Fanfic su artisti musicali > Melanie Martinez
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Autore: eclairswickedworld    13/06/2016    1 recensioni
Melanie Burton ha diciassette anni, una passione per tutto ciò che è rosa o colore pastello, per i fiocchi e i nastri e, soprattutto, per i suoi peluche e per le sue bambole.
La sua famiglia è stata da sempre definita come perfetta: la madre Letitia sempre impeccabile nel trucco e nelle pettinature; il padre Marcus fedele e ligio a lavoro; Terence, il fratello maggiore, studente modello e dalla ricca vita sociale. O almeno così all'apparenza.
Melanie la pecora nera, invece: presa in giro da tutti a causa dei suoi capelli un po' particolari e per la sua passione per le gonne vaporose, per i suoi atteggiamenti un po' infantili e per la sua tendenza alle lacrime rovina tutti gli sforzi della madre per far apparire la sua famiglia come non è in realtà: felice e unita, nascondendo maltrattamenti nelle cornici delle loro tanto amate foto.
I tentativi di ribellione della ragazza finiranno tragicamente, facendole scoprire un nuovo mondo all'interno di un posto tutt'altro che piacevole: la sua mente.
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Genere: Erotico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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«Oh Letitia, queste foto sono a dir poco meravigliose! Ho sempre desiderato anch'io avere dei ritratti di famiglia come questi, purtroppo i miei ragazzi e mio marito non sono accomodanti come i tuoi.»
Le fragorose risate della donna riuscirono a raggiungere la stanza di Melanie che, senza aver bisogno di affacciarsi e controllare il piano di sotto, aveva capito già tre cose: la prima era che dopo tempo anche la signora Richards, una delle loro vicine, aveva accettato l'invito della madre; la seconda era che la madre aveva accompagnato l'ospite alla "Parete dei Ritratti", la maestosa parete color rosa pastello della stanza pranzo sulla quale erano collocate le foto che con gli anni la famiglia Burton aveva scattato, una nuova foto per ogni occasione, approssimativamente un centinaio; infine Melanie sapeva che qualcuno, da lì a poco, sarebbe arrivato a bussare alla sua porta.
E così fu: una manciata di minuti posteriori alla risata della signora Richards tre leggeri e timidi colpi disturbarono Melanie e i suoi pensieri
«Avanti, entra pure.» Amelia Richards, la figlia più grande della vicina e compagna di scuola di Melanie, entrò titubante della stanza, massaggiandosi il braccio sinistro dimostrando così un leggero imbarazzo. Amelia, come Melanie, aveva diciassette anni, come Melanie era molto magra, al contrario di Melanie era alta e leggermente muscolosa, muscoli dovuti agli allenamenti di nuoto, squadra di cui la ragazza a scuola faceva parte.
«Ehi Melanie, come va? Tua madre mi ha detto di salire a trovarti... disturbo?»
Melanie guardò la ragazza dai capelli lunghi e castani dritta negli occhi azzurri e sorrise scendendo dal letto a baldacchino rosa sul quale erano collocati centinaia di peluche e raggiunse la ragazza per prenderla per mano. «No, tranquilla, se mia madre ti ha dato il permesso non disturbi, rimani pure.» Amelia non sembrava essere molto contenta di trovarsi in quella camera, così rosa e così piena di peluche e bambole da essere agghiacciante; in quel momento Amelia non poteva che maledire sua madre, che l'aveva costretta ad accompagnarla in quella casa.
«Sai, non ricevo molte visita da parte dei miei compagni, credo mi consideriate un po' strana, non è vero?» Il tono di Melanie non era amareggiato, sapeva che era la verità perché tra i corridoi della scuola le voci giravamo così tanto che erano riusciti a raggiungere la diretta interessata, ma come poteva dar torto a quelle voci? Melanie, come già detto, era una ragazza molto magra e minuta, a stento dimostrava i suoi diciassette anni, a peggiorare la situazione i capelli ricci e molto voluminosi di color rosa e nero tenuti dietro da un fiocco rosa pastello -quante urla avevano provocato quei capelli, la madre diceva che con quei "tentativi di ribellione" Melanie rovinava le loro foto di famiglia- a conferirle un aspetto ancora più infantile erano i suoi vestiti dalle gonne vaporose, anche essi in genere erano rosa o comunque di un altro colore pastello; a peggiorare il quadro ci si metteva anche la sua tendenza alle lacrime, piangere spesso -talvolta anche davanti ai suoi compagni di scuola- le era valso il soprannome dispregiativo di Melanie "la Piagnucolona" Burton. Di certo loro non potevano sapere che anche la sua famiglia si rivolgeva a lei con quel nomignolo.
Il silenzio di Amelia non poté che darle ragione, ma non le importava: lei era strana, loro non potevano nemmeno immaginare quanto.
«Amelia, ti va di giocare con me? Ho una bellissima casa delle bambole, ti va di giocare con me alla famiglia?»
Di canto suo la ragazza non si sentiva di non accontentarla, immaginava che non averle dato torto poco prima aveva già provveduto a ferirla abbastanza, non accettare quell'innocente richiesta poteva, secondo lei, peggiorare solo le cose... e poi che male poteva esserci a giocare per una manciata di minuti?
«Sì, Melanie, giochiamo un po'» ed ecco un sorriso accomodante nascere sulle sue labbra.
Fu allora che parte della stranezza vera di Melanie cominciò a trapelare: la ragazzina dai capelli multicolori accompagnò la sua ospite, che teneva ancora per la mano, verso l'imponente casa di legno, inquietante constatare quanto simile fosse alla reale casa di Melanie. C'era di tutto, la stanza da pranzo tirata perfettamente a lucido nella quale si trovava la Parete dei Ritratti; il salotto con il divano con la federa floreale; le camere degli ospiti al piano di sotto; la cucina con tanto di piatti di biscotti sul tavolo e bottiglie di liquore. Ma non era quella la parte che più di tutti inquietava Amelia: al piano di sopra della casetta si trovano le stanze da letto dei proprietari, nella stanza più grande, presumibilmente quella dei genitori, tre bambole si trovano sdraiate sul pavimento; la prima bambola era quella di una donna dai capelli biondi e ben pettinati in una acconciatura di alta classe, indossava un completo rosa scuro con una camicia rosa chiaro, indubbiamente la signora Letitia Burton in tutta la sua eleganza, accanto a lei un uomo con i capelli neri e in completo da ufficio, anche se Amelia non l'aveva mai incontrato era abbastanza sicura che fosse Marcus Burton, il padre di Melanie, l'ultimo non poteva che essere Terence Burton, il fratello maggiore di Melanie con i suoi classici jeans e la sua camicia bianca. A differenza della sorella, lui a scuola godeva di una buona reputazione e aveva molti amici.
Amelia rimase a fissare quell'unica stanza per una manciata di minuti prima di comprendere cosa esattamente facesse nascere in lei quella che fino a quel momento era rimasta un'inspiegata inquietudine: quelle tre bambole non erano sole nella camera, una quarta si trovava seduta sul letto, in mano teneva un piccolo coltello con della vernice rossa, la stessa vernice che si trovava intorno e sotto le altre bambole. Quei tre personaggi erano stati assassinati e a commettere l'omicidio era stata la bambole sul letto, quella bambola aveva le inconfondibili sembianze di Melanie.
Dagli occhi di Amelia trasparì il panico che stava provando. «C-che cosa significa?» balbettò allontanandosi con uno scatto da quella maledetta casa. Melanie, seduta ancora accanto alla casa, alzò lo sguardo dubbioso verso la ragazza, poi l'abbasso rendendolo più buio e malinconico, sgridandosi mentalmente come avrebbe fatto la mamma se avesse trovato le bambole sporche in quel modo poiché non le aveva pulite e rimesse al loro posto una volta aver finito di giocare. Solo alla fine parlò.
«Non dare ascolto a mia madre e alle storie che racconta quando mostra orgogliosa quelle foto, non crederle quando ci definisce "la famiglia perfetta", tu come gli altri che hanno visto i nostri ritratti non puoi sapere cosa si cela dietro quelle cornici.» Melanie si alzò avvicinandosi ad Amelia, quest'ultima ancora spaventate si allontanò da lei di qualche passo. «Vedi mia madre, mh? Vedi quanti gioielli indossa e quanto si presenta elegante? Voglio svelarti un piccolo segreto» Melanie prese per un braccio Amelia e la spinse verso di sé,  quest'ultima rimase immobile quando vide Melanie alzarsi sulle punte per sussurrarle il suo segreto all'orecchio. «Quando tutte le persone vanno via e rimaniamo a casa da sole lei prende una piccola fiaschetta dalla tasca interna della sua giacca e comincia a bere il liquore fino a quando non cade svenuta sulla poltrona... o fino a quando non decide che riempirmi di botte non è più soddisfacente» Melanie cominciò a sbottonarsi la camicetta color lilla per mostrare delle macchie violacee sulla sua spalla, alcune di esse tendevano al giallo perciò erano sul punto di guarigione, altri lividi erano molto scuri, erano stati fatti da poco. «Lei beve perché sa perfettamente che mio padre la tradisce ripetutamente e pensa di poter dimenticare la sua infedeltà in quel modo; lui porta questa puttana a casa da noi quasi ogni sera e se la sbatte nella mia camera mente io cerco di far ricomporre mia madre, il giorno dopo papà torna a casa con anelli di diamanti o collane di perle e le regala e mia madre, convinto di risolvere tutto. E Terence, oh, quel ragazzo così bello e perfetto non è altro che un tossico, probabilmente non ha la minima idea di cosa accade a casa risucchiato com'è nella sua nuvoletta di fumo. Non fa altro che pensare alle sue tanto adorate canne mentre io cerco di ricomporre la situazione».
A quel punto Melanie credeva che fosse tutto chiaro, parlare della sua situazione famigliare non poteva che rispondere alla domanda della sua ospite ma l'espressione di quest'ultima sembrava ancora fin troppo dubbiosa; Melanie allora prese un bel respiro e continuò a parlare, il suo tono di voce sembrava essere un po' deluso, forse perché la ragazza non sembrava aver capito del tutto. «Visto che non mi trovo nella situazione che tutti desidererebbero a casa talvolta tento di ribellarmi in qualche modo, ricevendo in cambio botte e diversi tipi di umiliazione» Melanie alzò la manica della camicia per mostrare alcune cicatrici di bruciatura circolari, qualcuno aveva utilizzato quella povera ragazza come un posa cenere umano; Amelia non poté non sentirsi in colpa per le malelingue che giravano nei confronti di quella poverina, nessuno poteva solo immaginare cos'era costretta a subire quando le porte di quella casa simile alla caramella si chiudevano. «Nella vita reale non ho la possibilità di cambiare qualcosa, non ancora almeno, mentre in quel piccolo palcoscenico che è la mia casa delle bambole posso fare ciò che voglio, sono io a comandare.»
Un brivido attraversò Amelia, aveva capito come sarebbe andata a finire quella storia.
«Nella mia casa delle bambole posso ripagare loro della stessa moneta, posso fare loro del male.» Il volto dapprima dolce e innocente di Melanie tramutò in qualcosa di cattivo e preoccupante al solo pronunciare quelle parole, amplificando la paura di Amelia, la quale pian piano si era avvicinata alla porta. Melanie allora la raggiunse, mise le mani sulle spalle della ragazza e la spinse verso la porta facendola sbattere. «Un giorno, però, non mi accontenterò di sognare e basta, un giorno renderò tutto reale e smetterò di soffrire.»
Amelia allora riuscì a liberarsi dalla presa di Melanie, in fin dei conti la riccioluta in confronto era solo uno scricciolo, spalancò la porta e corse via, alle sue spalle riuscì chiaramente a sentire Melanie darle un ultimo avvertimento: «E' un nostro segreto, non dirlo a nessuno o te ne pentirai.»



Quella sera qualcosa disturbò il sonno di Amelia, una danza di luci blu e rosse e una serie di sirene provenienti dall'esterno la svegliarono. Si precipitò immediatamente giù dal letto e si affacciò alla finestra: casa Burton era circondata da volanti della polizia e da tre ambulanze, in giardino era riunito tutto il vicinato intento a parlottare; improvvisamente la signora Richards irruppe nella stanza della figlia.
«Che cos'è successo? Che ci fa la polizia dai Burton?» Amelia si voltò verso la madre che si presentava alla figlia visibilmente scossa e turbata.
«Melanie, la figlia dei Burton, ha commesso un massacro. Tutta la famiglia è stata pugnalata a morte nella camera da letto. Il fratello era riuscito a chiamare il 911 ma era troppo tardi. E' stata ritrovata sul letto dei genitori in preda alle risate, non faceva che ripetere di essere libera. Avevi ragiona: quella ragazza è totalmente matta, sarà un sollievo non averla più in giro». Le parole della madre non sorpresero Amelia, nella sua mente ritornò la casa delle bambole vista qualche giorno prima... aveva capito quanto quella ragazza fosse fuori di testa ma non credeva l'avesse fatto per davvero, pensava stesse scherzando soltanto per spaventarla. Amelia tornò a guardare fuori dalla finestra: stavano portando fuori Melanie, la ragazza riccioluta aveva un sorriso spiritato sul volto e prima di entrare in auto guardò verso la finestra di Amelia, rivolgendole un sorriso enorme. In qualche modo Amelia aveva percepito il messaggio di Melanie: la stava ringraziando per aver mantenuto il segreto e averle dato la possibilità di attuare il suo piano.

   
 
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