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Autore: _Misaki_    14/06/2016    4 recensioni
Niente è facile, ma non per questo è impossibile.
Forse prima o poi arriverà il momento in cui guarderemo indietro e capiremo che le difficoltà affrontate sono state davvero una parte necessaria del nostro cammino verso la felicità.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Flowers -  

 
 
  Quella mattina si era svegliata prima del solito e aveva deciso di restare seduta nel suo letto ancora per un po'.  Non sapeva esattamente perché, ma le era tornato in mente un ricordo di quando viveva ancora in Italia. In quel periodo c'erano un'infinità di chilometri tra di loro, un intero oceano che li separava. Nonostante tutto non aveva mai pensato di lasciarlo, neanche per un solo secondo. Sentirsi ogni giorno non era per nulla facile. Ognuno aveva i propri impegni e il fuso orario contava dalle sette alle otto ore di differenza a secondo dalla stagione. Si era sempre chiesta perché in Italia il cambio tra ora legale e solare dovesse complicare tutto, nella maggior parte degli altri paesi del mondo non esiste più questa regola, era stato un vero disastro spiegargli come funzionasse considerando che all'inizio lui parlava a stento l'inglese e lei con molta difficoltà il coreano. Se non altro l'ora legale tornava utile in estate, quando le ore di differenza si riducevano a sette, permettendo loro di fare una chiamata più lunga, quando lui si era appena svegliato e lei stava per andare a dormire. Purtroppo, però, non si potevano chiamare tutti i giorni, a volte lui finiva di lavorare tardi o cominciava la mattina presto e non c'era modo di far coincidere gli orari. Per questo motivo spesso preferivano restare in contatto mandandosi dei messaggi durante il corso della giornata. C'era stato un periodo in particolare in cui si scambiavano foto di tutte le cose belle o interessanti che vedevano.
  Sulla strada che lei percorreva ogni giorno, c'era una casa molto vecchia. Dall'aspetto sembrava piuttosto trascurata, ma era sicura che fosse abitata, anche se non aveva idea di chi fossero i proprietari, non li aveva mai visti né entrare né uscire e nemmeno affacciarsi alle finestre. Sulla destra della casa c'era una piccola scala traballante che portava al balcone del piano superiore. Sotto, invece, c'erano due porte di legno, decisamente vecchie e consumate, che rientravano appena un metro e mezzo rispetto alla strada. Il balcone, infatti, era sorretto da una colonna di cemento a ridosso del marciapiede, situata all'incirca a metà tra le due porte e lì, proprio ai piedi della colonna, con l'arrivo della primavera era cresciuto un piccolo cespuglio di fiorellini rosa. Appena li aveva notati, aveva subito pensato di scattargli una foto e inviarla a lui. Però si era trattenuta pensando che non era molto educato fermarsi a fare foto davanti ad una proprietà privata, per quanto insolita potesse apparire. Ogni volta che passava di lì, la tentazione di immortalare quei fiori così vivaci e primaverili si faceva sentire, ma lei rimandava convincendosi che più avanti avrebbe avuto l'occasione di passeggiare con calma su quella strada e scattare delle foto anche al resto del paesaggio. Così, giorno dopo giorno, passava su quel marciapiede, affrettandosi per andare al lavoro e lanciando solo un'occhiata fugace ai fiorellini per assicurarsi che fossero ancora lì.
  Un giorno, se non ricordava male nella prima metà del mese di giugno, come al solito stava passando davanti alla vecchia casa con passo spedito, quando quello che vide la costrinse a fermarsi di colpo davanti alla colonna di cemento. Non poteva credere ai suoi occhi, i fiori non c'erano più! L'intero cespuglio era stato rimosso in malo modo lasciando solo tre fiorellini su un lato, come se fossero lì abbandonati. Insomma, niente più colori primaverili, soltanto una tetra vecchia casa trascurata. Ma che fastidio davano? Si era chiesta. Non sono mica erbaccia che va estirpata così. Inutile dire che ci era rimasta male anche se era consapevole che la colpa era solo sua, aveva continuato a rimandare e alla fine non c'era rimasto più niente da fotografare.
  Nonostante fosse una cosa così banale non riusciva a togliersi dalla testa la delusione e una di quelle sere, durante la loro solita chiamata, gli aveva raccontato tutta la vicenda come se fosse una cosa della massima importanza. La cosa lo aveva fatto sorridere. Le aveva fatto notare che avrebbe potuto semplicemente fotografare altri fiori, a chi mai sarebbe dovuto importare che i proprietari di una casa sradicassero o meno dei fiorellini cresciuti senza che nessuno li avesse mai piantati? Lei stessa sorrise rivivendo con la memoria quel ricordo. All’epoca la cosa non le andava giù per il semplice fatto che avrebbe voluto che quei fiorellini li vedesse anche lui. Insomma, avrebbe voluto condividere con lui la propria quotidianità, passare insieme per quella strada come una qualsiasi altra coppia che abita nella stessa città e dirgli «Guarda, questi sono i fiori che vedo tutti i giorni quando vado al lavoro. Non sono carini? Sarà triste quando questo inverno non ci saranno più.»
  I suoi pensieri furono interrotti dal suono del suo nome, pronunciato con voce ancora impastata dal sonno dal ragazzo che fino a un attimo prima dormiva accanto a lei.
  «Oh, ti sei svegliato. Buongiorno ...» lo salutò con un sorriso, tornando a sdraiarsi accanto a lui per poi stampargli un dolce bacio sulle labbra.
  «Ciao ...» anche lui sorrise, senza ancora riuscire ad aprire del tutto gli occhi, e la abbracciò. Dopotutto era domenica, non c'era nessuna fretta di alzarsi, potevano semplicemente starsene accoccolati per un po'.
  Erano i momenti come questo che le ricordavano ogni volta quanto ne fosse valsa la pena di sopportare la distanza giorno dopo giorno e anno dopo anno. Perché se fossero stati vigliacchi e si fossero lasciati solo perché si sentivano soli e lontani, quella domenica e tutte le altre volte, non sarebbero stati lì, felici per il solo fatto di essere insieme, senza volere nulla di più l'uno dall'altra. Non poteva esserne più certa di così, con chiunque altro non sarebbe stato lo stesso, perché era lui la persona che amava e nessun altro.
 
 
  
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