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Autore: LittleGinGin    15/06/2016    1 recensioni
[...] non c’erano prodi cavalieri pronti a salvare dame in difficoltà, non esistevano baci rapiti con timidezza e carezze sfuggenti, ma solo uomini che prendevano e depredavano e distruggevano, strappando grida, urla, lacrime, affondavano tra le gambe di povere donne, costringendole a piegarsi come animali, sfiancandole il corpo, rendendole nient’altro che carne. [...]
Voleva solo tornare a com'era prima, prima della loro partenza.
Prima che tutto si disintegrasse in polvere.
“Sansa…”

{ Pre- Jon x Sansa, a interpretazione | One-shot - 922 parole }
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Littleappendice: Salve a tutti gli appasionati di GoT! Non ci credo di essere approdata anche qui, in questo fandom, eppure... eccomi a postare una piccola one-shot.
Bene, in realtà non so mai cosa dire in queste parti. Forse non dovrei dire semplicemente nulla.
Indi per la cui poscia - si sto delirando, se ve lo state chiedendo -, concludo dicendo che spero vi piaccia, nonostante non sia una grande 'scrittrice' spero ce la storia non risulti un groviglio di parole sconnesse, ma qualcosa di più.
Buona lettura e un abbraccio a tutto il fandom.




 
Le valli di Grande Inverno
 


 
Le faceva ancora uno strano effetto vedere le valli imbiancate del Nord perdersi sotto il suo sguardo.
Per anni aveva cercato di ricordare, nei propri sogni, come fosse correre tra i boschi innevati, con l’aria gelida a strapparle il respiro, o come soffice fosse la neve sotto i suoi passi, mentre camminava spensierata, l’eco di qualche ballata nella mente, per i giardini di Grande Inverno, o il respiro si tramutasse in piccoli cristalli di ghiaccio e il freddo le arrossasse la pelle.
L’aveva immaginato mentre sedeva, prigioniera, in un futuro che non vedeva più suo, che non le apparteneva – e non le era mai appartenuto realmente – tra i vestiti sfarzosi e i cocci di un sogno infrantosi in cenere – bruciato dal sole.
Era stata una sciocca.
Si era lasciata sedurre dalle vecchie ballate, dai canti d’amore e dai prodi cavalieri del Sud, che salvavano principesse e lottavano per loro, per quell’amore fatto di tenerezza e devozione, di baci rubati in segreto e carezze celate nelle notti più torride. Si era lasciata incantare da quei luoghi fantastici descritti nelle poesie e nelle storie, baciati dal caldo e dal mare, dai colori ardenti che tingevano la casata reale e la ricoprivano di magia. Alla fine ne era rimasta travolta.
Perché non c’erano prodi cavalieri pronti a salvare dame in difficoltà, non esistevano baci rapiti con timidezza e carezze sfuggenti, ma solo uomini che prendevano e depredavano e distruggevano, strappando grida, urla, lacrime, affondavano tra le gambe di povere donne, costringendole a piegarsi come animali, sfiancandole il corpo, rendendole nient’altro che carne.
Strinse i lembi del mantello – il mantello di Jon – mentre il corpo era scosso dai tremiti, i ricordi delle violenze che bruciavano sulla pelle, ancora ardente.
Chiuse gli occhi con forza, costringendo le lacrime dietro le palpebre e toccandosi istintivamente il ventre.
Si sentiva persa, in balia di quella tempesta che pareva non aver fine, tra la violenza e l’orrore, il sangue e il disprezzo.
Voleva solo che tutto finisse.
Voleva solo tornare a com’era prima, prima della loro partenza.
Prima che tutto si disintegrasse in polvere.
“Sansa…”
Una mano si posò calda sulla sua spalla facendola sobbalzare.
Rimase a osservare la neve cadere al suolo, forse, invece, rimase a osservare il nulla su di quelle alte mura, perché tutto ciò ch riusciva a percepire era il calore della mano di Jon, la lieve pressione che faceva sopra la stoffa, la delicatezza con cui si premeva sulla sua spalla, richiamandola.
“Ti ho detto che è pericoloso stare qui” la voce gli uscì aspra, quasi dura, spezzata da un velo di preoccupazione “…tutto bene?”
Sansa si voltò, le guance arrossate e gli occhi liquidi. Rimase a guardarlo, scrutandone il volto, volendone imparare i lineamenti a memoria, così da ricordarli anche la notte: gli occhi neri, profondi come le tenebre, che avevano visto tante, troppe, battaglie, le labbra piene e screpolate dal freddo, che si stringevano in una smorfia ogni qualvolta pensava intensamente, la barba incolta, che cresceva ispida e nera sulla sua pelle.
Oh, quanto avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia e piangere, farsi stringere mentre lui le sussurrava dolci parole, una mano ad accarezzarle i capelli, e lei che si faceva ancora più piccola, premendosi contro il suo petto, nascondendo il volto stravolto nell’incavo del collo, lasciandosi cullare da tutto quello che era Jon. Il suo Jon. Il fratello che non aveva mai compreso – che non aveva mai voluto comprendere, ma che ora era la sua luce, la sua speranza, il suo tutto.
Jon.
Avrebbe voluto poter cancellare ogni cicatrice, ogni traccia di tristezza, e ridargli quella vita che – solo ora lo capiva – si meritava veramente.
Stark. Doveva essere questo il suo cognome.
“Vorrei solo che tutto tornasse come un tempo”
Disse in un sospiro, un debole e stanco sorriso a stirarle le labbra.
Jon non rispose, rimase solo a fissarla, lo sguardo leggermente corrugato, come se cercasse qualcosa che neanche lui capiva. Poi si fece più vicino, affiancandola sui bastioni di pietra, e abbandonando lo sguardo oltre quelle valli di ghiaccio – che lui aveva conosciuto fin troppo bene.
“Già”
Rimasero così, una di fianco all’altro, lo sguardo perso in pensieri complicati, pieni di dolore, sfiorandosi senza chiedere nulla, toccandosi di sfuggita.  Ma era così bello stargli nuovamente accanto, era così bello poterlo vedere, vivo, con le guance che si arrossavano ancora per il freddo, il corpo caldo accanto al suo e un cuore a battere nel petto.
Era così bello Jon. Suo fratello.
Si strinse nel mantello, lasciandosi pervadere dal profumo che sapeva di lui: birra e terra umida, e la faceva sentire nuovamente a casa, dopo molto tempo.
Solo qualche attimo dopo si accorse che l’uomo – non era più il giovane ragazzo di un tempo – la stava osservando, in silenzio.
Allora Sansa azzardò. Gli afferrò la mano e la strinse con forza nella sua.
Lo vide sorridere teneramente, di uno di quei rari sorrisi che gli aveva visto dedicare quando era bambino, uno di quei primi sorrisi che le rivolgeva, sinceri, pieni di gioia, quando ancora non si era reso conto che la piccola lady Sansa non gradiva la compagnia del suo fratellastro – di un bastardo.
E allora le lacrime tornarono a farsi più forti, a pungere dietro le palpebre socchiuse mentre adagiava il capo sulla spalla dell’altro e Jon posava la fronte sulla sua chioma – rossa come le fiamme più intense –, il respiro a solleticarle l’orecchio.
Non avrebbero pianto, non ce n’era motivo.
Perché entrambi erano lì, vivi, salvi, e nient’altro aveva importanza.
   
 
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