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Autore: miatersicore23    13/06/2016    2 recensioni
Elena guarda spesso quel ragazzo da lontano. Non gli ha mai parlato e lui non l'ha mai guardata. Sa solo il suo nome.
Elena non pensa più a se stessa da ormai tanto tempo.
Damon è un soldato che non può più combattere, ha un passato che gli fa male e una persona, la più importante della sua vita, che lo aspetta a casa.
AU/AH | Delena! | Forse OOC
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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8
PARTE OTTAVA

 
Lo sguardo di indignazione che Damon rivolge alla madre potrebbe essere la cosa più ridicola della stanza. A Lily verrebbe da ridere ma sa che il figlio tra poco si arrabbierà perché non lo ha avvisato e, in effetti, invitare la famiglia Gilbert in una vacanza decisa all’ultimo momento ad Aspen è stata una decisione avventata. Ma dopo quello che le ha detto Stefan, dopo la sua scoperta quasi terrificante. Lily deve portare suo figlio e sua nipote via da Mystic Falls, almeno per una settimana o due. Non era previsto l’invito dei Gilbert e all’inizio non ci ha nemmeno fatto caso a quali sarebbero potute essere le varie conseguenze. Si è detta che avrebbe dovuto trovare compagnia per Jane e ha pensato  a Margaret, poi, subito  dopo, ha collegato la bambina a sua sorella Elena e all’aspettata reazione di suo figlio. Ma ormai era troppo tardi. Mentre suo figlio era andato a fare la spesa aveva già preso una decisione e Damon… be’, lui avrebbe dovuto affrontare qualsiasi sentimento stesse sentendo per quella ragazza. Punto.

“Perché?” è l’unica domanda che le fa il figlio mentre uno Stefan piuttosto divertito si trova dietro di lei con la valigia già pronta (è classico del suo figlio minore essere super organizzato e preparare tutto il giorno prima) che posa vicino alla porta d’ingresso, per essere presa il giorno dopo.

“Perché quella casa è grande e stare da soli, noi quattro, non sarebbe molto divertente.”

“No… perché andiamo ad Aspen?”

“Perché abbiamo bisogno di svagarci un po’, fratello. La nostra famiglia se lo merita. Poi è la stagione ideale. C’è la neve, le piste da sci sono agibili, ci sono le piste di pattinaggio per bambini… Jane si divertirà tantissimo.”

“E tu hai invitato i Gilbert perché…”

“Non perché c’è Elena, ma per tua figlia. Così Jane non passerà le vacanze da sola.”

Damon si siede di peso sul divano. A pensarci non è male come idea. Dopo la lettera del padre hanno tutti bisogno di una bella e meritata pausa da casa Salvatore e Jane si annoierebbe in un posto di montagna senza una sua coetanea. Poi, per essere ottimisti, Elena potrebbe prendere la saggia decisione di non venire per niente a causa della sua presenza. E ha un lavoro che deve mantenere… ci sono mille motivi per cui Elena non dovrebbe venire e la ragione principale è lui. Perché dopo il supermercato adesso non sa veramente come comportarsi con lui. Si sono salutati e poi lui è diventato incredibilmente geloso, senza dimostrarlo ovviamente, nei suoi confronti. Eppure, una parte di lui vorrebbe che la ragazza venisse. Non vede l’ora di vederla e parlarle. Ma di cosa? Forse le dovrebbe raccontare della lettera del padre, così, per sfogarsi con qualcuno, perché dopo quello che il padre gli ha lasciato scritto adesso tutto quello che appartiene alla sua vita è diventato molto confuso. Il problema è che parlare di Elena di amore è un tasto dolente. Se fosse stata una ragazza qualsiasi, un’amica qualsiasi, non avrebbe esitato e ne avrebbe parlato, ma lei è Elena. Non può parlarle dell’amore come sua più grande debolezza come se nulla fosse. Si sentirebbe a disagio o con la paura di farle capire qualcosa di sbagliato.

“E va bene, vado a preparare la mia roba e quella di Jane.” Lily gli lancia un sorriso a trentadue denti e si avvicina a lui per aiutarlo ad alzarsi e per stampargli un bacio sulla guancia. Una particolare luce si attiva negli occhi di sua madre, una luce che Damon crede di non vedere da tanto tempo. Ma Lily non se ne accorge nemmeno. Lo fa perché è contenta di andare in un luogo che ha sempre adorato, dove ci sono altri mille ricordi di suo marito che la fanno sentire sempre più vicina a lui.

Ma quando Damon va verso il piano di sopra e lo vede scomparire oltre le scale, si gira verso Stefan e lo guarda preoccupata. Sarebbero partiti presto. Prima se ne sarebbero andati da Mystic Falls, prima avrebbero evitato quella persona. Per il bene della sua famiglia Lily è disposta a tutto. Sa che è sbagliato perché tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, ma i suoi figli si stanno ancora riprendendo da periodi difficili e un ulteriore problema non è di certo  quello che sta cercando. Decide, però, di non pensarci, di scacciare pensieri scomodi e di andare in camera sua per preparare le sue valige.

Il giorno dopo sono tutti quanti pronti. Jane saltella da una parte all’altra della casa e Damon non ha la forza e nemmeno la voglia di contenerla. È contento di vedere sua figlia così felice e non si priverebbe di quello spettacolo per nulla al mondo. Sua figlia poi diventa ancora più felice quando quasi tutta la famiglia Gilbert si presenta alla loro porta pronta per partire. Sospira silenziosamente guardando Elena evitare il suo sguardo. Saranno giorni lunghi quelli che dovrà affrontare insieme a lei, ma allo stesso tempo lontano da lei. il problema sorge quando Jane e Margaret vogliono stare nella stessa macchina durate il viaggio ed è proprio Damon a sacrificarsi e a fare a cambio con la piccola Gilbert lasciando suo fratello guidare la sua preziosa auto. Quindi si ritrova seduto accanto a Elena nei sedili posteriori di una classica quattro posti grigia perfetta per una famigliola felice.

La tensione alle stelle di certo non aiuta il pover uomo che deve affrontare l’agitazione percepibile della ragazza accanto a lui e lo sguardo divertito del suo migliore amico che lo guarda attraverso lo specchietto retrovisore centrale. Per non parlare anche del suo essere così orgoglioso da non voler pronunciare una minima parola durante quelle lunghe ore di viaggio. Ma c’è quella voglia di sfiorarle la mano ogni volta che la scorge con la coda dell’occhio vicino a lui, così tentatrice. Quelle dita lunghe e affusolate e le unghie tutte spezzate con uno strato sottile di smalto rosa. Messa lì, apposta per essere presa e stretta da lui.  Che cosa gli ha fatto quella ragazzina? C’è quel bisogno di smettere di essere così orgoglioso e farla sua, in tutti i sensi. Chissà se un giorno ci riuscirà davvero!

Elena, allo stesso tempo, avverte lo sguardo di lui farsi strada e arrivare a lei, per tormentarla e farle del male. Perché, diavolo, è stato Damon a incominciare. È stato lui a dire che si dovevano allontanare. È stata prima di tutto una sua scelta e l’errore di Elena è stato quello di assecondarlo. Si danna da sola, perché se solo lei l’altro giorno avesse lottato davvero, a quest’ora potrebbe essere tutto diverso. A quest’ora potrebbero essere seduti realmente vicini, magari senza ignorarsi completamente e magari… no, non può pensare ad un ipotetico presente. Sarebbe troppo difficile calmarsi poi in sua presenza. Perciò, si gode quel lungo viaggio, osservando il panorama al di fuori del finestrino.

La prima fermata che fanno è in Kentucky, in un’isolata stazione di servizio della statale 64. Si danno tutti una rinfrescata, prendono qualcosa da mangiare per pranzo e ripartono. E come se nulla fosse, Damon e Elena ancora non si parlano. A stento si guardano negli occhi e questa situazione l’hanno notata tutti i presenti, suscitando ancora più imbarazzo tra i due. C’è stato solo un piccolo sfioramento di mani alla cassa, mentre Elena si allunga per prendere un pacchetto di gomme da masticare alla fragola per Margaret (perché sa che le adora) e Damon prende il resto che il giovane commesso gli sta porgendo. Entrambi fanno finta di niente, ma sanno benissimo che qualcosa è successo. Damon resiste alla tentazione di restare imprigionato tra le dita della sua mano per non lasciarla più, ma la freddezza negli occhi di Elena lo tortura ogni momento che passano vicini. In realtà sono così lontani…

La seconda fermata  è alle porte del Missouri, a St. Louis, è pomeriggio inoltrato e la stanchezza del viaggio si fa ben sentire, soprattutto per Alaric e Stefan che guidano le auto. Un altro paio di ore e saranno arrivati a Kansas City dove si riposeranno per la notte in un motel per poi riprendere la mattina presto. Questa volta Damon è più allegro, perché dopo aver mangiato Elena si è appisolata e inconsapevolmente si è andata a posare sulla sua spalla come se fosse la cosa più normale del mondo. Al suo risveglio lei ha fatto finta di niente anche se un lieve rossore ha imporporato le sue guance per tutto il tragitto fino alla fermata. Damon sorride ancora perché quel lungo contatto l’ha fatto sentire meglio. Elena, invece, è tremendamente consapevole che quello che è accaduto in auto fa contento quell’uomo e in un certo senso si sente sollevata che lui ne sia felice e non infastidito. Ma si ripromette che non accadrà più, perciò si fa un bel caffè lungo così da poter rimanere sveglia fino all’arrivo in motel. Di ritorno in macchina non può fare a meno di notare lo sguardo divertito di Damon che lui tenta di nascondere, ma che non riesce a non ostentare, come se l’unica gioia della giornata fosse stato quel pomeriggio passato ad avere lei sulla sua spalla.

Arrivati a Kansas City (quella del Missouri, non del Kansas) finalmente è arrivata l’ora di dormire. Elena dovrebbe stare in camera con sua sorella, ma la bambina ha nuovamente voluto stare con la sua migliore amica in camera con Damon, quindi lei si ritrova da sola nella sua stanza, appollaiata al piccolo davanzale della finestra. Non riesce a dormire dopo il lungo sonnellino e il caffè. Quindi, per la prima volta, si compra un pacco di sigarette, le più leggere che trova nella macchinetta, si apposta fuori dalla sua camera e inala per la prima volta il fumo. Soltanto che il tentativo non va a buon fine e come ogni principiante inizia a tossire facendosi venire le lacrime agli occhi. Sente qualcuno ridacchiare alle sue spalle, e Damon è lì accanto a lei. Se lo sarebbe dovuto aspettare. Le loro camere sono adiacenti, ma Elena non può fare a meno di pensare che a quest’ora Damon dovrebbe dormire. Un moto di apprensione nasce dentro di lei.

“Non dovresti fumare, ragazzina.” La rimprovera bonariamente lui, mentre le si avvicina di qualche passo.

“Ma tu lo fai. Ti ho visto qualche volta!” lo accusa allontanandosi ai passi dell’uomo.

“Io, però, sono molto più grande di te.” Forse è questo il problema e Damon è lì pronto a rimarcarlo come se nulla fosse. Lui è grande, lei è piccola. Questo, di solito, non li ha fermati dal frequentarsi e diventare così intimi, ma adesso quella tremenda consapevolezza sembra pronta ad uscire ogni volta che si incontrano.

Per smorzare un po’ di imbarazzo, Elena allunga la mano con il pacchetto di sigarette verso di lui per offrirgliene una. Damon accetta volentieri, senza staccare mai lo sguardo dagli occhi di lei, come rapito da quegli occhi così accusatori. Forse non avrebbe dovuto dire quella cosa. Ci pensa già la realtà dei fatti a ricordare loro cosa sono, non c’è bisogno che anche lui debba evidenziare ciò che è vero.
“Dovresti dormire tu.” Gli ricorda lei dolcemente mostrando un po’ di preoccupazione nei suoi confronti.

“Mi sono riposato a sufficienza in auto questo pomeriggio. Se faccio le ore piccole questa notte non succede nulla.” È contento del fatto che si interessi a lui e, mentre aspira la sigaretta appena accesa, sente Elena sospirare. “Non dobbiamo per forza ignorarci.” Interrompe quel leggero attimo di silenzio prima che lei se ne vada. “Alla luce del sole, quando siamo circondate da altre persone, ma anche quando non lo siamo. Non dobbiamo per forza far finta di non esistere. Posso essere ancora tuo amico.”

“Sì, ma ci eravamo detti che non dovevamo vederci più.”

“Ma quando le circostanze lo rendono inevitabile… vuoi davvero ignorarmi per tutta la vacanza? Io non ce la faccio, Elena. Vederti e non poterti parlare.”  E non poterti baciare, ne ho davvero voglia.
Vorrebbe dirglielo veramente, ma sa che non può. Non può rischiare di esporsi così tanto. Non sa come potrebbe reagire Elena. O come  potrebbe reagire lui stesso. Ma le sue parole sembrano lo stesso colpire il cuore della ragazza e lo vede dal suo sguardo. Gli occhi si addolciscono e cullano l'uomo che ne resta sempre affascinato e interrompe il suo discorso per limitarsi ad ammirarla. La sigaretta si è consumata per metà e continua a bruciare tra le dita di Damon. Si salutano così, nel buio della notte con degli sguardi che fanno da tacito accordo alla loro tregua, che per il momento consentirà loro di potersi riappacificare.

La prima a entrare è Elena che si lascia alle spalle Damon e prima di entrare gli sorride. Lui finisce di fumare la sua sigaretta, senza godersela pienamente. È troppo felice. Dopo entra anche lui in camera e posa uno sguardo sul letto accanto al suo. Jane e Margaret sono nel mondo dei sogni e forse dovrebbe dormire un po' anche lui.

Il giorno dopo, si rimettono in viaggio ma questa volta Damon e Elena si ritrovano in due macchine diverse. Margaret continua a sonnecchiare con la testa appoggiata sulle gambe di Elena e questa volta, non come il giorno prima, la ragazza vorrebbe la situazione contraria. Ora che lei e Damon sono in pace si sente più serena, ma vorrebbe il suo amico lì con lei. Non saprebbe cosa dirgli, ma c'è questo incessante bisogno di averlo accanto che non la lascia mai. Si sente un caso perso, Elena, perché non passa momento in cui non pensa a Damon ma ormai è così. Dovrebbe rassegnarsi e vivere in pace con se stessa con queste sue nuove continue sensazioni.

Dopo un'ennesima fermata in un posto nel nulla, nel tardo pomeriggio arrivano ad Aspen. L'aria fredda di montagna e della sera rinfresca le menti dei viaggiatori che stanchi per essere stati in macchina apprezzano la bassa temperatura. Con il sole che tramonta, Elena si gode i raggi aranciati che illuminano il paesaggio innevato. Dietro di lei le due bambine sembrano già apprezzare la vacanza, raccogliendo un po' di neve per cercare di fare un piccolo pupazzo; Jenna e Alaric guardano il panorama abbracciandosi e stringendosi l'un l'altra; intanto mentre Stefan si mostra trafelato per svuotare le macchine dalle valige, Lily si ferma e indugia il suo sguardo sul porticato della casa, ricordando ogni suo singolo momento trascorso con l'amore della sua vita in quella casa; Damon è l'unico che non si guarda intorno ad ammirare il paesaggio o a ricordare giorni passati. Perché c'è Elena davanti a lui e preferirebbe ammirare lei in ogni momento della sua vita, piuttosto che stupirsi di fronte a un paesaggio naturale che non può competere contro la ragazzina.

Entrati in casa, la prima cosa che fanno è mettere un po' in ordine e pulire la casa inabitata ormai da anni ma un senso di malinconia inonda la famiglia Salvatore quando i loro occhi si posano su ogni particolare della casa. Ogni rifinitura in legno del tavolo della sala da pranzo, i divani, ricoperti da delle lenzuola, impolverati, l'arco all'ingresso con dei piccoli segni che segnano la crescita di Damon e Stefan. I due ragazzi avanzano lentamente in quel luogo, facendo affiorare nella mente ricordi ormai lontani. Sembrano quasi commossi al ritorno in quella casa. Un misto tra stupore e tristezza gli attanaglia. Damon cerca in tutti i modi di nascondere quello che prova. Quella casa riserva per lui tantissimi ricordi, sono un’altra debolezza e questa se la vuole tenere per sé. Non vuole che Elena scavi troppo dentro di lui e non perché non voglia mostrarsi per ciò che è veramente, ma perché questo causerebbe un ulteriore legame con la ragazzina e vuole evitare, sinceramente, che si avvicinino troppo. Perché lui è come il fuoco, Elena sembra esserne attratta, ma se si avvicinasse più del dovuto, allora si scotterebbe e Damon questo non lo vuole. Per il bene di tutti dovrebbero smettere di provare quello che sentono e andare avanti. Eppure sente già di aver perso in partenza.

La prima cosa che fa è andare verso la sua vecchia camera, quella al piano di sopra. È piccola, ma accogliente. Il letto a due piazze è ricoperto da un lenzuolo bianco, come il resto dei mobili in tutta la casa; accanto la finestra rotonda consente di mostrare un’immagine parziale del panorama, mentre il soffitto obliquo si abbassa sempre di più verso l’altra parte della stanza, lasciando spazio a solo mezzo metro di altezza dove ci sono dei cassettoni uno accanto all’altro che fanno le veci di un armadio. È tutto come se lo ricordava. Confortevole nonostante il bianco del legno e la parete blu. Non sono decisamente i suoi colori, ma per essere stata la camera di un bambino all’epoca andava più che bene e sa che a Jane sarebbe piaciuta. Soprattutto quell’oblò vicino al suo letto. Dopo aver tolto tutta la neve dal davanzale esterno, avrebbe messo una sedia sotto di esso così da poter farci salire sopra sua figlia e godersi la vista. La sua osservazione viene interrotta da uno spiacevole stridio di sottofondo. Qualcosa di metallico che striscia pesantemente sul pavimento. È suo fratello che sta portando una brandina in camera sua.

“Dovrai sopportarmi per un po’, fratello. Non ci sono abbastanza camere qui e la mia se la prendono Jenna e Alaric.”

Ciò vuol dire che la camere degli ospiti, l’unica che si trova al piano di sotto sarà di Elena. Sicuramente è un bene che sia la più lontana da lui.

Dopo aver sistemato la casa il più possibile. Damon e Alaric si sono impegnati ad accendere il camino nel soggiorno e dopo cena, i Gilbert e i Salvatore, si sono radunati sui divani attorno a esso, bevendo una deliziosa cioccolata calda per fare un po’ di chiacchiere prima di andare a dormire. Il giorno dopo alcuni di loro si sarebbero dovuti svegliare presto per godersi le montagne e andare a sciare. Cosa che ovviamente il maggiore dei Salvatore non potrà fare.

Damon continua a osservare Elena. Cosa che ha fatto per tutta la serata. Ne è rimasto incantato. Non l’ha mai vista così sorridente da quando la conosce. Forse sarà la luce del camino a illuminarle lo sguardo, ma la trova particolarmente bella in una situazione che sa tanto di casa. La sua casa. E in quest’immagine c’è anche Elena, di fronte a lui, che a volte fissa lo sguardo nel suo per qualche secondo per poi abbassarlo verso il fondo della tazza che nonostante sia vuota, lei continua a tenere in mano. Quelle mani tremano, nonostante la pesante coperta di lana, nonostante il fuoco nel camino. Eppure lei trema. Sembra che abbia freddo e lui vorrebbe coprirla, abbracciarla, per farla sentire al caldo. Ma non può. Ci sono tra di loro quasi una camera intera e un tavolino a separarli e parenti sicuramente impiccioni che farebbero troppe domande.

Quell’immagine lo tormenta per tutta la serata, mentre è sul letto con sua figlia accoccolata contro il suo petto e Stefan sull’altro che russa eccessivamente. Si addormenta così. Con lo sguardo di Elena abbassato e le sue mani tremanti.

Il giorno dopo tutti si alzano di buon’ora. Damon prepara sua figlia mettendole dei vestiti pesanti e si assicura che abbia le giuste precauzioni. Sa che non scierà, ma immagina che sua madre la porterà alla pista di pattinaggio per bambini insieme a Margaret, così anche le più piccole potranno divertirsi. Dove probabilmente trascorrerà anche lui la maggior parte del tempo, visto che non può fare attività fisica. E infatti è così. Lily Salvatore non ha nessuna voglia di percorrere le piste più ripide della montagna, perché sicuramente i ragazzi faranno quelle e propone alle bambine di divertirsi sul ghiaccio.
Il mattino viene trascorso in questo modo. Con Jenna, Alaric, Stefan e Elena a sciare e il resto della famiglia alla pista di pattinaggio.

Jane e Margaret sono entrate in pista da ormai un’ora e sembrano non voler smettere. Damon e sua madre intanto si rilassano seduti a un tavolino di bordo pista mentre si godono una buona tazza di tè verde. L’uomo continua a osservare pensieroso le due bambine che pattinano appoggiate a un tutore che consentirà loro di non cadere e questo lo rende più tranquillo. Ciò gli permette di portare i suoi pensieri a tutt’altra parte. Lily Salvatore, da buona madre, se ne accorge. Ovviamente.

“A cosa stai pensando?” gli domanda a bruciapelo, anche se potrebbe mettere entrambe le mani sul fuoco per la risposta. La conosce già.

“A quanto mi sia mancato questo posto. Erano anni che non ci venivo.” Damon continua a scrutare l’orizzonte, oltre le montagne. Gli è sempre piaciuta quella vista. Lo faceva sentire al sicuro, come se quei monti potessero proteggerlo da tutto il mondo e allontanarlo da tutte le preoccupazioni. “Papà lo adorava.”

“È per questo che ti ha lasciato questa casa. Sapeva che l’avresti apprezzata di più rispetto a tuo fratello. Invece la villa a Mystic Falls ti ha lasciato troppi ricordi negativi.” Vede il figlio annuire mentre diventa sempre più serio.

“Penso perché sia per il fatto che l’associo molto alla sua morte, mentre qui ci sono solo ricordi belli e penso di avere un’opportunità in più per stare bene.” Era un po’ che ci pensava. In realtà quest’idea gli ha sfiorato parecchie volte la mente, fin da quando è stato colpito. Andarsene da Mystic Falls e passare il resto della sua vita ad Aspen. Non sarebbe una cattiva idea, ma a volte ripensa a sua figlia e sa che non potrebbe mai portarla via dalla sua vita.

“Ti vuoi mettere a fare l’eremita?”

“No. Sarebbe troppo complicato, ma potrei decidere di passare qua molte vacanze di Natale e anche qualche estate. Jane si divertirebbe.”

“E tu troveresti il tuo paradiso personale.”

“Già.”

“E Elena?”

“Elena cosa?” le chiede facendo il finto ingenuo, ma sa dove sua madre vuole andare a parare.

“Non ci porteresti qui Elena?”

“A quanto pare ce l’ho già portata.” Le risponde sarcastico, mentre la madre allunga un mezzo sorriso d’intesa verso il figlio.

“No, dico sul serio. Quando finirà questa cosa del volervi ignorare?”

“Non ci stiamo ignorando.”

“A no?”

“No. L’altra sera ci siamo chiariti e adesso va tutto alla grande. Solo che non abbiamo nulla da dirci.”

“Lo vedremo.” E il discorso si chiude in questo modo. Perché prima che Damon riesca a chiedere spiegazioni alla madre per il suo modo di fare, lei si è già alzata per richiamare Jane e Margaret. Si sta avvicinando l’ora di pranzo e le due bambine se continuano a stare lì potrebbero prendersi un malanno.

La giornata trascorre tra le risate e le chiacchiere delle due famiglie. Sembra essere tutto normale: una vacanza come un’altra nel pieno del periodo invernale, dove la neve è abbondante sulle montagne e sia i bambini che gli adulti sono contenti di godersi un po’  di meritato riposo. Allora perché sia Damon che Elena sentono quella strana e opprimente sensazione nel petto? Non è la prima volta e questo si sa. Ci hanno quasi fatto l’abitudine, ma a nessuno dei due sta bene. Il fatto che la loro giornata deve dipendere dai loro sentimenti così impetuosi, che non riescono a fermale, è snervante e li fa impazzire.
A fine giornata sono di nuovo tutti quanti davanti al camino, ma questa volta la fortuna per Damon non è girata a suo favore. Il giorno prima Elena era lontana da lui. Era sotto i suoi occhi per tutto il tempo, questo è vero, ma almeno era a debita distanza. Questa volta, invece, lui è stato l’ultimo a sedersi e ovviamente l’unico posto libero è stato quello accanto a Elena. Il che è peggio. Perché può continuare quanto vuole a tenere il volto verso il suo migliore amico e può passare tutte le ore a non voltarsi verso di lei e guardarla, ma davvero il suo pensiero non smette di ritornare a quella ragazza. Semplicemente perché le loro ginocchia si sfiorano, e le braccia si toccano. E quando Elena per il freddo eccessivo si abbraccia da sola, inavvertitamente con una mano sfiora il braccio di Damon. Accarezzandolo. Quell’ingenua e non voluta carezza a Damon riscalda molto più di qualsiasi fuoco. Quindi, a un certo punto, dopo l’ennesima scossa di brividi, lui si avvicina ancora di più a lei e le porge metà della sua coperta. Non vuole lasciare sottintendere nulla, vuole solo tenerla al caldo, ma quando Elena si sistema sotto la pesante stoffa di lana, nasconde la sua mano e arriva a sfiorargliela, all’oscuro da tutti. Si tengono per mano fino a quando non decidono di andare a dormire.

Non sa cosa significhi quel tocco, forse non lo sa nemmeno Elena, però va a letto più tranquillo, senza quell’opprimente sensazione nel petto.

Adesso è Elena quella a essere più preoccupata. Non sa veramente che le ha preso. Prendere per la mano Damon. Le è sembrato un gesto così spontaneo che l’ha fatto senza pesarci due volte. Poi, quando si è resa conto di quello che ha fatto, ormai è stato troppo tardi: le sue dita si sono incrociate alle quelle di Damon. Lui le accarezza il dorso della mano con il pollice e Elena stringe sempre di più, beandosi del dolce tocco di quell’uomo. Puramente innocente, ma spiazzante.

Questa notte non dorme. È in camera da sola e la luce del lampione che proviene fuori dalla finestra la distrae, le dà fastidio e decisamente non le concilia il sonno. Forse è solo una misera scusa. Non è di certo questa la ragione della sua insonnia. Un’altra persona è sempre fissa nei suoi pensieri e questo rende Elena nervosa, fino all’inverosimile. Perciò si alza dal letto e va ad abbassare la veneziana, ma nulla da fare: è ancora troppo sveglia. Perciò esce dalla camera e va verso la cucina. Forse una tazza di camomilla è il rimedio ideale.

Nel silenzio della casa, però, Elena percepisce un leggero movimento, uno scricchiolio delle assi di legno del parquet. Si spaventa per un attimo, poi vede lui a pochi metri da lei. La fissa dalla soglia della porta e resta immobile senza un motivo. Forse è solo sorpreso di vederla lì.

“Scusami.” Le dice prima di tutto. “Ho visto la luce accesa e pensavo fosse mia madre.”

È come se ogni suo pensiero si stesse realizzando in quel momento. Lei è lì, da sola, che pensa a Damon e dopo un paio di minuti se lo ritrova davanti, lasciandola confusa, disorientata. Come un effimero sogno o un ricordo vago. Il punto che Damon non è una figura di passaggio. È presente, forse troppo, nella sua vita.

“Non fa niente. Io… non riuscivo a dormire e sono venuta qui per prendermi qualcosa.”

“Oh. Stai bene? C’è qualcosa che non va?” si avvicina di qualche passo e Elena davvero non vuole che lui diminuisca le distanze in questo momento. Si sente troppo vulnerabile per potergli resistere.

“Sì, io sto bene. Avevo solo bisogno di rilassarmi un po’.” Indietreggia di qualche passo e solleva una mano tra di loro, come se potesse essere proprio quella a impedire ai due di fare qualsiasi cosa. Ma in questo momento, a Elena, sembra essere la cosa più ovvia.

“Va bene. Allora che ne dici se ci rilassiamo insieme bevendo qualcosa fuori, sotto il portico?” vorrebbe davvero dirgli di no, ma non ce la fa a resistergli, specialmente quando lui usa la tattica dello sguardo da cucciolo bastonato. Non è per niente leale e la ragazza è sempre tentata quando fa quegli occhi. Quindi annuisce, asservita al suo sguardo.

“Preparo una tazza anche per te.”

Sotto al portico della casa di Aspen, Damon e Elena sono avvolti nei loro giubbotti e nella coperta e si riscaldano con una buona tazza di camomilla, sperando così di poter scacciare tutte le preoccupazione che non fanno chiudere occhio a nessuno dei due. Se non fosse per il lampione sulla porta d’ingresso, ci sarebbe il buio completo. La luna nuova non è lì a illuminare il cielo e solo tante stelle rendono piacevole la vista. Poche nuvole si scorgono all’orizzonte, dietro le alte montagne, e in realtà non fa così tanto freddo. Non c’è vento, per fortuna, e Elena sente il corpo di Damon accanto al suo che la riscalda per bene.

“Ti volevo chiedere scusa. Per prima, intendo. Non volevo prenderti per mano. È solo che l’ho fatto senza pensarci e poi non ho avuto voglia di separare le nostre mani.” Arrossisce ammettendo quella piccola confessione che in realtà sembra far sorridere Damon. Sì, perché lui è compiaciuto che la ragazza abbia in un certo sento avuto la stessa sensazione che ha avuto lui.

“L’importante è che non se ne sia accorto nessuno.” Asserisce solamente Damon.

“Tutto qui?”

“Che cosa?”

“Io praticamente ti dico che mi ha fatto bene tenerti per mano e tu te ne esci solamente con quella affermazione? Come se ti vergognassi di farti vedere con me!” all’improvviso Damon si sente terribilmente confuso. Non ricorda che sia accaduto tutto ciò.

“Dio, perché voi donne travisate sempre tutto? Quando, di grazia, ti avrei detto di vergognarmi di te? Perché di certo io non ho detto queste parole. Non voglio che nessuno ci veda per un’altra ragione.”

“E quale sarebbe?” adesso si sta davvero agitando. Non sa davvero perché ha reagito in quel modo. Lo ha attaccato d’impulso e senza pensarci e adesso se ne è già pentita. Soprattutto si è pentita perché ha fatto innervosire Damon. Una parte di lei non vuole assolutamente che lui inizi a parlare in questo modo, perché, in un strano e contorto ragionamento della sua mente, così la inizierebbe a trattare davvero come una ragazzina. Eppure, un’altra parte di lei, sembra scoprirsi piacevolmente sollevate per la reazione dell’uomo. In questi mesi lo ha sempre visto trattarla con dolcezza e riguardo. A volte ha alzato la voce, ma solo per poter esprimere alcuni sentimenti. Invece, vederlo provare quella diversa emozione mostra un’altra sfaccettatura di Damon, forse più reale e umana di qualsiasi altra.

“Dio, Elena, non voglio che gli altri ci vedano perché non devono pensare che ci sia qualcosa che in realtà non c’è. Io ti voglio davvero bene, sei una persona importante per me e quando sento mia madre parlarmi di te, di noi due, provo sempre quella strana rabbia, perché tutto ciò che dice non si è ancora avverato.” A fatica prova ad alzarsi dalla panchina del portico, ma Elena lo ferma con un braccio e si avvinghia con tutta la forza che ha ad esso.

Ha sentito esattamente tutto quello che le ha detto Damon. Si è soffermata su quelle poche parole che le hanno fatto accelerare il cuore e ora non si vuole staccare da lui. Le vuole bene; È importante per lui; E soprattutto desidera quello che tra loro due non è ancora successo. Praticamente vuole tutto ciò che vuole lei. Sinceramente è stufa della decisione che Damon aveva preso il giorno di San Valentino. Dice che devono fare chiarezza su ciò che vogliono, ma qui e ora sembrano avere entrambi le idee abbastanza chiare. Si vogliono l’un l’altra. Quindi perché continuare a prolungare quell’agonia?
“Ti voglio bene anche io, Damon.” Glielo dice con una vocina piccola. Talmente leggera che Damon sembra esserselo sognato.

“Quindi cosa facciamo?”

“Andiamo avanti.”

“Come?”

“Insieme, ti prego.” Lei adesso lo guarda negli occhi. Lo sguardo implorante di chi non ce la fa più ad aspettare.

A Damon manca il respiro. Ogni parte di lui gli sta dicendo di andare da lei, di affrontare ogni mostro insieme. Si porge in avanti e appoggia la sua fronte contro quella di lei. Elena fa scivolare la sua mano dietro il collo; le sue lunghe dita si intrecciano a quei morbidi capelli. Sente il suo respiro infrangersi contro il volto e poco dopo le parole di Damon, forti e decise.

“Ho paura che tutto poi ci si ritorcerà contro. Ho paura che un giorno tu possa soffrire, ancora di più di quanto tu non stia facendo adesso.”

“Io non voglio vivere con questi se… siamo grandi entrambi, possiamo prendere delle decisioni. Ciò che faremo in futuro potrebbe ritorcersi contro, hai ragione. Ma perché escludere l’ipotesi che tutto fili liscio?”

Ha ragione. Lui ha dato per scontato che qualsiasi cosa faranno, andrà male. Che non saranno felici insieme. Eppure la prospettiva di un futuro più felice, con Elena, si sta spalancando in questo esatto momento. Mancano pochi centimetri a dividerli e Damon non ce la fa più a trattenere le distanze. Prende in mano la tazza di Elena e la appoggia a terra vicino a quella sua, poi si va avanti. Le prende il viso tra le mani e la bacia. Un bacio dolce, uno di quei baci che senti in tutto e per tutto, perché esprime ogni sentimento con un semplice sfioramento di labbra.  Elena si stringe forte a lui, felice e commossa, di star facendo la cosa giusta. Per lei. Per loro. Quel bacio non è altro che la prova di quanto Damon e Elena siano legati. In poco tempo, pochi mesi, ma è accaduto, come la cosa più improvvisa di tutte, ma con una lentezza estenuante, che li ha resi impazienti come lo sono adesso.

“Papà?” la voce della piccola Jane proviene dall’interno della casa e un attimo dopo, giusto il tempo di staccare le labbra, la bambina esce fuori di casa con solo il pigiamino. “Mi sono svegliata e non ti ho visto.” Si stropiccia gli occhi per il sonno e rabbrividisce per la leggera folata di vento.

“Jane dovresti essere a letto. Così ti ammalerai!” la rabbonisce Damon prendendola in braccio e portandola dentro casa.

“Ma voglio stare con te!” Elena li segue tranquilla fino alla camera di lui, ma prima che se ne vada a dormire, Damon risbuca fuori e la prende per mano, stringendola con forte dolcezza.

“Continuiamo il nostro discorso domani?” lei annuisce convinta e lui si sporge per darle un altro bacio. Più veloce, ma con la stessa potenza e lo stesso trasporto di prima.

Elena ritorna al piano di sotto e si butta sul letto. Adesso è ritornato il silenzio nella sua testa. C’è solo il battito forte del suo cuore che le fa compagnia  e con quel dolce suono finalmente riesce ad addormentarsi.

Il mattino seguente Elena si inventa la scusa di un leggero mal di schiena, per non andare a sciare e accompagna Damon e sua madre a sorvegliare le bambine sulla pista di pattinaggio, ma dopo un’oretta trascorsa a sorvegliarle, probabilmente Lily riesce a percepire qualcosa nell’aria e quindi propone alla bambine di andare a fare un po’ di shopping, lasciando così i due da soli.

Elena è appoggiata su una balaustra di una terrazzina per ammirare al meglio il paesaggio, quando a un tratto  sente due mani posarsi sui suoi fianchi e due labbra baciarle la testa. È così spontaneo che quasi non ci crede, eppure è vero. Sono vere quelle mani, quelle labbra, quel respiro e quel cuore che batte nel petto di lui, dietro la sua schiena. Come il suo.

“Finalmente soli.” Le sussurra contro l’orecchio prima di scostarle i capelli e baciarle una porzione di collo.

“Il tempo non passava più.”

“Ti voglio invitare a cena, oggi.”

“E cosa diremo agli altri.”

“La verità. È un appuntamento.” Il che è vero, non dovrebbero nasconderlo, non ce ne sarebbe alcuna ragione, ma Elena sperava di tenerselo ancora tutto per sé. Ma non può, lo capirebbero subito.
“Quindi che cosa dirò a mia zia quando lei mi chiederà perché usciamo di nuovo solo noi due soli?”

“Che questa volta è diverso perché stiamo insieme.” E Elena sorride perché sentirglielo dire la rende davvero felice. “Ci ho riflettuto bene questa notte e hai ragione: proviamoci. Diventa la mia ragazza e affrontiamo tutto quanto insieme, se poi le cose diventeranno complicate allora noi troveremo una soluzione, ma mi sono stancato di fasciarmi la testa prima di rompermela.”

Intanto la ragazza si è girata e delicatamente ha circondato il suo collo con le sue braccia mentre Damon si è appoggiato completamente a lei, lasciando andare il bastone a terra. Il rumore che l’oggetto crea un rumore sordo e fa distrarre alcuni turisti che si godono il paesaggio. Adesso tutti i presenti possono notare un uomo e una ragazzina che  si baciano e sorridono uno sulle labbra dell’altro.



 
§§§



 
Elena prima di partire non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a un appuntamento con Damon, perciò non ha davvero nulla di elegante in valigia. Si è dovuta accontentare del suo morbido maglione di lana biacca e della gonna lunga da giorno che nasconde un paio di calze veramente pesanti e delle scarpe poco aggraziate. L’unico accessorio che si potrebbe definire davvero carino per l’occasione sono gli orecchini d’argento che le ha prestato Jenna: dei lunghi fili argentati che onestamente le illuminano lo sguardo. In sostanza, se Caroline l’avesse vista uscire per un appuntamento conciata in quel modo, avrebbe dato di matto e l’avrebbe rinchiusa in casa fino a quando non avrebbe trovato l’abbigliamento adatto a quell’occasione. Avrebbe avuto da ridire anche sul filo di trucco che Elena si è limitata a mettere.

Per fortuna Damon non è uno che bada a queste cose e onestamente trova Elena incredibilmente bella in qualsiasi circostanza. Quindi non gli importa un fico secco di cosa si è messa addosso, tanto il suo programma non prevede nessun ristorante chic e nessun evento elegante. In verità non devono nemmeno spostarsi tanto da casa, così non necessitano di prendere la macchina.

“Allora mi vuoi dire dove mi stai portando?” gli chiede Elena ansiosa e soprattutto curiosa di sapere.

“No. Preferisco godermi la tue espressione quando arriveremo alla meta.” Ma la ragazza non deve aspettare molto prima di conoscere la destinazione. “Ho questo mio amico, Tim: è il macchinista della cabinovia. Suo figlio è nell’esercito e quando mi ha chiesto di tenerlo d’occhio qualche anno fa, io l’ho fatto. Ovviamente l’ho fatto senza voler nessun tornaconto, ma mi sono approfittato della sua gentilezza stasera.”

Si fermano all’improvviso davanti la cabinovia. Una delle cabine è arrivata alla base e all’apparenza non sembra avere nulla di diverso, ma  quando Damon la conduce al suo interno vede delle piccole candele posizionate su un tavolino al centro e delle cloche che ricoprono le portate della serata.

“Purtroppo qui è troppo piccolo per farci stare anche i camerieri, quindi non avremo molto da mangiare.”

“Damon stai scherzando? È … perfetto.” Si volta verso di lui e Damon può notare il suo sguardo, illuminato semplicemente dalle luci delle candele, pieno di gratitudine. Elena gli si avvicina lentamente e gli posa le mani sul petto. Si allunga per baciarlo, ma il momento è interrotto dallo stesso uomo per farla accomodare accanto a lui nella cabina. Dopo la chiusura delle porte automatiche, Damon solleva le cloche rivelando così due succosi filetti alla Wellington. Iniziano a cenare, ma dopo appena un paio di minuti la cabina si ferma.

“Che cosa sta succedendo?” gli domanda preoccupata.

“Tranquilla è tutto secondo i piani. Siamo solo arrivati sul punto più alto.”

“Allora perché non riscendiamo?”

“Perché per un’oretta resteremo bloccati qui. Tim resta a controllare il macchinario. Fa il turno di notte, quindi non corriamo nessun pericolo. Ma adesso, voltati.”

Elena è ancora un po’ reticente, ma si fida abbastanza di Damon per potersi finalmente calmare. Quindi si volta così come lui ha suggerito di fare e davanti a sé scopre uno spettacolo meraviglioso. Le luci di Aspen e delle città limitrofe di notte rendono il panorama sensazionale e Elena resta senza parole, perché non ha mai visto un luogo così magico.

“È bellissimo, Damon.”

L’uomo si avvicina a lei e le circonda le spalle con le braccia. Elena gira il capo per incrociare i loro sguardi e gli sorride, ormai troppo assuefatta da quell’uomo per potergli stare lontano.

Lo bacia, ancora una volta. Non le basta mai. Le sembra di poter continuare in eterno e questa volta non vengono interrotti. Questo è davvero importante. Non la cena, nemmeno il panorama. È lui che rende tutto speciale e non sa che a Elena sarebbe bastato portarla anche in un fast-food. L’importante sarebbe stato avere lui con lei. Il resto non conta. Quindi continuano a baciarsi, perché Elena non vuole smettere; perché Damon si fa sempre più vicino e la preme contro il vetro del finestrino pur di stringerla sempre più forte. Se questo è un modo di dimostrarle ciò che prova, allora a Elena basta. Non c’è bisogno di parole o altri gesti. Deve solo baciarla. Baciarla fino a star male, fino a quando non avranno bisogno di altra aria, fino a quando non si stancheranno o dovranno ritornare a casa. Si baciano perché continua a pronunciare il suo nome sulla sua bocca; perché Damon le sfiora il volto con delicatezza, ma le marchia la pelle. Diventa sua con un solo bacio e lui diventa suo, sempre di più, a ogni respiro, a ogni sguardo. Le labbra lentamente si dischiudono e le lingue si sfiorano e in un’estenuante danza s’incrociano. Tutta la dolcezza non scompare, ma si affievolisce. Lascia il posto a un sentimento ancora più potente. La passione. Non vanno oltre. A Damon e Elena basta semplicemente baciarsi in questo momento, ma sentono quel principio di fiamma nascere nei loro petti. Forte, travolgente, sconvolgente. Li intrappola in una rete che li lega l’un l’altra. O una bolla che li allontana da tutto il mondo.

Elena si ancora a lui con maggior forza. Lo stringe possessivamente  e a volte perde il fiato. Quando si stacca per respirare, Damon continua a baciarla. Sull’angolo delle labbra, sulla guancia sul collo. Lei chiude gli occhi persa in un vortice di emozioni e sentimenti che non crede mai dia ver provato. Si bramano a vicenda in un modo così stranamente puro che spaventa entrambi. Nessuno dei due vuole andare oltre, eppure hanno tempo e spazio per farlo, ma sentono il bisogno di non correre troppo, di non bruciare le tappe. Restano a baciarsi per tutta l’ora che resta, fino a quando la cabina non si mette a fare il percorso inverso e Damon e Elena smettono solo perché devono tornare a casa. Anche se non ne hanno voglia.

“Chissà come reagiranno gli altri alla notizia.” Dice Damon prendendo Elena per la mano mentre si avviano verso casa.

“Chissà come reagiranno le bambine.” Lo corregge mentre sorride. Saranno sicuramente felicissime.

“Dobbiamo essere cauti con loro e parlargliene in un momento più tranquillo. Magari stasera è troppo presto. Aspettiamo, ritorniamo a Mystic Falls e poi decidiamo per bene che discorso fare.”

“Hai ragione. Sono piccole, ma devono capire bene il significato di certe cose.” In effetti se dicessero subito a Jane e Margaret dell’inizio della loro relazione, potrebbero fraintendere. Non che ci sia nulla da non capire alla fine: si sono messi insieme. Forse è una delle cose più semplici e spontanee della vita, ma con i bambini bisogna parlare con calma e spiegare loro il senso profondo delle cose. “Aspetteremo un po’ con loro.”

“Dovrai vedertela da sola. Lui ormai ha la sua vita. Se mi mettessi in mezzo sarebbero guai anche per me.”

È questo quello che sente Damon, non appena lui e Elena entrano in casa, da suo fratello. Stranamente quando Stefan si accorge della sua presenza chiude repentinamente la chiamata del cellulare e sua madre si alza dalla poltrona quasi in ansia. C’è qualcosa che non va, ne è sicuro.

“Salve a tutti. Che sta succedendo?”

“Nulla tesoro.” Lily inspira profondamente. Sì, qualche strano pensiero la turba e lei sta cercando di nasconderlo. “Come è andata la serata? Siete tornati presto.” Deduce lei prontamente, mentre abbassa lo sguardo verso le loro mani unite. “Anche se vedo che sia andata piuttosto bene.”

Damon e Elena si staccano cercando di non evidenziare troppo la cosa, ma ormai sono stati beccati come due bambini con le mani in un barattolo di marmellata.

“Io vado a cambiarmi.” Annuncia Elena arrossendo e allontanandosi da lui definitivamente prima di andare al piano di sopra. Damon la guarda sorridente mentre continua a seguirla con lo sguardo fino alla fine. Prima di scomparire completamente Elena sente gli occhi del suo ragazzo (sì, è piacevole solo pensarlo) che puntano contro la sua schiena, e si volta. Lui le sorride, ma questa volta solleva solo un angolo della bocca. La sta solo prendendo in giro per farla sentire un po’ a disagio. Gli fa la linguaccia come se fosse una bambina. Che impertinente!

“Qualcosa mi dice che tra te e Elena le cose siano andate per il verso giusto stasera.” Lo rimbecca Stefan facendogli segno di sedersi accanto a lui. Vuole sentire tutta la storia, non c’è dubbio.

“È andata come doveva andare. Alla grande.”  Conferma loro. “Jane dov’è?”

“Era stanca di aspettarti. Oggi ha pattinato più del solito. Perciò è andata a dormire con Margaret, Jenna e Alaric.”

“Se vuoi posso lasciarti la stanza per te e Elena, fratellone.”

“Stefan!” lo rimprovera Lily per i suoi modi scortesi.

“Imbecille!” Dio, quanto si sente felice. Si è già dimenticato di quello che turbava i suoi famigliari ma sa che ritornerà presto su quell’argomento.

Dopo una settimana trascorsa ad Aspen, Elena e Damon hanno detto a tutti della loro relazione, tranne alle bambine. Per sino quando Caroline ha chiamato per sapere come andasse, la ragazza ha dovuto dire la verità e dopo solo mezz’ora  ha ricevuto anche la chiamata di Percy. Da quando i qua quei due si parlano? Elena si è sentita a disagio, soprattutto quando Damon si è accorto chi fosse all’altro capo del telefono. Non perché Damon sia geloso, ma quel ragazzo lo rende nervoso. Troppo aperto, troppo spontaneo, è quasi il suo contrario o forse gli ricorda troppo spesso il sottoscritto qualche anno prima. Il Damon di un tempo. Non vuole che Elena stia lontana da quel Percy. Sono buoni amici. Ma lui stesso preferisce non incontrarlo.

Soltanto è che quando ritornano a Mystic Falls, problemi ben più pesanti affrontano Damon. Non il sè stesso di adesso. Non quello di un tempo. Ma un fantasma che ritorna. Una questione irrisolta che prima o poi sarebbe dovuta ritornare a galla.

Quando lui e la sua famiglia scendono dall’auto e stanno per entrare in casa, un taxi si ferma davanti alla villa.

 Una figura snella e longilinea ne esce fuori, lasciando tutti senza parole.

Katherine.



 
Note finali: salve a tutte! Vi sono mancata? Spero di sì, perché sono qui con un nuovo capitolo de "Il soldato e la ballerina". Vorrei darvi un paio di avvisi. Come avete notato, per chi continua seguirmi, non sto aggiornando più come una volta. Per me è iniziata l'università e nonostante sia un po' più libera con gli impegni, ho più da studiare e lo sforzo mentale è più grande di quanto pensassi. Perciò arrivo a casa stanza e non scrivo tutti i giorni, a volte passano delle settimane senza scrivere e per fortuna quando lo faccio cerco di impegnarmi e di scrivere il più a lungo possibile. Ora... nonostante l'estate è di consuetudine il periodo più libero che noi comuni mortali possiamo avere, avevo in programma di scrivere tre capitoli così da portarmi un po' avanti con la storia e non lasciarvi troppo tempo a bocca asciutta. Ma purtroppo inizia la sessione estiva è proprio domani ho un esame, il primo dei quattro. Quindi mi aspetta un lavoraccio questa estate e riuscirò a scrivere sicuramente un capitolo, al massimo due (ma non vi prometto nulla). Soooo... spero che voi siate clementi con me e soprattutto pazienti. Non intendo abbandonare questa storia, perché nonostante gli impegni, nonostante la voglia di scrivere altre cose, cerco in tutti i modi di portare a termine i miei impegni e... mi manca terribilmente il Delena, quindi resto ancorata a questa coppia anche più di prima e ho voglia di dirvi tutto quello che ho da dire su loro due perché, potrò sembrare un'inguaribile e forse anche infatile romantica, ma credo che la loro sia una delle storie d'amore più belle di sempre. Non vedere Elena nella serie tv mi rattrista tantissimo e mi lascia con la bocca asciutta. Damon è forte, va avanti, a volte cede, a volte si fa più forte e la maggior parte delle volte o lo fa per Stefan o lo fa per l'amore della sua lunghissima vita. Non vedere Elena a supportarlo è uno strazio e vederlo andare avanti senza di lei, che sopravvive solo per aspettare il suo risveglio mi amareggia. Non abbandonerò mai questa storia perché forse è l'unica cosa che non mi fa allontanare da quella coppia, nell'attesa del vero Delena reunion (che la Plec faccia qualcosa di epico...). Inoltre mi sono appena resa conto che questa storia a marzo ha compiuto un anno ormai, il che mi fa suggerire che dovrei accelerare di molto i tempi. Scusatemi.
Non vi commento il capitolo perché lascio a voi tutte le considerazioni. Rigrazio semplicemente chi ha recensino lo scorso e lontano capitolo, ovvero: Ella3 e chicchi93.
Passate una buona estate,
Mia.
   
 
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