però ci avresti comunque provato».
«Ho capito cosa vuoi dire. E tu di tutto questo, che ne pensi? Mi dici la tua opinione?». Marta si aprì in un sorriso bellissimo, che infuse ad Alessandro in un attimo solo il coraggio che pensava di aver perso.
«L’unica opinione che ho è che si tratta della tua vita e che nessuno può conoscerti meglio di te stesso, per cui so che, se ascolti il tuo cuore, prenderai la decisione giusta». Alessandro sorrise alle parole di Marta: anche stavolta seguire le idee apparentemente strampalate dell’amica aveva portato a qualcosa di buono.
 
«Ma non avevi detto che sedendomi qui avrei capito tutto da solo, senza che tu parlassi?» chiese dopo un po’ Alessandro.
«Eh, anche i grandi commettono errori» rispose Marta, facendo finta di vantarsi. Risero entrambi.
«Comunque, sai che ti dico? Che esco dalla caverna camminando sulle mani, guardando il mondo a testa in giù, non ti pare un bel punto di vista?».
«Mi pare il punto di vista di un acrobata, mi piace! E questo significa che di coraggio, comunque vada, ne hai da vendere».
 
Su quel letto, abbracciato a Marta, per la prima volta Alessandro non ebbe paura né del futuro né di un ipotetico fallimento. C’era l’eventualità che le cose non andassero secondo i suoi piani, ma in quel caso avrebbe avuto il coraggio di cambiare rotta; c’era anche l’eventualità di non avere il coraggio necessario, ma era consapevole che avrebbe sempre avuto qualcuno capace di infonderglielo, con un solo sorriso.
 
 








 
Salve!
A chiunque abbia letto questa one-shot, grazie mille. Al di là di cosa penserete a riguardo, grazie perché mi avete concesso un po’ del vostro tempo.
 
Non so se questa one-shot sia venuta così come la immaginavo nella mia mente, in realtà non ha una vera e propria trama, però so cosa volevo rappresentare. Capita a tutti di dover prendere una decisione, magari per il proprio futuro, e di chiedere ad altri un’opinione a riguardo: che fai se gli altri credono che la tua idea potrebbe rivelarsi sbagliata? Rinunci e basta?
A me è capitato e all’inizio ho rinunciato, finendo per sbagliare. Ho avuto, però, la fortuna di poter tornare indietro e proseguire per la mia strada, senza pensare alle idee altrui che, in precedenza, mi avevano fatto scegliere una strada che non sentivo davvero mia.
Non ho specificato volutamente quale fosse la situazione di Alessandro, cosicché chiunque potesse ritrovarsi nei suoi dubbi e nelle sue incertezze.
 
Ah, riguardo al mito della caverna: all’inizio l’idea riguardo al modo in cui usarlo era un’altra, poi però scrivendo qualcosa mi è sfuggito. Chiedo scusa in primis a Platone, poi a chiunque si possa sentire offeso dal modo in cui ho trattato il mito. Se non gli ho reso giustizia, mi scuso.
 
Spero che la storia sia stata almeno un po’ di vostro gradimento.
 
Amaryllis
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: _Amaryllis