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Autore: smarsties    13/06/2016    5 recensioni
Duncan/Courtney, con accenni Duncan/Gwen || 1.5k words || La one shot è ispirata a 505 degli Arctic Monkeys
Non ricordava granché di quell’appuntamento: in qualche modo, quel poco di alcol che entrambi avevano bevuto aveva fatto sì che quella serata si concludesse con un letto, due corpi nudi e una passione che tornava a bruciare dopo anni come fuoco incandescente, indomabile. Inutile dire che erano seguite tante altre sere come quelle.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale
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505

{1.478 parole}

 

 

 

I'm going back to 505,
If it's a 7 hour flight or a 45 minute drive,
In my imagination you're waiting lying on your side,
With your hands between your thighs

 
«Esci anche stasera?»
Duncan si voltò di scatto e si ritrovò davanti Gwen, ferma sul ciglio della cucina con i capelli spettinati, una sigaretta accesa tra le dita e un’espressione corrucciata dipinta in volto.
«Sì» confermò lui, voltandosi verso il tavolo e prendendo le chiavi di casa e quelle della moto da dentro una ciotola.
«E si può sapere dove vai?» chiese, la voce che le si incrinò.
La guardò tranquillamente.
«Da Geoff, a guardare la partita» rispose evasivo, cercando di suonare il più convincente possibile. «Sai, ha una TV a schermo piatto pazzesca
».
Si sforzò di mantenere il contatto visivo con lei, mentre quegli occhi neri onice lo squadravano dalla testa ai piedi, come a volergli fare i raggi x, come a voler accertarsi della veridicità della sua frase. Alla fine sospirò e, lentamente, annuì. Se l’era bevuta.
«Cerca solo di non tornare troppo tardi, stavolta» gli raccomandò.
Lui abbozzò un ghigno e le si avvicinò, prendendole il viso tra le mani e stampandole un fugace bacio sulla bocca.
«Non preoccuparti, sarò puntualissimo» mormorò ad un centimetro da quella.
Poi si allontanò di colpo, la scavalcò e, afferrando il suo casco dall’appendiabiti, uscì di casa sbattendo la porta. Gwen, inizialmente spiazzata da quel gesto del tutto inaspettato, rimase immobile a guardare la scena, portandosi la sigaretta tra le labbra e facendo un tiro profondo.
Aveva mentito, Duncan, aveva mentito per l’ennesima volta. Non era da Geoff che stava andando e, di certo, non sarebbe tornato tanto presto.
Lo ammetteva, un po’ gli faceva schifo ingannare la sua fidanzata così spudoratamente e si considerava un codardo per questo. Non meritava di essere trattata in quel modo. Poi, però, gli affiorava alla mente l’immagine di lei che lo aspettava rannicchiata sul suo letto, con un sorriso stampato in volto, e quel bruciante senso di colpa spariva totalmente.
E, con quella visione in testa, Duncan s’infilò in casco, si mise a cavallo della moto e partì alla volta delle strade illuminate di Toronto.

Stava tornando al 505.

 

 

 

Stop and wait a sec,
Oh when you look at me like that my darling,
What did you expect,

I probably still adore you with your hands around my neck,
Or I did last time I checked

 
Al numero 505 di Richmond Street non abitava altro che la giovane avvocatessa Courtney Barlow, nonché fidanzata storica di Duncan ai tempi delle prime stagioni di quell’insulso reality a cui entrambi avevano partecipato. Quella lei che popolava i suoi sogni più selvaggi, infatti, era proprio Courtney.
Aveva avuto il piacere di rivederla quando, circa due mesi prima, aveva forato con la macchina e il destino aveva voluto che si presentasse proprio nell’officina dove lavorava lui. Era stato uno shock rivederla.
E dopo averle cambiato la gomma, erano riusciti ad avere una conversazione quasi civile - perlomeno, la giovane aveva evitato di urlargli contro, limitandosi ad insultarlo velatamente di tanto in tanto - e l’aveva convinta ad uscire con lui, quel weekend.
Non ricordava granché di quell’appuntamento: in qualche modo, quel poco di alcol che entrambi avevano bevuto aveva fatto sì che quella serata si concludesse con un letto, due corpi nudi e una passione che tornava a bruciare dopo anni come fuoco incandescente, indomabile. Inutile dire che erano seguite tante altre sere come quelle.
Per quanto poteva provare disgusto per se stesso, scoprì di non riuscire a sentirsi colpevole per quello che stava facendo, non provava alcun tipo di rimorso. Amava davvero Gwen, era una ragazza fantastica, tutto quello che avrebbe mai potuto desiderare; ma, allo stesso tempo, provava qualcosa anche per Courtney: lei era un rompicapo, un’arma letale, una bomba ad orologeria. Era una sfida a cui non avrebbe rinunciato. E poi, l’idea di farci sesso in segreto lo eccitava come non mai.
Insomma, perché sceglierne solo una quando poteva averle entrambe?
Duncan parcheggiò proprio sotto il 505. Scese dalla moto e si sfilò il casco; l’aria fredda di metà febbraio gli sferzò il viso. La strada, pur trovandosi vicino al centro di Toronto, era stranamente desertica: la gente preferiva restarsene a casa, al calduccio.
Suonò al citofono e il portone si aprì con una scatto sinistro. Una volta dentro il palazzo, s’infilò dentro l’ascensore e adocchiò il pulsante che recava il numero 5; qualche istante più tardi le porte si aprirono sul piano richiesto e lui si diresse davanti al secondo appartamento sulla destra. Tutti gesti meccanici che ormai facevano parte del quotidiano.
Premette il campanello per qualche secondo e, mentre sentiva la serratura scattare e la porta aprirsi lentamente, gli si dipinse un ghigno sul volto. Era tornato.
Courtney lo accolse nel salotto, illuminato solo dai pallidi raggi della luna piena, con un sorriso malizioso e una deliziosa vestaglia violacea, da cui si intravedeva un reggiseno di pizzo nero. Il tutto bastò per mandare in tilt il cervello - e gli ormoni - del ragazzo.
«Temevo non saresti più venuto» mormorò lei.
Duncan abbandonò il suo casco in qualche angolo e tornò a concentrarsi sui suoi occhi da cerbiatta. Brillavano di lussuria.
«Perdonami principessa, ho avuto un piccolo contrattempo» rispose afferrandola per la vita.
Lei ridacchiò, gettandogli le braccia attorno al collo. La adorava.
«Vedi di non farmi aspettare più così tanto, d’accordo?» domandò ad un soffio dalle sue labbra.
E poi, senza aspettare altro, come se fosse quello che aveva sempre desiderato, si avventò su di esse e prese a baciarlo con trasporto. Lui non si fece cogliere impreparato e approfondì il bacio, infilando la lingua nella sua bocca.
Le mani, dal suo bacino, risalirono fino allo stomaco e le slacciarono la cinta della vestaglia, che le tolse con una sola mossa. Poi cominciò a lasciarle una scia di baci lungo il collo, fino ad arrivare alla clavicola; lei ansimò ad ogni tocco.
In un attimo di lucidità, prima che lui potesse slacciarle il reggiseno, Courtney gli sfilò via la maglietta, lasciandolo a petto nudo; Duncan, colto di sorpresa, sgranò gli occhi.
Lei lo guardò intensamente, mordendosi un labbro con fare sensuale, e lui rimase senza fiato per qualche secondo, completamente ammaliato. Era una ribelle, una santa, era estremamente pericolosa. E teneva il suo cuore in pugno come una granata.(1)
E mentre continuava a baciarlo, arpionandogli la schiena con le mani, lo spinse con impazienza fino in camera da letto.
Si sorrisero. Sarebbe stata una lunga notte.

 

 

 

But I crumble completely when you cry,
It seems like once again you've had to greet me with goodbye

 

«Sei fantastica, principessa».
I loro corpi ansimanti e nudi, coperti solo da un sottile lenzuolo, giacevano sul letto, completamente avvinghiati tra di loro.
Courtney giocherellava con il suo pizzetto, mentre Duncan le accarezzava il fianco sinistro con le dita, beandosi ancora per un po’ di quella dolce visione; poi, come se si fosse ricordato solo in quel momento di dover svolgere un compito di estrema importanza, si alzò di scatto e, intercettando i suoi vestiti sparsi per la stanza, cominciò a rivestirsi.
«Non puoi» quasi urlò Courtney, mettendosi a sedere e osservandolo.
Le sorrise e la guardò come se fosse una bimba ingenua. Davvero aveva creduto che restasse?
«Devo tornare, l’ho promesso» si giustificò, infilandosi i pantaloni. Intanto lei lo guardava con gli occhi lucidi.
Temeva che sarebbe potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro. Non sapeva perché, ma il solo pensiero gli fece del male: non avrebbe potuto sopportarlo.
Si schiaffeggiò mentalmente. Insomma, lui era un duro, non poteva farsi sopraffare dalle emozioni in quel modo!
Si sedette sul bordo del letto e si sporse verso di lei, prendendole il volto tra le mani e costringendola a guardarlo. Per un attimo, sembrò ipnotizzata da quell’azzurro intenso e scintillante, senza riuscire a dire una parola.
«Non hai ancora avuto le palle di dire di noi due a Gwen?» chiese senza nascondere del rancore, abbassando lo sguardo. Pronunciò il nome tanto odiato come se si trattasse di un’imprecazione.
Di tutta risposta, Duncan la tirò a sé e la baciò intensamente, assaporando le sue labbra: sapeva di miele. Poi si staccò e avvicinò la bocca al suo orecchio.
«Tornerò, lo giuro» sussurrò con voce rauca, facendo vibrare le corde vocali. Courtney sentì un fremito attraversarle la spina dorsale. «Arrivederci, principessa» continuò, sfiorandole la guancia con la punta del naso.
Poi, ancora senza maglietta, si allontanò in fretta ed uscì dalla camera da letto, richiudendosi la porta alle spalle.
«Arrivederci» mormorò lei, mentre un fastidioso bruciore le rodeva il fegato e gli occhi le pizzicavano. Ci era cascata, un’altra volta.
Ma, ne era certa, c’era del vero nelle sue parole - quell’arrivederci: sarebbe tornato al 505.
 

Middle of adventure, such a perfect place to start
505 - Arctic Monkeys

 

 

 

Note:
(1) Riferimenti non troppo velati a She’s A Rebel dei miei amati Green Day.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice
Ehilà, gente!
Dopo secoli eterni, sono finalmente tornata sul fandom di A Tutto Reality con una one-shot Duncney, con accenni Gwuncan all’inizio. Sono emozionata: è la prima a rating arancione ed è la prima volta che scrivo una scena lime. Che ne dite, è vagamente accettabile?
Come avrete notato, la fan fiction è ispirata a 505 degli Arctic Monkeys, vi consiglio di leggerla con la canzone in sottofondo. Ringrazio il gruppo e lo splendido brano per avermi ridato l’ispirazione che avevo perso durante la fase di blocco.
Spero vi piaccia e, come sempre, una recensione è sempre gradita. Mi piace confrontarmi con i miei lettori.
Non ho nient’altro da aggiungere, mi auguro solo di non far passare altri sei mesi.
Rage & love, Hayle.

  
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