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Autore: summers001    14/06/2016    4 recensioni
CaptainSwan | AU | Multicapitolo breve
Dal testo:
Le cheerleader erano appene scese in campo, la musica stava risuonando da uno stereo sull'erba ed i giocatori si allontanavano sudati, lasciando spazio alle ragazze. Qualcosa le toccò la spalla. Si girò e vide il professor Jones accanto a lei."Sono venuto a chiederti scusa." cominciò lui.
"Come?" chiese lei. Si chiuse l'altro orecchio con un dito per sentire meglio.
"Avrei dovuto chiederti quali fossero le tue intenzioni" continuò lui. Emma cercava di seguire il discorso. Di tutto aveva capito solo che le chiedeva scusa. Le sfuggivano le parole precise, ma non era importante.
"E' stato gentile."
"No, non lo è stato. Il fatto è che, Emma, speravo di allontanarti da qui, da me."
Di nuovo non capì molto, ma era sicura di aver sentito "allontanarti da me". Lo guardò, non capì, il cuore accellerò di brutto, riusciva a sentirselo fino in gola. Ingoiò quel groppo pesante, chiuse gli occhi. "Perché?" chiese.
Il professor Jones non disse niente. Quando non diceva niente, di solito poi le sorrideva. Ma rimase serio. La guardò negli occhi fisso ed Emma guardò lui. Si perse nel mare blu delle sue iridi e di mille pensieri.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Complimenti, signora!"
"Sì, sì, complimenti!"
"Auguri alla grande artista!"
All'inaugurazione della galleria d'arte fotografica c'erano tutti: gli ex colleghi di Killian, alcuni compagni di classe di Emma, August primo tra tutti, persino Regina Mills con suo marito e suo figlio, la professoressa Milah Gold, l'ex bibbliotecaria. Non potevano mancare i nuovi amici, la madre di Emma, il fratello di Killian, ovviamente Henry, il signor Walsh che aveva finanziato tutto, il catering e qualche ricco compratore. Ultimo, ma non fra tutti, il suo fedele compagno, ormai suo agente, che aveva lasciato da tempo l'insegnamento per due ragioni: primo perché aveva deciso che la sua più grande aspirazione era fare il papà, secondo perché Emma non l'avrebbe mai fatto ritornare in quella scuola, o in qualsiasi altra scuola, vanamente gelosa.
Ognuno di loro, ad uno ad uno che arrivavano, volevano complimentarsi con la protagonista della serata.
Mary Margaret abbracciò Emma e le disse che la voleva bene, come faceva sempre. Si guardò attorno, ammirò tutto e quando vide Killian gli diede un bacio per ogni guancia, perché ormai aveva capito che era così che si faceva in Europa e s'era adeguata. Raggiunse Henry e come al solito cominciò a seguirlo ovunque, perché dieci anni sono abbastanza per scappare di casa col portafogli della madre o del padre e spendere tutto alla sala giochi. Meglio che certi episodi non si ripetessero.
August, che non vedeva Emma da tanto tempo, la raggiunse da subito e le disse che da lei si era sempre aspettato grandi cose. Non che lei ci credesse più di tanto. Le raccontò che aveva cominciato a studiare per diventare un avvocato solo da pochi anni per fare contento il padre, ma alla fine gli era piaciuto e s'era addirittura laureato presto.
Regina Mills, da ragazza altezzosa e un po' presuntuosa, invece era cambiata. Era diventata una mamma amorevole e teneva il suo piccolo Roland per la manina. Si fermò da Emma solo per chiederle se il bambino potesse mangiare un gelato lì dentro. La vide poi rincorrere il figlio, abbracciarlo, prenderlo in braccio e stritolarlo. Per un attimo Emma s'immaginò quel gelato caduto a terra, ma Regina glielo tolse di mano prima e lo portò a mangiarselo con calma su una panchina.
Liam, che ormai conosceva da diversi anni, le aveva addirittura portato un regalo: una semplice bottiglia di vino rosso, francese. Lui era un esperto, nonché appassionato. Una sera era capitato che Emma avesse complimentato la sua collezione, per ingraziarselo. Aveva sempre avuto l'impressione di non piacergli molto. Dopo quel giorno però si univa con loro a pranzo ogni domenica. Telefonicamente, o via skype, il più delle volte, ma era presente.
I suoi vecchi professori, cioè i colleghi di Killian, gli stessi che avevano votato perché rassegnasse le sue dimissioni, si complimentarono con lei, le strinsero la mano e le dissero che aveva fatto bene il signor Jones a vedere qualcosa in lei. Emma non rivelò mai cosa lui avesse visto: quello gliel'aveva sussurrato in gran segreto, lontani, nella loro intimità. Sorrise. La signora Gold, educazione fisica si ricordò Emma, innamorata cotta del suo professore, cincischiò imbarazzata quando dovette pronunciare il nome di Killian. Si corresse con un "Tuo... suo marito?" provò.
"Non siamo sposati." le rispose. Quella le fece sì con la testa e se ne andò.
Killian la raggiunse. "A chi sorridevi?" le chiese. Le mise una mano prima su un fianco, poi sull'altro e la abbracciò da dietro. Le lasciò un bacio sulla spalla mentre guardava nella sua stessa direzione.
"Milah Gold. Te la ricordi?" rispose.
Killian, felice, si sporse oltre il busto di lei, si allungò fino alla sua bocca e la baciò sulle labbra. "Dovrei?"
Emma si staccò da lui, si rigirò e lo guardò con espressione sconvolta. "Andiamo!" Pensava che stesse fingendo. Era chiaro che stesse fingendo.
"Davvero! Chi è?"
"Sei" cominciò a picchiarlo "uno" schiaffo numero due "stronzo." tre.
Killian cercò di proteggersi con le braccia a croce davanti al petto. "Scherzo, scherzo, scherzo!" s'arrese allora. "Era quella di matematica." guardò Emma che lo riguardò storto di rimando. "Storia?" Di nuovo lo stesso sguardo. "Lettere?"
"Quello eri tu!" rispose lei seccata, sbattendosi le mani lungo i fianchi.
Lo abbandonò là, mentre lui rideva soddisfatto e probabilmente pensava che era fortunato a stare con lei perché solo lei lo faceva ridere tanto. Emma era convinta di averlo reso più divertente di quanto non fosse, però sapeva che ce l'aveva dentro da prima in fondo. Molto in fondo. Raccolse un bicchiere di spumante da uno del catering e cominciò a camminare tra la gente. C'erano numerosi signori in giacca e cravatta che non conosceva, molti accompagnati. Qualcuno bisbigliava con l'altro a bassa voce e con la bocca coperta da una mano.
"Signorina?" la chiamò uno.
"Sì?"
"Quanto costa questa foto?"
Emma guardò la foto in questione. Veniva da un cellulare, mezza sgranata, evidentemente ingrandita, coi pixel ben in vista. Dall'angolo in alto a sinistra entrava una luce gialla di mezzogiorno. In basso a destra c'era la punta di legno di un banco di scuola bianco ed un gomito che sporgeva. In fondo a tutto il protagonista era un professore, che camminava dalla cattedra verso la fotocamera. Teneva in mano un libro rosso con le scritte dorate. Era un libro di Shakespeare ed Emma lo conosceva benissimo, perché quel libro era infilato in mezzo ad una raccolta di dieci tomi su una mensola del suo salotto accanto alla TV.
Emma sorrise.
"Non è in vendita."


 




Angolo dell'autrice
E un'altra è andata! 
Ormai non è rimasto molto da dire a riguardo. E' stata un'avventurina un po' strana e diversa questa, che però mi ha fatto piacere intraprendere. 
Come al solito, voglio ringraziare voi lettori, perché senza di voi noi scrittori siamo solo gente con una vivace fantasia :) 
Invito allora: chi ancora non l'ha fatto, a darmi le vostre impressioni generali lasciando un commentino; chi ancora non ha notato, ad andare a leggere e commentare l'ultima One-Shot che ho pubblicato (Long live the King, sequel dell'omonima Long live the Queen) ed il primo capitolo di una long story, 12 ore; tutti a tenere gli occhi aperti, perché il prossimo aggiornamento sarà il penultimo capitolo de Il mio posto ;)
Un grazie grandissimo per avermi seguita ed un abbraccione a tutti!
A presto, 
vostra Summers

  
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