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Autore: Andy Black    15/06/2016    2 recensioni
[OldRival/Lucky/Special/Original Shipping][Fangirl state lontane da me]
Avevo voglia di scrivere qualcosa di shipposo ed al contempo riempire i buchi nella mia serie. Ed è così che nasce questo brano, in stile manuale ma neppure molto, che vede i quattro Dexholder di Kanto cambiare i propri equilibri quando due di loro alzano un po' troppo il gomito, finendo per fare una sciocchezza inaudita.
Molto probabile OOC, lo metto qui come avvertimento perché non sono sicuro.
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, Green, Red, Yellow
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Manga, Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Buongiorno, buonasera o buonanotte a te che leggi.
Mi chiamo Red e sono un traditore.
E questo è un manuale su come tradire la fiducia di qualcuno a cui tieni.
Ho difficoltà a scrivere perché qui, sul Monte Argento, fa parecchio freddo.
Come ci sia finito qui, di nuovo, io non lo so.
Credo che l’infliggermi questo eremitismo sia un modo per punire me stesso.
Ho sbagliato.
E questo manuale quindi vuole mostrare cosa NON fare.
 
Cominciamo con la definizione di tradimento; Cercando tramite l’internet sul Pokédex vedo:
 
“L’atto e il fatto di venire meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà: commettere un t., macchiarsi di un t. infamante; t. di un’idea, di una causa, dei compagni di lotta, di un amico; con particolare riferimento al dovere o all’impegno di essere fedele al coniuge o alla persona cui si è uniti da un rapporto d’amore e d’affetto: il loro matrimonio è fallito, pare per i continui t. del marito.”
 
Mi conosco così bene da essere esterrefatto per un fatto simile. Rileggendo quelle parole non riuscirei proprio a capire cosa sia successo.
Ma realmente, dico.
Perché non è proprio da me! Sono assolutamente certo che se succedesse altre mille volte, una cosa del genere, non riuscirei mai ad avere lo stesso risultato.
Non mi coprirei di vergogna in questo modo. Soprattutto ora, che so come ci si sente.
 
In questo manuale non servono né attrezzi né strumenti particolari; niente viti né chiodi, soltanto attenzione e buona volontà.
Beh, non proprio buona...
Se sei venuto a leggere quanto Red di Biancavilla sia una cattiva persona, beh... Sei nel posto giusto.
Già, perché ho tradito.
 
È cominciato tutto ventotto giorni fa.
Avevamo sventato il piano di un pazzo maniaco che voleva utilizzare Deoxis per conquistare Kanto. L’abbiamo gestita abilmente, il lavoro che abbiamo fatto io, Green, Blue e Yellow è stato esemplare; un perfetto gioco di squadra, ci palleggiavamo l’avversario come se fossimo una squadra esperta che lotta assieme da anni.
Cosa che in effetti siamo...
Sai, col tempo le cose tra di noi sono mutate un tantino: il mio rapporto con Green s’è saldato ulteriormente durante gli anni. È diventato il mio migliore amico.
Non è stato semplice, anche perché lui è un tipo così chiuso. Avete presente, no?
Mai una risata, mai una parola fuori posto... soppesa tutto, lui.
Beh, non ci ha pensato due volte a tirarmi un gran destro nello stomaco.
Ma andiamo con ordine.
 
In primo luogo vi insegnerò a tradire un amico.
Innanzitutto fatevi un amico. E non un amico del genere “Ciao, buongiorno, come stai?”. No, intendo dire un vero amico, di quelli con cui dividi il cibo nel piatto, i sogni ed i pianti.
Il tipo che ti prende in spalla e ti porta via.
Ecco, Green era il tipo che faceva in modo che tu non dovessi mai essere preso in spalla.
E certo, anche io l’ho sempre spalleggiato.
Sempre.
Il prossimo passo da effettuare è conoscere la sua fidanzata. E va beh, io la sua fidanzata la conoscevo già. Sì, ho conosciuto Blue prima che la conoscesse lui, e con ciò non voglio rivendicare alcun diritto su di lei, anche perché non riuscirei minimamente a sopportare il suo carattere lunatico e malizioso.
Beh, Green ci riusciva, complice il fatto che di notte ci dormisse accanto.
Il terzo elemento da aggiungere, per la vostra apocalisse emotiva è composto da sette bicchieri di sake, bevuti nella totale incoscienza.
Bene, una volta che ve li siete procurati sedetevi a tavola. Fate in modo che sia presente anche
la vostra fidanzata per un’esecuzione magistrale. Sì, v’insegnerò a tradire anche lei.  
Nel mio caso Yellow, la donna che meno si meritava una cosa del genere.
 
Ora avete tutti gli elementi per diventare dei grandi pezzi di merda.
 
La serata era passata piacevolmente. Ormai eravamo cresciuti, quindi non festeggiavamo più con Coca Cola e patatine ma con Asahi e sake. Avevamo fatto davvero un ottimo lavoro con quel folle quindi c’incontrammo tutti in una taverna di Celestopoli, vicino al fiume che passava dietro la Palestra di Misty. Io e Yellow camminavamo mano nella mano e tutto sembrava andare alla perfezione.
Tra di noi c’era intesa. In tutti i sensi...
Certo, non era dotata della bellezza esplosiva di Blue ma per me era speciale.
Perché Yellow aveva quella dolcezza che soltanto una ragazza come lei poteva darmi.
In più è bionda... e le bionde hanno una marcia in più...
Ma comunque ora non ha più senso parlare di lei in questo modo, ricordo ancora il suo sguardo prima che salissi qui sul Monte Argento.
Ah, male male...
In ogni caso mi sentivo bene. Avevo fatto il mio dovere e stavo per andare a rilassarmi con i miei migliori amici e la mia ragazza. Tutto perfetto, no?
No.
Perché non sono abituato a bere tanto.
Odio bere tanto.
Ecco, ricordate, più sake bevete e più le inibizioni spariscono. Avevo bevuto quattro Asahi ed ero al terzo giro di Sake, con Green che incredibilmente riusciva a mantenere la lucidità.
Yellow s’era fermata alla prima birra e neppure l’aveva finita tutta.
Blue, come me e Green del resto, c’aveva dato dentro.
Fatevi venire una grande idea. Come feci io, del resto.
Sì, perché, con l’alcool che mi pizzicava le sinapsi, trovai meravigliosa l’idea di dormire con le tende, all’aria aperta.
Barcollavo ma non mollavo e come me Blue, che ormai rideva per qualsiasi cosa le si dicesse. Yellow sembrava divertita dall’idea di dormire accanto a me, in una tenda.
Green invece rimaneva silenzioso. Più che silenzioso era stanco, ed aveva soltanto voglia di andarsene a dormire.
Il momento giusto per fare qualcosa di male si presenta quando il cornuto ha un imprevisto.
Mi fa strano chiamarlo così.
Blue gli vomitò tutto il torimaki sulla giacca. Green sbuffò ed andò in bagno, e mi chiese di portare la sua ragazza a prendere un po’ d’aria mentre lui si puliva.
Dissi a Yellow di non uscire da sola, sarei tornato subito.
Ci vuole una bella bugia che convinca tutti.
Anche se comunque io... io non l’ho fatto apposta! Quella per me non era una bugia!
Presi sotto braccio la ragazza del mio amico e cominciammo a camminare.
Convinzione e lucidità, le cose non avvengono per caso; quindi siate lucidi e convinti di ciò che fate.
A me girava leggermente la testa, va bene. Blue forse stava messa peggio di me, sorrideva silenziosa e continuava a camminare, stringendomi il braccio.
Mi fece strano il suo tocco. Non era il tipo di ragazza che adorava il contatto fisico e sentirmi stringere ed abbracciare risvegliò in me qualcosa che sarebbe dovuto rimanere sopito nella mia coscienza.
Pensai a Yellow ma le risate della mia amica, della fidanzata di Green, mi portarono a guardarla in volto: occhi che rilucevano di quel blu vivo anche al buio, dato che erano soltanto le stelle che ci illuminavano il cammino. Si mordicchiava le labbra ed aveva i capelli spettinati.
Mi parlò del Ponte Pepita, poi mi chiese se mi ricordassi del momento in cui ci incontrammo per la prima volta. Le risposi che naturalmente non avrei potuto dimenticare la ladra che mi aveva rubato le medaglie.
Ed il cuore, gente. Perché non si tradisce mai soltanto con la testa e coi genitali.
Chi tradisce, in fondo, ha bisogno di essere amato.
Ma io mi sentivo amato, no?
Certo. Sicuro. Sì.
Si muoveva libera nel mondo, come un petalo sospinto nel vento.
Lei era bella.
Fate in modo che, ove mai veniate scoperti, ne sia valsa la pena.
E tradire Yellow, la donna perfetta per me, è stata la cazzata più grossa della mia vita. Non ne è valsa per niente la pena.
Blue viveva in quel corpo che si ritrovava in maniera del tutto consapevole: sapeva l’effetto che facesse sugli uomini e quindi tendeva a soppesare ogni sua espressione e movimento per ottenere il massimo. Invece sembrava aver perso il controllo di sé, quella sera.
Camminava tranquilla e spensierata, carezzando il corrimano di legno.
Si lamentò, perché non riusciva a specchiarsi nel fiume ed io risi, perché non ci sarebbe mai riuscita di notte.
La decisione spetta soltanto a voi.
Si lamentò, dicendo di esser stanca, quando le dissi di tornare indietro. Avremmo dovuto montare le tende, subito dopo il ponte un bel prato verde si distendeva sotto il massiccio del Monte Luna. Lei si sedette sull’erba, spalancando un po’ troppo le cosce.
Se decidete di fare quel passo, non fermatevi! Terminate, altrimenti vivrete con i rimorsi.
Io dovevo pensare a Yellow, alle sue, di cosce.
Le cosce di Yellow non erano così toniche. La mia fidanzata era magra.
Ed il suo seno non era come quello di Blue. No, a Blue parevano esplodere dal petto.
Yellow aveva due meline.
Sì, tutti i discorsi del seno che sta nella coppa di champagne e via discorrendo ma... ma boh. Lei tirò indietro la testa, seduta sull’erba appena tagliata da qualche buon samaritano con i gomiti puntellati nel terreno e le cosce spalancate.
Indossava un paio di pantaloni aderenti.
Siate sicuri di voi stessi perché alla prima tentazione i deboli perdono ogni schema mentale.
Red, pensa alla tenda, dissi a me stesso. E così feci, montai la mia tenda in cinque minuti, quando poi cominciò a piovere.
È strano, pensai, il cielo era stellato pochi minuti prima.
Quando una cosa deve succedere, beh, succede.
Afferrai Blue per un braccio, lei ancora un po’ alticcia, un po’ più di me, e ci mettemmo nella tenda. Il tessuto plastificato ci proteggeva dalle gocce congelate.
Lei rise, stesa accanto a me.
Era bellissima, ero in una tenda con lei ed avrei mentito a me stesso se avessi detto di non volerla neppure sfiorare con un dito.
Ma sono un ragazzo dai forti ideali, dai valori radicati... Non sarà Blue, ubriaca per di più, a rendermi sporco, pensai. Lei si girò di spalle, toccandomi con le natiche.
Pensai a quelle natiche, sbagliando.
Yellow, dannazione, pensa a Yellow, mi dicevo.
Poi Blue mi chiamò, chiamò me, che ero steso accanto a lei, ed io le chiesi cosa volesse.
Lei mi domandò quante volte avessi fatto l’amore con Yellow.
Le circostanze da cui nasce tutto, spesso, sono informali. Una chiacchierata, un servizio da eseguire, un aiuto dato dall’uno verso l’altro.
Non sapevo cosa risponderle, non avevo tenuto il conto. Le dissi un abbastanza, così, risicato.
Lei sorrise di nuovo e si girò verso di me. Aveva il primo bottone della camicetta aperta.
Nulla, si vedeva il collo, niente di niente. Ma stuzzicò la mia fantasia.
Sperai soltanto che quella non si mettesse in testa di spogliarmi, lì, perché ormai avevo abbandonato tutte le mie difese.
Ero diventato paranoico.
Mise le mani sul mio petto, avvicinandosi a me. Mi disse poi che anche lei lo facesse con Green abbastanza. Le dissi ok, poi mi zittii ma lei continuò a ridere.
La sua voce era stridula, con quelle risate quasi forzate. Mi voltai e la guardai.
Lì smise di ridere.
Poi una domanda, una battuta pertinente, ma fatta da quello che ha la faccia più tosta.
Mi fece notare che io e lei non eravamo mai stati a letto assieme.
Mi sentii debolissimo. Feci finta di nulla e rimasi in silenzio, sapevo di star imboccando una strada a senso unico.
Poi mi disse che, una volta o l’altra, avremmo dovuto provarci.
E poi mi si gettò addosso.
Almeno un bacio potremmo darcelo, mi disse.
Ero fottuto, lo sapevo. Perché, nonostante amassi Yellow alla follia, volevo poggiare le mie labbra su quelle di Blue.
Si finisce per baciarsi, una, due, tre volte.
E sembrò tutto così magico, come una liberazione, l’esaudimento di un desiderio recondito e nascosto. Perché in fondo, ma proprio in fondo (e neppure tanto) avrei sempre voluto lasciarle almeno un bacio sulle labbra.
Ma stavo facendo di più: lei era salita su di me e si stava spogliando; le guardai il petto.
Adorai il momento in cui strinsi i suoi seni tra le mani.
E tutto degenerò.
Poi si è nudi, ed in pochi secondi ti sei marchiato di un tradimento.
Ero entrato dentro di lei, quella su di me ed io steso sotto. Mi stava letteralmente cavalcando e sembrava godere della cosa. Sì, la solita metafora dell’acqua nel deserto: si muoveva lentamente, per godersi ogni piccolo frammento di piacere lanciato alle sue sinapsi.
Ed in quel momento la mia mente era vuota.
Niente Yellow, solamente quei seni che ballavano lentamente, oscillando sotto ogni suo colpo lussurioso.
Blue m’aveva sedotto, pensai, e stavamo facendo qualcosa di male.
Ma sarei stato un ipocrita se in quel momento, col mio più grande desiderio erotico d’adolescenza, nudo su di me, non mi fossi dimostrato compiaciuto da quella situazione.
Mi piaceva. E non voglio neppure giustificarmi per via dell’alcool, perché ormai m’ero esposto; avevo levato l’armatura del cavaliere bianco, con ideali ed etica splendenti, scintillanti, ed ero rimasto così, nudo e debole.
Umano.
Blue mi stava consumando di baci, ed io la stringevo. La volevo, la desideravo.
La stavo finalmente avendo.
Ne vale la pena, devi pensare. Non tornare mai indietro o combinerai casini.
Il sesso non era male. Il sesso con Yellow era buono.
Ma quello con Blue non lo era.
Semplicemente perché, con quel gesto, quell’effimera unione carnale, avevo calpestato la fiducia di Yellow.
Ed anche quella di Green, certo.
Stavamo sbagliando ma non avevo voglia di fermarmi.
Non avevo voglia di fermare lei.
Quelli bravi riescono a tener fuori dalla propria vita questo avvenimento. Entri ed esci, saluti e te ne vai.
E invece no, perché quando l’apertura della tenda si spalancò, mostrandoci nudi e crudi agli occhi dei nostri partner, la mia vita cambiò immediatamente.
Yellow fece un passo indietro, e Blue velocemente si levò da dosso.
Green urlava come un folle mentre la mia ragazza aveva preso a piangere.
Non era una situazione felice.
Ci diedero il tempo di vestirci e intanto la pioggia continuava a scendere. Quando io e Blue uscimmo fuori, Yellow era sparita e Green attendeva, sotto l’ombrello verde che aveva sempre con sé.
Provai a giustificarmi ma quello non volle sentire ragioni e, come già detto, mi colpì con un violento dritto nella pancia.
M’inginocchiai, dolorante, ma ebbi la forza per vedere lo sguardo che il mio amico, quello che non mi rivolse più la parola per diversi mesi, lanciò alla donna con cui avevo profanato il mio fidanzamento.
Yellow! esclamai mentalmente e feci per alzarmi ma Green mi spinse nuovamente per terra.
Mi disse che facevo schifo.
Ed aveva ragione.
Sputò per terra poi, anche se sapevo che avrebbe voluto colpirmi sul volto.
Rimanemmo io e Blue lì, sotto la pioggia.
Lo vedemmo andare via, entrambi in lacrime.
 
Se avete seguito alla perfezione ognuno di questi passaggi dovreste aver costruito il vostro tradimento.
Quindi complimenti! E siatene fieri!
Siete dei traditori.
 
Dormimmo nella tenda, io e Blue.
Non ci toccammo, nemmeno sfiorandoci, e se per sbaglio uno dei due allungava un piede o un braccio lo ritraeva immediatamente, come se avesse toccato tizzoni di brace bollente.
Quando mi risvegliai Blue non c’era più.
Ero veramente rimasto solo.
Provavo un’infinita vergogna nel farmi rivedere da quei tre.
Green m’avrebbe sicuramente dato qualche altro cazzotto. E pure Blue ero sicuro non sarebbe stata entusiasta di salutarmi.
Avrebbe potuto anche incolparmi della fine della sua storia, imputandomi l’intera faccenda; del resto lei era più ubriaca di me.
Un momento di debolezza, provai a dire a me stesso, smontando la tenda e rimettendola nello zaino.
 
Ma io non sarei dovuto essere debole.
Non in quel modo.
Non avrei dovuto ferire le persone che amavo.
 
Sono un traditore. Sono solo.
Ho vergogna di ciò.
Ed è per questo che sono salito sul Monte Argento; per redimermi dalle mie debolezze.
Per diventare più forte.
   
 
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