Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: FallenAngelsGoToHell    14/06/2016    1 recensioni
-Tu Anne pensi che a me non importi un accidente di te, vero?-
-No, io non … -
-Tu pensi che non mi freghi un cazzo se ti lasci toccare da qualsiasi coglione ubriaco, giusto?-
Non è arrabbiato. E’ furioso. E sa tutto. Il suo tono non ammette repliche. E forse sarebbe meglio non replicare. Ma tu sai che non devi dare giustificazioni a nessuno, tanto meno a lui. Eppure è come se dentro di te una voce ti gridasse che, in fondo, sei stata solo una stronza. Perché lo sapevi che a lui importava.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



E’ terribilmente divertente girare sulla giostra della vita. Un vortice inarrestabile, coinvolgente, a tratti surreale, che ti intrappola, famelico, e ti sbatte in ogni direzione assieme a tante altre persone, tutte come te, insensibili, inconsapevoli, ma terribilmente reali.

Non trovi anche tu che sia una cosa fantastica? Vedere il mondo che ruota attorno a questo centro pulsante, brulicante di vita, cosciente della sua perfezione e della sua importanza.

E’ divertente sì, … poi a un tratto la musica finisce, la giostra rallenta … lentamente i sorrisi si deformano in smorfie apatiche, amorfe … e tutti si trasformano in pupazzi di cera a cui una bambina distratta si è dimenticata di dare la voce, abbandonandoli sul dondolo, per andare a scegliere un gioco più bello.

Ecco, succede adesso. E’ questo il momento. L’esatto istante in cui ti alzi, barcollando, incespichi, e capisci che la giostra della vita, tutto sommato, ti fa solo venire voglia di vomitare.

 

-Sei arrabbiato con me?-

Istintivamente abbassi la voce. Ti senti impudica nel fare questa domanda. Impudica e cattiva. Perché lo sai che lui è arrabbiato con te. E sai anche il motivo di questo silenzioso astio. Ma finche non te lo dice, per te è come se ogni cosa fosse a posto.

-No, va tutto bene-

Non gli credi. Lo vedi tormentarsi le mani e corrugare la fronte. Lo vedi fissare ancora di più gli occhi sul pavimento, sforzandosi di non voltarsi verso di te.

Aspetti qualche secondo. Forse un minuto. Poi decidi che ne hai abbastanza. Perché in fondo cosa ti trattiene lì, con il fiato sospeso e quella strana agitazione nelle vene, nell’intento di aspettare una spiegazione da un tuo amico? Quale obbligo hai ne suoi confronti?

Tuttavia, non ti senti tranquilla. Succederà qualcosa e non sarà piacevole. Accadrà e, in un modo o nell’altro, ti farà del male. Eppure non fai nulla. Aspetti che ti parli. Aspetti e tendi l’orecchio per sentire meglio il rumore di un’amicizia che se ne va in frantumi.  

Alza lo sguardo su di te. Ti guarda un po’ di sbieco. Ti bastano i suoi occhi. Sai cosa ti stanno dicendo. Ti stanno dicendo che sei solo una stupida cagna cattiva. E ti sei comportata male. Oh, sì, ti sei comportata da vera bastardella. E a lui non piace questo comportamento. Quindi, che tu lo voglia o no, questa notte, verrai rimessa in riga.  

-Tu Anne pensi che a me non importi un accidente di te, vero?-

-No, io non … -

-Tu pensi che non mi freghi un cazzo se ti lasci toccare da qualsiasi coglione ubriaco, giusto?-

Non è arrabbiato. E’ furioso. E sa tutto. Il suo tono non ammette repliche. E forse sarebbe meglio non replicare. Ma tu sai che non devi dare giustificazioni a nessuno, tanto meno a lui. Eppure è come se dentro di te una voce ti gridasse che, in fondo, sei stata solo una stronza. Perché lo sapevi che a lui importava. Lo sapevi che ti ama. Hai solo preferito fare finta di niente, attendendo questo momento. Perché, oh, certo, sapevi anche fino a che punto vi sareste trascinati. Naturalmente lo sapevi. E, masochisticamente, hai lasciato che i minuti scorressero e i giorni passassero, tutto in preparazione di questa eventualità ineluttabile.

-Io non ti devo niente-

-No, certo. A me non devi proprio un cazzo. Invece a quegli sfigati che ti mettono la lingua in bocca … cosa devi a loro, eh? Perché cazzo ti fai trattare così da degli sconosciuti?-

Si è alzato in piedi e ti sta guardando. Ti fissa, furente. Ne sei sicura, anche se tieni lo sguardo basso, perché, sebbene tu non ti debba giustificare, almeno un po’ ti vergogni. Lui è davvero bravo nel farti provare vergogna. Nel farti sentire in colpa.

Lo vedi stringere i pugni. No, non credi di poter sostenere ancora questa conversazione. Eppure rimani e lo fissi di rimando, i tuoi occhi sono due fessure.

-E’ la mia vita e tu non hai alcun diritto di … -

-Non farmi incazzare, Cristo santo! La verità è che a te della tua vita non frega niente, ecco qual è la verità!-

Sobbalzi alle sue urla. Trattieni il respiro pronta ad affrontare tutto il resto. Perché ormai si è passato il confine. Non c’è più niente da fare. E sai che più parlerai, più lui si arrabbierà, ma in qualche modo, lo vuoi. Desideri che lui si arrabbi. Desideri che per la prima volta nella tua vita una persona ti faccia capire quanto tiene a te. Così, rimani ferma e immobile, con l’ansia di sapere fin dove riuscirete ad arrivare.

-Ti hanno dato della puttana … ti toccano la fica, ti leccano il collo e intanto ti chiamano troia … e a te piace vero? Ti piace farti usare da tutti quei bastardi, eh?-

Rimani scossa dalle sue parole. Non ti sembra vero e, sul momento, vorresti dirgli che sono solo bugie, che è tutto falso, che tu non sei così. Ma rimani in silenzio. Resti zitta, perché invece le cose stanno proprio così. Lui non fa altro che dirti la verità, scarnificando il tuo orgoglio secondo dopo secondo. Ecco come si svolge la storia. Ecco come vanno le cose.

-Adesso che lo hai detto sei contento? Sei soddisfatto di avermi sbattuto in faccia la realtà? Di aver fatto l’amico premuroso e sensibile?-

Sei scattata, rabbiosa. E’ la vergogna che ti fa parlare. La vergogna dettata dalla rabbia. Non lo vuoi ferire e, tuttavia, godi nel vederlo stare male. Godi nel sapere che è lui quello che sta soffrendo di più. Perché per te, in questo momento, lui è solo uno schifoso bastardo. E tu non lo accetti.

-Sei solo una troia egoista, ecco quello che sei, nient’altro che una stupida puttana egoista.-

Vedi il suo sguardo carico di disgusto e recriminazione. E allora ti avvicini quel tanto che basta per alzare una mano e colpirlo. Quel tanto che basta per far tacere quel fiume di verità scomode che ti si sta riversando addosso. Quel tanto che basta per capire che ormai non c’è più niente da fare.

Non ci riesci, perché lui è più veloce. Ti afferra il braccio e ti spinge  sul divano. Ti bacia, stringe il tuo corpo, blocca ogni tuo tentativo di liberarti dalla sua presa. Lo senti palparti il seno da sopra la maglietta, mentre con la lingua si insinua a leccarti il palato. Ti divincoli, cercando una via d’uscita. Vorresti essere altrove. Ovunque, ma non lì. Invece sei esattamente intrappolata sotto di lui, e ti chiedi il perché di tutto questo. In fondo, eravate amici, no?

Lo senti tirarti i capelli e costringerti a mostrare il collo. E’ come venire spolpata a morsi. In questa favola lui interpreta il cattivo, mentre tu sei la sua preda. Ma questa è una favola vera. E nelle favole vere il lieto fine non esiste. Non è mai esistito.

Appena senti allentare la presa della sua mano ci provi. Stringi gli occhi e lo colpisci. Si scansa, appena in tempo per darti la possibilità di scappare. Riesci a malapena a rimetterti in piedi e, improvvisamente, lui ti arriva uno schiaffo. Forte, sul volto. E’ come se tutto ruotasse intorno a te. Con una spinta ti sbatte contro la parete. Con una mano ti afferra il volto e ti costringe a guardarlo. Ecco come finiscono sempre le storie vere.

-Ti sei fatta scopare in quello schifoso vicolo dietro la discoteca … lo so che è così, me lo hanno raccontato. E io non riesco a sopportarlo, Anne. Non ce la faccio, lo capisci? Non posso sopportare tutto questo.-

La sua voce è rotta contro la tua spalla. Tenendo lo sguardo fisso in avanti, cominci ad accarezzargli i capelli, lentamente. La guancia ti fa ancora male e ci sono degli ematomi già visibili sulle tue braccia, accanto alle cicatrici, ma queste te le sei fatte da sola anni fa, non hanno niente a che fare con lui. Vi fissate negli occhi e intanto lo senti trafficare con le zip dei vostri pantaloni. La penetrazione è netta, intensa e fa male, perché, nonostante ciò che possono pensare gli altri, ti sei fatta scopare solo un paio di volte, niente di più. Sei docile, ti stringi a lui, tieni il passo. E quando sta per uscire, poco prima dell’orgasmo, lo costringi a venirti dentro. Senti il suo seme caldo invadere la vagina, mentre il suo sesso ti incalza con le ultime spinte.

E poi si finisce così, attaccati a una parete, illuminati dal sole morente dell’autunno.

Ecco come finisce una favola vera. Ecco come va a finire davvero.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: FallenAngelsGoToHell