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Autore: herflowers    13/06/2016    0 recensioni
Precedentemente intitolata "Frida" e pensata come singola one shot, questa raccolta è composta da vari aspetti del sentimento che, oltre a caratterizzare i personaggi, contraddistingue il rapporto che un singolo elemento ha con altri individui.
In questo caso, il sentimento sul quale si incentra la trama è l'infatuazione che coinvolge Frida, Alistair e Sebastian in questo triangolo amoroso.
Dal testo del primo capitolo:
"Mani calde e leggere si poggiarono sul suo ventre facendola sussultare, e il profumo di bagnoschiuma, accompagnato da quello di dopobarba, l'avvolsero completamente arrivando a farle accapponare la pelle, estasiata. Subito, quelle labbra morbide e contornate da barba dello stesso colore dell'alba si posarono sul collo, lasciando piccoli baci sulla pelle chiara e ancora sensibile."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Alistair.
 
 
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“La sigaretta è il tipo perfetto di un piacere perfetto. E’ squisita e lascia insoddisfatti.
Che cosa si può volere di più?”
Il ritratto di Dorian Gray
Oscar Wilde.
 
 
Tra le labbra socchiuse, la sigaretta accesa trattenuta da dita lunghe dal colorito chiaro bruciava sospesa, il fumo aromatizzato del tabacco si espandeva nell’ambiente mescolandosi all’aria pura, illuminata dal sole malato che riempiva un misero spazio dietro le nuvole scure.
 
Tenendo la testa sul bordo del letto sfatto, i capelli lunghi e tinti di nero incorniciavano il viso magro, Alistair si ritrovò con quell'espressione che solitamente aveva: lo sguardo perso puntato contro la parete rivestita da quell'odiosa carta da parati a righe indistinguibili color pastello. Aveva provato più di una volta a contarle da quell'angolazione ma, ognuna di esse, mal di testa e occhi che s'incrociano erano il risultato del suo tentativo, o missione suicida - come la chiamava lui.
L'odore di bagnoschiuma alla frutta e lo scrosciare del getto d'acqua provenienti dalla stanza adiacente gli ricordavano che non era solo e che quella non era casa sua, ma bensì di una ragazza intravista al bancone del bar la sera prima.
Di certo non era la prima volta che serviva ragazze con le quali arrivava ad approfondire la conoscenza a casa loro; prima che l'alba sorgesse, Alistair prendeva le sue cose e se ne andava senza dare nell'occhio, e in silenzio. Tornava a casa sua e come sempre abbandonava i vestiti sul pavimento mentre attraversava il corridoio che portava al bagno, dove si metteva nella vasca e aspettava che l'acqua arrivasse a coprirgli il petto sporco di rossetto e sudore. Rimaneva fermo nella stessa posizione per un quarto d'ora buono per poi togliere il tappo allo scarico e alzarsi, sciacquandosi velocemente con un semplice bagnoschiuma comprato di fretta.
Andarsene in quel modo gli avrebbe risparmiato tempo e imbarazzo, anche se di quest'ultimo più di tanto non gliene importava. I "Possiamo rivederci, se ti va." lo infastidivano molto, tanto che quando arrivavano d'un tratto, prendeva il suo pacchetto di Marlboro rosse, la giacca in pelle e usciva da dove era entrato senza fiatare, ignorando completamente chi provava ad allungare la conoscenza. Solo dopo essere salito sulla sua auto sospirava pesantemente irritato, accendendosi una sigaretta per cercare di alleviare il tutto, come se tabacco e fumo potessero cancellare qualsiasi cosa nonostante lasciassero quel nauseante senso di insoddisfazione all'interno di gola e pancia, ma che ad Alistair piaceva comunque.
 
Sbuffò e con uno slancio si alzò in piedi per raccogliere i proprio vestiti sparsi sul pavimento e sulla piccola scrivania di legno chiaro e laccato in un angolo della stanza. Raccolse i boxer scuri dal pavimento, indossandoli, per poi voltarsi e scorgere i pantaloni vicino la porta socchiusa.
Lo scroscio dell’acqua cessò nel momento in cui infilò la scarpa destra; raccattò l’altra e raccolse le chiavi dell’auto dove poco prima trovò i pantaloni, avviandosi alla porta d’ingresso dove trovò il giubbotto in pelle. Il cambiamento di temperatura che Alistair avvertì passando da un ambiente all’altro gli fece ricordare di non aver pensato minimamente alla maglietta, lasciata chissà dove. Non gliene importava nulla, poggiò la mano sulla maniglia uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
L’odore fresco che era solito esserci di mattina gli procurò piacere, chiuse gli occhi e respirò una boccata d’aria fresca. 
La solita espressione imbronciata gli aleggiava sul viso stropicciato dal sonno mancato, i capelli arruffati e il giubbotto che si apriva, mosso dall’aria leggera, ad ogni passo che Alistair faceva verso la propria vettura parcheggiata in fondo alla strada, davanti al pub dove appunto lavorava.
Quella stessa mattina, avevano camminato fino a quel palazzo ognuno con le mani sul corpo dell’altro, alternando baci umidi e aggressivi, appoggiandosi ai muri delle case, e qualche passo instabile. Rischiarono più volte di inciampare nei loro stessi piedi e cadere a terra, ma lei, ubriaca e sensuale, l’aveva afferrato per il giubbotto e trascinato verso casa sua, cosa alla quale lui non aveva minimamente posto resistenza. Ricordava la risata debole della ragazza, l’odore di fumo tra i lunghi capelli e le pupille dilatate che lo scrutavano in cerca di attenzione, chiedendogli in quel suo modo goffo, ma sicura di sé di passare una notte insieme e fare «del gran sesso.»
 
Arrivò davanti al locale e guardò verso la vetrata. In quell’istante gli tornarono alla mente labbra carnose - assaporate più e più volte in quelle nottate di cui avrebbe sempre avuto il ricordo – e un paio di occhi azzurri che lo avevano guardato con quel luccichio che a lui parve risentimento, vedendolo uscire con la sconosciuta. Aveva risposto con quella che poteva parere indifferenza, voltandosi ed uscendo nonostante le sue gambe volessero fermarsi e tornare indietro, tornare da lei, ma per una volta si disse che era il momento di ribellarsi a quel desiderio infrenabile di respirare quel profumo singolare che apparteneva alla sua pelle, a Frida.
In quei momenti di intimità tra loro, quando Alistair cominciava a togliersi i vestiti, sentiva di sembrare ridicolo in confronto al corpo di lei, che appariva affascinante e seducente.
Sempre.
Sentivano l’intensità del momento fin sottopelle, nelle gambe tese e in pancia come fosse adrenalina pura che pompava, spingendoli a continuare, convinti fosse giusto così, che non c’era nulla di meglio perché si appartenevano, in un modo o nell’altro. Si erano trovati e uniti come due ombre riportate sull’asfalto caldo, prima vicine e poi divenute una soltanto.
Con un’alzata di sopracciglia, al ricordo, aprì lo sportello e salì in auto. A quel punto la mente aveva preso una strada tutta sua, i pensieri gli annebbiavano la testa e le mani ricaddero sulle cosce snelle. Gli occhi chiari guardavano un punto fisso in lontananza, facendolo sembrare interessato a qualcosa, anche se davanti ad essi scorrevano immagini nitide di quella ragazza a cui aveva dato, inconsapevolmente, forse troppa importanza.
Ricordava di aver pensato a lei qualche volta, di aver ripensato alle loro conversazioni e alle sue piccole dita che graffiavano la sua pelle, sui tatuaggi scuri delle braccia, quando tentava di attrarlo a sé, decidendo per entrambi come fosse stato in suo dovere. Non succedeva spesso che si ritrovasse a pensare a come lasciasse il controllo della situazione a Frida, di come si abbandonasse al suo controllo, disposto a fare qualunque cosa per condividere dei momenti con lei, e quando succedeva si ritrovava ancora più frastornato e confuso di prima.
Sapeva che lei non avrebbe mai provato amore nei suoi confronti, troppo impegnata a focalizzarsi sull’immagine di quell’uomo dai capelli rossi avvolto nel suo doppiopetto, posato e vissuto. Certo, nei confronti di Alistair, Frida aveva quell’interesse che la spingeva a volerlo toccare, a volerlo osservare in ogni suo movimento e a memorizzare la sua immagine così da poterne conservare il ricordo.
Era un interesse strano, quasi insano. Lo vedeva come suo quando lei non era di nessuno, anche se, legandosi disperatamente a quell’amante che le trasmetteva passione, percepita ingenuamente sottoforma di amore, dava l’impressione di voler appartenere, quasi si sentisse inesistente e a voler far percepire che lei era lì, in carne e ossa, pronta a vivere e lasciarsi andare completamente.
 
Prendendo il suo pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e portandosene una alle labbra, Alistair pensò che nonostante le discussioni e l’atteggiamento distaccato che avevano entrambi, anche dopo una nottata di sesso con altre sconosciute, lui aveva sempre pensato a lei, a come si sentiva e a come erano insieme.
Avrebbe dovuto disintossicarsi da quella ragazza, dall’odore della sua pelle e degli occhi stanchi ma sempre bellissimi, e al più presto.
Sospirò e girò la chiave nel quadro dell’auto, che partì cominciando a percorrere la lunga via del centro portandolo verso casa, dove Alistair avrebbe compiuto il solito rituale mattutino prima di mettersi sotto le coperte, completamente al buio, in modo da spegnere la mente per qualche ora e far sì che Frida si allontanasse dai suoi pensieri, lasciandolo respirare come faceva prima di incontrala.
   
 
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