NdA: Se avete già letto questa flash-fic è perché l'avevo postata su EFP col mio vecchio account. La sto ripubblicando sotto nuovo nome :)
.A Perfect Crime.
Il
tempo passato nei sotterranei pesava sulla vista: quando entrò nelle
fulgide luci della Sala Grande, Draco fu costretto a socchiudere gli
occhi. Al suo orecchio, la voce di Pansy Parkinson era acuta e
contribuiva a quel sovrastimolo sensoriale di puro fastidio.
“Hai
visto Weasley? Secondo te è lo spirito natalizio che ha spinto Patil
a fargli beneficenza?” Pansy strinse la presa sul suo braccio,
arricciando le labbra in un sorriso arrogante. Weasley era davanti a
loro, in attesa all'entrata insieme agli altri Grifondoro, strizzato
in una pittoresca veste antidiluviana.
Zabini, a voce alta,
decantò le lodi delle gorgiere di pizzo ottocentesche. Draco rise
maligno. Weasley, pezzente Weasley.
Le porte lucide
dell'ingresso si aprirono con un cigolio. L'attesa era finita e i
quattro campioni del Torneo Tremaghi si stagliavano
sull'entrata.
Potter aveva un'aria tronfia e stupida, che
sorpresa, rigido nella sua veste verde a collo alto. Draco
avrebbe scommesso Malfoy Manor e terreni annessi che ne godeva dello
status di campione, di tutta quell'attenzione che gli era stata
riversata addosso. Draco aveva perso le speranze di sbarazzarsi di
lui: se neanche un Ungaro Spinato, dall'apertura alare di cinquanta piedi, aveva potuto liberare il mondo da Harry Potter, ben poche possibilità rimanevano di estinguere la piaga.
A destra di Potter e l'altra Patil, la francese si lisciava le pieghe del vestito sbuffando, mentre Roger Davis cercava di sbirciarle nella scollatura, con aria vaga.
E infine c'era Krum, accompagnato da una ragazza che si stava sistemando i riccioli castani che le cadevano ribelli sul viso.
Draco
si ritrovò a fissare Hermione Granger
ma c'era qualcosa
di enormemente sbagliato.
Era
una versione uguale e diversa, polare, di Granger. Era come se
avessero sostituito interi passaggi a una canzone familiare: era
tutto fuori posto, tutto cambiato -pensò Draco, indignato-, perché
Hermione Granger non aveva mai avuto quel collo delicato e distinto,
perlescente alla luce delle candele -non che Draco lo avesse mai
visto, il suo collo, sotto quel cespuglio di capelli-, né erano suoi
quegli occhi brillanti o le ciglia nere che li incorniciavano.
Lei
sorrise a Potter, raggiante, le guance arrossate per l'emozione. Si
tormentava le labbra rosse e umide, mangiucchiandosele.
A
Draco passò un pensiero per la mente, un pensiero che lo sfiorò
invisibile e leggero, con un battito d'ali.
Draco
scosse la testa e quel fugace momento fu eclissato, nascosto in un
cassetto della memoria di quelli da non aprire, mai.
Aveva
diverse maschere, Draco Malfoy, una per ogni occasione. Così tirò
fuori quella del disgusto e del disprezzo, il suo cavallo di
battaglia, e se la calò sul viso mentre squadrava dall'alto in basso
Hermione Granger.
Poi Draco distolse lo sguardo con un
cipiglio annoiato, come se si fosse stancato di guardarla, e lo posò
su altro, su cose più interessanti, su cose più degne.
Pansy aveva altre taglienti osservazioni a cui ridere, Tiger e Goyle
avevano scacciato dei ragazzini per liberare un tavolo per il loro
gruppo. Le decorazioni verde e argento di Serpeverde, appese al muro
accanto allo stemma di Hogwarts, brillavano invitanti.
Tutto
era tornato normale, tutto era sotto controllo. C'era ancora qualcosa
nel suo stomaco, un puntino che bruciava lievemente, ma ogni pensiero
era stato ucciso sul nascere e ogni prova era stata seppellita con
minuziosa cura. Era il delitto perfetto.
La
musica si levò sulla sala e tutti presero posto, preparandosi
all'inizio delle danze.